Выбрать главу

Per giunta, il libro gli piaceva. Era arrivato al punto in cui Emma Bovary si dà anima e corpo alla relazione con Rudolph Boulanger. Ah, come la vedeva sgattaiolare dalla sua casa del paesino provinciale francese e slanciarsi per la campagna verso le braccia dell’amante! In passato, ogni volta che aveva letto un romanzo con una bella e tenebrosa eroina, il più delle volte aveva immaginato Monique nella parte. Ora invece, stranamente, Emma Bovary la vedeva come Carol Dawson… E più di una volta, leggendo le descrizioni flaubertiane delle passioni di Emma e Rudolph, nella parte dello scapolo della nobiltà terriera francese amoreggiante con Emma/Carol aveva immaginato se stesso…

Il pilota automatico che guidava la barca mentre lui leggeva era costituito semplicemente da una ricetrasmittente e da un piccolo microprocessore, il quale, sfruttando una rete mondiale di satelliti geostazionari, era in grado di stabilire con grande esattezza la posizione della barca e di condurla al punto prefissato grazie a un algoritmo di guida preprogrammato. Durante il tragitto, il collegamento a due vie col satellite sovrastante forniva le informazioni necessarie all’aggiornamento della rotta.

Quando la Florida Queen fu a un miglio dal punto d’immersione, il pilota automatico emise un trillo. Nick andò ai comandi e passò al pilotaggio manuale. Carol e Troy si alzarono dalle sdraio. «Ricorda,» disse lei «lo scopo primario dell’immersione è quello di fotografare e recuperare ciò che abbiamo visto in quella fessura giovedì. Se poi ci resterà tempo, torneremo anche alla sporgenza del tridente.»

Andò quindi ad accendere il monitor collegato al telescopio oceanico. Era a pochi passi da Nick, col quale non aveva scambiato una sola parola dalla partenza da Key West. «Buona fortuna» disse piano lui.

Lei lo guardò per vedere se parlasse seriamente o per fare del sarcasmo. Non avrebbe saputo dire… «Grazie» rispose senza scomporsi.

Raggiunta al monitor da Troy, tolse le foto dalla busta per poter stabilire il punto preciso in cui gettare l’àncora. Per un paio di minuti, osservando col telescopio, impartì istruzioni a Nick perché effettuasse minuti aggiustamenti nella posizione della barca. Finalmente, il fondale sottostante apparve quasi esattamente identico a quello del giovedì in cui avevano visto le balene. Con una sola, ma grande differenza.

«E il foro della fessura, dove sta?» chiese innocentemente Troy. «Qui, sul monitor, non riesco proprio a vederlo.»

Il cuore in tumulto, Carol continuava a guardare dallo schermo alle foto. Ma dov’è quella fessura? Mica può esser sparita?, pensava intanto. La barca derivava, e Nick la riportò in posizione. Stavolta Troy gettò l’àncora. Ma Carol continuava a non veder segno della fessura, e a non capire perché.

«Nick,» finì per dire «potresti darci una mano? Siamo andati laggiù insieme e, il foro, l’abbiamo visto tutt’e due. Può essere che ci confondiamo sia Troy che io?»

Nick lasciò il timone e venne a guardare lo schermo, rimanendo interdetto a sua volta. A quanto gli pareva di vedere, sul fondale c’erano anche altre cose che sembravano diverse. «Il foro non lo vedo nemmeno io,» disse «ma forse è solo questione di luce. L’altra volta siamo stati qui di pomeriggio, mentre ora sono le dieci del mattino.»

«Forse è meglio che sia Nick a scendere con te» disse Troy a Carol. «È già stato giù, ha visto la fessura e sa come trovare la sporgenza, mentre io, tutto quello che so, lo so dalle fotografie.»

«No,» disse frettolosamente Carol «voglio che ci venga tu. Nick ha probabilmente ragione; quello che ci impedisce di vedere la fessura è la diversità di luce.» E, raccolta la macchina fotografica subacquea, si diresse a poppa lungo la fiancata del tendaletto. «Su, andiamo,» disse «vedrai che andrà tutto bene.»

Troy guardò Nick in silenzio facendo spallucce, come a dire «Io ci ho provato» poi, dopo qualche istante, la seguì.

3

«Ma Richard,» disse Ramirez «potremmo finire in guai grossi!»

