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«Mi perdoni,» disse con garbo «potrebbe ripetere ciò che ha detto? Temo di essermi distratta per qualche secondo.»

«Dicevo che dovrebbe venire sul presto, verso le otto» rispose Homer. «E porti il costume da bagno, perché abbiamo una piscina delle più interessanti e insolite.»

Durante questo scambio, Greta passò dietro a Nick e di scatto lo imprigionò fra le braccia. Poi, sotto gli occhi di tutti, gli pizzicò piano i capezzoli sotto la polo, ridendo al suo sobbalzo. «Kvesto ti è sempre piaciuto, Nikki, ja?» disse, liberandolo dopo un istante. Carol colse un lampo di collera negli occhi di Homer. Nick fece per protestare, ma Greta era già scattata fuori casa prima che lui trovasse le parole.

«Allora aspetto senz’altro che mi chiami non appena avrai finito qui» disse Homer a Troy dopo un imbarazzante silenzio. «Abbiamo alcune cose da sistemare, tu e io.» Poi si girò con movimento sgraziato e, senza aggiungere altro, seguì Greta alla Mercedes ferma davanti alla casa.

«Bene. Dove eravamo?» disse Troy, la mente altrove, richiudendo la porta d’ingresso.

«Eravamo che tu ci stavi raccontando una storia stupefacente» disse Nick, calcando sul tono «ed eri quasi arrivato al punto culminante, che doveva consistere nel dirci ciò che potremmo fare per aiutare certi alieni approdati qui sulla Terra a riparare il loro veicolo spaziale. Ora, parlando per me, io prima vorrei qualche spiegazione. Riguardo alla strampalata favola che ci hai raccontata, non so cosa credere, anche se ammetto di trovarla estremamente creativa. Ma, a me, ciò che interessa in questo momento non è la faccenda delle creature di un altro mondo, bensì la comparsa di quei due loschi esseri umani appena usciti. Che volevano? e c’entrano per qualcosa in questa nostra avventura?»

«Un minuto solo, Nick» intervenne Carol. «Prima di sviare dall’argomento principale, vorrei sapere che genere di aiuto vogliano da noi questi ET di Troy. Un telefono? Una nuova astronave? Prima sentiamo questo, e poi parleremo di Homer e della tua amichetta Greta.» Il tono leggero e scherzoso dell’allusione divertì Nick, che, dopo aver finto una ferita al cuore, assentì con un cenno del capo. Troy tolse di tasca un foglio e, tirato un lungo respiro, disse:

«Intanto, ragazzi, capitemi bene: io non sono sicuro al cento per cento di ricevere bene tutti i loro messaggi. Ma questa specifica trasmissione in cui vengono elencate le cose che vogliono da noi, mi arriva ogni mezz’ora. Negli ultimi novanta minuti, la mia interpretazione non è cambiata, per cui sono abbastanza sicuro di aver capito giusto. La lista è lunga, e naturalmente non pretendo di capire perché mai loro vogliano tutta ’sta roba; ma sono certo che la troverete entrambi molto interessante».

Passò quindi a leggere la lista manoscritta. «Dunque: vogliono un dizionario e una grammatica d’inglese, e la stessa cosa per quattro lingue maggiori; un’enciclopedia sulla vita vegetale e animale; un compendio di storia universale; uno studio statistico sullo stato politico ed economico del mondo attuale; uno studio comparativo delle maggiori religioni attualmente esistenti; le due ultime annate complete di almeno tre quotidiani importanti; riviste-sommario di scienza e tecnologia, nelle quali figurino panorami dei sistemi d’armamento sia in uso sia in corso di elaborazione; un’enciclopedia delle arti, corredata preferibilmente, ove necessario, di supporti video e audio; 21 chili di piombo e 26 chili d’oro.»

Nick accolse la fine dell’elenco con un fischio di meraviglia. Carol chiese a Troy di passarle il foglio, e Nick lo rilesse da sopra la sua spalla assorbendo ogni voce. Per un po’, nessuno dei due aprì bocca, poi, un minuto dopo, Troy aggiunse, come se gli fosse appena venuto in mente: «Non ci crederete, ma le prime otto voci non sono granché difficili a procurarsi. Tornando dal porto, mi sono fermato alla Biblioteca e, pagando, ho ottenuto che mi preparino una serie di CD con dentro in pratica tutte le informazioni richieste. Le voci difficili sono le ultime, ed è qui che serve il vostro aiuto».

