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Lui disse diplomatico: — Immagino che lo sia ancora. È ancora vivo, credo.

Seguì un altro lungo silenzio durante il quale l’uomo digerì la notizia. Lui sentì qualcuno camminare lì accanto, trascinando i piedi lungo il corridoio, e superare la soglia senza porta; pensò se non era il caso di chiamare aiuto, ma poi non si voltò nemmeno a guardare.

L’uomo di colpo disse: — Perché non gliel’hai dato a quella pattinatrice?

— Non lo so.

— Dimmelo! — La stretta del polso si fece di nuovo forte.

— È solo che non mi sembrava giusto. Ho una… — stava cercando la parola giusta. — Qualcuno a cui tengo molto.

— Una ragazza, un ragazzo?

— La mia ragazza; non sono gay. Lara. La sto cercando. — Non riuscì a trattenersi e aggiunse: — Se n’è andata questa mattina, quando mi sono svegliato non c’era più.

L’uomo borbottò. — E tu sei veramente informato sul presidente? Dimmi un po’… cosa mi dici di ieri mattina? Lei era lì quando ti sei svegliato?

— Certamente — disse. — Abbiamo fatto colazione insieme, poi io sono andato al negozio e Lara è uscita in cerca di lavoro.

— Te la facevi.

Quell’espressione non si usava più, e questo gli fece capire che quell’uomo doveva essere più vecchio di quanto aveva immaginato, doveva avere almeno dieci anni più di lui. Disse lentamente: — Vivevamo insieme solo da pochi giorni. Senza un lavoro Lara non poteva permettersi di pagare un affitto. — Ricordò il messaggio, che gli era sfuggito di mente quando l’uomo gli aveva afferrato il polso e l’aveva imbottito con tutte quelle chiacchiere su Nixon, e disse: — Dovevo riferire a qualcuno che Gloria Brooks stanotte lo ha fatto con Al Bailey. Billy North era andato da Al per farsi dare una sigaretta, e li ha beccati mentre lo stavano facendo.

L’uomo lo schiaffeggiò sulla guancia destra con il palmo della mano, tanto forte da fargli girare la testa, e gli dette il colpo successivo col dorso della mano, colpendolo alle labbra.

— Sono io William T. North — gli disse l’uomo a bassa voce. — Rivolgiti a me come signor William T. North o come signor North. Inteso?

Lui lo colpì al viso con la mano che aveva libera, e nonostante non potesse sferrare il colpo con molta forza, sentì il naso di North cedere sotto le sue nocche in modo soddisfacente.

— Be’, è giusto. — La voce di North era calma come se stessero disquisendo del tempo. — Ti spezzerei il collo, ma mi metterebbero nella corsia dei violenti. Ci sono già stato, e non è piacevole. E poi ho qualcosa che bolle in pentola. Vuoi andartene di qui?

— Non senza i miei vestiti.

— Giusto. Assolutamente giusto. Con questi stracci d’ospedale ci individuerebbero subito, appena in tempo per salvarci dal morire assiderati. Ma se potessi prendere i tuoi vestiti?

— Maledizione, sì.

— Sai guidare?

— Certo — disse. Era tanto tempo che non guidava, non si ricordava neppure quanto.

— Ora ti lascerò il polso. Se non vuoi andar via di qui, non devi fare altro che uscire da quella porta. Ma se vuoi seguirmi… be’, hai del fegato e vieni da C-Uno. E questo per me è molto importante.

Indugiò un momento, come se la mano che gli teneva stretto il polso stesse discutendo con il suo proprietario.

Poi lo lasciò andare allentando la presa completamente, e si ritrasse.

— Grazie — disse lui.

— Punto primo: devi imparare ad aprire questi armadietti.

Puoi allenarti con il mio, usando la mia attrezzatura; ma poi devi aprire da solo anche il tuo, chiaro? Io non ti aiuterò a farlo.

— Hai detto che vengo da C-Uno — disse lui. Cosa intendi dire con questo?

— C-Uno è il posto dove stiamo cercando di ritornare… dove c’è il presidente Nixon, e tutto il resto. E ora ascolta. Questo è l’attrezzo che mi sono fatto.

