Выбрать главу

Tenendo ben chiaro in mente tutto ciò, Cirocco fe' cenno agli operatori di togliersi di mezzo, mosse avanti di qualche passo, incrociò le braccia sul petto, ed evocò Nasu.

Sotto Gea il terreno s'inarcò repentinamente. Lei barcollò, indietreggiando di qualche metro e agitando le braccia, poi si volse, e impietrita dallo sbalordimento guardò la sua via Maestra a Ventiquattro Carati letteralmente esplodere.

Fu un'esplosione che si sviluppò come un'onda di marea, sfrecciando in catastrofico rigonfiamento da un punto a metà strada con Tara fino al punto posto esattamente sotto i suoi piedi. Mattoni d'oro massiccio e zolle di terra schizzarono in ogni direzione… e un'ansa gigantesca d'ignota natura scaturì ad avvinghiarlesi attorno a una caviglia.

Venne scaraventata al suolo, e si trovò a guardare in su con occhi sbarrati mentre Nasu, biancoperlacea nella sua veste di squame, s'impennava trecento metri sopra di lei.

Monty Anaconda, pensò Gea, e prese a ruzzolare inarrestabilmente.

Chris e Adam osservavano la scena dal terrazzo di Tara.

— King Kong! — strillò Adam.

Chris gli rivolse un'occhiata inquieta. Sembrava che il Bambino ci si divertisse proprio come a guardare un film…

Il serpente avvolse fulmineo le sue immense spire attorno a Gea. E Gea rotolava. Rotolò così selvaggiamente e così rapidamente che giunse a demolire tre teatri di posa, prima di riuscire a rimettersi in piedi. Nel rotolare spiaccicò centinaia di comparse. Quelli che la videro rialzarsi, a stento credettero ai propri occhi. Di lei erano rimasti visibili soltanto i piedi e parte di una gamba.

Poi un braccio ce la fece a liberarsi.

Si udì il rumore di ossa che si stritolavano. Nessuno pensò che a frantumarsi fosse il serpente. Incombendo alto su di lei, il cacciatore fissava impassibile la sua vittima. Molto tempo era trascorso, dall'ultima volta che aveva attaccato una preda altrettanto soddisfacente. Che noia, i Bitorzoloni. Nemmeno scappavano.

Poi fu libero anche l'altro braccio. Le mani si protesero brancolanti, trovarono una spira, e incominciarono a tirarla.

I serpenti sono completamente privi di mimica facciale. Tutto quello che possono fare è spalancare le fauci, battere le palpebre, e saettare la lingua. Nasu cominciò a sbatacchiare la coda.

Gea, ancora accecata, si mosse barcollando verso la muraglia. La urtò, sembrò pensare che era una buona idea, e indietreggiò per andarci a sbattere di nuovo. I tre metri di vetta crollarono. Ancóra un urto.

Qualche spira di Nasu si allentò. Adesso si vedeva la parte superiore del cranio di Gea. Altri suoni di sgretolamento. Le ossa di Gea, nello spezzarsi, avevano fatto il rumore di sequoie che si schiantino rasoterra. Le ossa di Nasu, più flessibili, schioccavano invece come assicelle cinque per dieci.

Le mani di Gea cominciarono ad annaspare in cerca della testa del serpente. Nasu scattò, guizzò, e strinse ancora più forte. Un'intera foresta di sequoie si abbatté sotto la terribile pressione.

Adesso Gea s'era portata in cima alla muraglia, e strappava da sé l'anguiforme viluppo dieci metri alla volta. Gli ammassi squamosi che disvelleva dal proprio corpo, piombavano inerti.

Nasu disserrò la bocca. Ormai non poteva far altro.

Gea cadde di schianto all'indietro, il globo dell'Universal venne sbatacchiato giù dal suo supporto rotante e se ne andò rotolando lungo la muraglia. Con un altro titanico sforzo lei si rimise in piedi… e giunse infine ad afferrare la testa del serpente. Prese a divaricarne le mascelle, e continuò con furia inarrestabile finché…

La testa di Nasu si squarciò. Allora Gea la martellò ripetutamente contro la parete pietrosa fino a ridurla a un'informe poltiglia. Ristette, stordita e senza fiato, con in mano la testa del serpente morto. Quindi la scagliò, seguita da un centinaio di metri di spire, al di là della cinta, ove cadde entro il fossato. Conversero a frotte gli squali, dando inizio immediatamente ad un frenetico banchetto.

