— È solo una fottuta ragazzina — insistette Deborah. — Il trauma le passerà. Ha una famiglia che le vuole bene, e una vita intera davanti.
— E quindi, sopraffatta dal rimorso e dalla nobiltà del gesto, dovrei lasciarla andare — miagolò Alana. — Casa, chiesa, fiori e bambini… in che bel mondo vivete, sergente. Ma per noi esiste anche qualcosa di più oscuro. — Guardò Samantha. — E la stessa cosa vale per lei.
— Per favore — la pregò Deborah. Non l’avevo mai vista così indifesa e vulnerabile. — Liberatela.
— Non ci penso proprio — rispose la donna, secca. — Infatti, tutta quest’agitazione mi ha fatto venire un certo languorino. — Prese dal tavolo un coltello molto affilato.
— No! — sibilò Deborah. — Non lo fare, maledetta!
— Spiacente, ma lo farò — mormorò Alana, lanciandole un’occhiata gelida e divertita. Due guardie tennero ferma Debs, mentre la donna la osservava dimenarsi, chiaramente divertita. Senza smettere di guardare mia sorella, si avvicinò a Samantha e levò il coltello in aria, indecisa. — Non sono mai stata molto brava come macellaia — disse.
Bobby e la sua banda le si radunarono intorno, tremanti dall’eccitazione, come bambini davanti a un film proibito.
— Ecco perché mi sono accollata questo ragazzaccio impertinente — spiegò Alana. — Lui è incredibilmente bravo. Bravissimo. Sveglia, maialetta. — Schiaffeggiò Samantha, che girò la testa e aprì gli occhi.
— È ora? — mormorò stordita.
— Cominciamo con uno snack — disse la donna.
La ragazza sorrise. A giudicare dalla sua allegria al ralenti dovevano averla di nuovo drogata, ma almeno stavolta non era ecstasy. — Okay… grande — sussurrò.
Alana guardò prima lei, poi noi.
— Avanti, scegli — fece Bobby.
La donna sorrise, poi ghermì il braccio di Samantha, così rapidamente che scorsi soltanto il luccichio sfocato della lama, e in un batter d’occhi le aveva tranciato via un bel pezzo di tricipite.
Samantha emise un suono a metà strada tra il brontolio e il grugnito. Non era gioia, né dolore, ma una sorta di agonizzante piacere.
Rabbrividii e mi si drizzarono i peli sulla nuca, mentre Deborah fu colta da un attacco di furia cieca. Spinse da un lato una delle guardie e fece cadere il fucile all’altra, che però resistette finché il grosso buttafuori con il codino non intervenne e sbatté Deborah sul pavimento con la sua manona gigante. Mia sorella crollò come una bambola di pezza, batté il capo e giacque immobile.
— Portate sotto il buon sergente — disse Alana. — E assicuratevi che sia ben legata.
I due scagnozzi afferrarono Deborah e la trascinarono in cabina. Non mi piaceva per niente vederla in mezzo a quei due, del tutto inerme, così feci istintivamente un passo verso di lei. Non mi ero mosso neanche di mezzo millimetro che l’enorme buttafuori raccolse il fucile e me lo puntò al petto, costringendomi ad assistere alla scena, impotente.
Con una serie di colpetti mi obbligò a voltarmi e a vedere Alana che sollevava il coperchio del barbecue e piazzava sulla griglia il pezzo di carne di Samantha. Il boccone sfrigolò e si levò un filo di fumo.
— Oh — disse flebilmente la ragazza. — Oh. Oh. — Si agitò piano tra le corde.
— Girala tra un paio di minuti — disse Alana a Bobby, poi tornò da me. — Bene, porcellino. — Si protese in avanti e mi pizzicò la guancia, non come una nonnina amorevole, ma come uno scaltro compratore che controlla la qualità della merce.
Tentai di ritrarmi, ma non era così semplice, specie con un bestione che mi puntava il fucile nella schiena. — Perché continui a chiamarmi in quel modo? — chiesi. Il mio tono sarà sembrato più lamentoso del normale, ma al momento non mi trovavo in una posizione di gran superiorità, eccezion fatta per quella morale.
La mia domanda parve divertire Alana. Si protese un’altra volta verso di me, ora con tutte e due le mani, e mi afferrò per le guance, scuotendomi affettuosamente la testa. — Perché sei il mio porcellino! — esclamò. — E ti voglio divorare tutto quanto, tesoro! — I suoi occhi emisero uno strano bagliore, stavolta molto reale, e il Passeggero sbatté allarmato le ali.
