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— Uno dei ragazzi che lavora qui è il secondo di Joe — disse Walsh. — Sa che devo assolutamente vedere Joe dopo un incontro.

Lui indugiò ancora un momento, ma capì che non c’era niente altro da dire. Il piccolo attrezzo di rame che teneva in mano era duro e pesante. — Be’, buonanotte Eddie.

— Buonanotte.

Nel corridoio vide (ma non lo aveva già visto?) Joe che camminava silenziosamente verso di lui. Quando fece per parlare, Joe gli fece cenno di tacere e lo guidò lungo il corridoio tenendolo per il braccio con gesto gentile ma fermo. In fondo al corridoio, Joe gli disse: — Vuole un caffè? O del pop corn? Qui ce l’hanno.

Lui domandò: — Ma ce lo daranno a quest’ora?

— Ci sono le macchinette. W.F. ci farà entrare.

Joe aprì una porta che sembrava chiusa a chiave, una pesante porta di metallo con la dicitura C e una grossa serratura messa là per impedire alla gente di entrare.

Scesero lungo una stretta rampa di scalini di cemento per vari piani e, attraverso un’altra porta, arrivarono in una grande sala vuota, piena di file ordinate di vecchie sedie e di tavolini che si perdevano nell’oscurità. Una luce brillava in un angolo della stanza dove, davanti a una tazza di caffè fumante, era seduto un uomo di colore che indossava un’impeccabile divisa bianca.

Joe lo salutò con un gesto della mano, poi pescò fuori dalla tasca un vecchio borsellino di pelle. — Io prendo un cream soda — disse. — Lei cosa vuole?

— Direi un caffè. Con un po’ di panna e zucchero.

— Va bene. — Joe scelse due monete dal borsellino e lo richiuse con uno scatto. — Può andare a sedersi accanto a W.F. se vuole. Il caffè glielo porto io.

Lui annuì e fece come gli aveva detto. Avrebbe voluto vedere meglio le monete. Non somigliavano affatto a quelle a cui era abituato.

W.F. disse: — Non ti avevo detto di non alzarti dal letto, amico? Ehi! Stai fresco ora! — Aveva un sorriso contagioso.

— Dovrai riportarmi in camera, immagino.

— Immagino? Cosa vuol dire immagino? Sai bene che lo farò! Ti metteranno di servizio in cucina per un anno intero e starai con le mani a mollo fino al gomito nell’acqua dei piatti. Le donne penseranno che hai cent’anni e ti lasceranno in pace, questo è sicuro.

Lui annuì e disse: — Ma almeno riuscirò a fregarmi un po’ di budino al cioccolato.

W.F. ridacchiò. — Sei proprio un bel tipo! Sfido che Joe t’ha preso subito in simpatia. — Lui lanciò un’occhiata all’omone che si stava spostando da una macchinetta all’altra con una bottiglia rossa in mano. — Joe è veramente un pugile professionista?

— Lo sai anche tu? Io sono il suo secondo. Mi hai visto in Tv?

Lui scosse la testa.

— Ehi, amico, ti sei perso un bell’incontro… noi eravamo l’attrazione principale. Ehi, Joe, digli anche tu che eri il più importante. — Joe, che stava arrivando con la bottiglia in una mano e una tazza fumante nell’altra, scosse la testa. — No, ultimo incontro preliminare. — Lo disse in tono di scusa. — Cinque round e K.O. tecnico.

— Ma tu non avevi bisogno di traccheggiare per cinque round. Lo potevi mettere K.O. al terzo.

Joe appoggiò la tazza di caffè sul tavolo e lentamente sprofondò a sedere in una delle vecchie sedie di legno. — Era di questo che volevo parlarle. Eddie pensa che io sia il campione mondiale dei pesi massimi.

— Lo so.

— Invece non lo sono e probabilmente non lo sarò mai.

Lui annuì. — Non ho mai pensato che lo fosse, Joe.

W.F. intervenne. — Ma la prossima volta sarai l’attrazione principale, se la dolce Jenny sa davvero il fatto suo.

Joe annuì lentamente. — Forse.

— Forse!? Vuoi dire sicuramente.

— Jennifer è diventata il mio agente da quando a Eddie è successo il fatto. Ma il mio vero manager è ancora Eddie; riprenderà l’attività appena si sentirà meglio.

