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Le cose veramente importanti, come il fatto che Leoh non aveva alcuna influenza sul governo di Martine, che Odal era tornato su Acquatainia e che le flotte da guerra di Kerak si stavano tranquillamente disponendo lungo le frontiere acquatainiane, venivano dimenticate dal cittadino medio la cui attenzione era monopolizzata dal duello di Leoh.

Il professore diventò subito popolare e fu invitato da ogni università dell’Ammasso. Le reti della tridimensionale si disputavano l’onore della sua presenza, e i reporter seguivano ogni sua mossa.

Il vecchio scienziato cercò di resistere a quelle pressioni e, per tutta la settimana che seguì la prima proiezione del duello sulle reti televisive, rifiutò di fare qualsiasi dichiarazione pubblica.

— Dite che sono occupato — rispondeva a Hector, barricandosi dietro le sue equazioni e i nastri del computer, nell’ufficio silenzioso presso la duellomacchina.

Ma quando le università cominciarono a insistere, si arrese. E, prima che potesse rendersene conto, si trovò travolto da una marea vertiginosa di visite personali, interviste e ricevimenti in suo onore.

— Forse — disse a Hector — questo è il modo migliore per avvicinare persone che hanno influenza sul governo di Martine. Forse riuscirò a convincerle a prendere in considerazione la possibilità di un’alleanza con la Federazione e a usare la loro influenza su Martine.

A tutte le feste, nelle riunioni private e durante le conferenze stampa, Leoh sottolineava quel punto, senza tuttavia ottenere alcun successo. Studenti, professori, giornalisti, spettatori della tri-di volevano divertirsi, non parlare di politica. Volevano essere certi che tutto andasse bene e non essere obbligati a pensare ai propri guai o al modo di difendersi.

Nelle università, le conferenze di Leoh ebbero un successo enorme. Lui si era aspettato di parlare soltanto agli studenti di psiconica, ma ogni volta la sala era traboccante di giovani iscritti a tutte le facoltà: scienze politiche, fisica, matematica, sociologia, psichiatria… Migliaia di persone.

E in ogni università c’erano i giornalisti locali, gli inviati della tri-di e le discussioni di gruppo. E, la sera, ricevimenti di facoltà. E le visite in forma privata ai seminari studenteschi nel tardo pomeriggio. E non mancava il cronista che faceva una capatina per dirgli soltanto due parole alla prima colazione.

Leoh impiegò più di due mesi per fare il giro di tutte le università dell’Ammasso. Prima cercava di dedicare qualche momento della giornata alla soluzione del problema del balzo di Hector da una cabina all’altra. Ma ogni mattina si svegliava più stanco, ogni giorno aumentava il numero delle persone che volevano parlargli e che lo ascoltavano rispettosamente, piene di ammirazione. Si ritirava ogni sera più tardi, felice ed esausto. Ma ogni sera qualcosa gli diceva che bisognava piantarla con quella storia e tornare alla scienza.

Hector si sentiva molto preoccupato, pur continuando a seguire il professore da un campus all’altro. Il vecchio si divertiva moltissimo, ma sprecava troppe forze viaggiando continuamente, facendo conferenze e comparendo a tutti i ricevimenti in suo onore. E, quel che più contava, Geri era rimasta nella capitale e tutte le altre ragazze delle varie università dell’Ammasso non riuscivano a sostituirla agli occhi del tenente.

Oltre al resto, Leoh affrontò altri due duelli.

Il primo fu contro uno studente della facoltà di fisica, che aveva scommesso con gli amici che sarebbe riuscito a battere il professore. Leoh acconsentì di buon grado all’incontro, purché il ragazzo fosse disposto a permettere che la registrazione venisse poi trasmessa in tridimensionale. L’altro acconsentì.

