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— Dopo essere rientrato sulla Terra abbandonò la NASA e iniziò a lavorare come agente di Gea. Tutto alla luce del sole, però svolgeva anche attività clandestine. Credo che il suo parassita fosse come quello di Gene, ma non ne sono certa. Inutile che mi chiedi di Aprile o Agosto. Ignoro completamente che cosa ne abbia fatto Gea.

— Però sono tante le cose che sai, non è vero? Adesso potresti rivelarmi qualcosaltro?

— Sapìvo io, ah, che ciavìo quissù — se ne uscì Gene all'improvviso. Tutti si volsero a guardarlo.

— Gni piacìa 'r pescio — proseguì, gesticolando verso il secchio. — Lu' gni s'arvestìa le belle trippe cor pescio, a lu'. M'a me mica m'arimanìa guasi gnente der magna' — si lamentò battendosi col pugno sul petto macilento. — Io però ciò sapìo che lu' stav'accassù. A pisciamme 'nta capoccia, lu' — concluse Gene sottolineando il concetto con la sua risatina gloglottante.

— Ma tu lo sai, Gene, chi te ce l'aveva messo? — domandò Gaby.

— Gea.

— E che ne pensi?

— Vor di' ch'avìa a fallo. — Richiocciolò, scotendo la testa. — Però ce so' stato nu poc'a pensa', caggiù. Nu poc'a pensa', essì.

Gaby parlò a Cirocco come se Gene non fosse in grado di ascoltare. E forse era proprio così.

— La parlata villereccia è un regalino d'addio escogitato da Gea. Ricordi la questione delle analogie cinematografiche di cui ti ho parlato? Ecco, lei voleva tirarne fuori un caratterista, un comico, una spalla brillante… roba del genere. Umorismo popolaresco e rozzo, insomma.

— Che idea simpatica… — fremette Conal.

— Sì, da morire dal ridere — convenne Gaby. — Gea è sempre stata divertente più o meno quanto un cancro al retto.

— Me so' cecato da 'n occhia — affermò Gene con la solita risatina. — Ce stav'a pensa' forte, io. Forte da schianta'. E chell'occhia m'ha schioppato fora, pàh! Nu male bùggero che 'n ve dico. Me ciaprovai pur'a rinfilalla. — Ridacchiò ancora. — Gomunque ma ricresce, eh. Vassemp'a finì cusì. Confa vorta che m'arsegai 'na mana, p'aprova' de smette de pensa', eppoi m'ha rispuntata pura chella. — Parve restare qualche istante a meditarci, e poi — Fa male, pensa' — concluse.

— Pensato a qualcosa, Gene? — domandò Gaby.

Lui la sbirciò col suo unico occhio.

— E ce credo — rispose, dopo un attimo d'esitazione. — Pensa' che quarcos'avìa fa'. Che quarchedun'avìa… avìa da caccialle 'r lume da l'occhie, ecco che! — proclamò, rivolgendo loro uno sguardo provocatorio.

— Un modo potrebbe anch'esserci, Gene — disse Gaby.

L'unico occhio gli si ridusse a una fessura dardeggiante sospetto.

— Nu' baggiana' 'r vecchio Gene, Gaby. — Prese un'aria che pareva d'imbarazzo, ridacchiò, fece spallucce, e la guardò come l'avrebbe guardata un cane che si fosse accorto d'avere sporcato dove non doveva.

— Ma te si' Ggaby daperdaéro? Ciavìa 'na voglia de venitt'a trova', sa'? Pe' dditte che… diobòno, ca me dispiacìa daperdaéro d'ave'… -Fece una faccia ancor più imbarazzata. — …d'avett'amazzato.

— Ormai è acqua passata, Gene — disse Gaby.

La risata di Gene risonò aperta e spontanea forse per la prima volta.

— Acqua passata? Chest'è bbona. Bisogna da di' che… — Volse attorno, nell'oscurità, uno sguardo confuso. Poi, faticosamente, parve avere riafferrato l'esile filo che lo univa al presente.

— Qualcosa forse c'è, che tu puoi fare — disse Gaby. — A Gea.

— A Gea?

— Ma sarà pericoloso. Voglio essere sincera, con te. Potresti anche lasciarci la pelle.

Gene la osservò con grande attenzione. Cirocco si domandò se avesse davvero compreso. Poi vide una lacrima scendergli lungo la guancia scarna e butterata.

— Vo' di'… che poderìa smette de pensa'?…

QUINDICI

Gaby li condusse giù nella tana di Oceano ricorrendo allo stesso genere di obnubilante teletrasporto usato nel sogno precedente. Quando Cirocco si riebbe dal leggero stato confusionale si guardò attorno, ed ebbe la netta impressione di essere già stata in quel luogo.

