— Era di papà — fece mia sorella, soppesando una delle pistole.
Chutsky alzò le spalle. — È un revolver di quarant’anni fa — osservò. — Quasi più vecchio di me, il che non è un buon segno.
Deborah tolse il caricatore dalla pistola e ispezionò la camera. — Questo non è il fottuto assedio di Khe Sanh — disse, reinserendo con forza il caricatore nell’arma. — Prendo questa.
Chutsky annuì. — Ah-ha, ottimo — fece. Tornò a frugare nella valigia. — Vuoi un caricatore di riserva?
Debs scosse il capo. — Se arrivo al punto che me ne serve un altro, sono morta e fottuta — disse.
— Può essere — fece Chutsky. — Quanti pensi che ne troveremo lì dentro?
Deborah infilò la pistola alla cintola. — Non so — rispose. — Ci è stato detto che è solo. — Chutsky inarcò il sopracciglio. — Maschio bianco, ventidue anni — spiegò Debs. — Uno e settantacinque per sessantotto chili, capelli scuri… Ma a essere onesti, Chutsky, non abbiamo nessuna prova che si trovi davvero qui, né che sia solo, e sono dannatamente sicura che della troia che ci ha fatto la soffiata non c’è da fidarsi.
— Okay, sono contento che tu mi abbia chiamato — annuì Chutsky allegramente. — Ai vecchi tempi ci saresti andata da sola e con la pistola ad aria compressa di tuo padre. — Mi guardò. — Dex? — disse. — So che sei contrario alle armi e alla violenza. — Alzò le spalle, con un sorriso. — Però, ehi, amico… occhio a non presentarti lì dentro senza niente. — Fece cenno con la testa in direzione del suo piccolo arsenale sparso sul cofano dell’auto. — Che ne dici di fare un saluto ai miei amichetti?
Era la peggiore imitazione di Scarface a cui avessi mai assistito, ma mi avvicinai lo stesso a dare un’occhiata. Era vero, detestavo le pistole: sono così sporche e chiassose e ti tolgono tutto il divertimento. Comunque, non ero lì per divertirmi. — Se ti va bene — feci — prenderò l’altra pistola. E il caricatore di riserva. — Dopo tutto avrei potuto averne davvero bisogno, e diciannove proiettili in più non mi pesavano troppo.
— Ma certo, grandioso — disse allegro. — Sei sicuro di sapere come si usa?
Era un piccolo scherzo tra noi. Ho detto piccolo perché divertiva soltanto Chutsky. Sapeva benissimo che ero capace di maneggiare una pistola. Ma tutte le volte stavo al gioco e la impugnavo dalla parte della canna. — Immagino che si tenga così e poi si prenda la mira — dissi.
— Perfetto — fece Chutsky. — Occhio a non spararti nelle palle, mi raccomando. — Poi prelevò il fucile d’assalto. Era dotato di una cinghia che appese alla spalla. — Io prenderò questo giocattolo. E se degenera in una nuova Khe Sanh, non mi troveranno impreparato. — Contemplò l’arma con lo stesso affetto con cui io avevo contemplato il pirata Roger: chiaramente doveva avergli evocato dei bei ricordi.
— Chutsky — disse Deborah.
L’uomo alzò di scatto la testa come se fosse stato sorpreso a guardare un porno. — Eccomi — disse. — Allora, come vuoi fare?
— Entriamo dal cancello — dichiarò Debs. — Ci spargiamo a ventaglio e raggiungiamo il lato opposto del parco. L’area riservata allo staff era laggiù in fondo. — Mi guardò, e io annuii.
— Mi ricordo — dissi.
— Quindi là ci sarà anche il cottage del custode — continuò.
— Dove pensiamo ci sia Bobby Acosta. — Indicò Chutsky. — Tu avanzi alla mia destra e mi copri. Dexter alla mia sinistra.
— Aspetta — obiettò Chutsky. — Non puoi sfondare la porta e precipitarti dentro. È una follia.
— Ti dirò quand’è il momento di venir fuori — spiegò Deborah.
