Mossbake prese Schilling per un braccio e lo fece sedere. — Io sono specializzato nel ramo alberghiero — disse. — Ho preso l’ingaggio minimo di due anni coll’SC per mettere da parte un po’ di soldi… perciò non ne so molto dello spazio-beta. Ma mi pare di capire l’analogia che ha usato Al, di una corrente che ci porta al largo. Quello che vorrei sapere è questo: non possiamo andare controcorrente? Non c’è un modo per tornare a casa, con una rotta a zig-zag?
Gillespie si chinò in avanti. — Con una nave progettata specificamente per questo genere di cose, potrebbe essere possibile. Ma secondo Aesop sarebbero necessari almeno duecento balzi nello spazio-beta, sempre ammesso che non incappiamo in una zona dove le condizioni sono peggiori, mentre le nostre riserve di carburante bastano per trenta balzi al massimo. E poi c’è da considerare il fattore tempo. Senza carte celesti che lo aiutino, Aesop dovrebbe eseguire rilevamenti sull’intera sfera di spazio circostante prima di ogni balzo, e ogni volta potrebbe metterci fino a quattro giorni. Moltiplicate questo tempo per il numero di balzi e otterrete un periodo superiore a due anni. E noi abbiamo cibo per un mese.
— Capisco — disse Mossbake. — È strano che non abbia pensato al cibo nonostante la mia esperienza. Questo vuol dire che dovremo… morire di fame?
I dodici seduti attorno al tavolo mutarono impercettibilmente atteggiamento, come se a loro si fosse unita una tredicesima, invisibile presenza, e Surgenor decise che era venuto il momento per lui di recitare ancora una volta la sua parte. In due decenni di lavoro aveva ormai quasi perfezionato l’immagine dell’uomo duro come una roccia, pieno di esperienza, imperturbabile, che non si arrabbia mai e che possiede riserve di energia inesauribili. In un certo senso, a volte si sentiva di dover rappresentare la nave, e offriva, com’era appena successo, un bersaglio umano per le frustrazioni che altri membri dell’equipaggio avrebbero voluto scaricare su Aesop. Era una parte che, in altre circostanze, aveva recitato volentieri, quando era ancora possibile ingannare se stessi, ma che negli ultimi tempi gli era diventata sempre più faticosa. Avrebbe tanto desiderato ritirarsi dalle scene, ormai.
— Morire di fame? — Surgenor guardò Mossbake con una specie di sorpresa divertita. — Tu puoi anche morire di fame, se ti fa piacere, ma qui fuori c’è una galassia piena di pianeti, che a loro volta sono pieni di cibo e io ho tutte le intenzioni di mangiarmi tutto quello che potrò trovare. O almeno una buona parte.
— Non ti preoccupa il fatto di non tornare a casa?
— No. Preferirei tornare, e sarei un pazzo se fingessi il contrario, ma se non posso farlo, cercherò di vivere da qualche altra parte. Sarà sempre molto meglio che… — Una fragorosa risata di Billy Narvik, che era seduto dall’altra parte del tavolo, lo interruppe.
— Scusatemi — disse Narvik, con un sorriso ebete sulla faccia, quando si accorse di essere al centro dell’attenzione. — Mi dispiace di avere interrotto i lavori, ma siete così buffi.
— In che senso? — chiese Mike Targett, parlando per la prima volta.
— Questa assemblea… Ve ne state seduti qui, tutti seri, a contare le riserve di carburante e i barattoli di piselli, e nessuno si è ricordato dell’unico bene veramente importante, il solo che conti.
— E quale sarebbe?
— Lei! — Narvik puntò il dito verso Christine Holmes, seduta proprio di fronte a lui. — La sola donna che abbiamo.
Surgenor batté sul tavolo col bicchiere. — Mi pare che tu non sia in condizione di prendere parte a questa riunione, Billy. Stiamo parlando della nostra sopravvivenza.
