— Forse in Colombia — fece Hood, e prima che Deborah aprisse la bocca per rimproverarlo aggiunse: — Okay, certo; se è ancora reperibile, la troverò. — Alzò le spalle. — Non che serva a molto, comunque.
— Ehi — intervenne Deke. — Il lavoro di routine va fatto, lo sai?
Hood lo guardò divertito. — Sì, Deke — disse. — Lo so.
— D’accordo — dichiarò Chambers a voce alta, e tutti si voltarono all’istante verso di lui. — Chiedo per un minuto la vostra attenzione. — Si alzò e si piazzò in un punto in cui fosse ben visibile. — Prima di tutto, voglio ringraziare il maggiore Nelson — indicò l’uomo con l’uniforme della polizia statale — e il detective Weems della polizia tribale miccosukee. — Il gigante scuro alzò un braccio in cenno di saluto e, stranamente, sorrise.
Diedi un colpetto a Deborah e mormorai: — Guarda e impara, Debs. È tutta politica.
Lei mi tirò una gomitata e mormorò: — Zitto.
Chambers continuò. — Sono qui con noi perché il caso è finito al centro dell’attenzione dei mass media e ha ormai fatto scalpore a livello internazionale, dunque potrebbe esserci utile il loro aiuto. Probabilmente esiste un collegamento con le Everglades — disse, riferendosi di nuovo a Weems — e abbiamo bisogno della massima collaborazione per pattugliare le strade di tutto il territorio statale. — Il maggiore Nelson non batté ciglio.
— E per quanto riguarda i federali? — Hood indicò l’agente speciale Recht.
Chambers lo fissò per un istante, e disse con prudenza: — L’FBI è qui perché quello che cerchiamo è un gruppo, e se è organizzato, forse a livello internazionale, loro devono esserne informati. D’altro canto, però, il caso riguarda pur sempre una ragazza scomparsa, e potrebbe saltare fuori che si tratta di rapimento. E francamente, visto che la situazione è già abbastanza anomala e incasinata, ritieniti fortunato di non avere qui presenti anche gli agenti del fisco, la Narcotici e i servizi segreti, quindi taci e cavalca, cowboy.
— Sissignore — fece Hood, mimando sarcasticamente il saluto militare.
Chambers lo fissò il tempo necessario per farlo sentire un verme, poi continuò. — D’accordo — disse. — Il sergente Morgan è il responsabile dell’area di Miami. Qualsiasi cosa accada in un’altra zona, fate capo innanzi tutto a me.
Deborah annuì.
— Domande? — Chambers si guardò intorno. Tutti tacquero. — Okay — disse. — Il sergente Morgan vi aggiornerà riguardo alle conclusioni cui siamo giunti fino a ora.
Deborah si alzò e lo raggiunse. Lui sedette e le cedette la parola. Lei si schiarì la gola e cominciò il riassunto. Lo spettacolo era penoso: mia sorella non è brava a parlare in pubblico e, a parte questo, è estremamente timida. Credo che, con la personalità da ispettore Callaghan che si ritrova, si sia sempre sentita a disagio nel corpo di una bella donna, e che detesti essere osservata dagli uomini. Quindi, per tutti quelli che davvero ci tenevano a lei, forse in quel momento soltanto io, non fu una bella esperienza vederla incespicare nelle parole, schiarirsi di continuo la gola e affidarsi ai luoghi comuni del poliziottese come ancora di salvezza.
Comunque, tutto prima o poi è destinato a finire, anche le cose più sgradevoli e, dopo un lungo ed esasperante interludio, Debs concluse e disse: — Domande? — Poi arrossì e guardò Chambers, accertandosi che non si fosse seccato perché lei era ricorsa alla sua stessa formula.
Il detective Weems alzò la mano. — Quale dev’essere, secondo voi, il nostro compito nelle Everglades? — chiese con una vocina incredibilmente acuta.
Deborah si schiarì la gola. Ancora. — Sapete — attaccò — dovete soltanto tenerci informati. Se qualcuno nota qualcosa laggiù, se quei tipi cercano di mettere su un’altra, sapete, un altro festino. O se ne scoprite una vecchia di cui non eravamo a conoscenza, un posto in cui ci sono prove di ciò che stiamo cercando. — E si schiarì la gola. Mi venne voglia di offrirle una pasticca per la tosse.
