Ma Gea aveva voluto una guerra, e bisognava almeno darle l'illusione che guerra fosse. Era indispensabile distrarre la sua attenzione, e con meno di un esercito non sarebbe stato possibile.
— Prima di venire agli ordini del giorno, desidero che prestiate orecchio al mio illuminato parere circa la situazione che dovrete affrontare se verrò uccisa. Poi ne farete quel che vi parrà più opportuno. Il mio primo e fondamentale suggerimento è il seguente: ritiratevi.
Attese commenti, ma non ve ne furono.
— Potreste riuscire ad aprire una breccia nel muro, ne sono certa. E una volta dentro, rispetto alle forze messe in campo da Gea sareste superiori in tutto, tranne che nel numero. Subireste gravi perdite… e finireste per essere sconfitti. Se Gea decidesse d'inseguirvi, sarebbe un incubo quale mai avete immaginato. La sua furia si abbatterebbe sulle vostre truppe. Gea non dorme mai. Gea non si stanca mai. All'inizio riuscirebbe forse ad ucciderne pochi, dei vostri uomini, ma la fatica e la disperazione s'impadronirebbero rapidamente dei superstiti, e Gea proseguirebbe inarrestabile nella sua opera di sterminio con sempre maggiore efficacia. Potrebbe arrivare a distruggere anche un'intera Legione al giorno, e in breve tempo sareste spazzati via completamente. Ed è per questo che, se muoio, dovreste cominciare a ritirarvi immediatamente. Una volta giunti in Oceano sareste al sicuro, per qualche tempo, poiché non credo che lei porrà piede in quella regione.
Si accorse di essere riuscita a spaventarne almeno due, dei suoi Generali. Quanto a Park, si era limitato a stringere le palpebre, e Cirocco non riusciva a immaginare quali pensieri potessero agitarsi dietro quella maschera di tesa concentrazione.
— Se sopravvive… — incominciò Park. I suoi occhi si ridussero a due fessure ancora più sottili. — Finirà per arrivare a Bellinzona.
— Credo che sarebbe inevitabile.
— E in tal caso che dovremmo fare? — domandò Shalom.
Cirocco si strinse nelle spalle.
— Non ne ho la più pallida idea. Magari potreste anche riuscire a mettere insieme in frett'e furia un'arma capace di distruggerla. Me lo auguro per voi. — Brandì un pollice in direzione delle invisibili mura di Pandemonio. — Ma forse la miglior linea di condotta che potreste adottare consisterebbe nel sottomettervi a lei come quei poveri disgraziati là dentro. Prostrarvi davanti a Gea e dirle quant'è grande e magnifica e quanto v'è piaciuta la sua ultima pellicola. Andare a vedere i suoi film tre volte al giorno come schiavi obbedienti e ringraziare d'esser vivi. Insomma, non ve lo so proprio dire se sia meglio morire in piedi o vivere in ginocchio.
— Io, personalmente, preferirei morire — dichiarò Park in tono pacato. — Ma questo è un argomento del tutto secondario. Apprezzo senza riserve la tua disamina di tali ipotetiche circostanze. Ma adesso potresti dirci, per favore, che cosa facciamo oggi?
Guarda un po' come si ringalluzzisce uno con quella stelletta in più…, pensò Cirocco. Si chinò in avanti, poggiando i gomiti sul tavolo e cercando di atteggiarsi alla massima serietà. Si sentiva come un imbonitore da piazza sul punto di lanciarsi nei suoi sproloqui.
— Nessuno di voi ha mai sentito parlare di una cosa chiamata corrida?
DICIOTTO
Scendendo giù per la scaletta a pioli Chris abbandonò la sommità del muro. Si era trattenuto lassù in cima per diversi riv, in un punto subito ad ovest dell'Ingresso Universal, ad osservare in distanza le truppe di Cirocco.
Inizialmente era rimasto impressionato. Gli era parso un sacco di gente. Tramite un telescopio montato s'una torretta di osservazione era riuscito a distinguere la forma e le dimensioni dei carri, il genere d'uniformi indossato dai soldati, e il modo rapido ed efficiente in cui tutti si movevano.
Più a lungo guardava, però, e meno sicuro si sentiva. Fece quindi del suo meglio per giungere ad una stima di quanti soldati ci fossero davvero là fuori. Rifece i conti più e più volte, ed anche il numero massimo che gliene risultò era inferiore alle sue aspettative. Anche i titanidi erano meno di quanto avesse sperato.
