Surgenor lo prese in mano, mentre una parte della sua mente cercava di risolvere il mistero di quella presenza e un’altra, che si sentiva ferita e tradita, pensava: «Julie, Julie, perché non sei vera?».
Si vestì il più in fretta possibile, uscì dalla cabina, ed era quasi arrivato alla scaletta che conduceva alla mensa, quando si sentì spingere da parte. Si voltò irritato e vide Victor Voysey, con la faccia infuriata e pallida. Surgenor fece per protestare, poi si accorse che anche l’altro teneva in mano un registratore VT.
— Cosa succede, Vic? — chiese, con la mente ancora piena delle immagini della notte.
— Qualcuno mi ha cambiato il nastro, ecco cosa succede. Se lo trovo gli spacco la testa, a quel bastardo. — Voysey respirava affannosamente.
— Ti hanno cambiato il nastro?
— Proprio così. Qualcuno è entrato nella mia stanza, ha preso il mio nastro e ne ha messo un altro nel registratore.
Surgenor ebbe un brivido premonitore. — Che nastro ti ha messo? Potresti riconoscerlo?
— Mi pare che sia quello di Hilliard. La ragazza sembrava… — Voysey si interruppe, notando il disco in mano a Surgenor. — Si può sapere che diavolo sta succedendo qui, Dave? Credevo che tu non lo usassi.
— Infatti. Solo che quel burlone me ne ha infilato uno sotto il cuscino.
— Allora dev’essere il mio.
— No. È quello di Hilliard. Voysey lo guardò stupito. — Ma dovrebbero essere tutti diversi.
— Già, così si dice. — Surgenor scese la scaletta ed entrò nella mensa, seguito da Voysey. La maggior parte degli uomini erano già presenti e si erano radunati all’estremità “est”. Lo sguardo di Surgenor venne attratto dai dischi argentei sparsi sul tavolo. I suoi sospetti si trasformarono in un’irritata certezza.
— Salve Dave, salve Victor — disse Pollen. — Vedo che l’hanno fatta anche a voi. Benvenuti nel club.
— Che ve ne pare dello scherzo? — chiese Gillespie, con una risatina.
Lamereux gli gettò un’occhiata di fuoco, gli occhi scuri cerchiati di bianco. — Non c’è niente da ridere, Al. Io non uso i nastri, ma qualcuno è entrato nella mia stanza, nella mia testa… e questo non mi piace.
— Se tutti hanno avuto lo stesso nastro, vuoi dire che qualcuno è entrato nella stanza di Bernie Hilliard e ne ha fatto una dozzina di copie.
— Credevo che le cassette fossero costruite in modo da prevenire copiature.
— Infatti, ma un esperto potrebbe riuscirci lo stesso.
— Chi?
Surgenor si guardò intorno. Un uomo si era tenuto in disparte dalla discussione; sedeva al tavolo, intento a servirsi di uova e pancetta senza manifestare il minimo interesse per quanto gli succedeva intorno. Surgenor lo raggiunse, seguito dagli altri.
— Hai esagerato, Barrow disse.
Barrow sollevò le sopracciglia, fingendo sorpresa. — Non capisco di cosa stai parlando, vecchio mio.
— Lo sai benissimo. A parte la violazione delle cabine, farò rapporto su di te per aver appiccato un incendio a bordo. Non la passerai tanto liscia.
— Io! — Barrow sembrava sdegnato. — Non ho mai appiccato nessun incendio. Perché avrei dovuto?
— Per far scendere tutti nell’hangar, in modo da poter rubare il nastro di Hilliard, copiarlo, e infilarlo in tutte le stanze.
— Sei pazzo — disse Barrow sprezzante. — Per questa volta ti scuso, ma la prossima volta che fai un’accusa del genere, vedi di avere qualche prova, prima.
— Le prove le avrò questa volta — disse Surgenor. — Aesop sorveglia continuamente tutti i nostri movimenti, ma nel contratto è scritto che le registrazioni non possono essere usate a meno che non sia in gioco la sicurezza della nave o si tratti di un’indagine giudiziaria. E qui ci sono entrambi i casi. Chiamerò Aesop immediatamente.
— Un momento! — Barrow si alzò, allargando le braccia ed esibendo uno dei suoi sorrisi disarmanti. — Per l’amor di Dio, non sono mica un criminale. Possibile che non riusciate a capire uno scherzo?
