Yukiri sollevò un dito. «Cinque Ajah hanno dovuto scegliere nuove Adunanti dopo che donne che avevano nel Consiglio si sono unite alle ribelli.» Seaine annuì e Yukiri sollevò un secondo dito.
«Ciascuna di quelle Ajah ha optato come Adunante per una donna che non era la scelta più logica.» Seaine annuì di nuovo. Un terzo dito si unì ai primi due. «Le Marroni hanno dovuto scegliere due nuove Adunanti, ma tu non hai menzionato Shevan. C’è qualcosa di...» Yukiri sorrise con aria beffarda «insolito, in lei?»
«No; secondo Saerin, era probabile che Shevan sarebbe stata il suo rimpiazzo quando avesse deciso di dimettersi, però...»
«Seaine, se in realtà stai insinuando che i capi delle Ajah abbiano cospirato su chi sarebbe entrata nel Consiglio – e io non ho mai udito un’ipotesi più strampalata! – se è questo che stai suggerendo, perché avrebbero scelto cinque donne insolite e una che non lo è?»
«Sì, lo sto suggerendo. Col resto di voi che mi tiene praticamente sotto chiave, ho avuto molto tempo a disposizione per pensare. Juilaine, Rina e Andaya mi hanno dato un indizio, e Ferane mi ha fatto decidere di controllare.» Cosa voleva dire Seaine riguardo al fatto che Andava e le altre due le avevano dato un indizio? Oh. Ma certo: Rina e Andaya non erano nemmeno abbastanza anziane da essere nel Consiglio. Il costume di non parlare dell’età presto diventava l’usanza di non pensarci neanche.
«Due avrebbero potuto essere una coincidenza,» proseguì Seaine «o anche tre, per quanto rasenti l’incredibile, ma cinque rappresentano uno schema. Tranne per l’Azzurra, la Marrone è stata l’unica Ajah ad avere due Adunanti che si sono unite alle ribelli. Forse c’è una ragione del perché hanno scelto una Sorella insolita e una no, e magari posso riuscire a capirla. Ma c’è uno schema, Yukiri – un enigma – e, che sia razionale o meno, qualcosa mi dice che faremmo meglio a risolverlo prima che le ribelli arrivino qui. Mi sembra come se avessi la mano di qualcuno sulla spalla, ma quando mi volto per guardare non c’è nessuno.»
Quello che rasentava l’incredibile era innanzitutto l’idea che i capi delle Ajah potessero cospirare. D’altra parte, pensò Yukiri, una cospirazione di Adunanti non è affatto inverosimile, e io sono nel mezzo di una di queste. E poi c’era il semplice fatto che si pensava che nessuno al di fuori di una Ajah fosse a conoscenza di chi la guidava, ma contro ogni usanza i capi delle Ajah lo sapevano. «Se esiste un enigma,» disse in tono stanco «hai molto tempo per risolverlo. Le ribelli non possono lasciare il Murandy prima della primavera, qualunque cosa abbiano detto alla gente, e ci vorranno mesi perché marcino su per il fiume, sempre che tengano assieme il loro esercito così a lungo.» Non dubitava che l’avrebbero fatto, però, non più. «Torna nelle tue stanze prima che qualcuno ci veda qui circondate da una protezione, e pensa al tuo enigma» disse, non senza comprensione, appoggiando una mano sulla manica di Seaine.
«Dovrai sopportare di essere sorvegliata finché non saremo tutte certe che sei al sicuro.»
L’espressione sul volto di Seaine sarebbe stata definita imbronciata su chiunque tranne un’Adunante. «Parlerò di nuovo con Saerin» disse lei, ma la luce di saidar che l’avvolgeva svanì. Osservandola raggiungere Bernaile e avviarsi assieme a lei oltre la curva del corridoio verso gli alloggi delle Ajah, entrambe caute come cerbiatti quando i lupi sono in giro, Yukiri sentì un peso sul cuore. Era un peccato che le ribelli non potessero arrivare prima dell’estate. Almeno quello avrebbe potuto far cooperare di nuovo le Ajah, cosicché le Sorelle non sarebbero state costrette a muoversi furtivamente per la Torre Bianca. Tanto varrebbe desiderare di avere le ali, pensò tristemente.
Determinata a tenere sotto controllo il proprio umore, andò a raggiungere Meidani e Leonin. Doveva indagare su una Sorella Nera, e perlomeno l’investigazione era un enigma che sapeva come risolvere.
