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Il cuore ancora in tumulto, lui mise qualche secondo ad acclimatarsi dopo quel sogno tanto vivido. «Credo di sì» rispose. Carol continuò a fissarlo. «Ma perché mi guardi così?» soggiunse.

«Be’» disse lei «sono stata io a svegliarti, perché parlavi. E mi è parso di udire un paio di volte il mio nome. Ma forse me lo sono immaginato. Scusa se te lo domando, ma tu, parli spesso nel sonno?»

«Non lo so» rispose Nick. Poi, dopo una risatina: «Nessuno me ne ha mai parlato prima».

«Nemmeno Monique?» disse Carol, gli occhi sempre nei suoi, osservandolo sforzarsi di decidere quale risposta darle. Stai spingendo di nuovo, le disse dentro una voce. Lasciagli fare le cose al suo ritmo.

Nick distolse lo sguardo. «Non abbiamo dormito insieme così tanto» rispose sommessamente. Poi, dopo una lunga pausa, e tornando a guardarla: «Inoltre, è stato dieci anni fa. Ero molto giovane, allora, e lei sposata a un altro».

Mentre dormivano, Troy aveva spento il faro del tendaletto, sicché ora l’unica luce sui loro visi era il riflesso della luna. Continuarono a guardarsi in silenzio. Nick le aveva detto poco di Monique, ma certo molto più di quanto non avesse mai detto ad altri, genitori compresi. Carol si rese conto di quanto dovesse essergli costato rispondere francamente alla sua domanda, e, tornando a stendersi sulla schiena, disse, allungando la mano nella sua:

«Così, eccoci qua, signor Williams. Due viaggiatori solitari nel mare della vita, ed entrambi con trent’anni passati. Molti nostri amici e coetanei si sono ormai sistemati in qualche casa suburbana con due bambini e il cane. Perché noi no? Cos’abbiamo di diverso?».

La luna stava accelerando la sua parabola discendente nel cielo, e all’orizzonte si vedevano sempre più stelle. Nick ebbe l’impressione di vederne una cadente. Non ci sarebbe modo di sfuggire ai sentimenti, pensò, anticipando la fine della conversazione, immaginando per un momento di star per avviare un rapporto con Carol. Lei non lo permetterebbe. E io saprei perlomeno, senz’ombra di dubbio, come siamo messi.

«Venerdì mattina, quando sono andato a casa sua,» rispose finalmente «Amanda Winchester mi ha detto che io vado in cerca di una donna immaginaria, perfetta al cento per cento. E che le semplici mortali risultano sempre al di sotto del mio ideale.» Alzò la testa a guardarla. «Ma, secondo me, è qualcos’altro. Secondo me, è probabile che non sia disposto a un impegno serio per paura di un rifiuto.»

Oddio, ho proprio detto così?, pensò, sconvolto, subito desiderando di non aver diviso con lei questo pensiero, e fortificandosi in attesa di una risposta impertinente o priva di tatto.

Ma la risposta non arrivò, perché Carol rimase quieta a riflettere. «Io ho un sistema protettivo diverso dal tuo» disse alla fine. «Vado sempre sul sicuro. Scelgo uomini che ammiro e rispetto, compagni d’intelletto se vuoi, per i quali non abbia passione. E, quando incontro un uomo che mi scatena bangio e campane, scappo nella direzione opposta.»

Perché ho paura, pensava intanto. Paura di amarlo tanto quanto ho amato mio padre. E non reggerei mai a un altro abbandono del genere.

Sentì la mano di Nick sulla guancia carezzarla teneramente. Alzò la sua a prenderla e a stringerla. Lui si tirò su sul fianco per poterla vedere meglio. Lei capì che lui aveva voglia di baciarla, e tornò a premergli la mano. Lentamente, esitando, lui abbassò la bocca sulla sua. Fu un bacio tenero, adorante, privo di forzatura come di scoperta passione: una sottile, abile domanda, che poteva significare l’inizio di una storia d’amore così come un semplice bacio fra due persone i cui sentieri si fossero incrociati per caso nella vita. E Carol udì suonare bangio e campane.

2

Winters stava sul ponte tutto solo, fumando in silenzio. Il motopeschereccio convertito non era grande, ma in compenso velocissimo, tanto che, sebbene avesse salpato solo dopo le quattro, aveva già quasi raggiunto la preda. Si stropicciò gli occhi con uno sbadiglio. Era stanco. Soffiò fumo verso l’oceano. A est, lungo l’orizzonte, si profilava un primissimo annuncio d’alba. A ovest, in direzione della luna, gli parve di avvistare la luce fioca di un’altra imbarcazione.