Si fermò un secondo per vedere se Nick e Carol lo seguissero. «Tanto per accertarmi di aver capito» disse Nick, che camminava lentamente per il soggiorno con la lista in mano «tu, o meglio loro, vorrebbero che noi tornassimo al loro laboratorio, o veicolo, o quel che sia, con tutte queste informazioni più il piombo e l’oro?» Troy fece di sì con la testa. «Ma ventisei chili d’oro — che sono suppergiù un milione di dollari — dov’è che li troviamo? E a che gli servono, poi?»

Troy riconobbe di non aver una risposta a queste domande. «Ho però la sensazione, anche questa fondata su ciò che ritengo sia il contenuto del loro messaggio, che sarebbero agevolati nel loro compito anche da un soddisfacimento parziale delle loro richieste» aggiunse. «Direi dunque di fare il possibile, e sperare che basti.»

Scuotendo la testa, Nick restituì la lista a Carol dicendo: «Vuoi sapere una cosa? Una trama così intricata e bislacca, la mia fantasia non avrebbe saputo concepirla nemmeno nelle sue scorribande più audaci. L’intera faccenda^ così incredibile e strampalata, che esige di venir presa sul serio. È genio puro, insomma».

«Ciò significa che darete il vostro aiuto?» chiese Troy sorridendo.

«Non ho detto questo» rispose Nick. «Ho ancora un sacco di domande da fare e, va da sé, non posso parlare per Carol. Però, anche se tutta la cosa fosse una finzione, l’idea di recitare la parte del buon samaritano per una nave extraterrestre è assai allettante.»

Durante la mezz’ora seguente, Carol e Nick bersagliarono Troy di domande. Riguardo a Homer e Greta, Troy liquidò la cosa sbrigativamente, dichiarando di aver concordato, il giovedì sera, contro un prestito a breve, di tenerli al corrente di quanto succedeva a bordo della Florida Queen. Non — aggiunse — che egli intendesse dar loro informazioni sostanziali, però; e, del resto, trattandosi di imbroglioni, avevano solo quello che si meritavano. Questa spiegazione non soddisfece tuttavia del tutto Nick, il quale sentiva che quella era solo una parte della verità.

A dire il vero, anzi, più domande poneva, più gli sorgevano dubbi sulla versione data da Troy. Ma quali alternative mi si offrono?, pensava intanto fra sé. Il tappeto l’ho visto coi miei occhi. Se non è un ET, o quanto meno una creazione extraterrestre, allora è per forza un robot ultravanzato di fabbricazione nostra o russa. Mentre continuava a interrogare Troy, cominciò a costruire, con la sua agile mente, uno scenario alternativo: strampalato e improbabile fin che si voleva, ma tale da spiegare tutti gli eventi di quei tre giorni in maniera, a suo giudizio, almeno altrettanto ragionevole della bislacca storia di Troy circa il veicolo spaziale alieno.

Supponiamo che Troy e quello stronzo di Homer lavorino in qualche modo per i russi, e che tutta quanta la faccenda sia soltanto una raffinata copertura per un incontro volto allo scambio di informazioni illecite… Homer farebbe qualunque cosa per i soldi. Ma Troy, che motivo avrebbe? Il punto debole di questa sua spiegazione alternativa stava decisamente in questo vedere Troy coinvolto in un piano di vendita di segreti americani a un paese straniero. Già, ma, volendo, si poteva pensare che magari Troy avesse bisogno di un mucchio di denaro per pagare la massa di componenti elettroniche necessarie all’allestimento del suo videogioco…

Perché, col suo misero salario, non ha di certo potuto risparmiare granché, continuava a riflettere Nick. Supponiamo dunque che questi suoi CD contengano non le bislacche informazioni da lui elencate, ma dati militari segreti: in tal caso, l’oro potrebbe essere la sua ricompensa o quella di qualcun altro. Fece così numerose altre domande sull’oro, e Troy ammise di non capire molto bene che cosa loro gli dicessero, via braccialetto, circa i motivi per i quali abbisognavano di piombo e oro: borbottò solamente qualcosa circa la difficoltà di produrre questi due elementi per trasmutazione, ma senza aggiungere altro.