Aggrottò la fronte. — Avremmo dovuto davvero limitarci a mangiare clandestini — continuò. — Ma mi ero talmente affezionata a Bobby e lui insisteva così carinamente. E anche le due ragazze, comunque, non erano da meno. — Scosse il capo. — Stupida che sono stata. Avrei dovuto immaginarlo. — Si voltò verso di me, tornando a sfoggiare quel sorriso fulgido. — Ma la cosa positiva è che stavolta ho molto più denaro per cominciare una nuova vita… e anche un’infarinatura di spagnolo, a cui non mi va di rinunciare. Costa Rica? Uruguay? Voglio un posto in cui per rispondere a qualunque domanda basti pagare.
Il cellulare di Alana trillò. Lei si scompose leggermente. — Con tutte le mie chiacchiere… — mormorò, scrutando il display. — Ah. Il tempo è tiranno. — Si voltò e parlò qualche secondo al telefono, restò in attesa, tornò a parlare, infine ritirò l’apparecchio. — Cesar, Antoine — disse. Due dei suoi leccapiedi le si precipitarono incontro. — Lui è qui. Ma… — Abbassò la testa nella loro direzione in modo che non potessi sentire. Di qualunque cosa si trattasse, Cesar sorrise e Alana guardò i festaioli intorno al barbecue. — Bobby — disse. — Va’ con loro e aiutali.
Bobby sollevò con un sorrisetto la mano di Samantha. Prese un coltello dal tavolo e l’alzò in aria, guardando Alana, speranzoso. La ragazza gemette.
— Smettila di fare il buffone, amore — disse la donna. — Sbrigati a dare una mano a Cesar e Antoine.
Bobby lasciò cadere il braccio di Samantha, che grugnì, pronunciando ripetutamente: — Oh — mentre Cesar e Antoine conducevano Bobby e i suoi amici giù dalla passerella, verso il parco.
Alana li guardò allontanarsi. — Tra poco tocca a te — mi disse, poi si diresse verso Samantha. — E tu come te la passi, maialina? — fece.
— Per favore — disse debolmente Samantha — Oh, per favore…
— Per favore? — ripetè Alana. — Per favore cosa? Vuoi che ti lasci andare, eh?
— No — fece la ragazza. — Oh, no.
— D’accordo. E allora che cosa vuoi, cara? — chiese. — Non riesco proprio a capire. — Afferrò uno di quei coltellacci affilati. — Adesso ti sciolgo la lingua, maialina — disse. Conficcò la punta della lama nel ventre di Samantha, non troppo in profondità, ma deliberatamente e in modo ripetuto, il che mi parve ancora peggio, mentre la giovane urlava e si divincolava. Ovviamente senza risultato, legata com’era all’albero maestro.
— Non hai niente da raccontarmi, tesoro? Sicura? — disse Alana, finché Samantha non crollò e il suo orribile sangue scarlatto schizzò dappertutto. — Molto bene, allora ti lasceremo un po’ di tempo per schiarirti le idee. — Rimise la forchetta sul tavolo e sollevò il coperchio del barbecue. — Oh, che peccato, si è bruciata — disse. Si assicurò con una rapida occhiata che Samantha la stesse guardando, poi impugnò il lungo forchettone e gettò il pezzo di carne oltre il parapetto, giù in acqua.
Samantha si lamentò debolmente e crollò in avanti. Alana la guardò felice, poi mi rivolse il suo sorriso da serpente: — Dopo tocca a te, vecchio mio. — E si diresse verso il parapetto.
Avevo assistito alla sua performance con una certa fatica e, quando se ne andò, ammetto che ne fui lieto.
A prescindere dal fatto che non mi piaceva vedere la gente infliggere dolore e torture a una persona innocente, ero anche consapevole di essere destinato a fare la stessa fine. Non volevo essere il prossimo, e non volevo tramutarmi in cibo, cosa che presto sarebbe accaduta, se Chutsky non si fosse dato una mossa. Ero sicuro che fosse appostato là fuori, nel buio, e che ci girasse intorno, pronto a irrompere da una posizione inaspettata, per aumentare le probabilità di riuscita. Senza dubbio seguiva una strategia bizzarra e letale nota soltanto ai guerrieri più incalliti, in attesa di balzar fuori facendo fuoco a volontà. In ogni caso, mi augurai fortemente che si sbrigasse.
