Выбрать главу

Tutt'intorno a lei, il suo esercito. In pugno spade sguainate, negli archi frecce incoccate, ma nessuno da colpire, niente a cui tirare. Stettero tutti a guardare, inorriditi e ammutoliti, mentre Gea si dibatteva guadando il fossato, senza smettere un istante di berciare a pieni polmoni.

Non fu certo la muraglia a fermarla. Piegandosi s'un fianco, con una sola devastante spallata si aprì un varco attraverso il massiccio baluardo. Poi sfrecciò tra le fiamme che continuavano a divorare edifici e attrezzature dello studio Universal. Quindi percorse strepitando le sconquassate rovine della Strada Maestra a Ventiquattro Carati.

Alla fine raggiunse il cavo.

Un balzo, e le sue dita guizzarono a piantarsi nell'incredibilmente solido materiale di un trèfolo. Agile come una scimmia, Gea prese ad arrampicarsi.

Si ipotizzò, in séguito, che l'ormai vacillante Grandèa avesse voluto scegliere la via più rapida per giungere al mozzo.

C'era Gaby, lassù, e stava assumendo il controllo, ed era indispensabile che l'incarnazione Gea/Monroe, ora ospitante oltre il novanta per cento dell'entità chiamata Gea, si portasse d'urgenza in quel luogo per dare il via a immediate trattative.

Gea sculettava già a cinquecento metri d'altezza allorché il trèfolo si spezzò rasoterra.

Scattò verso l'alto, inarrestabile e fulmineo come una trappola per topi. Incalcolabili tonnellate di trèfolo s'arricciolarono sferzanti ad annientare l'arrancante apogèa schiacciandola contro l'impenetrabile massa del cavo.

— Tenetevi forte! — gridò Cirocco. — State giù, e tenetevi forte!

Sotto di loro il terreno cedette di schianto, sprofondando di trenta metri.

VENTITRÉ

Mentre tali eventi avevano luogo a livello del suolo, un dramma assai meno apocalittico ma di gran lunga più importante si consumava lontano lassù, nella superna regione nota come Linea Rossa.

L'entità conosciuta col nome di Gea esisteva disseminata, frazionata in una plètora di separati concomitanti nuclei di consapevolezza/volontà. L'entità conosciuta come Gaby attendeva mimetizzata sullo sfondo, in posizione difensiva. Una dopo l'altra, terribili esplosioni devastarono i capisaldi della cerebrorete geana. L'ultima esplosione recise l'importante ganglio nervoso diramantesi dalla tomba di Oceano. E Gaby proruppe dal proprio nascondiglio.

Non v'è modo di spiegare ad un umano, o a un titanide, o ad un aerostato, o a qualsivoglia creatura i cui sensi permangano obnubilati dalla percezione del tempo, che cosa accadde.

Il risultato finale fu semplice, peraltro. La mente di Gea venne distrutta. La mente di Gaby Plauget da New Orleans, Louisiana, si propagò incontrastata attraverso lo spazio non-einsteiniano della Linea Rossa.

VENTIQUATTRO

Attesero che Valiha, Chris e Adam si unissero a loro. Attesero, mentre centinaia di comparse confinate a Pandemonio li assalivano con spade di legno, di cartone… e, ogni tanto, anche d'acciaio.

— È roba finta! — gridò Nova a Virginale.

— Lo vedo! — le urlò Virginale di rimando. — Non tutta, però!

Fu una cosa orribile. Per quanto ci si sforzasse, era difficile distinguere le armi vere da quelle simulate. E la gente di Pandemonio pareva non conoscere la differenza.

Si ritirarono rapidamente attraverso l'Ingresso Fox. Chris era ferito in modo serio. Valiha aveva un taglio profondo alla zampa posteriore sinistra. Robin riusciva a rimanere in groppa solo con l'aiuto di Serpentone, lui stesso colpito in più punti.

Conal provava un senso di assoluto distacco. Sparava alla gente che lo assaliva, ma non gli sembrava neppure che si trattasse di persone in carne ed ossa.

Appena fuori della cerchia fortificata puntarono difilato verso la foresta, tallonati dalle orde di Pandemonio.

Si fermarono, si volsero a guardare, e videro la Fanfara giungere con perfetto tempismo e incominciare a trucidare i nemici a centinaia.