Gli mise in mano un piccolo pezzo di metallo. Era lievemente ricurvo a un’estremità, e più largo dall’altra.

— Questi armadietti hanno delle serrature molto semplici. Hai mai visto le chiavi?

— No — rispose lui scuotendo la testa.

— Sono pezzi di acciaio piatti con un lato seghettato. Le tacche su quel lato vanno a incastrarsi con le seghettature della serratura, chiaro? Con questo attrezzo devi superare tutte le seghettature. Quello che conta è la punta dell’attrezzo. Non devi fare altro che inserire la punta dove andrebbe la punta della chiave, e girarla. Prova a fare così.

Era molto facile. Gli sembrò di essere diventato lui stesso il filo metallico ricurvo, d’incontrare le seghettature che opponevano resistenza, e poi, in fondo alla serratura, qualcosa come una scanalatura si arrese alla sua pressione.

— È fatto col filo di rame di una presa elettrica a muro — gli disse North. — Trovane una dove non ci sia inserito niente. Sul muro c’è una piastra sostenuta da una piccola vite; puoi svitarla con qualsiasi pezzetto di metallo sottile. Tira via la piastra. La presa è trattenuta da due lunghe viti. Estraile e togli la presa. Non toccare niente di metallico mentre fai queste cose, e lavora solo con la mano destra. Tieni la sinistra nella tasca del pigiama, così te ne ricordi e non la usi… in questo modo la scossa non ti attraverserà il cuore.

Annuì, convinto di sapere cosa sarebbe successo se non avesse seguito le indicazioni.

— Nella presa ci sono due fili… uno rosso e uno nero.

— Quello rosso è positivo: non toccarlo. Quello nero è negativo. È isolato, e devi toccarlo solo dove è isolato, quindi nella parte nera; dentro invece è di rame. Tiralo fuori più che puoi e piegalo avanti e indietro finché non si spezza. Quindi piega nello stesso modo avanti e indietro l’estremità vicina alla presa. Quando hai estratto il filo, rimetti la presa com’era e sistema di nuovo la piastra. Poi pulisci il pavimento… ci saranno dei pezzetti di intonaco. Vieni nella sala di ricreazione dopo pranzo e ti dirò il resto.

— Va bene — disse lui.

Quando tornò nella sua stanza era esausto e aveva sonno.

La guancia colpita dallo schiaffo di North gli faceva ancora male. La toccò con la punta delle dita e si accorse che aveva un taglio sul labbro inferiore. Un sottile filo di sangue gli era colato sul mento senza che se ne accorgesse. Cercò tastoni l’interruttore della luce per controllarsi allo specchio, ma non c’era nessun interruttore.

Pensò di togliere la presa dal muro, ma non aveva nessun pezzetto di metallo per togliere la piastra, e in ogni caso non sarebbe stato in grado di distinguere il filo rosso da quello nero.

Alla fine si decise e prese in mano il telefono.

Lentamente, contando i fori dell’antiquato disco combinatorio, compose il numero del suo appartamento.

Alla cornetta si sentì un ronzio e un clic. Poi un cinguettio di vocine pigolanti, le voci di bambini giapponesi o il ritornello di un carillon. Finalmente una voce profonda di uomo disse: — Herr K, fero?

— Sto cercando Lara — disse il numero del suo appartamento. — Credo di aver sbagliato numero.

L’uomo annunciò: — Qvesto Capo Dipartimento Klamm, Herr K — e riappese il ricevitore.

6. Il pugile

Si risvegliò domandandosi dove si trovava. Per un momento il letto gli sembrò il suo e la stanza il suo appartamento.

Cercando a tentoni il regolatore della coperta elettrica, toccò un telefono.

Non ricordò tutto di colpo. I frammenti gli tornarono alla mente un po’ alla volta, come ospiti a un ballo mascherato o ballerini travestiti da sogni. Il fatto di riuscire a ricordare ogni particolare dei sogni e niente del mondo reale lo mise in agitazione. Si mise a sedere sul letto e vide il corridoio semibuio.