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Dal tono di voce pareva che gli stesse domandando se preferiva torta di ciliegie, frittelle o gelato.

— Arrivare dove? — s'informò Conal. Gli occhi di lei tornarono a fissarlo, ed egli vi scorse una leggera delusione. Doveva aver fatto un'altra domanda sciocca.

— Alla morte.

— Ma… ma io non voglio morire.

— Quasi nessuno lo vuole.

— Siamo a corto di veleno, Capitano — annunciò il titanide. Poi sollevò Conal come se fosse una bambola di pezza, e mosse verso l'imboccatura della caverna. Conal non era al meglio della forma. Si sentiva ben lungi dal possedere la forza di cui poteva normalmente disporre. Lottò per liberarsi, e più si avvicinava all'orlo più acquistava vigore, ma non gli servì a nulla. Il titanide lo dominava facilmente.

— Aspetta! — gridò. — Aspetta! Non hai bisogno di uccidermi!

Il titanide lo depose, in piedi, proprio sul ciglio del precipizio, e lo tenne fermo mentre Jones gli puntava alla tempia la bocca della pistola e alzava il cane.

— Vuoi la pallottola oppure no?

— Lasciami andare! — gridò. — Non ti darò più fastidio!

Il titanide lo lasciò andare, ed egli ne fu colto così di sorpresa che barcollò scompostamente sull'orlo del baratro, per un pelo non precipitò, cadde in ginocchio, poi finì ventre a terra, e rimase aggrappato alla roccia gelida coi piedi che gli sporgevano oltre il bordo.

Loro attendevano, tre metri più in là. Lentamente, cautamente, si rimise in ginocchio, accoccolandosi quindi sui calcagni.

— Per piacere, non mi uccidere.

— Devo farlo, Conal. Ti consiglio di alzarti in piedi e di andartene spontaneamente. Se vuoi pregare o roba del genere, ti lascerò il tempo necessario.

— No, non voglio pregare, e non mi voglio nemmeno alzare. Tanto non fa nessuna differenza, vero?

— Me l'immaginavo che sarebbe finita così. — Sollevò la pistola.

— Aspetta! Aspetta, per favore, dimmi almeno perché…

— È il tuo ultimo desiderio?

— Credo di sì. Io… io sono uno sciocco. Tu sei infinitamente più furba di me, e puoi schiacciarmi come un… ma perché devi per forza ammazzarmi? Te lo giuro, non mi vedrai mai più.

Jones abbassò l'arma.

— Ci sono un paio di motivi — spiegò. — Finché ti tengo una pistola puntata addosso, non sei altro che un innocuo imbecille. Ma la fortuna potrebbe girare dalla tua, e non c'è nulla che mi faccia tanta paura quanto un imbecille fortunato. E poi, se tu avessi fatto a me quello che io ho appena fatto a te, ti verrei a cercare e stai sicuro che ti troverei, anche se dovessi impiegarci tutta la vita.

— Ma io non ti verrò a cercare — replicò. — Te lo giuro. Te lo giuro.

— Conal, ci sono forse cinque umani alla cui parola io credo. Per quale motivo dovresti essere tu il sesto?

— Perché capisco di avere meritato quello che mi è successo, e poi perché ho solamente diciott'anni, e ho commesso uno stupido errore, e non voglio che mai più, mai più tu debba adirarti con me. Farò qualunque cosa. Qualunque cosa. Sarò tuo schiavo finché vivrò. Farò tutto quello che mi chiederai di fare. — Tacque, e sentì sin nel fondo dell'animo che quel che aveva appena detto era la pura verità. Ricordò anche quanto poco gli avesse giovato essere sincero, alcune ore prima. Eppure doveva esserci un modo per dimostrarle che quella era la verità… Finalmente lo trovò. Un giuramento solenne.

— Lo giuro sul segno della croce! — proclamò, e attese.

La pallottola non arrivò. Aprì gli occhi, e vide Jones e il titanide che stavano lì a scrutarsi. Alla fine il titanide scrollò le spalle, e annuì.

INTERMEZZO MUSICALE

Poco tempo dopo l'arrivo di Conal su Gea, un'astronave chiamata Xenophobe uscì dalla sua orbita intorno a Saturno e fece rotta verso la Terra ad accelerazione massima.

