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«Scopriamo quali notizie ha portato» disse piano, facendo cenno a Rajar di precederlo giù per la scala.

Venti cavalli e le loro selle accatastate erano stipati in quasi ogni angolo dello scuro granaio non occupato dalle circa due dozzine di mucche da latte di comare Millin nei propri comparti, perciò lui e Rajar dovettero farsi strada a piccoli passi verso le ampie porte. L’unico calore proveniva dagli animali dormienti. I due uomini a guardia dei cavalli erano ombre silenziose, ma Gawyn poteva percepirli osservare lui e Rajar mentre sgusciavano fuori nella gelida notte. Di certo sapevano del messaggero ed erano curiosi.

Il cielo era limpido e la luna calante proiettava ancora luce sufficiente. Il villaggio di Dorlan risplendeva per la neve. Tenendo stretti i propri mantelli, i due arrancarono con la neve fino al ginocchio in silenzio attraverso il villaggio, lungo quella che una volta era stata la strada per Tar Valon da una città che non esisteva più da centinaia di anni. Oggigiorno, nessuno viaggiava in questa direzione da Tar Valon se non per venire a Dorlan, e non c’era alcuna ragione per farlo in inverno. Per tradizione, il villaggio forniva formaggi alla Torre Bianca e a nessun altro. Era un posto minuscolo, solo quindici case di pietra grigia dai tetti di ardesia con cumuli di neve impilati fin sotto le finestre del primo piano. A poca distanza dietro ogni casa sorgeva la relativa vaccheria, e ora erano tutte affollate di uomini e cavalli, assieme alle mucche. Molti a Tar Valon potevano perfino aver dimenticato l’esistenza di Dorlan. Chi mai pensava alla provenienza del formaggio? Era sembrato un ottimo posto per rimanere nascosti. Finora.

Tutte le case nel villaggio erano scure eccetto una. La luce filtrava attraverso le imposte di diverse finestre della residenza di mastro Burlow, al piano di sopra come a pianterreno. Garon Burlow aveva la dubbia fortuna di possedere la casa più grande di Dorlan, oltre a esserne sindaco. Gli abitanti del villaggio che avevano modificato le sistemazioni per dormire in modo da riservare un letto per una Aes Sedai ora se ne stavano sicuramente pentendo; mastro Burlow aveva già dovuto liberare due stanze.

Scrollandosi la neve dagli stivali sullo scalino di pietra, Gawyn bussò alla robusta porta di casa del sindaco con un pugno guantato. Nessuno rispose, e dopo un momento lui sollevò il chiavistello e condusse dentro Rajar.

La stanza anteriore, col soffitto sorretto da travi, era piuttosto ampia per una cascina e dominata da diversi mobili a giorno, colmi di oggetti di peltro e terrecotte smaltate, con al centro un tavolo levigato circondato da sedie dall’alto schienale. Tutte le lampade a olio erano state accese, uno sperpero in inverno, quando sarebbero bastate poche candele di sego, ma le fiamme nel caminetto tardavano a consumare i ciocchi di legno e a riscaldare la stanza. Nondimeno, le due Sorelle che alloggiavano in stanze al piano superiore erano scalze sul nudo pavimento di legno, con mantelli orlati di pelliccia che si muovevano rapidi sopra le loro camicie da notte di lino. Katerine Alruddin e Tarna Feir stavano osservando una donnina in uno scuro abito per cavalcare striato di giallo e un mantello umidi per la neve fino alle anche. Era in piedi quanto più possibile vicino all’ampio focolare, riscaldando con aria stanca le sue mani e tremando. A piedi nella neve, non poteva essere arrivata da Tar Valon in meno di due o tre giorni, e perfino le Aes Sedai sentivano il freddo, alla fine. Doveva essere la Sorella di cui aveva parlato Rajar, tuttavia, paragonata alle altre, l’età indefinibile si notava a malapena in lei. Paragonata alle altre due, lei stessa era a malapena degna di nota.

L’assenza del sindaco e di sua moglie causò un ulteriore nodo alle viscere di Gawyn, anche se in parte se lo aspettava. Sarebbero stati lì a occuparsi delle Aes Sedai, offrendo bevande calde e cibo, qualunque fosse l’ora, a meno che non fossero stati rispediti nel loro letto per lasciare Katerine e Tarna sole col messaggero. Il che probabilmente voleva dire che lui era uno sciocco, a voler conoscere il messaggio. Ma questo l’aveva saputo ancor prima di lasciare il granaio.

«...barcaiolo ha detto che sarebbe rimasto dove siamo approdati finché l’assedio non fosse stato tolto» stava dicendo la donna in tono affaticato mentre Gawyn stava entrando. «Ma era così spaventato che potrebbe essere svariate leghe giù per il fiume, a quest’ora.»