Gea era… fiaccata. Nemmeno una delle sue articolazioni pareva indenne. La testa aveva l'aspetto di un cocomero schiacciato, la schiena si arcuava in una serie di curve spaventose simili ai tornanti di una strada alpina.

Poi cominciò a contorcersi. Tirò un braccio su di scatto, e qualcosa tornò schioccando al suo posto. Dimenò i fianchi, suscitando un altro fragoroso scricchiolìo. Si premette in faccia con le palme delle mani, risistemando le ossa nelle sedi più opportune. E così, grado a grado, si rimise tutta quanta in sesto, finché non tornò, integra e immacolata, a giganteggiare sulla muraglia, lanciando sguardi furibondi alla volta di Cirocco che a braccia conserte ancóra attendeva, immobile ed impassibile.

— Razza di merdoso scherzo carognone, sfranta cagna pidocchiosa del tuddìo! — le berciò. Dopodiché saltò giù dentro il vallo sbraitando ordini ai custodi dell'Ingresso.

— Aprite questa porta! Abbassate il ponte! Vado fuori a prenderla!

Uno dei suoi consiglieri militari s'azzardò ad accennare mezza sillaba. Ne rimediò un calcione che spedì il suo cadavere sfracassato ad atterrare dieci miglia più in là, in pieno territorio Warner. L'addetto ai marchingegni, nel frattempo, smanovellava già freneticamente per spalancare il varco.

Gea pose piede sul ponte levatoio non appena quello incominciò ad abbassarsi. Sotto il suo peso la carrucola si mise a girare tanto in fretta che il cavo fumò e prese fuoco. Poi la Grandèa percorse a grandi passi il ponte immettendosi nella via d'accesso al settore Universal. Era fuori del cerchio magico.

VENTI

Chris andò pescando dentro il frigorifero che troneggiava accanto alla sua poltrona — Gea era stata davvero gentile a fornirgli tutti i frigoriferi e tutte le birre che gli necessitavano: ovunque lui si trovasse, gli bastavano pochi passi per metter le grinfie s'una birra ghiacciata — tirò fuori una bottiglia e la stappò. Il combattimento col ciclopico serpente era stato terrificante, all'inizio. Però, man mano che andava avanti, aveva finito per somigliare sempre più a certe scene tipiche delle centinaia di film di mostri che s'era dovuto sorbire da un anno a questa parte. Inverosimile. Preordinata. Si sapeva già che sarebbe stata la donna ad ammazzare il serpente, e infatti così era andata.

La birra stava incominciando a mandargli in giro per la testa un piacevole brusìo. Adam sedeva in silenzio sul pavimento e continuava a guardar fuori, incantato, attraverso le colonnine del balcone. Un film come quello non l'aveva davvero visto mai! Ogni tanto saltava su e correva al telescopio per osservare meglio.

Chris non s'era mai sentito tanto derelitto. Ma gli ordini di Cirocco erano stati assolutamente espliciti. Doveva rimanersene tranquillo e tener duro finché lei non fosse tornata a liberarli. E va bene, adesso Cirocco era laggiù, nient'altro che una macchiolina scura alla testa di un esercito di dubbia utilità. E lui che avrebbe dovuto fare, uscirsene tranquillamente dall'Ingresso Universal eludendo la sorveglianza di Gea mentr'era impegnata a darsele col serpente? Non pareva una scelta molto sensata, e Chris non aveva sentito alcuna voglia di provarci.

"Qualcuno verrà a cercarti" gli aveva detto Cirocco.

Magari fosse venuto davvero qualcuno…

Gaby gli batté gentilmente sulla spalla.

Chris lasciò cadere la bottiglia di birra, che andò a frantumarsi sul marmo del terrazzo. Tutto quello spicinìo suscitò l'ilarità di Adam, a cui tornò in mente la scena di un film coi Tre Stooges.

— Chris, sei in te? — gli domandò fissandolo con occhio clinico.

— Quanto basta.

— Allora ascolta bene quel che devi fare.