Ma non era così. Esisteva solo una notevole somiglianza col sepolcro di Dione. E l'unica, sostanziale differenza, consisteva in un gran tubo verdognolo, scaturente dalle rovine del cervello che un tempo era stato Oceano e proiettato in verticale a scomparire nelle tenebre sovrastanti. Prima che il tubo raggiungesse il livello del pavimento si divideva in due parti, dirette una ad est e una ad ovest. Cirocco cercò di ricatturare l'immagine che quella scena le suggeriva, e alla fine ci riuscì. Modesti appartamenti in vecchie case popolari, lampadine nude a penzoloni dai soffitti, con le prolunghe per arrivare al tostapane e al televisore.

Il fossato, profondo, era completamente asciutto. Da lungo tempo, ormai, la vita aveva abbandonato quel luogo. Cirocco si rivolse a Gaby.

— Che cosa è accaduto, quaggiù?

— Forse non lo sapremo mai con precisione. È una conoscenza che in parte risiede ancora nella mente di Gea, e in parte è andata perduta per sempre. Accadde migliaia di anni orsono, come lei stessa ci ha raccontato. Solo che i cervelli non sono mai stati entità separate. Io credo che Oceano… morì, semplicemente. E Gea non riuscì a rassegnarsi. L'analogia in termini umani può essere spinta fino a un certo punto, dopo di che diventa insufficiente. Ma non ho altro modo per cercare di farti capire. Gea si sentì tradita. Rifiutò di credere in qualcosa di così assurdo come la morte di Oceano. Avvenne dunque che la sua mente subì una scissione, lei creò quaggiù questo nervo, con un troncone collegato al cervello d'Iperione e l'altro a quello di Mnemosine, e… divenne Oceano. E questa parte di lei era un'autentica carogna. Si verificò, in effetti, un qualche genere di scontro fisico, ma non certo drammatico e apocalittico come ce lo descrisse lei. In fondo era sempre e comunque Gea che discuteva con se stessa. E quando parli ad uno qualunque dei cervelli regionali, ti rivolgi né più né meno che ad un frammento della personalità di Gea. E anche adesso continua a scindersi. Lei ha… non posso rivelarti ogni cosa, ancora, ma devi sapere che Gea ha elaborato un… sistema per fare andare avanti le cose. Quella donna di quindici metri contro la quale ti appresti a combattere fa parte del sistema. Anche tu ne fai parte. E io pure, sebbene nel mio caso sia successo accidentalmente. Altro non posso dirti. Poi Gaby si rivolse a Gene.

— Se ti chiedo di fare certe cose, le farai? Te ne ricorderai? Se saprai che queste cose faranno male a Gea?…

L'occhio di Gene sfavillò.

— Oh, sì! Gene se n'arricorda. Gene glie farà male, a Gea.

Gaby sospirò.

— Allora anche l'ultima tessera è al suo posto.

Gaby li lasciò ai margini del campo, all'interno comunque del perimetro di guardia, in modo che non si creassero malintesi. Presero a camminare in direzione della luce.

Conal incespicò. Cirocco si protese a sorreggerlo, e si accorse che stava piangendo. Esitò qualche istante, pensando a quale potesse essere il modo migliore per aiutarlo, poi lo abbracciò. Lui continuò un poco a piangere a dirotto, poi rapidamente si ricompose, distaccandosi imbarazzato dall'abbraccio di Cirocco.

— Ti senti meglio?

— Grazie. È solo che m'è tornato in mente… quello ch'ero venuto a combinare quassù… a te.

— Non fare lo sciocco. Mica è stata colpa tua. Nemmeno io le sapevo molte delle cose che abbiamo sentito poco fa.

— Poveretto. Povero disgraziato figlio di puttana.

— Quando ti sveglierai ti sentirai meglio.

Lui le rivolse un'occhiata strana, quindi le strinse forte la mano, e si allontanò verso la sua tenda.

Anche Cirocco si diresse verso la sua. Le sentinelle le intimarono l'altolà, poi la riconobbero e la salutarono. Non parvero trovare nulla di strano nel fatto che lei fosse riuscita a sgattaiolare fuori della tenda eludendo la loro sorveglianza.

Chissà come ci resterebbero, se dessero un'occhiata dentro, pensò Cirocco. Sospirò, e sollevò il lembo che chiudeva l'ingresso, preparandosi ad affrontare un rituale che aveva già compiuto due volte, ma che ancora la faceva sentire a disagio.

La cuccetta era vuota. Nessun'altra Cirocco la occupava.

Rimase qualche tempo ferma lì in piedi a rifletterci, poi si sedette sulla branda, e ci pensò ancora un po'. Alla fine decise che non aveva senso cercare di svegliarsi, visto che non stava dormendo.

Diede uno sguardo all'orologio, vide che si avvicinava l'ora della partenza, e senz'altro indugio lasciò di nuovo la tenda per andare ad impartire le necessarie disposizioni.