Выбрать главу

Tanto per spiegare meglio questo punto di vista, proviamo a immaginare un personaggio come Dexter che agisse in un’altra città (molto meno ospitale e solare di Miami) e in tutt’altro ambiente di lavoro. Magari realistico e cupo come quello del 15° Distretto di NYPD Blue (strepitosa e ultralongeva serie poliziesca che ha di fatto costituito uno spartiacque nella evoluzione dei serial televisivi). E magari ipotizziamo un Dexter con le ruvide fattezze del detective Andy Sipowicz, il bravissimo, pluripremiato ma grasso, tozzo e semicalvo attore Dennis Franz. Possiamo affermare che proveremmo la stessa empatia per quello che è stato definito il “serial killer della porta accanto”? Non credo.

Onore, quindi, agli sceneggiatori della serie che sono riusciti a dare il massimo anche nella seconda stagione, minando quelle certezze che lo spettatore aveva appena fatto in tempo ad agguantare, ovvero l’impossibilità per Dexter di essere scoperto, l’intoccabilità di un comprimario solido e convincente come Doakes che viene invece sacrificato, lo “scarso livello intellettuale” di Deborah Morgan, che dimostra al contrario di essere una detective di tutto rispetto. E finanche la candida asessualità di Dexter, che arriva a tradire la sua fidanzata con un’altra bellissima donna. Viene inoltre introdotto l’elemento dell’instabilità emotiva del protagonista che lo spinge a desiderare di rivelare la sua vera natura ad altri per poter finalmente essere se stesso, un tema inquietante che sarà riproposto in un crescendo di drammaticità nelle successive stagioni.

L’evoluzione parallela del personaggio, nella sua incarnazione letteraria, prosegue nel romanzo Dexter il devoto, dove Deborah Morgan ingaggia una sorta di lotta personale con un ennesimo, spietato serial killer che riuscirà a sconfiggere solo grazie all’aiuto del singolare fratellino. I sospetti del detective Doakes nei confronti di Dexter impediranno momentaneamente a quest’ultimo di dar sfogo alla sua natura assassina, costringendolo a dedicarsi maggiormente alla sua fidanzata Rita e ai due figlioletti di lei, nell’attesa della situazione propizia per giustiziare un pedofilo preso di mira da parecchio tempo. Il rapporto fra Dexter e i figli di Rita viene approfondito e dà origine a una sottotrama inquietante e complessa che avrà numerosi strascichi nel proseguimento della saga di Lindsay (ma che, a quinta stagione conclusa, non è stata ancora utilizzata nella serie televisiva). Per la cronaca, nel romanzo il sergente Doakes non muore, ma subisce una sorte, se possibile, ancora peggiore.

E passiamo, a questo punto, alla terza stagione di Dexter, trasmessa negli USA nel 2008, dove troviamo come guest star l’attore Jimmy Smits che proprio nel già citato NYPD Blue aveva vissuto il suo momento di maggior successo interpretando il ruolo del detective Bobby Simone dalla seconda alla sesta serie (con una comparsata nella undicesima).

Smits è il procuratore distrettuale Miguel Prado, che stringerà un legame complesso con Dexter, fino ad arrivare a fargli confessare la sua vera natura di spietato giustiziere e a chiedergli di aiutarlo a intraprendere la stessa strada. Assistiamo, nel corso delle dodici puntate, alle perplessità del nostro antieroe, che mostrerà un forte desiderio di abbandonare la sua doppia esistenza per arrivare a essere finalmente se stesso, per lo meno nel rapporto con un’unica persona che possa comprenderlo e accettarlo per quello che è, senza finzioni di sorta. Nella serie viene fatto largo uso della figura del padre defunto di Dexter, il poliziotto Harry Morgan (interpretato dall’attore James Remar), che, dopo essere apparso nei flashback delle prime due stagioni, inizia a comparire regolarmente sotto forma di fantasma (una specie di coscienza di Dexter) per sconsigliare al figlio di condividere i suoi segreti con altri trascurando le rigide regole del “codice di sicurezza” che gli hanno finora garantito l’anonimato e la libertà. Dexter assume, per la prima volta, un atteggiamento critico nei confronti del padre (o per meglio dire, della di lui memoria) anche in seguito alla scoperta di scottanti rivelazioni sul suo passato che glielo faranno apparire meno integerrimo e meno sincero di quanto avesse creduto.

Nel corso della serie, il passato di Harry Morgan sarà oggetto di una ricerca anche da parte della figlia Deborah, sorella di Dexter. Una ricerca destinata a concludersi drammaticamente solo nell’episodio finale della quarta stagione.

L’evolversi della vicenda vedrà Dexter e Miguel Prado interrompere il loro sodalizio allo svelarsi delle vere intenzioni di quest’ultimo, tutt’altro che disinteressate. I due ingaggeranno una lotta spietata che porterà a una sanguinaria, forse scontata, conclusione. La serie, però, riserva anche altri aspetti interessanti. Tutta la parabola della perdita di certezze da parte di Dexter (il desiderio di far emergere la sua doppia personalità, la figura paterna che vede ridimensionato il suo ruolo di assoluto riferimento, l’evoluzione del suo rapporto con gli altri, la crescita del personaggio di Deborah) sembra concludersi con un ritorno alla tranquilla doppia vita di sempre, suggellato addirittura dal matrimonio con Rita in dolce attesa. Ma l’ultimo, inquietante fotogramma dell’episodio conclusivo lascia intendere che non ci sarà pace nel futuro del nostro amabile killer e di coloro che gli sono vicini.

Nel terzo romanzo della saga, Dexter in the Dark, 2007 (Dexter l’oscuro, Il Giallo Mondadori, n. 2999), Jeff Lindsay continua, con fiera determinazione, a seguire una strada diversa da quella del serial TV, introducendo un aspetto che rende la divergenza ancora più significativa, ovvero la rivelazione della natura demoniaca del cosiddetto “Passeggero Oscuro”. Questi non è altro che la voce narrante, onnipresente nei romanzi e molto meno invasiva nella serie televisiva, che racconta, con lucido distacco ed elegante ironia, l’irrefrenabile bisogno di uccidere di Dexter. Lindsay sceglie di percorrere la strada del fantastico, rivelandoci che il Passeggero Oscuro è uno dei figli di Moloch (antica divinità sanguinaria) fuggito nel nostro mondo per difendersi dall’ira paterna, e finito ad albergare nella coscienza del malcapitato Dexter. Una scelta senz’altro coraggiosa rispetto a quella di altri autori che, in seguito al successo delle versioni televisive o cinematografiche dei propri personaggi, hanno preferito uniformarsi agli indirizzi degli sceneggiatori per far breccia nel pubblico televisivo, numericamente molto più imponente di quello dedito alla lettura.

Arriviamo, quindi, alla strepitosa, sorprendente quarta serie, vero e proprio capolavoro televisivo. Già dalla scelta della guest star si comprende che il livello sarà alto. John Lithgow, professore ad Harvard, apprezzato attore teatrale, stimato scrittore e cantautore, con alle spalle ben tre Emmy Award e due nomination all’Oscar (lo ricorderete nelle parti di due memorabili cattivi in Doppia personalità del 1992, di Brian De Palma, e in Cliffhanger del 1993, di Renny Harlin).