Sbattei un paio di volte le palpebre, perché il mio cervello si avvicinasse a una condizione il più possibile vicina alla veglia. — La ragazza delle Everglades? — feci. — Era Tyler Spanos? Non Samantha Aldovar?
— Già — confermò Deborah. — Così stamattina stanno organizzando una squadra. Chambers fa il coordinatore, ma io sono l’investigatore capo. — La voce le tremava dall’eccitazione.
— Grande — dissi — ma perché ti servo così presto?
Debs abbassò la voce, timorosa che qualcuno la sentisse. — Ho bisogno del tuo aiuto, Dex — disse. — La cosa si sta facendo sempre più grossa e non posso fare cazzate. Sta diventando una questione-politica, tu mi capisci. — Si schiarì leggermente la gola, un po’ in stile capitano Matthews. — Per questo ti voglio nella squadra come capo della Scientifica.
— Ma devo accompagnare i bambini a scuola — protestai, poi udii accanto a me un lieve fruscio.
Rita mi posò una mano sul braccio e disse: — Li posso portare io.
— Non dovresti ancora guidare — obiettai. — Lily Anne è troppo piccola.
— Non ne patirà — rispose lei. — E neanch’io. Dexter, non è la prima volta che partorisco, e le altre due non avevo aiuto.
Non parlavamo mai dell’ex di Rita, il padre biologico di Cody e Astor, ma da quel che sapevo non doveva essere stato un tipo molto collaborativo. Certo, Rita l’aveva fatto altre volte. E, a essere sinceri, mi sembrava in forma e per nulla sofferente, ma, ovviamente, era Lily Anne che mi preoccupava. — Ma il sedile della macchina… — feci.
— Andrà tutto bene — mi rassicurò. — Va’ a fare il tuo lavoro.
Mi parve di udire un suono proveniente da Deborah simile a un grugnito. — Ringrazia Rita da parte mia — disse. — A tra poco. — E tolse la linea.
— Ma… — protestai a vuoto.
— Vestiti — fece Rita, e ripeté: — Andrà tutto bene, fidati.
La nostra società prevede svariate leggi e consuetudini per proteggere una donna dalla forza bruta di un uomo, ma quando due donne si fissano su qualcosa e si coalizzano contro un uomo, a quest’ultimo non resta altro da fare che obbedire. Forse un giorno verrà eletta come presidente una donna più comprensiva e saranno approvate nuove leggi in materia; fino ad allora, resterò una vittima indifesa.
Mi alzai, feci una doccia e mi vestii. Nel frattempo Rita mi aveva preparato un panino con frittata da mangiare in macchina e un thermos metallizzato colmo di caffè.
— Datti da fare — disse, con un sorriso stanco. — Spero che tu riesca a catturarli. — La guardai sorpreso. — L’ho sentito al telegiornale — fece. — Hanno detto che… che quella poverina l’hanno mangiata. — Rabbrividì e bevve un sorso di caffè. — A Miami. Al giorno d’oggi. Non… cioè, sono stati dei cannibali, vero? Un’intera banda? Come si può… — Scosse il capo, bevve altro caffè, abbassò la tazza… e con grande sorpresa notai che all’angolo dell’occhio le era spuntata una lacrima.
— Rita…
— Lo so — fece lei, asciugandosi il viso. — È colpa degli ormoni, sicuro, perché… E non credo che… — Tirò su con il naso. — È per la bambina — disse. — E ora c’è di mezzo la figlia di qualcuno… Parti, Dexter. È importante.
Partii. Ero ancora assonnato, e reduce dalle frustate psicologiche infertemi da Rita e Debs, però partii ugualmente. Sembrerà strano, ma ero anche piuttosto sorpreso da quel che Rita aveva detto tra le lacrime. Cannibali. Potrebbe apparire stupido, ma a quella parola non ci avevo ancora pensato. Okay, Dexter non è un ritardato: sapevo che quella poverina era stata mangiata da alcune persone e sapevo che le persone che ne mangiavano altre si chiamavano “cannibali”. Ma non mi era proprio venuto in mente di fare due più due e di dire che erano stati i cannibali a mangiare Tyler Spanos, il che conferiva all’intera vicenda un tocco di realismo quotidiano, non privo di una certa sfumatura bizzarra e inquietante. So bene che il mondo abbonda di gente cattiva: in fondo lo sono anch’io. Ma che dire di un gruppo di festaioli che divora una ragazzina durante una grigliata fuori porta? Tutto ciò li rende cannibali veri, contemporanei, moderni, e tipici di Miami: il che significa che il livello di cattiveria si è alzato di qualche tacca.
