Per Surgenor il Viaggio Trance era poco più che uno spettacolo cinematografico perfezionato; fu molto sorpreso quindi constatando che poteva suscitare sentimenti così violenti. Si chinò verso Voysey, che aveva lo sguardo fisso sul piatto, ma Hilliard lo prese per un braccio.
— Victor ha ragione quando dice che è come la vita reale — disse accigliato, per indicare che era meglio lasciarlo solo. — Il Viaggio Trance è qualcosa di più di una macchina per fantasie erotiche. Gli psicologi che programmano i nastri sanno che non è di questo che si ha bisogno quando si è tanto lontani da casa. Una ragazza sexy è sempre la figura centrale, naturalmente, ma è molte altre cose, oltre che sexy: tenera, comprensiva, eccitante e devota. Ti da tutte le cose che mancano nella vita del Servizio.
— E non costa un centesimo — disse Barrow allegramente, apparentemente ripresosi dal diverbio con Voysey.
Hilliard continuò come se non l’avesse sentito. — Diventa molto importante per un uomo, Dave. Penso che sia per questo che quelli che usano il VT non ne parlano molto.
— Tu ne parli.
— È vero. — Hilliard sorrise, come un ragazzine che annunci il suo primo appuntamento. Abbassò la voce per non farsi sentire da Barrow. — Sarà perché sono così felice. Non ho mai avuto una relazione interamente soddisfacente con le ragazze che ho conosciuto a Saskatchewan. C’era sempre qualcosa che non andava.
— Qualcosa che non andava? — disse Barrow. — Nel tuo caso, è facile capire cosa. — Guardò gli altri, cercando di suscitare qualche sorriso, ma non si era fatto molti amici da quando era salito a bordo della Sarafand, e le facce degli altri rimasero impassibili.
Hilliard, cogliendo il momento psicologicamente favorevole, si alzò e parlò nel suo migliore stile declamatorio. — Barrow — disse solennemente — se la tua abilità nel ferire la gente fosse pari al tuo evidente desiderio di farlo, saresti davvero un avversario terribile. Così come stanno le cose sei solo patetico.
Vi fu uno scroscio di risate. Hilliard lo accolse con un modesto cenno del capo e si risedette, fingendo di ignorare l’occhiata feroce di Barrow. Surgenor era compiaciuto per il giovane, ma era un po’ preoccupato per quel litigio, un sintomo ulteriore della tensione a cui era sottoposto l’equipaggio della Sarafand.
Il viaggio durava già più del previsto, quando si era scoperto che l’ammasso di Martell conteneva quattro sistemi in più di quanto avessero rivelato gli esami a lunga distanza. Rientrava nei poteri discrezionali di Aesop rifiutarsi di eseguire le quattro esplorazioni, ma lui aveva deciso di proseguire il viaggio. Surgenor, che provava un insolito desiderio di raggiungere la Terra in tempo per passare il Natale coi suoi cugini e le loro famiglie, aveva sollevato qualche obiezione, col solo risultato di vedersele respingere. Ma adesso, vedendo la tensione crescere fra l’equipaggio, decise di avere un altro incontro con Aesop.
Hilliard, continuando da dove si era interrotto, disse: — Adesso che ho incontrato Julie è tutto cambiato.
— Julie? Vuoi dire che hanno dei nomi?
— Certo che hanno dei nomi! — Hilliard si coprì la faccia con le mani. — Proprio non volete capire, Dave. Le ragazze vere hanno dei nomi, e anche quelle dei VT li hanno. La mia si chiama Julie Cornwallis.
In quel momento avvennero due cose contemporaneamente. Una campana suonò e Aesop si rivolse all’equipaggio attraverso gli altoparlanti annunciando che aveva calcolato il valore di tutte le forze gravitazionali che agivano sulla nave e si preparava al balzo nello spazio-beta, verso il cuore dell’ammasso di Martell. Mentre la voce omni-direzionale del computer riempiva la sala, la faccia di Tod Barrow, prima atteggiata a un cupo risentimento, improvvisamente assunse un’espressione sorpresa e felice. L’espressione sparì subito, e in ogni caso poteva essere interpretata come una conseguenza dell’annuncio di Aesop.
