— Ce la farai molto prima di allora. Sono certo che riuscirai a rientrare al Palazzo dell’Arcano con abbondante margine di tempo per impedire al tuo sostituto di soffiarti il posto. — Il volto di Korda si produsse in un sorriso, per sottolineare che stava scherzando.
— Non mi avevi detto che avresti passato le mie mansioni a qualcun altro. E chi avresti messo al mio posto?
— Philippe è stato tanto gentile da acconsentire di tenere il forte per il tempo necessario.
— Philippe! — Il burocrate provò un brivido freddo alla base del collo, come se una serie di squali stessero circolando sopra la sua testa. — Hai dato il mio posto a Philippe?
— Pensavo che ti piacesse.
— Certo che mi piace — ribatté il burocrate. — Ma sarà adatto a quel compito?
— Non prenderla come una cosa personale. C’è del lavoro da portare a termine, e Philippe è molto abile in certe cose. Dobbiamo forse bloccare il lavoro della Divisione solo perché tu sei via? Sinceramente, non è un genere di atteggiamento che mi sento di incoraggiare. — Il surrogato riaprì il tavolo da scrittura, estrasse il televisore che vi era contenuto e lo accese. L’audio invase la sala, fortissimo. Il surrogato di Korda abbassò il volume, quindi prese a scorrere fra i canali, stratificando immagine su immagine, apparentemente insoddisfatto.
Il Leviathan si liberò dalle nubi. La luce del sole invase la sala, facendo sbattere le palpebre del burocrate. L’ombra dell’aereonave sul terreno luminoso era avvolta in un arcobaleno diffuso. Il muso si sollevò gioiosamente, sfrecciando verso il tetto del cielo.
— Stai cercando qualcosa in quell’apparecchio, o ci stai semplicemente giocherellando, perché sai che mi dà fastidio?
Korda assunse un’espressione quasi offesa. Si raddrizzò nuovamente, dando le spalle all’apparecchio. — Speravo di trovare una delle pubblicità di Gregorian. Ti avrebbe dato un’idea della persona che dovrai affrontare. Ma non fa nulla. Be’, ora devo proprio tornarmene al lavoro. Tu fai il bravo ragazzo, e cerca di portare a termine questa faccenda nel migliore dei modi. Conto su di te.
Si scambiarono una stretta di mano, quindi il volto di Korda scomparve dal surrogato. Una volta in modalità automatica, l’apparecchio tornò da solo al suo deposito.
— Philippe! — esclamò il burocrate. — Quei bastardi! — Con un leggero senso di nausea, si rese conto che stava perdendo terreno assai rapidamente. Doveva risolvere questo caso alla svelta, e tornare al Palazzo dell’Arcano il più velocemente possibile. Philippe era un tipo piuttosto ambizioso. Il burocrate si protese in avanti e spense il televisore.
Quando lo schermo si annerì, si verificò un sottile cambiamento nell’aria, come se una nube fosse passata davanti al sole o si fosse aperta una finestra su una stanza che sa di chiuso.
Rimase seduto per un po’, riflettendo. Il salone dell’aereonave era tutto aria e luce, con gli sprazzi di colore delle orchidee sistemate fra una vetrata e l’altra e gli uccelli della pioggia che cantavano dalle loro gabbiette di vimini appese al soffitto. Quel velivolo era inteso per uso turistico anche se, ironicamente, l’autorità planetaria aveva chiuso tutte le località turistiche del Tidewater, proprio per scoraggiare i turisti stessi. L’esperienza aveva infatti insegnato loro che i turisti erano decisamente meno propensi rispetto alla popolazione locale a seguire le indicazioni dei funzionari addetti all’evacuazione. Il salone già di per sé era arredato in maniera piuttosto lussuosa, e in più era interamente composto di materiale superleggero, un vero e proprio schiaffo alla miseria. Non avrebbero mai recuperato i costi di fabbricazione con il risparmio di carburante; era stato fatto tutto esclusivamente per fare un dispetto ai costruttori di batterie extraplanetari.
Il burocrate era molto sensibile a questo genere di attrito, che insorgeva inevitabilmente laddove i confini del controllo tecnologico si scontravano con l’orgoglio locale.