Ecco un ulteriore tocco pittoresco che sembrava uscito dritto da un libro dell’orrore: prima vampiri e ora cannibali. Tutto a un tratto Miami si era fatta decisamente interessante. Magari la prossima volta mi sarei imbattuto in un centauro o in un drago, o addirittura in una persona onesta, chi lo sa.
Guidai verso l’ufficio al buio e con poco traffico. In cielo splendeva una bella fetta di luna, a rimproverarmi per la mia ignavia. Mettiti al lavoro, Dexter, sussurrava. Fa’ a pezzi qualcuno. Le mostrai il dito medio e tirai avanti.
Al primo piano, una sala conferenze era stata trasformata in quartier generale per la squadra speciale di Deborah e, al mio arrivo, tutti erano già in febbrile attività. Chambers, il tipo rasato dell’FDLE, sedeva a un grande tavolo su cui erano ammucchiati fascicoli, relazioni di laboratorio, cartine e tazze di caffè. Di fianco a lui facevano bella mostra sei o sette cellulari, e lui ne stava usando un ottavo.
E, purtroppo per i presenti (a esclusione forse del fantasma di J. Edgar Hoover, che doveva aleggiare vigile su di noi in una spettrale giacca da camera), accanto a Chambers sedeva l’agente speciale Brenda Recht. Sulla punta del naso portava un paio di occhiali da lettura molto chic che faceva scivolare di continuo per lanciarmi occhiate di disapprovazione. Le restituii il sorriso e guardai dall’altra parte della stanza, dove scorsi un tipo con la divisa della polizia statale di fianco al gigante d’ebano che avevo notato sulla scena del crimine. Si voltò a fissarmi, allora mi allontanai con un cenno del capo.
Deborah stava impartendo direttive a due detective di Miami e al socio, Deke, che le sedeva accanto, passandosi il filo interdentale. Non appena mi vide, mi fece segno di raggiungerli. Presi una sedia e mi unii al gruppo; intanto uno dei due detective, di nome Ray Alvarez, la interruppe.
— Ehi, ascolta — disse. — Questa storia non mi piace. Voglio dire, il tipo è fottutamente immanicato nell’amministrazione… sei già stata richiamata una volta.
— Ora è diverso — fece Deborah. — Abbiamo per le mani un delitto mai visto prima e la stampa sta impazzendo.
— Okay, chiaro — replicò Alvarez — ma tu sai fottutamente bene che Acosta sta solo aspettando di far saltare le palle a qualcuno.
— Non ti preoccupare — disse Deborah.
— Facile per te, che le palle non le hai — commentò Alvarez.
— Lo credi tu — fece Hood, l’altro detective, un enorme bruto che conoscevo appena. — Quella le ha il doppio delle tue, Ray.
— ‘Fanculo — disse Alvarez.
Deke grugnì, o forse stava ridendo, oppure il filo gli aveva fatto schizzar via una particella di cibo che gli era poi finita nel naso.
— Trovate Bobby Acosta — dichiarò mia sorella, tagliente — o le palle non saranno più un vostro problema. — Lanciò a Deke uno sguardo torvo. Lui strinse le spalle e alzò gli occhi al cielo, come se chiedesse al Signore perché ce l’aveva proprio con lui. — Comincia dalla moto — disse Debs rivolta ad Alvarez, indicando un fascicolo che aveva in grembo. — Si tratta di una Suzuki Hayabusa rossa, di un anno.
Deke fece un fischio.
— Una cosa? — domandò Alvarez.
— Una Hayabusa — ripeté Deke, piuttosto impressionato. — Un modello molto cool.
— Okay, ricevuto. — Alvarez fissò Deke con stanca rassegnazione.
Debs si rivolse a Hood. — Tu cerca l’auto di Tyler Spanos — disse. — È una Porsche del 2009, blu, decapottabile. Da qualche parte dev’essere pur finita.