Questi giovani devono essere tutti matti, si disse, ripensando ai fatti della notte. Che accidenti gli ha preso di andarsene via? E hanno davvero spinto Todd giù da quella scala senza che lui se ne accorgesse? Quanto sarebbe stato più semplice se fossero rimasti fino al nostro ritorno…

Ricordò la faccia del tenente Ramirez quando questi era venuto a interrompere la sua conversazione telefonica con Betty. «Mi scusi, signor comandante» aveva detto Ramirez, col fiato mozzo. «Bisogna che venga subito. Il tenente Todd è ferito e i nostri prigionieri sono fuggiti!»

Dopo aver detto alla moglie di non sapere quando sarebbe rincasato, si era unito a lui nel breve tragitto di ritorno all’edificio annesso a quello dell’amministrazione. Camminando, aveva pensato a Tiffani, alla difficoltà che aveva trovato nello spiegare alla diciassettenne come lui non potesse piantar tutto per correre da lei alla festa. «Ma puoi sempre lavorare un altro giorno o un’altra notte, Vernon,» aveva detto lei «e questa è l’unica nostra possibilità di stare insieme.» Aveva già bevuto troppo champagne. Qualche minuto dopo, quando lui le aveva detto chiaro che quasi certamente non ce l’avrebbe fatta a raggiungerla alla festa e che, quindi, avrebbe probabilmente chiesto a Melvin e Marc di riaccompagnarla a casa, Tiffani si era mostrata petulante e incollerita. «E va bene, comandante,» aveva detto, smettendo di dargli del tu «allora immagino che la vedrò a teatro martedì sera.»

Poi aveva riattaccato, e lui si era sentito straziare il cuore. Oh, cazzo, ho rovinato tutto!, aveva pensato per un momento e, lì per lì, si era visto saltare in macchina, dimentico di Todd e di Ramirez e del missile Panther, e correre alla festa a prendere Tiffani tra le braccia. Ma non l’aveva fatto. Malgrado l’incredibile desiderio che provava, era stato incapace di strapparsi al dovere. Se è destino che sia, queste fiamme di passione torneranno ad ardere, aveva pensato a mo’ di consolazione. Ma la sua esperienza amorosa, per limitata che fosse, gli aveva detto subito che si sbagliava. In una storia d’amore, la tempestività è tutto, e alla perdita di ritmo in un momento decisivo, specie quello della passione vicina al culmine, non si rimedia più.

Ramirez aveva già chiamato il medico di servizio, che arrivò all’edificio subito dopo i due ufficiali. Mentre erano lì tutti insieme, Ramirez aveva insistito che doveva esserci stata aggressione, che Todd non avrebbe potuto andare a sbattere così forte se non fosse stato spinto e gettato giù dalla scala di cemento. Durante la visita medica, il tenente aveva cominciato a dar segni di vita. «Ha una brutta commozione cerebrale» aveva detto il medico dopo avergli esaminato gli occhi. «Ma si rimetterà, probabilmente, anche se domattina avrà un tremendo mal di testa. Per adesso, portiamolo in infermeria in modo da cucirgli la ferita alla testa.»

Per Winters, la spiegazione di Ramirez non aveva senso. Mentre aspettava paziente in una camera attigua che medici e infermiere suturassero la testa del tenente, si era sforzato di immaginare per quale motivo il terzetto avrebbe dovuto assalire Todd per poi fuggire. Quella Dawson è intelligente e famosa. Perché fare una cosa del genere? Che il terzetto fosse magari coinvolto in qualche grosso scambio di droga? Questo spiegherebbe l’oro. Ma Todd e Ramirez, di droghe, non hanno trovato la minima traccia. E allora, che diavolo sta succedendo?

Durante la ricucitura, il tenente Todd era stato tenuto sveglio e aveva ricevuto solo un’anestesia locale tanto per lenire il dolore. Ma, nel rispondere alle semplici domande del medico, aveva dimostrato scarsa lucidità. «Con le commozioni cerebrali, succede, a volte» aveva spiegato più tardi l’ufficiale medico. «E può darsi che ci metta un paio di giorni a recuperare la coerenza.»