Avrei voluto poter dire a me stesso di essermi imbattuto in situazioni ben peggiori e di essere sempre riuscito a trovare una via d’uscita. Ma per la verità non mi veniva in mente un’altra volta in cui mi fossi sentito così terribilmente vulnerabile. Ero di nuovo legato con il nastro isolante e immobilizzato, ma adesso avevo anche un fucile puntato nella schiena e un predatore ancor più letale di fronte a me. Riguardo ai miei compagni, Deborah giaceva nella cabina priva di sensi, se non peggio, e Samantha era, non solo metaforicamente, sui carboni ardenti. Mi restava un’ultima carta su cui contare: sapevo che Chutsky era in giro, armato e pericoloso, e finché era vivo non avrebbe mai permesso che qualcuno facesse del male a Debs e, per estensione, a me. Avrei potuto intrattenere Alana per far sì che Chutsky venisse a salvarci.
— Samantha ce l’hai — dissi, nel tono di voce più sensato che potei. — Dovrebbe essercene abbastanza per tutti.
— Sì, ma lei vuole essere mangiata — spiegò la donna. — La carne di chi si rifiuta è più saporita. — E guardò la ragazza.
Samantha disse di nuovo: — Oh. — Ora aveva gli occhi sgranati e furiosi, non so per quale motivo, e li puntava contro il barbecue.
Alana sorrise e mi diede un buffetto. — Ce lo devi, tesoro. Per essere scappato e averci causato tutti quei problemi. E, comunque, ci serve un maiale maschio. — Aggrottò la fronte. — Mi sembri un po’ fibroso. Dovremmo metterti a marinare per qualche giorno. Eppure non c’è più molto tempo e io adoro le braciole di maschi come te.
Non era né il momento né il luogo per perdersi in curiosità, lo ammetto, ma dopo tutto stavo tentando di intrattenerla. — In che senso non c’è più molto tempo? — domandai.
Mi guardò inespressiva. In un certo senso, l’assenza di emozioni mi metteva meno a disagio del suo finto sorriso. — Si tratta dell’ultimo festino — spiegò. — Poi purtroppo mi tocca sparire un’altra volta. Proprio come avevo dovuto fare in Inghilterra quando le autorità si accorsero della scomparsa di molti immigrati clandestini; ora qui sta succedendo la stessa cosa. — Scosse tristemente il capo. — E pensare che il sapore della loro carne stava cominciando a piacermi.
Samantha grugnì. Bobby era in piedi davanti a lei, che le rigirava nel petto la punta di un coltello, come se stesse scolpendo le proprie iniziali sulla corteccia di un albero. Teneva la faccia attaccata alla sua e sfoggiava un sorriso che avrebbe appassito un mazzo di rose.
Alana sospirò, scuotendo affettuosamente il capo. — Non si gioca con la roba da mangiare, Bobby — disse. — Sei qui per cucinare. Girala adesso, caro.
Il ragazzo la guardò. Poi posò il coltello, riluttante, si avvicinò alla griglia con un lungo forchettone e girò la carne. Samantha gemette di nuovo.
— E metti qualcosa sotto quel taglio — gli ingiunse Alana, indicando la pozza di sangue che gocciolava dal braccio della ragazza e si spargeva sul ponte. — O la nave diventerà una macelleria.
— Non sono una fottuta Cenerentola — scherzò Bobby. — Piantala con le tue stronzate da matrigna.
— Okay, ma tu cerca di sporcare un po’ meno, d’accordo? — fece la donna.
Bobby alzò le spalle. Erano chiaramente legati l’uno all’altra da quel tipico affetto che lega i mostri. Il ragazzo prese un pentolino dalla rastrelliera sotto la griglia e lo piazzò sotto il braccio di Samantha.
— Bobby l’ho raddrizzato io — fece Alana con una punta d’orgoglio. — Era un inconcludente e per coprirlo il padre stava spendendo una piccola fortuna. Semplicemente Joe non capiva, povero ingenuo. Credeva di avergli dato tutto, ma non gli aveva dato quello che voleva veramente. — Mi guardò con quel suo sorriso tutto denti. — Questo — fece, indicando Samantha, i coltelli e il ponte inzuppato di sangue. — Dopo aver imparato a gustare questi maiali e il potere che ne deriva, ha imparato anche a essere prudente. Quel locale dark, Zanne, è stata un’idea di Bobby. Un ottimo modo per reclutare gente per il sabba, distinguendo i cannibali dai vampiri. E gli sguatteri nelle cucine erano una stupenda fonte di carne a cui attingere.