— Fermi! — gridarono. — Aspettate! Basta! Non sono armati!

Un poco alla volta, mentre espressioni d'attonito orrore si andavano dipingendo sui loro volti, i trecento titanidi moderarono il proprio impeto, si resero conto della situazione, interruppero la strage. Le truppe di Pandemonio vagavano attorno senza meta. Gran parte di quei soldati, a quanto pareva, dovevano essersi riversati fuori al solo scopo di scampare a ciò che avevano pensato fosse un attacco proveniente dall'interno stesso delle mura.

A Conal tornò in mente come li aveva visti correre. Gente inerme, smarrita, che fuggiva precipitosamente sperando di mettersi in salvo al di là di quel varco.

Saltò giù dalla schiena di Rocky e cadde in ginocchio. Rimase lì, stordito e vacillante, combattendo la nausea che minacciava di sommergerlo da un momento all'altro. Sentì un braccio amico posarglisi delicatamente sulle spalle, e si volse per stringerla forte a sé.

Ma era Nova, non Robin, anche lei col volto inondato di lacrime. L'abbracciò, poi corsero entrambi incontro a Robin.

Ebbero appena il tempo di sincerarsi che nessuno aveva subito ferite particolarmente preoccupanti — sebbene più o meno sanguinassero tutti — quando la terra sprofondò sotto di loro.

La grande ruota di Gea continuò a vibrare per venti riv.

I peggiori furono i primi tre o quattro. Durante il catastrofico susseguirsi di scosse iniziali, immediatamente seguite al cedimento del trèfolo, morì molta gente soprattutto a Pandemonio, dove gran parte degli edifici furono rasi al suolo. La violenza dell'impatto provocò un certo numero di feriti gravi anche nell'esercito di Cirocco.

Sotto la sollecitazione della quarta onda di risonanza si spezzò un trèfolo in Teti, e i tre scossoni successivi furono brutti, ma non sconvolgenti come quelli della prima serie.

Alla fine, il mondo s'acquietò. L'intera circonferenza, lungo il bordo, rimase satura per molti chiloriv di particelle di polvere in sospensione, ma la grande ruota aveva trovato un nuovo equilibrio. In alcuni tratti il corso dell'Ofione divenne un po' più rapido, e in altri un po' più lento. Certi laghi s'ingrandirono, certi altri si rimpicciolirono.

Due zone paludose invasero alcune migliaia di ettari, e il deserto di Teti — che, a differenza di Mnemosine, deserto era sempre stato — avanzò di alcuni metri lungo l'intero suo confine.

Per un poco Rocky fu molto occupato dietro le ferite grandi e piccole che s'era buscate la banda dei sette… salita a nove col recupero di Chris e Adam. Non si trattava, in nessun caso, di lesioni particolarmente gravi.

La Fanfara rastrellò duemila prigionieri. Era prevedibile che, dopo un breve assedio, quelli che ancora resistevano asserragliati in Pandemonio si sarebbero arresi per fame.

Sembrava che il piccolo Adam, conservatosi perfettamente incolume, si fosse divertito un mondo a tutta quella baraonda. Per lui era stato proprio come nei film, e un pochettino gli era parso anche di volare… e adesso non vedeva l'ora di godersi il séguito di quella storia emozionante.

Alla testa del suo esercito festante, Cirocco guardava i disgustosi rimasugli della cosa ch'era stata Gea colare lentamente giù per il fianco del cavo.

Lei soltanto, fra tutti, comprendeva perché il cavo fosse riuscito a ucciderla, dopo che Nasu e Finefischio avevano fallito… e si rendeva conto che alcune domande rimanevano ancora senza risposta.

Sentì provenire, da dentro lo zaino, un uggiolìo lamentoso. Lo aprì, e ne estrasse il barattolo che imprigionava Spione.

Il piccolo dèmone stava morendo. Cirocco lo scrollò fuori del recipiente facendoselo cadere nel cavo della mano.

— Potrei avere un goccettino? — le domandò Spione, con voce rotta da un ànsito greve. Cirocco prese la bottiglia. Non perse tempo col contagocce. Versò una dose generosa direttamente sul corpo di Spione, che lappò goloso inghiottendo parecchie sorsate.