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«Ma Branithar conosce la rotta!», protestò Red John. «L’ha percorsa lui stesso! Gliela strapperò con le tenaglie roventi, Milord, se necessario!»

«Calma, calma!», lo consigliai. «Qui non è come navigare sottocosta, dove i riferimenti sono noti. Qui ci sono milioni di stelle. Questa spedizione aveva zigzagato attraverso di esse alla ricerca di un pianeta adatto e, senza gli appunti presi dal Comandante nel corso della navigazione, si potrebbe passare tutta una vita alla ricerca del nostro sole senza mai trovarlo.»

«Ma Branithar ricorda qualcosa?», guaì Sir Owain.

«Se si ricorda un centinaio di pagine di numeri?», risposi. «No, nessuno ci riuscirebbe, e questo è tanto più vero in quanto Branithar non era il Capitano della nave né il Navigatore che teneva nota degli spostamenti; controllava le apparecchiature ed eseguiva gli altri compiti di navigazione. Il nostro prigioniero era un Nobile di rango inferiore il cui compito era di occuparsi con altri membri dell’equipaggio di quei demoniaci motori…»

«Basta.» Sir Roger si morse il labbro e fissò lo sguardo per terra. «Questo cambia tutto. Sì… La rotta del Crusader non era conosciuta in anticipo? Diciamo dal Duca che l’aveva fatta salpare?»

«No, mio Signore,» risposi. «Le navi esploratrici wersgoriane si limitano a dirigersi verso quelle direzioni che vengono decise dal Capitano, il quale indica anche quelle stelle che gli sembrano più promettenti. Così, fin quando non sono ritornate neanche il loro Duca sa dove sono stati.»

Si levò un gemito collettivo. Quelli erano uomini induriti dalle battaglie, ma tutto questo avrebbe scoraggiato anche i Nove Saggi. Sir Roger si avvicinò rigidamente a sua moglie e le posò una mano sul braccio.

«Mi spiace mia cara», mormorò.

Lei volse altrove il viso.

Sir Owain si alzò in piedi. Le nocche della mano con cui stringeva l’arpa risaltavano evidenti per la tensione.

«A questo ci avete condotto!», gridò con voce stridula. «Alla morte ed alla dannazione aldilà del cielo! Adesso siete soddisfatto?»

Sir Roger portò la mano sull’elsa della spada.

«Frenate la lingua!», ruggì. «Tutti voi avevate accettato il mio piano. Neanche uno di voi si era opposto. Nessuno è stato costretto a venire. E adesso dovremo condividere tutti insieme questo fardello, e che Dio abbia pietà di noi.»

Il giovane Cavaliere mormorò qualcosa in tono bellicoso, ma poi tornò a risedersi.

Mi fece impressione vedere con quanta rapidità il mio Signore era passato dalla disperazione al coraggio. Naturalmente era tutta una maschera che si era messo a beneficio degli altri, ma quanti uomini avrebbero saputo fare altrettanto? Sì, in verità, era proprio un condottiero senza pari. Tutto merito del sangue di Re Guglielmo il Conquistatore, un nipote bastardo del quale aveva sposato la figlia illegittima di quel Conte Goffredo, che più tardi era stato bandito per pirateria ed aveva fondato così la nobile Casata dei de Tourneville.

«Suvvia ora,» disse il Barone con una quasi certa allegria, «la situazione non è poi così disperata. Dobbiamo reagire con cuore saldo, e vedrete che la vittoria ci arriderà. Ricordatevi che abbiamo in mano nostra numerosi prigionieri che ci potranno servire come merce di scambio. E, se dobbiamo tornare a combattere, abbiamo già dimostrato che a parità di condizioni non ci possono resistere. Ammetto che loro sono di più e che sono più abili con queste armi infernali. Ma con questo? Non sarà la prima volta che degli uomini coraggiosi abilmente guidati avranno respinto sul campo un esercito apparentemente più forte.

