Chiese immediatamente quello che veniva detto sul suo sogno, ma non fu sorpresa di sentire che le loro storie erano le stesse di Sheriam. I Seanchan erano molto distanti. Se questo fosse cambiato ci sarebbero stati avvertimenti in abbondanza. La storia era stata la stessa per una buona settimana e mezza. Peggio...
«Potrebbe essere differente se Anaiya fosse viva» disse Morvrin, in equilibrio su uno degli sgabelli traballanti di fronte allo scrittoio. Malgrado la sua stazza, ci riusciva facilmente e con grazia . «Anaiya aveva una tale reputazione per la sua conoscenza arcana che ho sempre pensato che avrebbe dovuto scegliere l’Ajah Marrone. Se lei avesse detto che eri una Sognatrice...» I suoi denti si chiusero con uno schiocco all’occhiataccia che le rivolse Egwene. Tutt’a un tratto Myrelle parve interessata a riscaldarsi le mani presso il braciere. Anche loro due non le credevano. Tranne Siuan e Leane, nessuno nell’intero accampamento credeva che Egwene avesse avuto un vero sogno. Varilin aveva preso il controllo dei negoziati a Darein, relegando abilmente Beonin a un ruolo inferiore, e accampava costantemente scuse sul perché non poteva riferire un avvertimento proprio a questo punto. Forse entro qualche giorno, quando i negoziati si fossero fatti più sereni. Come se in realtà non fossero altro che Sorelle che giravano intorno agli stessi argomenti senza dire una parola che potesse offendere l’altra parte tanto da abbandonarli. Proprio nessuno tranne Siuan e Leane. Pensava che loro ci credessero.
Myrelle si voltò dal braciere come se stesse facendosi forza per mettere una mano sui carboni. «Madre, ho pensato al giorno in cui Shadar Logoth è stata distrutta...» Si interruppe e tornò a girarsi verso il braciere, quando una donna dal volto lungo vestita di azzurro intenso entrò nella tenda portando uno sgabello a tre gambe dipinto in vivide spirali.
Maigan era bellissima, con occhi grandi e labbra piene, ma in qualche modo pareva allungata. Non era poi così alta, ma le sue mani sembravano lunghe. Rivolse a Morvrin un cenno col capo e ignorò Myrelle di proposito. «Mi sono portata il mio sedile, Madre» disse, rivolgendole una riverenza per come poteva con uno sgabello in una mano. «I tuoi sono piuttosto instabili, se posso dirlo.»
Non era stata una sorpresa che, con la morte di Anaiya, l’Ajah Azzurra avrebbe nominato qualcun’altra per il ‘Consiglio consultivo’ di Egwene, ma aveva sperato per il meglio quando aveva appreso di chi si trattava. Maigan era stata una d’elle alleate di Siuan quando lei era Amyrlin.
«Ti spiace se mando Siuan a prendere del té, Madre?» disse Maigan mentre si accomodava sul suo sgabello. «Dovresti davvero avere una novizia o un’Ammessa a sbrigare le tue commissioni, ma Siuan andrà bene.»
«Le novizie hanno le loro lezioni, Figlia,» replicò Egwene «e perfino con l’organizzazione in famiglie, le Ammesse hanno a malapena tempo per i propri studi.» E, a parte questo, lei avrebbe dovuto mandare una novizia o un’Ammessa fuori al freddo ogni volta che intendeva parlare con qualcuno in privato. Duro, per qualcuna a cui non era stato ancora insegnato come ignorare il caldo o il freddo, nonché una bandiera piantata fuori dalla tenda che diceva a chiunque che all’interno poteva esserci qualche conversazione che valeva la pena origliare.
«Siuan, per favore, ci porteresti del té? Sono sicura che tutte noi gradiremmo una tazza calda.»
Maigan sollevò una mano dalle lunghe dita mentre Siuan si avviava verso l’ingresso. «Ho un barattolo di miele alla menta nella mia tenda» disse in tono imperioso. «Va’ a prendere quello. E bada a non rubacchiarne. Ricordo che sei sempre stata golosa di dolci. Presto, su.»
Maigan era stata un’alleata. Adesso era una fra le molte Sorelle che incolpavano Siuan di aver spaccato la Torre Bianca.
«Come tu dici, Maigan» replicò Siuan con voce remissiva, e arrivò perfino a piegare leggermente un ginocchio prima di precipitarsi fuori. E in fretta. Maigan era pari in rango a Myrelle o Morvrin, e in questo caso non c’erano ordini o giuramenti di fedeltà a proteggerla. La donna dal viso lungo fece un piccolo cenno col capo di soddisfazione. Siuan aveva dovuto implorare per essere riammessa nell’Ajah Azzurra, e le voci dicevano che Maigan fosse stata la più insistente sulla sua supplica. Morvrin porse le sue scuse e se ne andò subito dopo Siuan, forse intendendo raggiungerla per qualche motivo, ma Myrelle prese uno degli sgabelli ed entrò in competizione con Maigan su chi riuscisse a ignorare l’altra più completamente. Egwene non comprendeva l’animosità fra le due donne. A volte le persone si detestavano a pelle. In ogni caso, non aiutava la conversazione. Egwene colse l’opportunità per sfogliare le pagine nelle cartelle di Siuan, ma non riuscì a concentrarsi su dicerie da Illian e insinuazioni da Cairhien. Non sembrava esserci nulla a supporto dell’affermazione di Theodrin su una voce che aveva messo in agitazione le Adunanti Gialle. Siuan avrebbe detto qualcosa, se l’avesse saputo.