— Eddie faceva anche da secondo a Joe — spiegò W.F. — Poi, quando è venuto qui, Joe non aveva nessuno perché Jenny si è rifiutata di farlo. Così ho detto, lo faccio io. Non voglio essere pagato… mi vedo tutti gli incontri gratis e tutti mi vedono alla Tv perché gli incontri vengono mandati in onda in Tv. Certe volte andiamo anche nel notiziario… quando non hanno altro da trasmettere. Tutti dicono “Ehi! Guarda il vecchio W.F. come sventola l’asciugamano”. E poi Joe esce quasi sempre vincitore e io mi diverto un mondo.

Lui disse: — È bello che siate così vicini a Eddie. Siete tutti e due molto gentili.

Joe aveva portato la bottiglia alle labbra per la prima volta. La bottiglia era grande e aveva in rilievo su vetro il nome della bevanda “Poxxie”. Joe ingoiò la maggior parte del liquido rosso dall’aspetto schifoso in un solo sorso. La sua gola sembrava capace di aprirsi e restare aperta come la valvola di una conduttura. — Non potevo abbandonarlo, Eddie crede che sono un campione. Non voglio che lei gli dica che non lo sono. Ne sarebbe sconvolto…

— Non lo farò.

Joe ruttò sonoramente. — Se lei potesse aiutarlo…

Quasi commosso senza sapere nemmeno perché, lui disse: — La maniera migliore per aiutarlo sarebbe di diventare un campione. Sono sicuro che Eddie guarirebbe.

W.F. gridò esultante. — Che ti dico sempre? Sei un tipo che va forte. Dacci sotto, Joe!

Joe scosse la testa. — Non credo che riuscirei a farcela.

— Penso che nessun campione sia mai stato sicuro di farcela, prima.

La bocca di Joe si increspò in un leggerissimo sorriso, un sorriso che sarebbe passato inosservato se lui non avesse avuto quel suo grosso faccione impassibile. Come per togliere le ultime gocce di Poxxie dalle labbra, Joe sollevò la manica scura del soprabito e si strofinò le labbra atteggiate a una curva infinitesimale, ma il sorriso rimase.

Senza averne assolutamente l’intenzione, lui sbadigliò.

W.F. disse: — È meglio se ti porto a letto. Hai preso una bella botta e devi essere stanco morto.

— Mi rimetterò presto — disse lui. Bevve un sorso del suo caffè e scoprì che il sapore era più sgradevole dell’odore.

Un momento dopo W.F. gli stava rimboccando le coperte intorno alle spalle. — Ti meriti budino al cioccolato tutti i giorni — disse W.F. — Anche a colazione.

7. Lara, Tina e Marcella

Lo squillo del telefono accanto al suo letto lo fece svegliare. Rispose, ancora stordito: — Pronto?

E una voce di donna disse: — Ecco, Emma, passami quello!

— Lara? — domandò lui. — Lara, sei tu?

— Caro, sono io! (Era sicuramente la voce di Lara, Lara composta e graziosa.) — Spero tanto, davvero caro, di non averti svegliato da un sonno profondo. Ma sono appena tornata — tu mi capisci — e, tesoro, la cara Emma era ancora alzata. E non aveva da fare assolutamente niente, quindi ho detto, chiama quel dannato posto e prova a vedere se ti fanno parlare con lui, con il mio tesoro, così lei ha telefonato e loro hanno passato la comunicazione. Ma solo quando la povera cara vecchia aveva perso tutto il fiato che aveva in gola, non è vero, Emma? E intanto si faceva sempre più tardi, sempre più tardi. Che ore sono lì, tesoro?

Lui disse: — Non lo so.

— Qui è passata da poco l’una, e appena sono tornata a casa ti ho chiamato, ma prima mi sono fatta un bagno e ho bevuto. — Lara fece una risatina. — Da come l’ho detto sembra che mi sia bevuta l’acqua del bagno, vero? No, Emma mi ha preparato un ponce e lo ha fatto così forte da stendere un cavallo. Ora lo posso dire, tesoro, perché lei se n’è andata. Hai ricevuto i miei fiori? Non sono belli?

— Sì — disse lui. — Sono bellissimi. Grazie.