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«Dev’essere stata fatta prima della diffusione dei librofilm» disse Paul.

«È molto vecchia. Sarà il nostro segreto, eh? I tuoi genitori potrebbero pensare che ha troppo valore per uno giovane come te.»

Yueh pensò: Sua madre si chiederebbe senz’altro quali sono state le mie ragioni.

«Ebbene…» (Paul chiuse il libro e lo tenne in mano) «se ha tanto valore…»

«Compatisci il capriccio di un vecchio» si affrettò a dire Yueh. «Mi fu donato quand’ero molto giovane.» E pensò ancora: Devo conquistare la sua mente, così come la sua cupidigia.

«Aprilo al Kalima 467… dove dice: ’L’acqua è l’inizio di ogni vita.’ C’è una piccola tacca sulla copertina per segnare il punto.»

Paul tastò la copertina, trovò due tacche, una meno profonda dell’altra. Premette quella meno profonda, e il libro gli si aprì tra le dita, mentre l’ingranditore scivolava al suo posto.

«Leggi ad alta voce» disse Yueh.

Paul s’inumidì le labbra, e lesse: «’Pensa al sordo: non può udire. E allora, chi fra noi può dire di non esser sordo? Non ci manca forse un senso per vedere e udire un altro mondo, dovunque intorno a noi? Che cosa c’è intorno a noi che non possiamo…’»

«Basta!» abbaiò Yueh.

Paul s’interruppe, fissandolo.

Yueh chiuse gli occhi, lottando contro la sua emozione. Quale perversità ha fatto sì che il libro si aprisse sul passaggio favorito di Wanna? Aprì gli occhi e vide Paul che lo guardava, stupito.

«Qualcosa che non va?» chiese Paul.

«Io… mi dispiace» balbettò Yueh. «Quello era il passaggio favorito di mia… della mia defunta sposa. Non è quello che io volevo farti leggere. Ridesta in me ricordi… dolorosi.»

«Ci sono due tacche» disse Paul.

Naturalmente, si disse Yueh. Wanna ha segnato il punto. Le sue dita sono più sensibili delle mie e l’ha trovato. È stato solo un incidente, e nient’altro.

«Forse troverai il libro interessante» continuò. «C’è molta verità storica, e anche molta filosofia della morale.»

Paul considerò il libro tra le sue mani… così piccolo. Tuttavia, conteneva un mistero… Qualcosa che era accaduto mentre lo leggeva. Qualcosa che aveva riportato alla sua mente l’idea di un terribile scopo.

«Tuo padre sarà qui fra un minuto» disse Yueh. «Metti via il libro e leggilo con tuo comodo.»

Paul sfiorò il bordo del libro, come Yueh gli aveva insegnato, e la Bibbia si chiuse da sola. La fece scivolare nella tunica. Per un attimo, all’urlo di Yueh, Paul aveva temuto che il dottore volesse riprendersi il dono.

«Ti ringrazio per questo regalo, dottor Yueh» disse Paul, solennemente. «Sarà il nostro segreto. Se c’è un dono o un favore che tu desideri da me, ti prego, non esitare a chiedermelo.»

«Non ho bisogno di… nulla» fece Yueh.

E pensò: Perché mai sto qui a torturarmi? E a torturare questo povero ragazzo?… Anche se lui ancora non lo sa. Ah, quelle belve maledette degli Harkonnen! Perché mai hanno scelto me per questo abominio?

Come affrontare lo studio della figura del padre di Muad’Dib? Un uomo dal cuore caldo e gelido insieme? E tuttavia molti fatti della sua vita ci aiutano: il devoto amore per la sua Lady Bene Gesserit; quello che sognava per suo figlio; la devozione degli uomini che lo servivano. Potete immaginarlo: un uomo intrappolato dal destino, una figura solitaria la cui luce è oscurata dalla gloria del figlio. Ma ci si chiede, tuttavia: Che cos’è il figlio, se non l’estensione del padre?

dalle «Cronache familiari di Muad’Dib», della Principessa Irulan

Paul osservò il padre, al suo ingresso in palestra, e vide i soldati schierarsi all’esterno, di guardia. Uno di essi chiuse la porta. Come al solito, Paul percepì la presenza di suo padre, una presenza totale.