L’incidente, comunque, era stato assolutamente banale, e Surgenor se ne dimenticò mentre l’equipaggio abbandonava la mensa e si assiepava nella sala di osservazione immersa nella penombra. Li seguì con l’indifferenza che si addiceva a un veterano che aveva visto un’infinità di balzi simili, ma riuscì a sistemarsi fra i primi. Vedere la propulsione Istant-Distant in azione, osservare le stelle cambiare improvvisamente posizione, e sapere di aver percorso una distanza di molti anni-luce alla velocità del pensiero, era un’esperienza che per Surgenor non sarebbe mai diventata abituale.
La sala di osservazione aveva dodici sedie girevoli, una per ciascun membro dell’equipaggio, sistemate fra due schermi semisferici. Su quello anteriore si poteva scorgere l’ammasso di Martell. Lo schermo curvo era simile a una coppa di champagne nero congelato, con mille bollicine argentee immobilizzate nel loro volo dalla brevità dell’esistenza umana. Surgenor si preparò al balzo, cercando di sentirlo, anche se sapeva che qualunque processo abbastanza lento da essere percepito sarebbe stato probabilmente fatale.
In un attimo, senza che si avvertisse un qualsiasi movimento, apparve il disco di un nuovo sole, che pareva aver scacciato tutte le altre stelle.
— Siamo arrivati — disse Pollen, constatando che Aesop li aveva portati esattamente al centro del sistema che costituiva la loro destinazione, segretamente felice per un altro passaggio conclusosi bene. Pollen, che stava ancora raccogliendo materiale per il suo libro, conosceva una quantità di leggende che parlavano di navi lanciatesi in balzi normali e che, nell’universo beta dove il flusso gravitazionale era simile alla furia scatenata di un uragano, erano state portate lontano da gorghi imprevedibili, ed erano emerse nello spazio normale in punti lontanissimi dalla loro destinazione. Surgenor sapeva che in alcune regioni i venti intergalattici penetravano nello scudo gravitazionale della Via Lattea, ma la loro dislocazione e il loro campo d’influenza erano stati accuratamente individuati. Non aveva ansietà nell’affidarsi alla propulsione Istant-Distant, e provava un malizioso piacere di fronte al nervosismo di Pollen.
Le settimane seguenti sarebbero state impiegate per le manovre di avvicinamento ai pianeti e, quando possibile, al loro esame diretto per mezzo dei moduli d’esplorazione. A seconda di come fossero andate le cose, la Sarafand avrebbe potuto trascorrere anche un mese in quel sistema, e ce n’erano altri tre da esplorare.
Surgenor guardò il sole straniero e pensò ai brevi, preziosi pomeriggi invernali sulla Terra, alle partite di calcio, ai negozi di sigari, alle donne sedute per la cena, e al calore delle famiglie che si riunivano per Natale. E seppe che Aesop aveva sbagliato, che non avrebbero dovuto proseguire nel viaggio. Si alzò senza una parola e si ritirò nell’oasi di intimità della sua cabina. Non si preoccupò di chiudere la porta: era una regola della vita di bordo che nessuno entrasse mai nella stanza di un compagno senza essere invitato. Si sedette e chiuse gli occhi.
— Ascolta queste parole — disse subito, usando la frase in codice che permetteva a qualunque membro dell’equipaggio di comunicare col computer.
— Ti ascolto, David — disse Aesop tranquillamente, con voce calma, indirizzata accuratamente verso l’orecchio di Surgenor.
— È stato un errore includere quattro sistemi in più in questo viaggio.
— È una tua opinione? O sei in possesso di dati che non mi sono stati forniti? — Una nota fredda era entrata nella voce di Aesop. Surgenor era quasi certo che le parole erano state scelte con intento sarcastico, ma non era mai stato capace di determinare esattamente di quale sottigliezza verbale fosse capace Aesop.
— Ti sto dando la mia valutazione della situazione — disse. — Si sta accumulando una grande tensione fra l’equipaggio.