Выбрать главу

— Forse davanti alla finestra.

— Va bene.

Accese il gas sotto il bollitore, sciacquò la tazzina di Tina e prese una tazza, un piattino e un cucchiaino per sé.

Nella scatola erano rimaste solo tre bustine. — Domani devo comprare altro tè.

— Sicuro.

— Tina, conosci una ragazza di nome Lara?

— L’unica persona che conosco sei tu.

— Tu me la ricordi. Ero innamorato di Lara, per questo ti ho comprato. Lara era la donna davanti al caminetto.

— Non mi sembra che tu me ne abbia mai parlato.

— Ma l’ho perduta, non so perché. L’ho perduta mentre camminavo nella neve.

— Ti devi coprire bene perché fa molto freddo.

Lui fece di sì con un cenno della testa. — Mi sono comprato un cappotto e altre cose. Ho trovato dei soldi e li ho messi in banca, ecco perché ho tremiladuecento dollari.

— Forse te li ha dati Lara — azzardò Tina.

— No. — Poi aggiunse: — Sì, forse me li ha dati lei.

27. Lo scrittoio

— Vorrei parlarle — disse lui. — Ecco tutto.

Sentì la voce di quella donna orribile che gracchiava nel ricevitore: — Lo sta già facendo.

— Preferirei parlarle di persona. Potrei venire a casa sua di sera, quando lei è disposta a ricevermi.

La donna domandò in tono sospettoso: — Non è autentico?

Lui inspirò profondamente. Voleva mentire, ma scoprì di non esserne capace. — È assolutamente autentico, ne sono certo. Ma è indiano, anche se è stato costruito in stile inglese, e in genere gli oggetti indiani non hanno prezzi molto alti.

— Bene. Qualsiasi cosa lei voglia dirmi, deve farlo ora al telefono. Poi, se sarà il caso, ci incontreremo di persona.

— Signora Foster — questa volta invece di inspirare, inghiottì aria. — Sono disposto a ricomprarglielo facendole guadagnare cinquecento dollari.

La donna rimase a lungo in silenzio. — Se è autentico, perché lo rivolete indietro?

— Non sto parlando a nome del negozio — le disse lui. — Voglio comprarlo io.

— Ha forse scoperto che vale più di quanto era stato valutato?

— No — disse lui. — Affatto. — Aspettò che la donna dicesse qualcosa, ma lei non lo fece, e lui fu costretto a parlare di nuovo per colmare il silenzio. — Quando lei lo ha comprato mi sembra di averle detto che giudicavo il prezzo troppo alto. Ne sono ancora convinto perché mi tengo aggiornato sui cataloghi e sull’andamento delle aste. Fa parte del mio lavoro.

— Vada avanti.

— Due anni fa a New York, un pezzo molto simile al suo è stato venduto a poco più della metà del prezzo che lei ha pagato.

— Ma lei dice di essere disposto a darmi cinquecento dollari in più.

Il suo cuore si riempì di speranza. — Sì — disse.

— Significa allora che è disposto a pagarlo più del doppio del suo valore reale.

— Sì — disse ancora lui.

— Perché?

Tentò di rispondere, ma le parole gli restarono in gola. Alla fine disse in un soffio: — Non so se riesco a spiegarglielo.

— Sto aspettando.

— Io vendo questi oggetti…

— Ha trovato uno che lo vuole comprare?

— No, no. Non intendo dire che sono un commerciante in proprio… non potrei farlo e nello stesso tempo mantere l’impiego che ho. Quello che voglio dire è che vendere questi oggetti è quello che faccio qui al negozio.

— Questo lo so. È lei che me lo ha venduto. Si dà il caso che in questo momento io sia seduta proprio davanti allo scrittoio. È qui che tengo il telefono.

— Non ho mai desiderato comprare qualcosa per me. — Aveva la sensazione di parlare al nulla, di implorare un oggetto inanimato di plastica al cui confronto Tina era molto più umana. — Poi ho notato un pezzo particolare, cioè…

— Non dica “cioè”. È una cosa che non sopporto.