— Uno scherzo! — Voysey spinse da parte Surgenor e prese Barrow per il bavero con tutte e due le mani. — Cosa ne hai fatto del mio nastro?
— L’ho messo al sicuro. Non ti preoccupare. — Barrow cominciava ad essere nervoso.
— Lascialo andare. Così non risolveremo niente — disse Surgenor, accorgendosi con una certa sorpresa che la preoccupazione principale di Voysey sembrava essere per il suo nastro.
Barrow si lisciò la camicia. — Sentite, ragazzi, mi dispiace di avervi sconvolto. Era solo…
— Si può sapere che intenzioni avevi? — Voysey non era ancora soddisfatto, e scrutava Barrow con la faccia scura. — Perché l’hai fatto?
— Io… — Barrow si interruppe, e nei suoi occhi apparve un lampo di trionfo, mentre Bernie Hilliard entrava nella sala rilassato e felice.
— Scusate il ritardo, ragazzi. — Mi stavo divertendo tanto che proprio non avevo voglia di svegliarmi, stamattina. Ma che sta succedendo qui? — Guardò gli uomini, con aria interrogativa.
— Qualcosa che ti riguarda — disse Voysey cupamente. — Il nostro caro compagno Barrow…
Surgenor gli prese un braccio. — Aspetta un momento, Vic.
Voysey si liberò con uno strattone. — …È entrato in camera tua ieri, ha preso il tuo nastro e ne ha fatto una dozzina di copie, poi ce le ha messe sotto i cuscini. Ecco cosa succede, Bernie. Hilliard si ritrasse come se fosse stato colpito, le guance si fecero esangui. Guardò Barrow, che faceva grandi cenni di assenso, poi Surgenor.
— È vero, Dave?
— È vero. — Surgenor guardò il ragazzo negli occhi, pensò a Julie che si strofinava nuda contro di lui, sotto il getto caldo della doccia, e distolse lo sguardo a disagio, con un senso di colpa. Hilliard guardò gli altri, scuotendo la testa e muovendo le labbra. Gli altri strascicarono i piedi, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia.
— Vi ho fatto un favore a tutti — disse Barrow. — Una come quella Julie dovrebbe essere di proprietà pubblica.
Voysey si mise alle spalle di Barrow e con una mossa improvvisa gli afferrò le braccia. — Vieni, Bernie — disse a Hilliard. — Spaccagli il muso. Prendi una chiave inglese e riducilo in poltiglia. Se lo merita.
Barrow cercò di liberarsi, ma Voysey lo bloccò facilmente, mentre Hilliard, con gli occhi vitrei e i pugni chiusi, si avvicinava. Surgenor sapeva che avrebbe dovuto intervenire, ma si accorse di non averne nessuna voglia. Hilliard prese lentamente la mira, tirò indietro il pugno, esitò, poi si voltò.
Voysey lo chiamò. — Avanti, Bernie… Ne hai il diritto!
— E perché? — Le labbra di Hilliard si curvarono in un sorriso che era tutto tranne che un sorriso. — Tod ha ragione… un uomo dovrebbe sempre dividere una buona puttana con i suoi amici.
«Ma Julie non lo è!» stava per dire Surgenor, quando si rese conto che avrebbe fatto la figura dello stupido. Non stavano parlando di una vera donna, vestita di giallo e d’oro, con cui aveva fatto colazione e che gli aveva sorriso, ricordando episodi trascorsi insieme. L’oggetto dei loro discorsi era soltanto il risultato di impulsi magnetici registrati su un nastro.
— Lascialo andare — disse Hilliard sedendosi al tavolo. — Cosa c’è da mangiare? Dopo la notte che ho passato, ho bisogno di mettermi qualcosa di solido nello stomaco. Capisci cosa voglio dire? — Strizzò l’occhio all’uomo che gli era seduto a fianco. Surgenor guardò Hilliard con un’improvvisa incomprensibile antipatia, poi si voltò verso Barrow.
— Non te la caverai tanto facilmente — disse, e pieno di una rabbia che non voleva riconoscere né capire, lasciò la mensa, diretto verso la solitudine della sua cabina.
— Ascolta queste parole.
— Ti ascolto, David.
Surgenor era disteso sul letto, cercando di ordinare i propri pensieri.