Il Duca era alto, la pelle olivastra. Il suo volto lungo e stretto era sbozzato ad angoli vivi, addolcito soltanto dai profondi occhi grigi. Indossava un’uniforme nera da lavoro, col falco rosso sul petto. Una cintura scudo d’argento, lucidata dall’uso, gli circondava la vita sottile.

Il Duca disse: «Hai lavorato duramente, figlio mio?»

Si avvicinò al tavolo a «L», gettò uno sguardo alle carte che lo ricoprivano e tutt’intorno alla sala, poi fissò nuovamente Paul. Si sentiva stanco, esaurito dallo sforzo che s’imponeva per non far vedere la stanchezza. Dovrò approfittare di ogni occasione per riposarmi durante il viaggio per Arrakis, pensò. Non ne avrò più il tempo, una volta laggiù.

«Non troppo» rispose Paul. «È tutto così…» scrollò le spalle.

«Sì, domani partiamo. Ci farà bene sistemarci nella nuova casa e lasciare tutto questo scompiglio dietro di noi.»

Paul annuì, improvvisamente sopraffatto dal ricordo delle parole della Reverenda Madre:… per il padre, no.

«Padre» disse Paul, «credi che Arrakis sarà pericoloso come tutti dicono?»

Il Duca, con uno sforzo, fece un gesto disinvolto e si sedette su un angolo del tavolo, sorridendo. Prese forma nella sua mente tutta una serie di frasi fatte, di quelle che usava per calmare gli ultimi timori dei suoi uomini prima di una battaglia… Ma non fece neppure in tempo ad aprire la bocca, colpito da un unico pensiero: È mio figlio.

«È pericoloso» ammise, infine.

«Hawat mi ha detto che abbiamo un progetto, per i Fremen» disse Paul, e pensò: Perché non gli rivelo quello che la vecchia mi ha detto? In qual modo è riuscita a sigillare la mia lingua?

Il Duca si accorse dello smarrimento del figlio. «Come sempre. Hawat capisce subito qual è il nostro massimo vantaggio. Ma c’è molto di più. La Combine Honnete Ober Advancer Mercantiles, la CHOAM. Dandomi Arrakis, Sua Maestà è stato costretto a concedermi uno dei direttorati della CHOAM… un vantaggio assai sottile.»

«La CHOAM controlla la spezia» osservò Paul.

«E Arrakis, con la sua spezia, ci aprirà la strada nella CHOAM» replicò il Duca. «C’è molto nella CHOAM, oltre al melange.»

«La Reverenda Madre ti ha avvertito?» chiese Paul, con voce strozzata. Strinse i pugni, e si sentì le mani madide di sudore. Quella domanda gli era costata uno sforzo terribile.

«Hawat mi ha detto che la vecchia ti ha spaventato con i suoi avvertimenti su Arrakis» disse il Duca. «Non lasciare che le paure di una donna ti offuschino la mente. Nessuna donna vuole che i suoi cari siano esposti ai pericoli. C’era la mano di tua madre, dietro a quegli avvertimenti. Prendilo come un segno del suo amore per noi.»

«Lei sa dei Fremen?»

«Sì, e molto di più.»

«Che cosa?»

La verità potrebbe essere peggiore di quanto lui non si sia immaginato, pensò il Duca. Ma anche la conoscenza dei pericoli ha un suo valore per chi ha imparato ad affrontarli. E se c’è una cosa da cui non ho mai tenuto lontano mio figlio, quella cosa è appunto il come affrontare i pericoli. E tuttavia occorre aspettare; è ancora tanto giovane.

«Pochi sono i prodotti che sfuggono alle grinfie della CHOAM» riprese il Duca. «Legname, cavalli, mucche, kulon, mobili antichi, concime, pelli di balena, squali… perfino il nostro misero riso pundi di Caladan. Qualsiasi cosa che la Gilda sia pronta a trasportare: le opere d’arte di Ecaz, le macchine di Richesse e di Ix. Ma tutto questo impallidisce davanti al melange. Un pugno di spezia consente di acquistare una casa su Tupile. Non può essere fabbricata artificialmente; occorre estrarla su Arrakis. È unica, e le sue proprietà geriatriche sono indiscusse.»