— Voglio fargli credere che sono sola. Così vediamo quel che succede. Se è una trappola, voi mi raggiungete.
— Certo — fece Chutsky, perplesso. — Ma saresti comunque sola allo scoperto.
Debs si riscosse, irritata. — Andrà tutto bene — disse. — Credo che là dentro ci sia anche la ragazza, Samantha Aldovar. — Poi aggiunse: — Quindi occhio. Niente stronzate alla Rambo, okay?
— Ah-ha — annuì Chutsky. — Ma quel ragazzino, Bobby, lo vuoi vivo, vero?
Deborah lo fissò appena un istante di troppo. — Chiaro — disse infine. Ma non parve molto convincente. — Andiamo. — Voltò le spalle e si diresse a passo spedito verso il cancello.
Chutsky la guardò, poi estrasse altri due pacchetti di caricamento dalla valigia e se li infilò in tasca. La richiuse e la gettò in macchina. — Okay, amici — fece, e mi guardò a lungo e con gli occhi sorprendentemente lucidi. — Fa’ che non le capiti nulla — disse.
Da quando lo conoscevo, era la prima volta che lo vedevo emozionato. — Sicuro — risposi, con un certo imbarazzo.
Mi pizzicò la spalla. — Perfetto. — Mi guardò per un altro lungo istante, infine si voltò e si avviò barcollando dietro a Deborah.
Mia sorella era davanti al cancello, intenta ad afferrare il lucchetto che si trovava al di là della rete metallica.
— Non c’è il rischio che qualcuno veda che stiamo entrando abusivamente in una proprietà privata? — feci. In realtà, a preoccuparmi maggiormente era l’idea di salvare un’altra volta Samantha per restituirla a un mondo troppo ansioso di dar retta ai suoi morbosi racconti.
Ma Debs tirò a sé il lucchetto e me lo mostrò. — È già stato aperto — dichiarò, con il tono di chi sta testimoniando in tribunale. — Qualcuno dev’essere entrato nel parco, forse abusivamente, e forse per commettere un crimine. È mio chiaro compito quello di investigare.
— Ehi, un momento — fece Chutsky. — Se il ragazzino si nasconde qui dentro, perché il lucchetto è aperto?
Mi trattenni a malapena dall’abbracciarlo e mi limitai a dire: — Ha ragione, Debs. È una trappola.
Mia sorella scosse il capo, impaziente. — Questo lo immaginavamo già — fece. — Ecco perché vi ho portato.
Chutsky aggrottò la fronte, ma non si mosse. — Questa faccenda non mi piace — disse.
— Non ti deve piacere — replicò Deborah. — E non sei obbligato a venire.
— Non ho intenzione di lasciarti entrare da sola — fece lui. — E neanche Dexter.
Normalmente mi sarei sentito come se, scartato Chutsky, fosse la tenera carne di Dexter a dover essere immolata sull’altare del pericolo gratuito. Invece, mentre ciò accadeva, acconsentii. Solo per quella volta. Era chiaro che qualsiasi individuo dotato di un minimo di buon senso avrebbe dovuto andarle dietro e, considerando i presenti, restavo io. — Okay — dissi. — In ogni caso, se finiamo nei pasticci, possiamo sempre chiamare i rinforzi.
A quanto pareva, dovevo aver detto la cosa sbagliata. Deborah mi guardò truce, poi mi venne incontro spedita e si piazzò a pochi centimetri dalla mia faccia. — Dammi il tuo cellulare — disse.
— Che cosa?
— Adesso! — urlò, tendendo la mano.
— Ma è un BlackBerry nuovo di zecca — protestai. Comunque era chiaro che se non gliel’avessi dato avrei perso l’uso delle braccia sotto una raffica di pugni, così obbedii.
— Anche il tuo, Chutsky — gli ingiunse, piantandoglisi davanti.
L’uomo alzò le spalle e glielo porse. — Pessima idea, tesoro.
— Non sono una buffona come voi che vi fate prendere dal panico e mandate tutto a farsi fottere — disse. Tornò rapida alla macchina e gettò i tre cellulari, compreso il suo, sul sedile anteriore, poi ci raggiunse.