«Non vedo come» ribatté il tenente Todd. «Né vedo perché qualcuno dovrebbe venirlo a sapere. In fin dei conti, la Marina ha costruito il sistema anzitutto per le sue navi, e gli altri lo usano solo perché siamo noi a concederglielo. Quindi, tutto quello che dobbiamo fare è di interrogare il registro navale e procurarci il doppler e i dati telemetrici relativi al loro codice d’identificazione. Dopodiché calcoleremo da noi dove si trovano. È facile: è quello che facciamo continuamente con le nostre imbarcazioni.»

«Ma abbiamo firmato una convenzione marittima che limita il nostro accesso ai registri privati ai soli casi di vita o di morte, di pericolo per la sicurezza nazionale» continuò Ramirez. «E dunque non posso inserirmi nella banca-dati dei satelliti solo perché tu e io nutriamo il sospetto che una certa barca stia compiendo un’operazione illegale. Ci serve un permesso dall’alto.»

«Oh, senti, Roberto: e chi mai ce lo darà,» fece, con veemenza, Todd «quando non siamo in grado di esibire le foto, ma solo la tua parola che esistono? No, dobbiamo agire per conto nostro. Se sbagliamo, non lo saprà nessuno. Se invece abbiamo ragione noi, inchioderemo quel bastardo, saremo entrambi degli eroi, e nessuno ci chiederà conto di quello che abbiamo fatto per arrivarci.»

Ramirez non aprì bocca per qualche secondo. «Non credi che dovremmo informare almeno il capitano Winters? Dopo tutto, l’ufficiale responsabile delle indagini sul Panther è lui.»

«Ma nemmeno per sogno!» si affrettò a dire Todd. «L’hai pur sentito ieri, no? Per lui, noi siamo già andati troppo in là, e lui, invidioso com’è, non chiederebbe di meglio che farci finire nella merda.» Poi, vedendo che Ramirez esitava ancora, aggiunse. «Be’, insomma, facciamo così: lo avvertiamo dopo che avremo scoperto dov’è la barca.»

Il tenente Ramirez scosse la testa. «Ma non farà differenza, perché saremo comunque andati al di là della nostra autorità.»

«Oh cazzo!» esclamò esasperato Todd. «Allora dimmi come bisogna fare e ci penserò io. Da solo, senza di te, assumendomi tutto il rischio.» Poi, piantandoglisi davanti, sibilò: «Puttana vacca, io davvero non riesco a capire: si vede proprio che a voi messicani vi manca il fegato. Tu, proprio tu, hai visto il missile su quella foto, e poi…».

«Adesso basta, Todd» sbottò aspro Ramirez, guardandolo di brutto. «Ci procureremo i dati. Ma, se andrà male, ti spezzerò il collo con queste mani.»

«Sapevo che avrei finito per convincerti» sorrise Todd alle sue spalle, seguendolo alla consolle di comando.

Il capitano Winters posò la confezione extra di sei Coca-Cole sopra le vaschette del ghiaccio e richiuse il frigo portatile. «C’è altro, prima che lo carichi in macchina?» gridò fuori dalla porta alla moglie e al figlio.

«No, signore» giunse dal vialetto la risposta. Winters sollevò il frigo e scostò la zanzariera. «Uff» disse, una volta caricatolo nel portabagagli «avete da mangiare e da bere per una dozzina di persone, qui dentro!»

«Vorrei tanfo che venisse anche lei, signore» disse Hap. «Perché quasi tutti verranno accompagnati dal padre.»

«Lo so, lo so,» rispose Winters «ma ci sarà tua madre al posto mio. Io ho bisogno di provare in privato per stasera.» Un rapido abbraccio al figlio, e continuò: «E poi, Hap, ne abbiamo già parlato: da un po’ di tempo a questa parte, le attività organizzate della chiesa mi mettono a disagio, perché, secondo me, la religione è una cosa fra Dio e l’individuo».

«Una volta non la pensavi così» interloquì Betty dall’altra parte della macchina. «Anzi, le scampagnate della chiesa ti piacevano tanto. Giocavi a softball, nuotavi, e ridevamo tutta la sera.» Nella sua voce si avvertiva una punta d’amarezza. «Su, vieni, Hap» continuò dopo un istante. «È meglio che andiamo, se non vogliamo arrivare in ritardo. Ringrazia tuo padre per averci aiutato a preparare tutto.»