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Gaby si alzò e andò nella stanza accanto. Cirocco udì dei suoni che avrebbero potuto essere singhiozzi. Preferì non pensarci. Gaby tornò portando in mano un altro bicchiere d'acqua fresca.

— Gaby, credo di esserti amica. Per lo meno se tu la vuoi, la mia amicizia.

— Certo che sei mia amica — assentì Gaby con voce rauca.

— Voglio augurarmi che rimarrai di quest'idea finché vivrò. Ma a tutto c'è un limite. Anche a quello che si può chiedere ad un amico. Mi spiace che sia successo proprio a te, davvero. Mi rincresce che questo compito sia ricaduto sulle tue spalle invece che sulle mie, come avrebbe voluto Gea. E spero che non me ne porterai rancore.

— No di certo. È andata così. Non è stata colpa tua.

— Allora non insistere, ti prego. Sono certa che la tua vita sarà molto lunga e affascinante e piena di soddisfazioni. Se qualcuno deve farlo, non vedo chi possa farlo meglio di te. E sai che ti dico? Al posto tuo, mi comporterei esattamente come credo che ti comporterai tu… Cercherei di sfruttare al meglio la situazione, traendone tutto il possibile godimento senza mai perdere di vista il buonsenso e la prudenza.

— Brutto mestiere, quello del dio — commentò Gaby. — Ma qualcuno deve pur farlo, giusto? — Fece capolino, sul suo volto, un accenno di sorriso, e Cirocco lo ricambiò con solo un pizzico d'esitazione.

— Giusto.

Sedettero dunque, nella dolcezza della reciproca vicinanza, nel silenzio del rispetto e della comprensione, rimuginando ciascuna i propri pensieri. Finché Cirocco non pose fine a quella tregua sospesa movendosi impaziente sulla sedia.

— Allora, vediamo — disse, accompagnandosi con un gesto vago della mano. — Impegni a breve scadenza?…

Si guardarono, e scoppiarono a ridere.

— Oh, sai com'è, un po' di questo, un po' di quello…

— Che pensi di fare coi titanidi?

Gaby tornò seria.

— Per loro puoi stare tranquilla. Non rimarranno alla tua mercé, né a quella di Adam. C'è una cosettina che posso fare, e la farò subito. Non se ne accorgeranno neppure. In loro non cambierà nulla, a parte il fatto che diverranno in grado di avere figli tutte le volte che vorranno.

Cirocco fu immediatamente sul chi vive. Gaby se ne accorse, e scosse la testa.

— Ci ho già pensato, non credere. Riproducendosi senza alcun controllo finiranno per riempire la ruota. La stessa cosa vale per gli umani, ovviamente.

— Ovviamente.

Gaby si strinse nelle spalle.

— Quindi bisognerà prendere qualche provvedimento prima che la situazione sfugga di mano. Cosa di preciso, ancora non lo so. Ma fra un secolo o due, la Terra sarà tornata abitabile. E noi potremo ripopolarla. Il necessario l'abbiamo già. Comunque non starti troppo a preoccupare. Ho intenzione di applicare costantemente il tuo famoso principio del minimo intervento possibile nel minor numero di casi. Vedrai che non sarò un dio attivista… Però intendo anche operare, per quanto è in mio potere, allo scopo di preservare la razza umana e quella titanide, e molte altre, naturalmente. Verrà il momento di fare scelte difficili…

— Esattamente quelle in cui non voglio essere coinvolta.

— Consideriamo chiuso l'argomento, va bene? Ascolta… — Gaby si protese ancora una volta verso Cirocco. — M'hai dato la tua risposta, e io l'accetto… per ora. Ma rifletti un momento. Sappiamo tutt'e due che questo lavoro ha finito per fare uscire Gea completamente di cervello. Sono certa, però, che c'è voluto molto tempo. Migliaia di anni. Per quanto mi riguarda, credo di poter tirare avanti bene per otto o nove secoli almeno, prima d'aver bisogno della camicia di forza. Ti sembra una previsione ragionevole?

— Direi di sì. Ma anche di più, probabilmente. Gaby, tu potresti benissimo non impazzire affatto, e io non intendevo assolutamente insinuare che per forza…

— Stai un attimo zittina e fammi finire. Per quanto riguarda quest'aspetto della questione, abbiamo solo l'esempio di Gea, e non si può tracciare una curva partendo da un unico punto. Va bene. Ti ripeto che accetto la tua decisione di non entrare in società con me in quest'affare di dèi… per ora. Ma fra… diciamo due secoli, potrò rifarti la mia proposta?