La partenza della Xenophobe non aveva nulla a che vedere con Conal. Quella nave, e altre simili a essa, erano rimaste in orbita attorno a Saturno per quasi un secolo. La prima di tali unità era stata posseduta e gestita dalle Nazioni Unite. Quando quell'organismo era scomparso, il possesso era passato al Consiglio d'Europa, e in seguito ad altre organizzazioni pacifiste.

Nessuna delle succitate navi era mai stata menzionata in alcuno dei trattati e protocolli intercorsi fra Gea e varie nazioni e private società terrestri. Quando Gea era entrata a far parte delle N.U. in qualità di membro con pieno diritto di voto, aveva diplomaticamente ritenuto opportuno fingere d'ignorare la loro esistenza. La funzione di quelle navi era un segreto di Pulcinella: ciascuna di esse trasportava ordigni nucleari sufficienti a vaporizzare Gea. Trattato o non trattato, Gea, singola entità senziente, possedeva una massa superiore a quella di tutte le forme di vita terrestri messe insieme; era parso quindi saggio, alle generazioni successive, mettersi in condizione di distruggerla se mai ella avesse fatto mostra d'imprevisti poteri.

— La verità è — Gea aveva confessato una volta a Cirocco — che non posso andar di corpo, ma perché dovrei dirlo a loro?

— E poi chi ti crederebbe? — aveva replicato Cirocco. Lei pensava che Gea fosse segretamente compiaciuta di suscitare tanto interesse, una tale inaudita dimpstrazione di unanimità da parte delle eternamente litigiose genti del pianeta Terra.

Ma il conflitto stava per entrare nel suo secondo anno, ed il carico della Xenophobe sarebbe potuto tornar più utile a casa, invece di venir sprecato nello spazio.

Gea notò quella partenza.

Non si può certo dire che un essere in foggia di ruota del diametro di 1.300 chilometri sia, in una qualunque delle accezioni umane del termine, capace di sorridere. Ma da qualche parte, lungo il pulsante raggio di luce scarlatta che rappresentava il nucleo cosciente di Gea, ella sorrideva!

Mezzo decariv più tardi, il Festival Cinematografico Itinerante Pandemonio incominciò a programmare, ottenendo il tutto esaurito, un doppio spettacolo: Il trionfo della volontà, di Leni Riefenstahl, e Il Dottor Stranamore, di Stanley Kubrick.

Su Gea il trascorrere del tempo veniva scandito in riv.

Un riv corrispondeva al tempo impiegato da Gea per compiere una rotazione sul proprio asse: sessantuno minuti, tre secondi e qualche decimo. Il riv era sovente definito "Ora di Gea". L'uso di prefissi derivati dal sistema metrico decimale consentiva poi d'individuare qualunque altro lasso di tempo. Il chiloriv, detto Mese di Gea, aveva una durata di quarantadue giorni.

Due chiloriv dopo la partenza da Saturno della Xenophobe (abbattuta nei pressi dell'orbita lunare dai Vermi Comunisti), ebbero inizio i voli benedetti. Per la prima volta, Gea sfoderava "imprevisti poteri".

Era noto che Gea consisteva in una singola entità senziente, un esemplare ormai vecchio della specie, frutto d'ingegneria genetica, detta dei Titani. Essa aveva cinque sorelle più giovani in orbita attorno a Urano, e una figlia ancora immatura in attesa di scaturire dal cuore di Giapeto, una delle lune di Saturno. Rare dichiarazioni rilasciate dalle sorelle di Gea, gravitanti in zona uraniana, avevano contribuito a chiarire definitivamente il metodo riproduttivo dei Titani, le caratteristiche delle loro uova, i sistemi con cui queste venivano lanciate e propagate nello spazio.

Si sapeva inoltre che Gea, decrepito Titano, era solita utilizzare creature da lei plasmate le quali non costituivano individui provvisti di volontà autonoma, bensì, piuttosto, estensioni della stessa Gea, proprio come un dito o una mano possono essere considerati propaggini di un essere umano. Tali creature venivano definite "strumenti di Gea". Per molti anni uno di quegli strumenti era stato esibito ai visitatori come se si trattasse di Gea in persona. Quando Cirocco aveva ucciso quel particolare strumento, Gea si era affrettata a costruirne un altro.