«Alla peggio, potremo ritirarci. Abbiamo abbastanza navi celesti e potremmo evitare l’inseguimento negli abissi insondabili dello spazio. Ma io sono disposto a rimanere qui, a trattare con abilità, combattere qualora ce ne sia la necessità e conservare la mia fede in Dio. Certo Lui che ha fermato il Sole per Giosuè, potrà anche annientare un milione di Wersgorix se lo vorrà, perché la sua misericordia è senza fine. Dopo che avremo strappato le nostre condizioni al nemico, lo costringeremo a ritrovare il nostro sole ed a riempirci la nave d’oro. Non perdetevi d’animo, vi dico! Per la gloria di Dio, l’onore d’Inghilterra e l’arricchimento di tutti noi!»

Li tenne in pugno, li indusse ad una completa comunanza di spirito con lui e, alla fine, fece sì che lo applaudissero. Gli si affollarono intorno e passarono, una sull’altra, le loro mani sulla grande spada scintillante del mio Signore e si giurarono di rimanergli fedeli finché il pericolo fosse passato. Poi un’ora trascorse in piani ambiziosi… anche se per la maggior parte, ahimè, inutile, perché ben raramente Dio fa sì che succeda ciò che l’uomo si aspetta. Alla fine se ne andarono tutti a riposare.

Io vidi il mio Signore prendere la moglie per il braccio e accompagnarla nella sua tenda. Lei gli parlava in tono duro, a sussurri, e non ascoltava le sue proteste ma continuava a tormentarlo in quella notte aliena. La luna grossa che già declinava, li bagnava col suo freddo fuoco.

Le spalle di Sir Roger si ingobbirono, poi il mio Signore si voltò e si allontanò lentamente da lei, si avvolse in una coperta da sella e dormì sull’erba umida.

Era ben strano che un uomo tanto eminente tra gli altri fosse così inerme di fronte ad una donna. E, mentre giaceva lì nell’erba, incuteva compassione e pietà. Pensai che fosse un segno di cattivo augurio per tutti noi.

CAPITOLO VIII

Al principio eravamo stati troppo eccitati per prestarvi attenzione e dopo dormimmo troppo a lungo ma, quando mi svegliai visto che era ancora buio, controllai il movimento delle stelle rispetto agli alberi. Com’era lento! La notte di qui era molte volte più lunga di quella della Terra.

Questo fatto di per se stesso innervosì parecchio i nostri uomini. Il fatto che non fuggissimo (ormai non si poteva più nascondere che il tradimento, e non la volontà, ci aveva portati fin qui) era incomprensibile a molti. Ma, se non altro, erano disposti ad aspettare intere settimane per eseguire quanto diceva il Barone.

Lo shock, quando apparvero le navi nemiche ancora prima dell’alba, fu notevole.

«Rinfrancate i cuori,» consigliai a Red John mentre coi suoi arcieri era scosso da brividi in quella nebbiolina grigia, «i musi azzurri non dispongono di poteri magici, ve lo abbiamo ripetuto durante il consiglio dei Capitani. Il fatto è che loro possono parlare a distanza di centinaia di miglia e coprire in volo quelle distanze in pochi minuti. Così, non appena uno dei fuggiaschi ha raggiunto un’alta tenuta, è stato dato l’allarme contro di noi.»

«Allora,» protestò Red John, non del tutto a torto, «se non si tratta di Magia, vorrei proprio sapere cos’è?»

«Se si tratta di Magia, non dovete aver paura,» risposi, «perché le Arti Magiche non possono prevalere contro i buoni cristiani. Ma vi ripeto che si tratta semplicemente di abilità meccanica e bellica.»

«E quella può anche prevalere contro i buoni cristiani!», borbottò un arciere.

John lo fece tacere con uno scapaccione ed io imprecai contro la mia lingua imprudente.

In quella luce debole e ingannevole, vedemmo molte navi sospese in cielo, alcune delle quali erano grandi quanto il nostro povero Crusader. Le ginocchia mi tremavano sotto la tonica.

Naturalmente ci trovavamo tutti quanti all’interno dello schermo di energia del forte più piccolo, che non era mai stato interrotto. I nostri cannonieri avevano già scoperto che le bombarde da fuoco che vi si trovavano avevano i comandi semplici quanto quelli della nave, ed erano pronti a sparare. Io però sapevo che non avevamo vere e proprie difese. Infatti i Wersgorix avrebbero potuto usare una di quelle potentissime granate esplosive di cui avevo sentito parlare oppure potevano attaccare a piedi, travolgendoci semplicemente col loro numero.