— E io di cosa credi che stia parlando, per Dio? — Narvik si guardò intorno con occhi calmi. — Della sopravvivenza della specie! Abbiamo una donna e, a costo di offendere la sensibilità di qualcuno, mi pare che dobbiamo decidere come utilizzarla nel modo migliore.
Sig Carlen si alzò e andò a mettersi dietro la sedia di Narvik, con i muscoli delle spalle tesi. — Siamo d’accordo che il nostro amico Narvik dovrebbe andare a stendersi per un po’ nella sua cabina?
— Questo non cambierà niente — disse tranquillamente il giovane. — Ci troviamo in una situazione completamente nuova, ragazzi, e prima stabiliremo le regole del gioco, meglio sarà.
Surgenor fece un cenno a Carlen, che infilò le braccia sotto quelle di Narvik e lo sollevò dalla sedia. Narvik fece solo resistenza passiva, afflosciandosi come un ubriaco.
— Lascialo stare — intervenne Schilling. — Ha detto delle cose sensate, no? Se dobbiamo partire da zero in questa galassia, dovremo affrontare certi fatti e abituarci a un nuovo modo di pensare, e io per primo…
— Tu per primo — lo interruppe Carlen — potresti abituarti a un nuovo modo di mangiare. Senza denti, per esempio.
Per tutta risposta Schilling mostrò i denti e se ne prese uno fra il pollice e l’indice. — Ho dei buoni denti, Sig. Non riusciresti neanche a smuoverli.
— Potrei dargli una mano io -disse Victor Voysey, con un’espressione truce sulla faccia lentigginosa. — Con una chiave inglese.
— Puoi andare a…
— Basta così! — Surgenor non cercò neppure di nascondere la collera. — Narvik ha ragione quando dice che ci troviamo in una situazione completamente nuova, e questa è una delle regole fondamentali: Christine Holmes deve essere considerata una persona interamente libera e autonoma. Non possiamo esistere in nessun altro modo.
— Non esisteremo per niente, fra non molto, se non affrontiamo realisticamente il problema della procreazione — disse Schilling ostinato.
Surgenor lo guardò con aperto disprezzo. — Dici così perché ti ritieni uno dei candidati privilegiati?
— Certamente più di te, Dave. Io almeno sono ancora…
— Signori! — Nel silenzio improvviso, Christine Holmes si alzò in piedi e si guardò intorno, pallida per la tensione. Rise nervosamente. — Ho detto signori? Mi spiace, comincerò da capo. Bastardi! Se non avete niente in contrario, vorrei mostrarvi qualcosa che riguarda da vicino la discussione. E fareste meglio a guardare bene, perché sarà l’unica occasione che avrete.
Con una mano si tirò su la camicia dell’uniforme, mentre con l’altra si abbassava i pantaloni, mettendo in mostra un ventre piatto, raggrinzito dalle cicatrici lasciate dai ferri chirurgici. Surgenor guardò gli occhi scuri della donna e gli sembrò che negli ultimi vent’anni non fosse stato da nessuna parte, non avesse imparato niente.
— Non c’è più niente dentro. Niente che possa funzionare. Hanno tolto tutto. Avete visto bene?
— Non era necessario — mormorò Schilling, distogliendo lo sguardo.
— Come no? Non eri tu quello che parlava di guardare in faccia i fatti? Questi sono i fatti. — Con uno sforzo, Christine riportò la voce a un tono normale.
— Spero di non aver scandalizzato nessuno di voi pionieri, ma così avete la prova che potete classificarmi nella lista degli uomini. Questo renderà le cose più semplici, no?
— Molto più semplici — disse subito Surgenor, ansioso di chiudere l’incidente. — Forse adesso potremo cercare di metterci d’accordo sulle istruzioni da fornire ad Aesop.
— Non sapevo neppure che potessimo dargli delle istruzioni — disse Carlen, lasciando andare Narvik e tornando a sedersi.
— La nostra situazione attuale è ben al di là dei suoi termini di riferimento, perciò è il momento di usare quella “risposta umana flessibile” di cui parlano tanto i nostri dirigenti sindacali.
— Non ne avremmo nessun bisogno, se non ci trovassimo qui.