Invece della semplice fisica, Leoh scelse un campo di battaglia più complesso: lo spazio compreso nel potente campo gravitazionale di una stella quasi spenta. I contendenti duellavano in veicoli spaziali monoposto, usando come armi i raggi-laser. Una difficoltà consisteva nel mantenere il controllo dei veicolo in un campo gravitazionale così tenace che il più piccolo sbaglio si sarebbe risolto inevitabilmente in una caduta a spirale sulla superficie della stella. L’altra difficoltà stava nel mirare correttamente con i raggi-laser dato che, nello spazio, le più elementari leggi fisiche andavano a farsi benedire.

Il ragazzo si mostrò coraggioso, mentre le due navicelle giravano intorno alla stella morente. La registrazione mostrava alternativamente il panorama visibile da ciascuna di esse. Si potevano ammirare le nere profondità dello spazio, completamente vuoto tranne per i minuscoli puntolini delle stelle lontane, oppure la mezzaluna ricurva del veicolo avversario, che passava rasente, col sottile raggio luminoso del laser che sprizzava improvviso, curvandosi stranamente in cerca del bersaglio in quel pazzesco campo gravitazionale. Poi appariva l’inferno azzurrognolo della stella, splendente, brillante, che cancellava alla vista tutto il resto.

Il ragazzo si batté bene, ma infine si avvicinò troppo all’astro. Se fosse stato più padrone del veicolo, forse se la sarebbe cavata. Invece finì a tutta velocità sulla superficie fiammeggiante… I responsabili della trasmissione in tridimensionale decisero di eliminare gli urli finali del disgraziato, prima che la registrazione fosse presentata al pubblico.

La seconda sfida venne da un mercante acquatainiano, uno degli uomini più ricchi dell’Ammasso, che aveva bevuto troppo a una festa e attaccato briga con Leoh. Il professore tornò alla semplice sica e si sbarazzò di lui con la solita facilità.

Quando Leoh ed Hector tornarono alla capitale, il professore era diventato ormai il beniamino della società acquatainiana. Lo festeggiarono, fecero brindisi in suo onore, lo portarono all’opera, pensarono a tutto tranne che a permettergli di lavorare. Per fortuna, Geri faceva parte della élite della società di Acquatainia, e così Hector riuscì almeno a vederla… ma soltanto in saloni affollati e rumorosi.

11

Odal, tesissimo, era sull’unica seggiola della sua stanza e guardava la testa a palla di Kor, visibile sullo schermo, mentre il ministro dei Servizi Segreti diceva: — Finora il piano si è svolto felicemente. Non solo Leoh non ci è stato d’impaccio, ma le sue imprese hanno distratto la maggior parte degli acquatainiani. Nel frattempo i preparativi continuano.

— L’invasione — mormorò Odal.

Kor sorrise. — Abbiamo, per così dire, persuaso il governo del Dominio di Etra a permetterci di far sostare la nostra flotta da guerra nel suo territorio. Etra si trova tra l’Ammasso d’Acquatainia e le vicine basi della Guardia Spaziale. Se la Federazione cercherà di intervenire, potremo tenerle testa quanto basta per permetterci di conquistare Acquatainia.

Odal annuì brevemente: conosceva il piano.

— Ora è giunto il momento — continuò Kor — che voi facciate il passo finale: dovete eliminare Leoh e distrarre gli acquatainiani.

Il maggiore non disse niente. — So che non vi piace la parte che vi è stata affidata — riprese Kor. — No, non scomodatevi a negarlo, ve lo lego in faccia. Lasciatemi però ricordarvi che, anche se il vostro dovere può non essere piacevole, in caso di successo la ricompensa sarà alta.

— Farò il mio dovere, spiacevole o no — rispose Odal, seccamente. Poi soggiunse, tra sé: E conosco la pena, se dovessi fallire!

Al ritorno dal ricevimento, Hector notò che il professore era stremato dalla fatica. Quella mattina, all’università, avevano inaugurato un padiglione della facoltà di psiconica: il Centro di Ricerche Psiconiche Alberi Robertus Leoh.

La giornata era trascorsa fra i discorsi tenuti su un palco all’aperto, al mattino, un giro nel nuovo padiglione, nel pomeriggio, il pranzo col rettore e i membri del consiglio di amministrazione dell’università e l’inevitabile ricevimento, la sera.