Maigan e Myrelle la fissarono come se osservarla voltare dei fogli di carta fosse l’attività più interessante al mondo. Le avrebbe mandate via entrambe, ma voleva scoprire cos’aveva pensato Myrelle sul giorno in cui Shadar Logoth era stata sradicata dalla terra. Non poteva mandarne via una senza congedare entrambe. Dannazione a tutte e due!
Quando Siuan tornò, con un vassoio di legno sul quale erano appoggiate una teiera d’argento e tazze di porcellana – e il barattolo di miele smaltato di bianco – dietro di lei entrò un soldato in armatura di piastre e maglia, un giovane Shienarese con la testa rasata tranne per un codino. Giovane, ma già un veterano. La guancia scura di Ragan era segnata da una bianca cicatrice frastagliata causata da una freccia, e il suo volto era indurito nel modo in cui poteva esserlo solo la faccia di un uomo che conviveva ogni ora con la morte. Mentre Siuan distribuiva le tazze di té, lui si inchinò, una mano che reggeva un elmo sormontato da una luna contro il fianco, l’altra sull’elsa della spada. Nulla nella sua espressione suggeriva che l’avesse incontrata prima.
«Servirti è un onore, Madre» disse formalmente. «Mi ha mandato lord Bryne. Ha detto di riferirti che sembra che i razziatori siano giunti su questa sponda del fiume, la scorsa notte. Con delle Aes Sedai. Lord Bryne sta raddoppiando le pattuglie. Consiglia che le Sorelle restino vicino all’accampamento. Per evitare incidenti.»
«Puoi scusarmi, Madre?» disse Siuan all’improvviso con il tono leggermente imbarazzato di una donna che aveva un’impellenza fisiologica.
«Sì, sì» replicò Egwene con tutta l’impazienza che poteva, e quasi non attese che l’altra donna schizzasse fuori dalla tenda prima di continuare. «Riferisci a lord Bryne che le Aes Sedai vanno dove vogliono, quando vogliono.» Serrò la bocca prima di poterlo chiamare ‘Ragan’, ma questo contribuì solo a farla apparire severa. Sperava che fosse così.
«Glielo riferirò, Madre» rispose lui con un altro inchino. «Anima e cuore al tuo servizio.»
Maigan sorrise debolmente mentre lui si allontanava. Disapprovava i soldati – i Custodi andavano bene ed erano necessari; i soldati creavano una confusione che altri dovevano ripulire, a suo parere – ma approvava qualunque cosa sembrasse indicare un dissenso fra Egwene e Gareth Bryne. O forse era più giusto dire che era Lelaine ad approvare. In questo, Maigan era una donna di Lelaine in tutto e per tutto. Myrelle si limitò ad assumere un’espressione perplessa. Sapeva che Egwene andava d’accordo con lord Gareth.
Egwene si alzò e si versò una tazza di té. E prese un po’ del miele di Maigan. Le sue mani erano piuttosto salde. Le barche erano al loro posto. Entro poche ore, Leane avrebbe preso con sé Bode e si sarebbero allontanate dall’accampamento prima di spiegare cosa avevano intenzione di fare. Larine doveva subire la punizione che si era guadagnata e Bode doveva fare ciò che era necessario. Egwene era più giovane di Bode quando l’avevano mandata a dare la caccia alle Sorelle Nere. Gli Shienaresi servivano la causa della guerra contro l’Ombra nella Macchia, anima e cuore. Le Aes Sedai e coloro che lo sarebbero diventate servivano la Torre. Un’arma più forte contro l’Ombra di qualunque spada, e non meno affilata per una mano incauta. Quando Romanda arrivò, con Theodrin che le teneva aperto il lembo d’ingresso, la Gialla dai capelli grigi si profuse in una riverenza perfetta, né più né meno di quello che era appropriato da parte di un’Adunante nei confronti dell’Amyrlin. Non erano nel Consiglio, ora. Se lì l’Amyrlin era solo la prima fra eguali, nel suo studio personale era qualcosa di più, perfino per Romanda. Non si offrì comunque di baciare l’anello di Egwene. C’erano dei limiti. Scrutò Myrelle e Maigan come se stesse pensando di chiedere loro di andarsene. O forse di ordinarlo. Era una questione spinosa. Alle Adunanti era dovuta obbedienza, ma nessuna di quelle Sorelle apparteneva alla sua Ajah. E questo era lo Studio dell’Amyrlin.