— Vogliate scusarmi, signore. — Un giovanotto entrò nel salone, portando con sé un piccolo tavolo. Indossava una tunica incredibile, tutta lune e stelle scintillanti, con orchi e ibis intessuti in un materiale luccicante che mutava dal più profondo dei blu al più luminoso dei rossi a seconda di come si muoveva. Il giovanotto appoggiò il tavolo, sfilò via la tovaglia che lo copriva, rivelando una vaschetta per pesci senza pesci dentro, quindi protese una mano guantata di bianco. — Sono il tenente Chu, il vostro ufficiale di collegamento.
Si strinsero la mano. — Pensavo che mi avrebbero assegnato qualcuno dei reparti di sicurezza interni — disse il burocrate.
— Preferiamo non pubblicizzare troppo la nostra presenza, quando ci troviamo a operare nel Tidewater. — Chu aprì la tunica. Sotto, indossava una normale uniforme blu da aviatore. — Al momento, sono un funzionario addetto all’intrattenimento. — Allargò le braccia e inclinò il capo in maniera civettuola, come si aspettasse un complimento. Il burocrate decise che quel Chu non gli piaceva affatto.
— È a dir poco ridicolo. Non capisco il motivo di tutte queste complicazioni. Voglio solo parlare con quell’uomo, tutto qui.
Un sorriso incredulo. Chu aveva le guance come due palline e una ruga a forma di stella accanto all’occhio sinistro che scompariva quando arcuava le labbra. — E che cosa farete, signore, quando lo avrete raggiunto?
— Lo interrogherò per determinare se è effettivamente in possesso di tecnologia di contrabbando. Quindi, nel caso che risulti che ne è effettivamente in possesso, sarà mio compito istruirlo sulle sue responsabilità e convincerlo a restituire il maltolto. Non sono autorizzato a fare altro.
— E se vi risponderà di no? Che cosa farete, allora?
— Be’, certamente non lo riempirò di mazzate per poi trascinarlo in prigione, se è questo che intendete. — Il burocrate si diede una pacchetta sullo stomaco. — Guardate un po’ che pancia mi ritrovo.
— Può darsi — disse Chu con tono cauto — che siate in possesso di qualcuno di quei poteri scientifici extraplanetari che si vedono alla televisione. Impianti muscolari e simili.
— La tecnologia bandita è tecnologia bandita. Se la utilizzassimo, potremmo essere considerati anche noi come dei criminali. — Il burocrate emise un colpo di tosse, quindi riprese a parlare con improvvisa energia. — Da dove iniziamo, allora?
L’ufficiale di collegamento si raddrizzò di colpo, come un burattino i cui fili vengono improvvisamente tirati, assumendo un atteggiamento professionale. — Se per voi fa lo stesso, signore, vorrei sapere innanzitutto che cosa ne sapete di Gregorian, quali indizi avete e così via. Poi vi esporrò il mio rapporto.
— Innanzitutto, so che si tratta di un uomo molto affascinante — disse il burocrate. — Tutti coloro con cui ho avuto modo di parlare acconsentono su questo punto. È nativo di Miranda, nato da qualche parte nel Tidewater. I dati relativi al suo passato sono un po’ nebulosi. Ha lavorato per diversi anni nei laboratori bioscientifici del Cerchio Esterno. Ha fatto delle buone cose, per quel che ne so, ma nulla di eccezionale. Poi, circa un mese fa, ha mollato il lavoro e se ne è tornato su Miranda. Qui, se le mie informazioni sono esatte, svolge una specie di attività di stregone o sciamano dei boschi. Però sono sicuro che voi ne saprete molto più di me al riguardo. Comunque sia, poco dopo la sua partenza, si è scoperto che potrebbe essersi appropriato di qualche apparecchio appartenente alla categoria della tecnologia bandita. A quel punto, è entrato in gioco il reparto Technology Transfer.
— Ma una cosa simile non dovrebbe essere nemmeno possibile — disse Chu con un sorriso beffardo. — L’embargo della Tech Trans non era forse assoluto?
— Sono cose che capitano.
— E che cosa è stato rubato, esattamente?