Bergier tolse gli schermi alle vetrate. Il burocrate strinse gli occhi davanti alla luce che invase improvvisamente l’abitacolo, annegandoli tutti in un’onda di gloria, trasformando il comandante in un vecchio pallido dalle guance cadenti. Sotto di loro, poterono vedere i tetti e le torri, gli obelischi e la cupola dorata di Lightfoot che torreggiava dinnanzi a loro, tempestata di antenne.
— Io sono il verme nel cranio — disse Bergier con tono convinto — che si dimena nell’oscurità. — L’irrazionalità di quel commento, assieme al fatto che fosse stato profferito così, all’improvviso, lasciò un po’ sconvolto il burocrate, che si rese conto con un brivido che quegli occhi sbarrati non stavano fissando l’orrore del passato, bensì quello del futuro. Vi era una premonizione di senilità in quel modo di parlare lento e scandito, come se il vecchio comandante stesse guardando davanti a sé, vedendo solo un lungo scivolo che lo portava a una miseria sdentata e a una morte che non era distinguibile dalla vita, non più di quanto non lo fosse la sottile linea che divideva il cielo dall’oceano.
Mentre uscivano dalla cabina di pilotaggio, vennero richiamati ancora una volta dal comandante. — Tenente Chu, mi aspetto che mi teniate informato. Seguirò da vicino i vostri progressi.
— Sissignore. — Chu chiuse la porta e scese dalle scale. Emise una piccola risatina. — Avete notato le caramelle? — Il burocrate emise un grugnito di assenso. — Panacee delle streghe delle paludi che dovrebbero servire contro l’impotenza. Vengono fatte con radici, sterco di toro e altre robe schifose. Non c’è peggiore idiota di un vecchio idiota. Non esce mai da quella sua cabina, sapete? È famoso per questo, ci dorme persino dentro.
Il burocrate non la stava ascoltando. — Deve essere per forza qui intorno, da qualche parte — disse. Scrutò nell’oscurità trattenendo il fiato, ma non udì nulla. — È nascosto.
— Chi?
— Il vostro impersonatore, il giovane spericolato. — Si rivolse alla sua valigetta. — Ricostruisci la sua traccia genetica e fammi un localizzatore. Con quello lo troverò di sicuro.
— Tecnologia bandita — disse la 24 ore. — Non sono autorizzato a utilizzare tecnologia bandita sulla superficie planetaria.
— Maledizione!
L’aria all’interno della sacca era immobile, ma ugualmente carica di tensione. Pulsava per le vibrazioni dei motori, viva come un serpente arrotolato. Il burocrate sentiva lo sguardo del falso Chu che li scrutava dall’oscurità. Rideva alle loro spalle.
Chu gli appoggiò una mano sul braccio. — Non lo fate. — Aveva uno sguardo terribilmente serio. — Se vi lasciate coinvolgere a livello emotivo dall’opposizione, vi fregate con le vostre stesse mani. Vi consiglio di tranquillizzarvi e di mantenere un certo distacco.
— Non ho bisogno…
— …di consigli da uno come me. Lo so. — Chu si produsse in un sorriso presuntuoso, tirando fuori quel suo spavaldo cinismo. — Le forze planetarie sono tutte corrotte e inefficienti, siamo famosi per questo. Ciò nonostante, vi assicuro che vale la pena di ascoltarmi. Questo è il mio territorio, e io conosco la gente con cui avremo a che fare.
— Attento, amico!
Il burocrate fece un passo indietro. Quattro uomini stavano lottando con una grossa trave, che venne estratta dal fango e issata su un camion. Una donna piuttosto ben piantata dai capelli rossi azionava la gru dal camion stesso. Gli edifici che li circondavano erano i più derelitti che il burocrate avesse mai visto, tutti screpolati, con le finestre rotte e gli infissi sfondati. Il lato settentrionale di ogni edificio era ricoperto di incrostazioni di molluschi.
Il terreno era cedevole sotto ai piedi. Il burocrate osservò le proprie scarpe sprofondate nel fango con aria sconsolata. — Cosa sta succedendo qui? — domandò.