Fortunatamente per Deborah, Chambers decise che ne aveva abbastanza. Si alzò, prima che mia sorella si soffocasse del tutto, e disse: — D’accordo. Tutti sapete quello che dovete fare. L’unica cosa che vi raccomando è di tenere la bocca chiusa. La stampa si sta già sbizzarrendo fin troppo su questo caso, e non voglio darle altra materia per cazzeggiare. Chiaro?
Tutti annuirono, Deborah compresa.
— Bene — fece Chambers. — Andiamo a prendere quei bastardi.
La riunione terminò con stridio di sedie, strascicare di piedi e chiacchiere tra poliziotti. Tutti i presenti si alzarono e si misero a conversare con quelli che avevano intorno, eccetto il maggiore Nelson, che si calcò il berretto sulla testa rasata e marciò fuori dalla porta neanche avessero intonato la Marcia del colonnello Bogey. Il gigante della polizia tribale, Weems, si precipitò a parlare con Chambers, mentre l’agente Recht restò seduta e si guardò intorno con tacita disapprovazione.
Hood si sentì osservato e scosse il capo. — Merda — disse. — Quanto li detesto i federali, cazzo.
— Immagino che la cosa li preoccupi — osservò Alvarez.
— Ehi, Morgan, seriamente — fece Hood. — Non c’è un modo per farla in barba a quella zoccola dell’FBI?
— Certo — disse Debs, in un tono di voce così ragionevole che puzzava di complicazioni lontano chilometri. — Trova quella fottuta ragazzina, arresta quel fottuto killer e fa’ il tuo fottuto lavoro così l’FBI non ha nessuna scusa per farlo al tuo posto. — Gli mostrò i denti; non stava sorridendo, anche se forse Bobby Acosta avrebbe frainteso. — Te la senti, Richard?
Hood la scrutò per un istante, poi scosse il capo. — Merda — disse.
— Ehi, prima avevi ragione — fece Alvarez. — Quella le palle le ha più grosse persino delle tue.
— Merda — ripeté Hood. Infine, chiaramente in cerca di un facile bersaglio, si rivolse a Deke: — E tu?
— Io cosa? — fece lui.
— Tu di che cosa ti occupi?
Deke alzò le spalle. — Be’, sai — spiegò. — Il capitano vuole che io resti insieme a… uh, Morgan.
— Wow — commentò Alvarez. — Un compito rischioso.
— Siamo soci — replicò lui, lievemente offeso.
— Sta’ attento, Deke — disse Hood. — Morgan è parecchio severa con i suoi soci.
— Già, infatti ogni volta che ne trova uno, poi rimane senza — fece Alvarez.
— Ehi, voi due teste di cazzo, vi devo prendere per la manina e accompagnarvi al database della motorizzazione? — saltò su Deborah. — Oppure vi sono rimasti i neuroni sufficienti per andarci da soli?
Hood si alzò e fece: — Ci vado, capo. — E si diresse verso l’uscita.
Alvarez lo seguì, dicendo: — Guardati le spalle, Deke.
Deke li osservò allontanarsi, leggermente accigliato e, non appena si chiuse la porta, esclamò: — Perché mi devono spaccare i coglioni? Perché sono nuovo, o che cosa? — Deborah lo ignorò, e lui si voltò verso di me. — Insomma, che cosa c’è che non va? Che cosa gli ho fatto? Eh?
Non avevo nessuna risposta, a parte la più ovvia, cioè che i poliziotti sono come qualsiasi altro animale: se la prendono con i membri del branco che sembrano diversi o più deboli. Con quel suo aspetto assurdamente attraente e le capacità mentali in un certo senso limitate, Deke aveva le caratteristiche giuste per trasformarsi in bersaglio. Eppure discuterne mi parve brutto, così gli lanciai un sorrisetto rassicurante. — Sono certo che si calmeranno, quando vedranno quello che sai fare — dissi.
Scosse lentamente il capo. — Credi che io sia autorizzato a fare qualcosa? — replicò, voltandosi verso Debs. — Devo starle appiccicato come fossi la sua ombra.