Cirocco rimase a lungo in silenzio. E quando infine si decise a parlare, lo fece con estrema cautela.

— Prima rispondi a un paio di domande.

— Chiedimi tutto quel che vuoi.

— Quanto posso aspettarmi di vivere?

— Con visite regolari alla Fontana… andrai avanti tranquillamente per cinque o sei secoli. Forse più.

— Però non sono immortale?

— Non esiste malattia che possa ucciderti. Sei molto più resistente di un normale essere umano, oltre che più intelligente. Ma per rimanere viva dovrai fare affidamento sulle tue forze, esattamente come hai sempre fatto.

— Non godrò di alcuna protezione particolare? Nessun angelo custode appollaiato sulla spalla per tirarmi fuori dei guai?

Gaby scosse la testa.

— Eviterò nel modo più assoluto d'impicciarmi degli affari tuoi. Non veglierò su di te. Se ti metterai nei casini, dovrai tirartene fuori da sola. E se morirai, morta resterai.

Cirocco lesse l'intensità del desiderio nello sguardo implorante di Gaby. Sapeva, con certezza assoluta, che Gaby aveva bisogno di quella risposta…

E dopotutto, cosa le costava?

— Ti prego, Cirocco. Non voglio elemosinare la tua compagnia… ma vedi, ho la sensazione che forse il modo per sconfiggere il male che aveva colpito Gea… quella noia assoluta, definitiva, credo che in fondo non fosse altro… ecco, il modo possa consistere nel sodalizio di due creature che si aiutino l'un l'altra a conservare la propria umanità…

Cirocco le porse la mano.

— D'accordo. Allora ci vediamo fra due secoli… se sarò ancora viva.

Gaby le piantò in volto un lungo sguardo indagatore. Si schiarì la gola.

— Non starai mica pensando di… ucciderti o roba del genere, vero?

— Ti giuro di no. — Sorrise. — …Però neppure userò più tutte le cautele cui m'ero dovuta abituare. Correrò qualche rischio, insomma, tenterò la sorte… E poi chi può dirlo, cosa farò? Se ormai vivo solo per me stessa… — Ma qui dovette interrompersi. Gaby ne aveva già abbastanza, di pensieri.

Se ormai vivo solo per me stessa…

Forse posso anche trovare qualcun altro, per cui vivere. Ci sono infiniti modi di tentare la sorte. Robin, per esempio, aveva scommesso su Conal.

Tentare la sorte…

Cirocco sostò sul digradante bordo superiore del raggio di Dione. Sotto di lei l'immensa imboccatura si spalancava inabissandosi quasi all'infinito… seicento chilometri, di lassù fino a terra.

Nella debole accelerazione gravitazionale di Gea, crescente con lieve gradualità dal centro verso la periferia, ci voleva circa un'ora, per compiere l'intero tragitto. Un giro completo della ruota, mentre l'aria presente all'interno del raggio spingeva gradualmente il corpo, in sempre più veloce abbandono, lungo una traiettoria curva.

Cirocco spiccò la corsa.

Scomodo e goffo, correre quassù nel mozzo. I piedi non riuscivano a darsi molta spinta. Ma lei sapeva come fare, e dopo un certo numero di balzi smisurati eccola filare a buona andatura lungo il fianco obliquo del raggio. Quand'ebbe preso sufficiente abbrivo, saltò.

S'inarcò nel vuoto, penetrò nel lungo pozzo tenebroso.

Tentando la sorte.

Non era la prima volta che cadeva attraverso un raggio. E non era nemmeno la prima volta che lo faceva senza paracadute. Dopo avere ucciso la prima incarnazione di Gea era scesa lungo il Raggio di Rea, talmente saturo di fulmini e saette che non avrebbe mai creduto di poter arrivare in fondo tutta intera.

Eppure ce l'aveva fatta.

Robin era venuta giù in caduta libera per il medesimo raggio nei giorni ormai lontani in cui Gea aveva l'abitudine di giocare quello scherzetto a tutti i sui visitatori. L'aveva salvata un angelo. Cirocco sarebbe passata accanto ai nidi dei Sovràngeli di Dione. Poteva darsi benissimo che uno di loro sbucasse fuori a salvarla.