— Mi dispiace.

— Anche a me. Vada avanti, signor Green.

— Le stavo dicendo che avevo visto un certo pezzo e pensavo che fosse bello… o meglio, non proprio bello… un pezzo come il suo scrittoio e pensavo che fosse un bell’oggetto, ma che il prezzo fosse troppo alto. Ho visto centinaia di pezzi come quello, eppure il suo scrittoio è stato l’unico oggetto che ho veramente desiderato possedere.

Ancora una volta lei non disse una parola.

— Ero convinto che dopo natale avrebbero abbassato il prezzo, e allora avrei potuto comperarlo.

Lei esclamò in tono irritato: — Lei mi ha detto che a gennaio avrebbero ribassato il prezzo e mi ha suggerito di ritornare in quel periodo. Invece, progettava di comprarlo lei e se le avessi dato retta non l’avrei trovato più.

In preda alla disperazione lui continuò: — Ma allora non avevo ancora deciso di comprarlo. Mi deve credere. Non ne ero del tutto convinto. Solo quando gliel’ho venduto…

— Si è accorto di quanto ci tenesse.

— Sì — disse lui. — È così.

— Sa, signor Green, anch’io ho provato la stessa cosa un paio di volte nella mia vita. Posso chiederle cosa ne pensa sua moglie del fatto che intende spendere tanto denaro?

— Non sono sposato.

— È divorziato?

— Non mi sono mai sposato, signora Foster.

— Non è detto che tutti si debbano sposare. Be’, conosco molti uomini, gli uomini più simpatici e gentili…

— Non sono gay, signora Foster, se è quel che intende dire. — Capì che aveva perduto la sua battaglia e voleva riattaccare il ricevitore. — Una volta una ragazza è vissuta con me per qualche giorno, ma non mi sono mai sposato. — Fece un ultimo sforzo e continuò: — Ho tremiladuecento dollari. È tutto quello che possiedo, per questo le ho detto che le avrei fatto guadagnare cinquecento dollari. Posso arrivare a mille, se lei accetterà gli altri cinquecento a rate.

Di nuovo il silenzio si prolungò all’infinito; questa volta lui non parlò, e alla fine la donna disse: — Sono la presidente del Club dei Collezionisti. Lo sapeva, signor Green?

— No. No, non lo sapevo, signora Foster. Però conosco il Club dei Collezionisti.

— Noi siamo collezionisti seri, signor Green. Non le venderò lo scrittoio.

Si sentì il suono metallico del ricevitore che veniva riattaccato. Riattaccò anche lui. Lo scrittoio era perduto. Provò a indovinare quanti anni avesse quella donna: cinquanta o cinquantacinque. Forse tra vent’anni le sue proprietà sarebbero state messe in vendita. No, quello era il tipo di donna che sarebbe vissuta in eterno. Avrebbe potuto farsi dare il suo indirizzo dall’Ufficio Contabilità, come si era fatto dare il suo numero telefonico. Avrebbe potuto scriverle per dirle di mettersi in contatto con lui se mai avesse deciso di vendere lo scrittoio. No, non sarebbe servito a niente.

— Si ferma fino a tardi, signor Green? — Era il signor Cohen, il supervisore della galleria d’arte.

— Dovevo fare una telefonata, signore. Temo che sia stata piuttosto lunga. E lei, signore?

— Ultimi preparativi per il natale, sa bene come vanno queste cose, caminetto, candele, la neve…

Mentre si dirigeva verso là fermata dell’autobus, quelle immagini gli danzavano nella mente: neve… candele… caminetto… bambini… regali sotto l’albero. Il titolo del giornale nel distributore diceva: aumenta il numero dei suicidi.

“Se fossi stato io a creare il mondo”, pensò, “il natale sarebbe stato bello per tutti”.

All’improvviso si ricordò di aver promesso a Tina un servizio da tè, vestiti nuovi e altre cose. Si allontanò dalla fermata dell’autobus e s’incamminò verso quella galleria antiquata che l’aveva sempre incuriosito, ma dove non era mai entrato.