— Non voglio entrare in questa discussione. — Surgenor evitò di guardare Christine mentre parlava. — Per prima cosa, dobbiamo essere d’accordo tutti di restare in questa galassia, che è buona quanto qualsiasi altra. Poi dobbiamo dare istruzioni ad Aesop perché faccia ricerche nelle vicinanze dei soli dotati di pianeti. Infine dobbiamo decidere un razionamento dei viveri per farli durare il più possibile. — Scarabocchiando appunti su un blocco, Surgenor elencò con voce monotona una breve serie di proposte, cercando di farle sembrare di normale amministrazione, e sperando dentro di sé che quello che avevano fatto a Christine potesse essere banalizzato e dimenticato.
Il sotto-comitato incaricato di scegliere la loro destinazione era composto da Surgenor, Al Gillespie e Mike Targett. Surgenor restò moderatamente sorpreso per la facilità con cui si era arrivati ad eleggere proprio il tipo di gruppo che voleva lui, e ne dedusse che l’embrione di corrente guidata da Burt Schilling era ansiosa di allontanarsi dal tavolo fino a quando non si fossero calmate le acque, dopo l’incidente con Christine Holmes.
Muniti di blocchi per appunti e di matite, i tre si ritirarono nella sala osservazione e si sedettero fra un mare di stelle. La distribuzione di soli attorno alla Sarafand era così uniforme, e il loro splendore così intenso, che ai tre pareva di trovarsi su una balconata pericolosamente sospesa su un abisso.
— Non ho mai visto niente di simile prima — commentò Al Gillespie. — Devono esserci un migliaio di soli, e forse più, nel raggio di dieci anni-luce. Quasi quasi, si potrebbero vedere i sistemi planetari con un binocolo.
— È un po’ esagerato — disse Mike Targett — ma rende l’idea. Era ora che avessimo un po’ di fortuna.
— Fortuna? — Surgenor si schiarì la gola. — Ascolta queste parole, Aesop. Avevi la possibilità di controllare il punto di emersione in questa galassia?
— Sì, David. Questo ammasso globulare era ben visibile anche nello spaziobeta. Mi restava abbastanza controllo per far emergere la nave vicino al suo centro. — La voce diffusa di Aesop sembrava emanare dallo spazio stesso.
— Sapevi che avremmo cercato un pianeta per stabilirci?
— Era un assunto logico.
— Capisco. — Surgenor gettò un’occhiata significativa ai suoi due compagni.
— Aesop, abbiamo bisogno di un’indagine completa sull’ammasso, in modo da localizzare i soli che più probabilmente possiedono pianeti di tipo terrestre. Ci darai il risultato in forma scritta, quattro copie. Quanto tempo ti ci vorrà?
— Approssimativamente cinque ore.
— Va bene. — Improvvisamente, Surgenor si accorse di essere esausto, di non avere niente di utile da fare in quelle cinque ore, e di non poter più ritardare il momento in cui si sarebbe trovato solo nella sua cabina, isolato, a trenta milioni di anni-luce dalla Terra. L’alternativa era bersi un altro bicchierino, ma non aveva alcun desiderio di cominciare ad usare l’alcool per tenersi su… specialmente dal momento che le riserve sarebbero durate solo per poche settimane.
— È meglio che ci andiamo a riposare un po’ — disse a Gillespie e a Targett, dando un’occhiata all’orologio. — Possiamo rivederci qui alle…
— Ho eseguito un’analisi spettroscopica preliminare dell’ammasso — intervenne Aesop inaspettatamente. — Le linee di emissione provano che la materia stellare ha la stessa composizione di quella della nostra galassia, ma in tutti i casi le linee mostrano uno spostamento verso la parte blu dello spettro.
Senza sapere il perché, Surgenor provò un senso di allarme. — Questo non riduce le possibilità di trovare un pianeta abitabile, vero?
— No. — La risposta di Aesop era rassicurante, ma rendeva il suo intervento ancora più strano.
Surgenor guardò Targett aggrottando la fronte. Targett aveva una certa preparazione in astronomia.
— Perché Aesop ce ne ha parlato?
