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— Ha una casa o un appartamento qui in città?

— Una casa, credo — disse Fanny. — O almeno l’aveva. Una volta ho visto una sua foto sul giornale, scattata nel prato di casa sua. Il suo hobby è coltivare le rose. Credo sia per questo che ha tenuto la casa quando si è separato dalla moglie.

— Sai dove si trova quella casa?

Lei lo squadrò. — Se stai pensando di vedere Klamm a casa sua, scordatelo. Lui è il consigliere della Presidente per la sicurezza, il che significa che una dozzina di gruppi eversivi vogliono farlo fuori, compreso quello di North. È sorvegliato a vista.

— Ma potrebbe parlarmi, se suonassi al suo campanello. Non voglio ucciderlo, voglio solo fargli un paio di domande.

— Be’, non so dove vive. E credo proprio che puoi fare a meno di guardare sull’elenco del telefono.

— Devi avere un’idea.

Fanny si strinse nelle spalle. — Ci sono un paio di quartieri eleganti a sud della città. Una villa grande come quella della foto potrebbe essere da quelle parti, ma non ne sono del tutto sicura.

— Dov’è il suo ufficio?

— Al palazzo di giustizia. Non ci sono mai stata — voglio dire, sono stata al palazzo di giustizia, ma non sono mai entrata negli uffici di Klamm.

— Voglio tentare d’incontrarlo domani.

— Va bene, se è questo che vuoi. Ti darò un passaggio fin lì.

— Grazie — disse lui.

— Hai già pranzato? Io non ho neppure fatto colazione. Avrei dovuto farla dopo aver servito te, ma prima ho dovuto fare rapporto, e quando sono tornata indietro, l’albergo era chiuso.

— Credevo che fossi stata tu a dirgli di chiuderlo, per potermi dare un passaggio. In macchina hai detto che avevano appena deciso di chiudere, ma l’hai detto quando facevi ancora finta di essere una cameriera.

Fanny scosse la testa. — Noi gli abbiamo creduto, tutto qua. Avevano detto che avevi pagato il conto e lasciato l’albergo. Avremmo dovuto capire che cercavano di proteggerti.

— Pensavano forse di proteggermi chiudendomi fuori dall’albergo?

— Sapevano che ti stavamo tenendo d’occhio. — Si strinse nelle spalle. — Credo che il loro ragionamento sia stato questo: se lo chiudiamo fuori, se ne andrà da qualche altra parte senza il bisogno che qualcuno lo metta sull’avviso, così se lo pizzicano non può denunciare nessuno. Comunque, quando sono ritornata al bar, mi hanno detto che te n’eri andato e che stavano chiudendo. Gli ho chiesto come mai non ci avessero avvertito che ci licenziavano, e loro mi hanno risposto che non sapevano dove trovarci. Erano tutte balle, ma non c’era tempo per discutere.

— Ecco perché il custode faceva finta di non sentirmi quando ho bussato alla porta.

Fanny annuì.

— Invece non me ne sono andato. Tu mi hai dato un passaggio, ed eccomi qui.

— Grazie, sei molto gentile, ma non è andata proprio così. Sei riuscito a farmela.

Lui la guardò perplesso.

— Quando mi hai visto sull’auto hai capito subito che ero un’agente. Avresti potuto mettermi fuori gioco senza problemi. Ancora non capisco come hai fatto.

Lo stava lusingando, ma lui lo capì e fece finta di niente. Disse: — Quando scenderò dalla macchina, dirai a qualcun altro di seguirmi. Forse mi aiuteranno, come hai fatto tu dandomi un passaggio; ma io non saprò chi sono. Glielo dirai dopo avermi lasciato davanti all’ufficio di Klamm, vero?

— Te l’avevo detto… vedi quante cose impari ad andartene in giro con un poliziotto?

— Cosa vuoi dire?

