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— C'è un'altra cosa che devi comprendere — gli disse poi. — Il piede è abbastanza sensibile, ma non è assolutamente la parte più sensibile del tuo corpo. — Egli trattenne il respiro, mentre lei portava rapidamente la punta del sigaro ad avvampare accanto al suo naso, appena il tempo di fargli avvertire il calore. Poi Jones fece scorrere lentamente un'unghia dal mento giù giù fino all'inguine di Conal. Egli provò una lieve sensazione di calore in ogni punto di quel percorso, e quando la mano di lei si arrestò, udito e odorato gli dissero che dei peli si stavano strinando.

Quando lei allontanò la propria mano senza avergli causato scottature laggiù in basso, accadde una cosa straordinaria. Conal cessò di odiarla. Gli dispiacque sentire che il suo odio se ne andava. In fondo, non gli era rimasto altro. Era nudo, e provava dolore dappertutto, e lei si preparava a fargli ancora più male. Sarebbe stata una gran bella cosa, avere un po' di odio cui aggrapparsi.

Lei si rimise il sigaro in bocca e lo strinse fra i denti.

— Allora — gli disse. — Che razza di accordo avresti combinato con Gea?

E Conal ricominciò a gridare.

Durò un'eternità. Il brutto era che dire la verità non poteva servire a salvarlo. Jones pensava che lui fosse una cosa, mentre in realtà era tutt'altro.

Lo bruciò altre due volte. Ma non appoggiò la punta del sigaro nel mezzo della chiazza carbonizzata, dove i nervi erano morti, bensì sui bordi gonfi e infiammati, dove i nervi erano vivi e urlanti. Dopo la seconda volta, egli si concentrò con tutto il suo essere nel compito di raccontarle qualunque cosa lei volesse sentirsi dire.

— Se non hai visto Gea, allora chi? Hai visto Luther?

— Sì, sì, era Luther.

— E invece no, non era Luther. Chi era? Chi ti ha mandato a uccidermi?

— Era Luther, lo giuro, era Luther!

— Luther è un Sacerdote?

— …Sì?

— Descrivilo. Che aspetto ha?

Non ne aveva la più pallida idea, ma era riuscito a imparare molto sugli occhi di lei. Quegli occhi erano tutt'altro che inespressivi. Ci si poteva legger dentro un milione di cose, e nessuno al mondo conosceva meglio di lui gli occhi di Cirocco Jones. Vide in essi i mutamenti che significavano tortura e fetore di carne bruciata, e dunque incominciò a parlare. A metà della descrizione si rese conto che stava tracciando i connotati del malvagio stregone di "Pattini d'oro", ma continuò a parlare finché lei non gli mollò un ceffone.

— Tu non hai mai visto Luther — constatò Jones. — Insomma, dimmi chi era. Era Kali? Blessed Foster? Billy Sunday? San Torquemada?

— Sì! — gridò Conal. — Tutti quanti — aggiunse debolmente.

Jones scosse la testa, e Conal udì, come da grande distanza, levarsi un gemito prolungato. Ora lei l'avrebbe fatto, lo leggeva nei suoi occhi.

— Ragazzo mio — disse Jones con aria afflitta — mi hai mentito, e ti avevo avvertito di non provarci. — Si tolse il sigaro di bocca, ci soffiò sopra ancora una volta, e lo protese verso l'inguine di lui.

Gli occhi quasi gli schizzarono dalle orbite, nel tentativo di seguire quella traiettoria. E quando il dolore arrivò, fu terribile proprio come si era aspettato che dovesse essere.

Ebbero difficoltà a richiamarlo in vita, perché lui avrebbe preferito rimanere morto. Non c'era dolore, nella morte, non c'era dolore…

Ma alla fine riprese i sensi, in compagnia di tutto il tormento che gli era ormai familiare. Fu sorpreso nel constatare che non gli faceva male… laggiù. Non poteva neppure indursi a pensare il nome del posto dove lei l'aveva bruciato.

E ancora stava lì a fissarlo.

— Conal — gli disse. — Te lo chiedo un'altra volta. Chi sei, che intenzioni hai, e perché hai cercato di uccidermi?