— Spostamento verso il blu? — Targett era stupito quanto Surgenor. — Penso che voglia dire che tutte le stelle in questo ammasso si stanno muovendo verso di noi. Cioè, non verso di noi… verso un centro comune a cui ci troviamo vicini.
— E allora?
Targett si strinse nelle spalle. — È strano, ecco tutto. Solitamente l’universo è in espansione.
— Aesop, abbiamo pensato a quello che hai detto sulle linee spettrali — disse Surgenor. — Significa che questo ammasso sta implodendo, giusto?
— Esatto. La velocità delle stelle vicino alla regione centrale raggiunge i centocinquanta chilometri al secondo, e aumenta alla periferia dell’ammasso. Vi ho informato di questo fenomeno perché non presenta nessun parallelo conosciuto nel sistema della Via Lattea.
Surgenor provò la spiacevole sensazione che Aesop stesse evitando di dir loro qualcosa di spiacevole. Eppure sapeva che, malgrado le molte finezze di cui era stata dotata la “personalità” di Aesop, i suoi progettisti non si erano mai sognati di farlo anche reticente.
— Va bene — disse — ci troviamo in un ammasso in fase di implosione, e si tratta di un fenomeno nuovo per la nostra esperienza. Ma poiché questa esperienza è limitata al sistema della Via Lattea, è logico che dobbiamo aspettarci sorprese in altre parti dell’universo.
— Questa osservazione è valida da un punto di vista filosofico — replicò Aesop. — Ma la cosa veramente sorprendente di questo ammasso stellare non è la sua configurazione nello spazio, ma nel tempo.
— Non capisco, Aesop. Spiegati con parole più semplici.
— La distanza media fra le stelle è di uno virgola due anni-luce. Si muovono verso il centro a una velocità di circa centocinquanta chilometri al secondo. Noi ci troviamo già al centro, o vicino al centro dell’ammasso. Questo significa che abbiamo raggiunto la nostra attuale posizione meno di centocinquanta anni terrestri prima della prima collisione. Solo che i tempi astronomici sono tali che una simile ipotesi deve essere respinta.
— Vuoi dire che è impossibile?
— Non è impossibile — rispose tranquillamente Aesop. — Ma su scala astronomica, un periodo di centocinquanta anni è infinitesimalmente piccolo. Non ho dati sufficienti sulle condizioni locali per calcolare le probabilità, ma è estremamente difficile che siamo capitati qui proprio in questo stadio dell’evoluzione dell’ammasso. Dovrebbe essere molto più ampio e diffuso, oppure dovrebbe esserci già una massa centrale.
Surgenor osservò il cielo pieno di stelle. — Allora… qual è la tua spiegazione?
— Non ho nessuna spiegazione, Dave. Sto semplicemente esponendo i fatti.
— In questo caso, dobbiamo ritenere di essere capitati in un momento molto interessante — disse Surgenor. — Anche l’improbabile è destinato a capitare, ogni…
— Aesop — intervenne Targett con voce ansiosa. — Non ci troviamo sull’orlo di un buco nero, vero?
— No. I buchi neri sono facilmente individuabili, sia nello spazio normale che nello spazio-beta, e mi sarei preoccupato di evitarlo. Anzi, non riesco neppure a individuare un centro gravitazionale, per quanto debole, nella regione. E questo rende il processo implosivo ancora più inspiegabile.
— Mmm. Hai detto che le stelle ai confini dell’ammasso si muovono più in fretta. La loro velocità è proporzionale alla distanza dal centro?
— Un controllo per campioni conferma questa ipotesi.
— È strano — disse Targett pensieroso. — Sembra quasi che… — Lasciò la frase in sospeso, osservando le stelle intorno con rinnovato interesse.
— Cosa stavi per dire? — lo incalzò Gillespie.
— Niente. Certe volte mi vengono delle idee strane.
— Non stiamo approdando a niente con questa discussione. — Surgenor guardò l’orologio, che era stato regolato sul tempo della nave.
— Propongo di aggiornare la riunione e di ritrovarci qui alle sette. Forse per allora ci saremmo schiariti le idee, e in ogni modo ci sarà il rapporto di Aesop su cui lavorare.