— Così ci condurresti dritto dritto da North. Tu non conti nulla, come te ce ne sono milioni. — Fanny gli sorrise. — Come vedi, do per scontato che non sei un Visitor. Spero che ti faccia piacere. A ogni modo ce ne sono a migliaia come te, il dottor Applewood e tutti gli altri. North è diverso, così diverso da essere terribilmente pericoloso, il tipo di leader megalomane che s’incontra una sola volta nella vita. North potrebbe distruggere qualunque cosa. Mi rendo conto che può sembrare pazzesco, ma potrebbe mettere fine alla nostra civiltà. Potrebbe dare il via al declino della razza umana.

Lui annuì e chiese: — Cosa vuole ottenere? — Poi rispose alla sua stessa domanda. — Potere… ho visto abbastanza per saperlo. Eppure vi sbagliate se pensate che io vi conduca da lui. Voglio stare alla larga da North per quanto mi è possibile.

Sulla faccia spiritosa di Fanny apparve un sorrisetto ironico. — Gli schiavi di solito non tornano di corsa dai loro padroni… ma a volte i loro padroni vanno a cercarli, o mandano qualcuno di cui si fidano. Ne prendiamo un mucchio di questa gente.

— Quale gente?

— Schiavi che fuggono e persone che li vanno a cercare.

Non capiva, o almeno non voleva capire. — Perché, avete ancora schiavi da queste parti?

— Non qui, ogni stato ha una legislazione diversa.

— Schiavi neri?

Fanny scosse la testa. — Non è una questione di razza, è una questione di stato legale. Ma la maggioranza dei neri sono schiavi, è vero, e la maggioranza dei bianchi sono persone libere.

Lui disse lentamente: — Nel mondo di cui stiamo parlando, quello da dove vengono i Visitor, sono tutti liberi. O almeno così ho sentito.

— Anche qui è lo stesso, nella maggior parte degli stati. Ma se uno stato decide diversamente, può rendere legale la schiavitù e allora tutti quelli che posseggono schiavi possono trasferirli per non perderli. Funziona dal punto di vista economico, ma spesso crea qualche problema.

— La guerra civile… qui non c’è stata la guerra civile.

— No, la guerra civile c’è stata in Gran Bretagna.

— E qui gli uomini muoiono giovani, o almeno così sembra.

Fanny si alzò in piedi e prese la borsetta. — La natura ha giocato un brutto scherzo alla razza umana, signor Pine. Dà a voi uomini più forza che alla maggior parte delle donne, e cosa ancor più importante, più energia, più ambizione. Ma quando l’uomo soddisfa il suo destino biologico — o meglio, quando entrambi i sessi soddisfano il loro destino biologico — l’uomo muore. Questo significa sessanta o settant’anni di vita per noi donne, e a volte solo quindici per voi uomini.

— Una volta al notiziario ho sentito dire che ci sono quasi centocinquanta donne oltre i sessantacinque anni per ogni uomo.

Lei spense la sigaretta. — Chi è che l’ha detto, Ken Rather? Non è vero che le cose stanno così, un mucchio di uomini resistono e purtroppo vivono a lungo. E ora andiamo a mangiare qualcosa, prima che cominci a pensare che sei davvero un Visitor. C’è un localino italiano a un paio di isolati da qui… da Capini.

18. Un tavolo fra due mondi

Fanny aveva pronunciato il nome del locale in modo affrettato e confuso, e lui non ci aveva fatto caso.

Ma quando furono entrati si accorse che era il ristorante dove andava spesso a mangiare, il posto dove aveva portato Lara.

Con la solita espressione scontrosa, uno dei figli di Mamma Capini li guidò a un tavolo accanto alla vetrata. Lui si arrischiò a chiedere: — C’è sua madre? — ma il figlio se ne andò senza rispondere.

Fanny domandò: — Sei già stato qui?

— Credo di sì — rispose lui, e per sicurezza aggiunse: — Queste spaghetterie si somigliano tutte. Comunque si mangiava bene.

— Visto che hai detto di avere i soldi, faremo a metà, se per te va bene.

— No. Pagherò tutto io.

— Ti avverto, io mangio come un bue.

Le guardò la bocca minuscola e il collo sottile e pensò che non poteva essere vero. Quando arrivò la cameriera, Fanny ordinò una pasta fredda e del tè. Lui domandò se le fettuccine all’Alfredo quel giorno erano buone; alla risposta affermativa ne ordinò una porzione.