Quando il freddo penetrato dalla porta la raggiunse, lei si guardò attorno e parte della stanchezza defluì dal suo volto squadrato.

«Gawyn Trakand » disse. «Ho ordini per te da parte dell’Amyrlin Seat, lord Gawyn.»

«Ordini?» si stupì Gawyn, levandosi i guanti d’arme e infilandoseli dietro la cintura per guadagnare tempo. La schiettezza poteva andar bene per una volta, decise. «E perché mai Elaida dovrebbe mandarmi degli ordini? E perché dovrei obbedire, se lei me li mandasse? Ha disconosciuto me e i Cuccioli.» Rajar aveva assunto una posa rispettosa nei confronti delle Sorelle, le mani ripiegate dietro la schiena, e rivolse a Gawyn una rapida occhiata di sottecchi. Qualunque cosa avesse detto Gawyn, ma i Cuccioli non ne condividevano le opinioni, Rajar non avrebbe parlato in modo inopportuno. Le Aes Sedai agivano a modo loro, e nessun uomo poteva sapere il perché finché una Sorella non gliel’avesse detto. I Cuccioli avevano preso le parti della Torre Bianca con tutto il cuore, affidandosi al destino.

«Questo può aspettare, Narenwin» esordì brusca Katerine, stringendo il mantello attorno a sé con uno strattone. I suoi capelli neri erano sparsi attorno alle sue spalle un po’ arruffati, come se si fosse data un paio di veloci passate con un pettine per poi lasciar perdere. In lei c’era un’energia che a Gawyn ricordava una lince in caccia. O forse una lince attenta a delle trappole. A lui e a Rajar rivolse un mezzo sguardo; nulla più. «Ho affari impellenti alla Torre. Dimmi come trovare questo villaggio di pescatori senza nome. Che il tuo barcaiolo sia ancora lì o meno, troverò qualcuno che possa portarmi dall’altro lato.»

«Anche me» si inserì Tarna, ostinata con la sua mascella pronunciata e i suoi occhi azzurri penetranti come lance. In contrasto con Katerine, i lunghi capelli biondo pallido di Tarna erano ordinati come se una domestica si fosse occupata di lei prima di scendere da basso. Era assolutamente concentrata quanto lei, però, solo più controllata. «Anch’io ho un motivo urgente per raggiungere la Torre senza ulteriori ritardi.» Rivolse a Gawyn un cenno col capo e a Rajar uno più leggero, freddo come il marmo da cui sembrava scolpita. Tuttavia, più amichevole del volto che mostrò a Katerine o che ottenne in cambio. C’era sempre freddezza fra le due donne, anche se appartenevano alla stessa Ajah. Non provavano simpatia l’una per l’altra, o forse non si potevano proprio soffrire. Con le Aes Sedai era difficile dirlo per certo. A Gawyn non sarebbe dispiaciuto se se ne fossero andate. Tarna era giunta a cavallo a Dorlan solo un giorno dopo l’arrivo dell’esercito misterioso e, qualunque fosse il modo in cui le Aes Sedai determinavano queste procedure, era immediatamente subentrata a Lusonia Cole nella sua stanza al piano di sopra e a Covarla Balene al comando delle altre undici Sorelle già nel villaggio. Avrebbe potuto essere una Verde, dal modo in cui aveva preso il controllo di tutto, interrogando le altre Sorelle sulla situazione, ispezionando con attenzione i Cuccioli ogni giorno come se stesse cercando possibili Custodi. Quando una Rossa li esaminava a quel modo, gli uomini cominciavano a guardarsi le spalle. Peggio ancora, Tarna passava lunghe ore lontano a cavalcare, con qualunque tempo, cercando di trovare alcune persone del luogo che potessero mostrarle un modo per entrare in città superando gli assedianti. Presto o tardi, lei avrebbe guidato i loro esploratori di nuovo a Dorlan. Katerine era giunta solo ieri, infuriata per non poter arrivare a Tar Valon, dato che la strada era bloccata, e subito aveva preso il comando da Tarna e la stanza da Covarla. Non che utilizzasse la sua autorità allo stesso modo. Evitava le altre Sorelle, rifiutandosi di dire a chiunque perché fosse scomparsa ai Pozzi di Dumai o dove fosse stata. Ma anche lei aveva ispezionato i Cuccioli. Con l’aria di una donna che esaminava un’ascia che aveva intenzione di usare e incurante di quanto sangue avrebbe sparso. Gawyn non sarebbe stato sorpreso se lei avesse provato a costringerlo a farsi strada per i ponti fino in città per lei. In effetti, lui sarebbe stato più che felice di vederle andar via. D’altra parte, una volta che se ne fossero andate, lui avrebbe dovuto fare i conti con Narenwin. E con gli ordini di Elaida.