Gli occhi di Gawyn si spalancarono nelle tenebre quando una nuova ondata di freddo si levò nel fienile. Di norma la spessa pietra delle mura del granaio teneva fuori la parte peggiore del freddo notturno, ma soltanto quella. Delle voci mormoravano in basso; nessuna suonava eccitata. Scostò la mano dalla spada che giaceva accanto a lui e strinse con uno strattone i suoi guanti d’arme. Come tutto il resto dei Cuccioli, dormiva in ogni pezzo d’armatura che riusciva a tenere addosso. Probabilmente era ora di svegliare qualcuno degli uomini attorno a lui per i loro turni di guardia, ma oramai lui stesso era del tutto sveglio e dubitava che sarebbe riuscito a addormentarsi di nuovo. In ogni caso, il suo sonno era sempre agitato, turbato da sogni oscuri, tormentato dalla donna che amava. Non sapeva dove fosse Egwene o se fosse viva. O se potesse perdonarlo. Si alzò in piedi, lasciando che il fieno che aveva addosso gli scivolasse giù dal mantello, e si allacciò la cinghia della spada.
Mentre si faceva strada con cautela fra i cumuli offuscati degli uomini che dormivano sopra le pile di balle di fieno, il flebile stridore di stivali su pioli di legno gli disse che qualcuno stava salendo la scala per il sottotetto. Una figura indistinta apparve in cima alla scala, poi si fermò ad attenderlo.
«Lord Gawyn?» disse piano la profonda voce di Rajar, in un accento domanese inalterato da sei anni di addestramento a Tar Valon. La voce rombante del primo tenente era sempre una sorpresa, provenendo da un uomo smilzo che arrivava a malapena alla spalla di Gawyn. Tuttavia, se i tempi fossero stati differenti, a quest’ora Rajar sarebbe stato di sicuro un Custode. «Pensavo che avrei dovuto svegliarti. Una Sorella è appena arrivata, a piedi. Un messaggero dalla Torre. Voleva la Sorella al comando qui. Ho detto a Tomil e a suo fratello di portarla a casa del sindaco prima di ritirarsi per la notte.»
Gawyn sospirò. Sarebbe dovuto andare a casa quando era tornato a Tar Valon e aveva trovato i Cuccioli espulsi dalla città, invece di lasciarsi intrappolare qui dall’inverno. Specialmente quand’era stato sicuro che Elaida li voleva tutti morti. Sua sorella Elayne sarebbe arrivata a Caemlyn, alla fine, se non era già lì. Di certo ogni Aes Sedai avrebbe fatto in modo che l’erede al trono di Andor raggiungesse Caemlyn in tempo per avanzare la sua rivendicazione prima che potesse farlo qualcun’altra. La Torre Bianca non avrebbe ceduto il vantaggio di una regina che sarebbe stata anche un’Aes Sedai. D’altro canto, Elayne poteva anche essere sulla strada per Tar Valon, o trovarsi nella Torre Bianca in quello stesso momento. Non sapeva come lei si fosse trovata invischiata con Siuan Sanche, o quanto a fondo – Elayne si tuffava sempre in uno stagno senza controllarne la profondità – ma Elaida e il Consiglio della Torre avrebbero potuto volerla interrogare molto attentamente, erede al trono o no. Regina o no. Era sicuro che lei non potesse essere ritenuta responsabile, però. Era ancora una semplice Ammessa. Doveva ripeterselo di continuo.
Il problema più recente, adesso, era che un esercito si trovava fra lui e Tar Valon. Almeno venticinquemila soldati da questa sponda del fiume Erinin e doveva ritenere che ce ne fossero altrettanti sulla riva occidentale. Certamente appoggiavano le Aes Sedai che Elaida chiamava ribelli. Chi altri avrebbe osato assediare la stessa Tar Valon? Il modo in cui l’esercito era comparso, però, apparentemente materializzandosi dal nulla nel mezzo di una tormenta, era sufficiente a fargli pizzicare la schiena ancor di più. Voci e allarmi precedevano sempre ogni vasta forza armata in marcia. Sempre. Questa era arrivata come gli spiriti, in silenzio. L’esercito era reale come una roccia, comunque, quindi lui non poteva né entrare a Tar Valon per scoprire se Elayne fosse o meno nella Torre, né cavalcare verso sud. Qualunque armata si sarebbe accorta di più di trecento uomini in movimento, e le ribelli non avrebbero avuto alcuna benevolenza nei confronti dei Cuccioli. Perfino se fosse andato da solo, in inverno ci si poteva muovere molto lentamente, e avrebbe potuto raggiungere Caemlyn in modo altrettanto rapido se avesse atteso fino a primavera. Non c’era nemmeno speranza di trovare un passaggio su una nave. L’assedio avrebbe impantanato il traffico fluviale in un insolubile groviglio. Lui era impantanato in un insolubile groviglio. E ora, una Aes Sedai era arrivata nel bel mezzo della notte. Non avrebbe semplificato affatto le cose.