Alana scrutava in direzione del cancello. Sembrava un pochino distratta, il che mi fece piacere. Ne approfittai per riflettere sulla mia vita sprecata. Trovai terribilmente triste che dovesse finire proprio adesso, così presto, senza permettermi di combinare qualcosa di importante, come accompagnare Lily Anne alle lezioni di danza. Come avrebbe potuto farcela nella vita senza la mia guida? Chi le avrebbe insegnato ad andare in bicicletta? Chi le avrebbe letto le fiabe?
Samantha emise un altro flebile lamento. La osservai. Si dondolava sorretta dalle corde in una sorta di ritmo lento e scoordinato, come se le sue batterie si stessero a poco a poco scaricando. Anche suo padre da piccola le leggeva le storie. Fiabe, mi aveva detto. Forse a Lily Anne non avrei dovuto leggerle: a Samantha non avevano fatto molto bene.
Ovviamente, se le cose fossero andate avanti così, non avrei letto proprio niente a nessuno. Mi augurai che Deborah stesse bene. Nonostante fosse un po’ instabile negli ultimi tempi, era un tipo tosto. Però aveva preso un brutto colpo alla testa, e mentre la trascinavano in cabina sembrava davvero fiacca.
Poi sentii Alana che diceva: — Ah — e mi voltai a guardare.
Un gruppo di gente avanzava nel fascio di luce proiettato da una lampada da giardino. Dovevano essere altri giovani partecipanti alla festa, anch’essi in abiti pirateschi, giunti nel parco per unirsi a Bobby. Mi domandai con stupore quanti diavolo di cannibali ci fossero a Miami. Il branco si muoveva in tondo, eccitato come uno stormo di gabbiani, agitando pistole, machete e coltelli. Dal centro del cerchio vennero fuori altre cinque sagome. Una era Cesar, lo scagnozzo che Alana aveva mandato nel parco. Con lui c’era Antoine, l’altra guardia, e Bobby. In mezzo a loro vidi un altro uomo, che stavano trascinando di peso, apparentemente svenuto. Li seguiva uria figura vestita di nero con un cappuccio che le nascondeva il viso.
Mentre gli invitati gracchiavano in cerchio, il tipo privo di sensi rotolò a faccia in su e la luce gli illuminò il viso, così che potei scorgerne i tratti.
Era Chutsky.
39
Einstein ci ha insegnato che la nostra nozione del tempo è una comoda finzione. Non ho mai preteso di essere così geniale da comprendere tale concetto, ma per la prima volta in vita mia cominciai a cogliere un barlume del suo significato. Perché, non appena vidi il volto di Chutsky, tutto si arrestò. Il tempo aveva cessato di esistere. Mi sentivo intrappolato in un unico momento che si ripeteva in eterno, come in una natura morta. Contro la luce fioca si stagliava la sagoma di Alana, affacciata al parapetto del finto galeone pirata, il viso atteggiato a una smorfia di gioia vorace. Poco più in là, nel parco, si scorgevano le cinque figure immobili nella pozza di luce: Chutsky con la testa mollemente reclinata da un lato, le guardie, Bobby che lo trascinava per le braccia, e la strana sagoma ammantata di nero che li seguiva, impugnando il fucile di Cesar. La banda di pirati assumeva posture tra il comico e il minaccioso, simili a statue. Non percepivo più alcun suono. Il mondo si era congelato in quell’unica immagine che segnava la fine delle mie speranze.
Poi, non molto lontano, in direzione del percorso a ostacoli, attaccò l’orribile musica che suonavano al club Zanne, con quelle percussioni da emicrania. Qualcuno urlò e tutto tornò alla normalità. Alana si allontanò dal parapetto, prima lentamente, infine alla velocità di sempre, e ancora una volta percepii i gemiti di Samantha, la bandiera che svolazzava sulla nave e i battiti fragorosi del mio cuore.