Un vecchio negoziante, pressoché perso fra le pieghe dei suoi abiti, come se si fosse ristretto o questi ultimi si fossero allargati, sedeva sul suo terrazzo osservando la scepa. Dal suo orecchio sinistro pendeva un teschio d’argento, che lo identificava come veterano della Terza Unificazione. — Strappano via i marciapiedi — disse con tono cupo. — È vera quercia di mare, ed è rimasta lì sotto a stagionare per quasi un secolo. Quelle travi le ha messe giù mio nonno, ai tempi in cui il Tidewater era ancora giovane. A quei tempi non valevano nulla, ma nel giro di un anno potrò chiedere il prezzo che voglio, per quella legna.
— Come posso fare per affittare una barca?
— Mmm, ve lo dirò nel modo più semplice; non vedo proprio come possiate fare. Ci sono ben poche barche in giro da quando sono stati tirati via tutti i pontili. — Notando l’espressione del burocrate, il negoziante si produsse in un sorriso aspro. — Anche i pontili erano di quercia marina. Li abbiamo tirati giù il mese scorso, quando se n’è andata la ferrovia.
Provando una leggera sensazione di disagio, il burocrate rivolse lo sguardo verso il Leviathan che scompariva lentamente nel cielo dell’est. Uno sciame di moscerini, potevano essere zanzare-vampiro o mosche cirripedi, si avvicinò minacciando un attacco per poi scomparire subito nel nulla. Le mosche, l’aereonave, la ferrovia, i pontili e i marciapiedi, tutta Lightfoot sembrò scomparire attorno a lui, come fosse stata travolta dal riflusso di una marea che trascinava via ogni cosa. Il burocrate si sentì improvvisamente girare la testa, come fosse stato succhiato in un luogo senza aria dove il suo orecchio interno vorticava in maniera selvaggia e non vi era più terreno sotto i suoi piedi.
Con un forte grido, la trave venne fatta cadere sul pianale del camion. La donna che manovrava la gru continuò a chiacchierare e a scherzare con gli uomini infangati. — E non avete ancora visto il mio vestito per la festa. Quando lo vedrete morirete. Mi arriva giusto fino a qui.
— Vuoi far vedere il di sopra delle tette, eh Bea? — disse uno degli uomini.
La donna scosse il capo con aria sdegnosa. — Fino a metà capezzolo, cari. Vedrete delle parti di me che non avete mai neanche sospettato.
— Oh, io le sospettavo eccome. Solo che non mi sono mai sentito di farci niente di particolare.
— Be’, venite al giubileo nella Rose Hall domani sera, e allora vi mangerete le mani.
— Ah, era questo che volevi che ci mangiassimo? — L’uomo fece un sorriso ironico, poi saltò indietro mentre la trave scivolava di qualche centimetro nel suo imbrago. — Ehi, attenta con quella trave! Un commento del genere non merita un piede spappolato.
— Non ti preoccupare. Se ti devo spappolare qualcosa, non saranno certo i piedi.
— Scusatemi — intervenne ad alta voce il burocrate. — Esiste per caso qualche possibilità che possa noleggiare il vostro camion? Siete voi la proprietaria?
La donna dai capelli rossi abbassò lo sguardo. — Sì, sono io — disse. — Ma non credo che vogliate noleggiarlo. Lo sto facendo andare con una batteria con il doppio della potenza necessaria, quindi devo passarla attraverso un riduttore, capite? Va solo il trasformatore. Lo posso usare al massimo per mezz’ora, poi inizia a surriscaldarsi e si fonde la guarnizione. Lo sto usando il meno possibile. Anatole ha un trasformatore, ma crede di poterci tirar fuori un occhio della testa, e così sto tenendo duro. Quando si avvicinerà il giubileo, glielo prenderò al prezzo che dico io.
— Aniobe, te l’ho già detto — disse il negoziante. — Potrei strapparlo a quello scemo per la metà di quel…
La donna scrollò la testa. — Oh, chiudi il becco, Pouffe. Non mi rovinare tutto il divertimento!