Cirocco non le staccava gli occhi di dosso. Gaby fu costretta nuovamente a distogliere lo sguardo. Poi si protese ad afferrarle una mano, e gliela strinse forte.
— Vedi, Rocky? Mi senti. Sono vera. Ho un corpo. Questo corpo è completamente umano. E io sono viva in esso, proprio come tu sei viva nel tuo.
Anche stavolta Cirocco esitò a lungo. Poi sollevò l'altra mano a strofinarsi la fronte.
— Sì, Gaby… però non mi hai ancora detto che cosa sei.
Gaby le abbandonò la mano, ritraendosi indietro sulla sedia.
— Sono quello che avresti dovuto essere tu. Il successore di Gea. Ma questo lo sapevi già, non è vero?
Lentamente, Cirocco annuì.
— Gea… — Gaby diede un'occhiata attorno per la stanza, lasciandosi andare a una risata amara. — Gea!… Che razza di baggianata! Quando l'incontrammo la prima volta era già completamente pazza. Il nome l'aveva preso dalla mitologia greca. E le sue idee migliori le andava tutte a pescare in quei porcai di film. Chissà qual era, il suo nome vero. Un giorno, molto tempo fa, capitò anche lei da queste parti. Non era un essere umano. E non credo che all'interno della ruota esista più alcuna traccia della sua razza. La creatura installata allora sul seggio del comando le parlò. Le disse che aveva bisogno di una Maga. A Gea l'idea non dispiacque, e per un migliaio d'anni ricoprì degnamente quel ruolo. Poi, quando il suo predecessore diede segno d'essere giunto allo stremo, prese il sopravvento e venne a vivere quassù. Bada bene che non sto parlando di quella ben distinta entità che è la Ruota. Essa risiede lassù, nella Linea Rossa. È lei ad occuparsi costantemente del buon andamento dei complessi meccanismi che mantengono in funzione questo mondo. Da molti punti di vista potremmo pressoché considerarla una divinità. Per altri versi è invece più simile a un computer. L'attuale sistema di controllo della ruota ha quasi un milione di anni. Di Maghe, nel frattempo, ce ne sono state un bel po'. Quando morivano, diventavano… Gea. Gaby. Me. Può darsi che tu sia stata l'unica Maga a non aver compiuto il grande passo.
Cirocco restò lì a guardare Gaby per molto, molto tempo. Sentiva una stanchezza immensa gravarle addosso.
— Gaby… non so dirti quanto mi dispiaccia…
Con gesto repentino, Gaby scaraventò il suo bicchier d'acqua attraverso la stanza.
— Accidenti, Rocky… vai al diavolo! Non ti devi dispiacere. Non è troppo tardi. Gea rinunciò a te dal momento che ti facesti estrarre Spione dal cranio, in quanto prima di giungere ad installarti al suo posto doveva assolutamente disporre di una serie completa e continua di ricordi tuoi. La serie venne interrotta, ma possiamo sempre ricostruirla. Posso registrare tutto, di te. E posso portarti quassù, a condividere con me questa esistenza. Perché questa non è la morte, Rocky. Non ha nulla a che vedere con la morte. Dapprincipio pensai d'essere morta, sì, quando venni trascinata qui, ma poi è stato proprio lassù, dentro la Linea Rossa, che ho compreso cos'è veramente la vita. Potremmo… potremmo governare insieme, tu ed io. Potremmo trasformare questo posto in un bel posto…
Cirocco sospirò, domandandosi come fare a dire quel che doveva dire. Decise che forse era meglio prendere la cosa un po' alla larga.
— Gaby… tante volte m'hai detto e ripetuto quanto sarebbe stato difficile uccidere Gea. E avevi ragione. Tutto quel che abbiamo dovuto escogitare… tutto per distrarla quanto bastava a consentirti di prendere il sopravvento su di lei, quassù nel mozzo, in un modo che non potrò mai comprendere. Non c'era… non c'era altro sistema per farla morire?
Gaby distolse lo sguardo, e si asciugò una lacrima. Poi, con violenza, scosse la testa.
— Vedi, Gaby… non è la morte, quello che mi spaventa di più.
Stavolta, con altrettanta violenza, Gaby annuì, poi si nascose il volto fra le mani. Cirocco rimase un poco in silenzio. Aveva paura, al pensiero di ferire la sua vecchia amica. Ma non temeva per sé. Temeva per Gaby.
— Non sai altro su com'era Gea appena arrivata quassù? — le domandò infine.
— Oggesù, Rocky… che vuoi che ti dica? Probabilmente era una creatura dolce e generosa. E sono certa che i primi tempi del suo regno saranno stati un'epoca di letizia e prosperità… Qualche aerostato potrebbe anche raccontarcelo, se ne avesse voglia. Ma non hai mica bisogno di suggerirmelo, che ti credi? Losaddìo se non ci ho già pensato abbastanza da me… Essì. Come mi sarò ridotta, io, fra ventimila anni? Eh? Come posso anche solo cominciare a immaginare quanto mi verrà a noia… ogni cosa? Adesso non riesco neppure lontanamente a figurarmelo. Ancora non vedo in me nessun cambiamento. Ricordo che quando superai i cent'anni mi sentii così assolutamente soddisfatta… proprio come se ne avessi avuti trenta. Ma un secolo non è niente.
— Già, mi rendo conto.
— Spero che non penserai che l'ho fatto perché mi andava, vero?
— No, non lo penso affatto.
— Non avevo altra scelta. Dovevo rassegnarmi a vedere te, e tutti quelli che amavo, uccisi da quella pazza scatenata, oppure fare ciò che ho fatto. Era una responsabilità cui non potevo sottrarmi… dal momento che non mi era concesso neppure di morire. — Si sporse di nuovo, con gran sollecitudine, verso Cirocco. — Ma, Rocky, ora che ti ho detto molte delle cose che non potevo dirti prima… ascoltami fino in fondo. Ho sperato fin dall'inizio che avresti deciso di unirti a me. Certo, ho l'impressione che sia un destino spaventoso, tutto sommato… ma anche la morte lo è, comunque si voglia considerarla. Ho visto, sai, cosa sei riuscita a fare a Bellinzona. Ti sei comportata in modo splendido. Io da sola non sarei mai capace di fare altrettanto… Perché non potremmo lavorare assieme?
— È stata una cosa orribile, Gaby. Tanta gente è morta… per obbedire ai miei ordini.
— La gente muore comunque, Rocky.
— Lo so. Però non voglio che succeda per colpa mia.
— Riflettici meglio. La gente potrà morire anche a causa di quello che non farai. Stuart, o Trini, oppure uno dei tuoi Generali… nessuno di loro avrà mai la tua ampiezza di vedute, il tuo senso del dovere. Chissà quanti pasticci combineranno…
— Capiterebbe comunque. Debolezza e imperfezione sono legate inscindibilmente alla natura umana. Ne sanno qualcosa i titanidi, con la loro istintiva percezione della malvagità. Ed esistono davvero persone malvagie, persone che meritano di morire. Ma non voglio essere più io a decidere. Ci son già passata, ed è una cosa che aborrisco. Non voglio più vivere la mia vita in funzione degli altri. Non voglio più salvare il mondo. Per quanto mi riguarda, ho chiuso.