Chris non era rimasto completamente ozioso. Mentre le notizie sull'approssimarsi di un esercito correvano rapidissime di bocca in bocca suscitando fermento tra gli abitanti di Pandemonio, egli se n'era andato in giro per vedere un po' di valutare le forze nemiche. Aveva cercato di farlo senza dare troppo nell'occhio… anche se dubitava che a Gea gliene importasse davvero qualcosa. In effetti la padrona di casa non faceva alcun tentativo di nascondere a Chris, o a chiunque altro, le attività che si svolgevano a Pandemonio. Anzi, spesso si vantava apertamente di possedere centomila combattenti.
Chris era giunto alla conclusione che si trattava della verità… ma una verità ingannevole. All'interno delle mura viveva davvero tutta quella gente, e tutti avrebbero combattuto. Ma Chris dava per scontato che l'esercito di Cirocco sapesse combattere sul serio, mentre le truppe di Gea gli davano l'impressione di essere state addestrate unicamente ad aspettare che le cineprese fossero pronte, a dipingersi in faccia espressioni bellicose durante gli assalti, ad urlare, e ad assumere atteggiamenti d'intrepida risolutezza.
C'erano, comunque, alcune cose che avrebbe desiderato poter riferire a Cirocco. Una spia non serve a granché, se non è capace di far uscire le informazioni dal paese avversario. Questa riflessione gli fece venir voglia di una birra…
Scosse la testa con violenza. Era assolutamente deciso a rimanere sobrio finché la battaglia non fosse terminata. Se si fosse presentata l'occasione propizia, doveva farsi trovare pronto… Ma l'avrebbe riconosciuta, all'occorrenza? Di troppe cose era all'oscuro. Il che gli fece venir voglia di una birra…
Maledetta sete.
Ecco che arriva Gea camminando a grandi passi lungo il muro. Se n'era andata contornando a più riprese il vallo, verificando lo schieramento delle truppe, ordinando spostamenti di unità a destra e a manca, ammazzando di fatica i suoi uomini ancor prima che il combattimento avesse inizio.
— Ehi, Chris! — lo chiamò. Lui si voltò a guardarla a naso in su. Gea fece un ampio gesto in direzione nord, verso la zona dove l'esercito di Cirocco si stava radunando. — Allora, che ne dici? Davvero graziosi, non trovi?
— Ti faranno un culo così, Gea — le vaticinò Chris.
Torcendosi dal gran ridere, lei scavalcò il globo della Universal e proseguì il suo giro. Chris si era accorto di star sempre più assumendo il ruolo di un giullare di corte, comica figura cui era consentito profferire impunemente ingiurie sanguinose. Ma tale facoltà non migliorava in nulla il suo stato d'animo, e ormai non riusciva quasi più nemmeno a divertirlo.
Diavolo, se almeno ci fosse stato il modo di passare due parole a Cirocco…
Bisognava dirglielo, che Gea disponeva di cannoni.
Ma forse lo sapeva già, e lui si preoccupava inutilmente. E poi non erano neppure granché, come cannoni. Chris aveva assistito alle prove di tiro… da distanza di sicurezza, dopo che uno dei primi modelli era scoppiato ammazzando sedici persone.
Come portata ne avevano poca, e anche la precisione lasciava alquanto a desiderare. Ma i Fabbri Ferrai se n'erano usciti di recente con un nuovo tipo di proiettili esplosivi, capaci di sparpagliare violentemente migliaia di chiodi in un ampio raggio. Sarebbero stati un vero probiema, se Cirocco avesse deciso di prendere d'assalto la muraglia.
Poi c'erano i calderoni pieni d'olio bollente, ma quelli, di sicuro, Cirocco se li aspettava. Così come senza dubbio sapeva che Gea avrebbe schierato gruppi di arcieri…
Altra brutta notizia: Gea disponeva di fucili. Temperata da una notizia decisamente migliore: in giro ce n'erano ancora pochi, e si trattava di primitive armi a pietra focaia che a ricaricarle ci voleva un'eternità, senza contare che ti scoppiavano sul muso anche più spesso dei cannoni. I fortunati detentori avevano una fifa birbona a sparare con quelle trappole diaboliche.