Le raccontò ogni cosa, tornando daccapo a dirle la verità. Soffriva enormemente, e sapeva che lei l'avrebbe torturato ancora. Ma non aveva più desiderio di vivere. Altro dolore lo attendeva, però in fondo a quella strada avrebbe trovato requie.

Jones raccattò il coltello. Conal gemette nel vederlo, e cercò di ritrarsi, senza che i suoi sforzi sortissero, al solito, alcun esito.

Lei tagliò la corda che gli legava il piede sinistro al piolo. Al tempo stesso, il titanide sciolse la cinghia che gli fasciava la fronte annodandosi al palo. La testa gli cadde in avanti, il mento andò a urtare contro il petto, e lui tenne gli occhi strettamente chiusi. Ma alla fine dovette guardare.

Quel che vide era un miracolo. Un poco di pelo pubico appariva sbruciacchiato, ma il pene, raggrinzito di paura, era intatto. Sul pavimento roccioso accanto a esso, dentro una pozza, roteava pian piano un frammento di ghiaccio.

— Non mi hai fatto male — dichiarò.

Jones parve sorpresa. — Che vuoi dire? Ti ho bruciato tre volte.

— No, intendevo dire che non mi hai fatto male. - E accennò col mento.

— Oh, be'… — Strano ma vero, lei sembrava imbarazzata. Conal incominciò ad accarezzare l'ipotesi di rimanere vivo. Inaspettatamente, la trovò una prospettiva allettante.

— Non me la sentivo di fare una cosa del genere — ammise Jones. Conal pensò che, anche se non se la sentiva, riusciva comunque a fingere molto bene. — Son capace di uccidere in modo pulito — continuò lei. — Ma detesto infliggere il dolore. E, nello stato in cui eri, sapevo bene che non saresti riuscito a distinguere il caldo dal freddo.

Era la prima volta che Jones si avvicinava a motivare le proprie azioni. Conal aveva paura di rivolgerle domande, ma qualcosa bisognava pure che facesse.

— E allora perché mi hai torturato? — domandò, e immediatamente si rese conto di essersi lasciato sfuggire la domanda sbagliata. Per la prima volta le balenò negli occhi l'ira, e Conal quasi morì di spavento, in quanto di tutte le cose che aveva scorto in quegli occhi, nulla era così terrificante come la sua collera.

— Perché sei uno sciocco. — S'interruppe, e fu come se due porte gemelle si fossero richiuse su di una ruggente fornace; i suoi occhi erano tornati a essere freddi e scuri, ma barbagli al color rosso covavano al fondo di quelle pozze tenebrose.

— Sei andato a sbattere contro un nido di calabroni, e dopo ti meravigli se quelli ti hanno punto. Hai osato avvicinarti al più vecchio, al più maligno, al più paranoico essere umano del sistema solare, annunciandogli che avevi intenzione di ucciderlo, e poi ti aspettavi che quello si comportasse secondo le regole dei tuoi fumetti. L'unico motivo per il quale non sei già morto, è il mio ordine permanente che qualunque essere all'apparenza umano dev'essere lasciato in vita fin quando non abbia avuto modo d'interrogarlo.

— Non credevi che io fossi umano?

— Di certo non potevo darlo per scontato. Avresti potuto essere un nuovo genere di Prete, oppure una qualche trappola di tipo assolutamente diverso. Caro mio, noi quassù non ci fermiamo mai alle apparenze, noi…

S'interruppe, si alzò in piedi, si girò dall'altra parte. Quando tornò a rivolgerglisi, aveva quasi un'aria di scusa.

— Basta così — disse. — Non ha senso farti delle prediche. Come sei vissuto finora, sono affari tuoi. È solo che, quando vedo la stupidità, mi viene sempre voglia di correggerla. Ci pensi tu, Cornamusa?

— Stai tranquilla — rispose la voce alle spalle di Conal. Egli sentì che i legami venivano sciolti; ogni centimetro di corda che abbandonava il suo corpo gli causava patimento, ma era bellissimo lo stesso. Jones gli si riaccovacciò dinnanzi, lo sguardo fisso a terra.

— A te la scelta — gli disse. — Abbiamo del veleno abbastanza indolore, e che agisce in fretta. Oppure potrei tirarti una pallottola in testa. O magari puoi saltare giù da te, se preferisci arrivarci in quel modo.