«E noi ora la controlliamo?»
«Fino a un certo punto. Ma questa è la cosa più importante: considera quante Case dipendono dai profitti della CHOAM. E il fatto che la gran parte di questi profitti dipendono da un solo prodotto, la spezia. Immagina cosa accadrebbe se qualcosa bloccasse la produzione della spezia!»
«Chiunque abbia accumulato il melange nei magazzini controllerebbe il mercato» disse Paul. «E gli altri resterebbero a bocca asciutta.»
Il Duca si permise un attimo di amara soddisfazione, guardando suo figlio, considerando quanto fosse penetrante quell’osservazione e quanto rivelasse l’educazione che gli era stata impartita. Annuì.
«Gli Harkonnen ne accumulano da più di vent’anni.»
«Vogliono che la produzione della spezia vada in crisi e che la colpa ricada su di te?»
«Vogliono che il nome degli Atreides sia odiato» disse il Duca. «Pensa alle Case del Landsraad, che in un certo senso guardano a me come a una guida… un portavoce non ufficiale. Pensa a come reagirebbero se io fossi responsabile di una drastica riduzione dei loro profitti! In fin dei conti, i profitti sono l’unica cosa che conta. ’Al diavolo la Grande Intesa! Non puoi lasciarti ridurre in miseria!’» un sogghigno contorse la bocca del Duca. «Tutti si volteranno dall’altra parte, senza dar peso a quello che sarà stato fatto a me.»
«Neanche se ci avranno attaccato con le atomiche?»
«Niente di così grave. Non ci sarà un’aperta violazione dell’Intesa. Ma arriveranno a tutto, atomiche escluse. Forse perfino alla polvere radioattiva o alla contaminazione del suolo!»
«Ma allora, perché precipitarci in tutto questo?»
«Paul!» Il Duca si accigliò. «Sapere dov’è la trappola è il primo passo per evitarla. Questo è un corpo a corpo, figlio mio, ma su una scala infinitamente più grande; finta e controfinta e così via… senza fine. Il nostro problema è sciogliere l’intrigo. Noi sappiamo che gli Harkonnen hanno immagazzinato melange; allora chiediamoci: ’Chi altri lo fa?’ Così avremo la lista dei nostri nemici.»
«Chi sono?»
«Certe Case che credevamo amiche, e altre che sapevamo nemiche. Ma non è necessario considerarle, per ora, perché c’è qualcuno molto più importante: il nostro beneamato Imperatore Padiscià.»
Paul deglutì penosamente. «Ma non potresti convocare il Landsraad, e spiegare…»
«Per informare i nostri nemici che sappiamo di chi è la mano che stringe il pugnale? Ah, Paul, noi oggi lo vediamo, il pugnale. Chi può sapere chi l’impugnerà domani? Se riferissimo tutto questo al Landsraad, creeremmo soltanto un’enorme confusione. L’Imperatore negherebbe ogni cosa, e chi potrebbe confutarlo? Sì, guadagneremmo qualche attimo in più, ma rischiando il caos. E da dove verrebbe il prossimo attacco?»
«Tutte le Case potrebbero mettersi a immagazzinare spezia.»
«I nostri nemici hanno un vantaggio troppo grande per essere superati.»
«L’Imperatore» disse Paul. «Questo significa i Sardaukar.»
«Travestiti con le uniformi degli Harkonnen. senza dubbio» continuò il Duca. «Ma sempre gli stessi soldati fanatici, né più né meno.»
«Come potranno aiutarci i Fremen contro i Sardaukar?»
«Hawat ti ha parlato di Salusa Secundus?»
«Il pianeta prigione dell’Imperatore? No.»
«E se fosse più di un pianeta prigione, Paul? C’è una domanda che nessuno si pone mai sul Corpo Imperiale dei Sardaukar: da dove vengono?»
«Dal pianeta prigione?»
«Vengono da qualche parte.»
«Ma tutti i coscritti che l’Imperatore arruola con le tasse…»
«È questo che vogliono farci credere: che i Sardaukar siano soltanto i coscritti dell’Imperatore, provenienti dai vari pianeti e magnificamente addestrati fin da giovani. Ogni tanto sorgono delle lamentele sulla coscrizione dell’Imperatore e le tasse che essa comporta, ma l’equilibrio della nostra civiltà è sempre rimasto lo stesso: le forze militari delle Grandi Case del Landsraad da una parte, contro i Sardaukar e i giovani di leva dall’altra. E i giovani di leva, Paul. I Sardaukar restano sempre i Sardaukar.»
«Ma tutti i rapporti su Salusa Secundus dicono che è un pianeta infernale!»
«Senza dubbio. Ma se tu dovessi allevare una razza di uomini forti, duri e feroci, non imporresti loro un mondo infernale?»
«E com’è possibile garantirsi la lealtà di simili uomini?»
«Vi sono dei modi sicuri: instillare in loro la convinzione della propria superiorità, la mistica della setta segreta, lo spirito di corpo di tante sofferenze affrontate insieme. Si può fare. Ha funzionato su diversi mondi, in epoche diverse.»
Paul annuì, continuando a fissare suo padre. Sentiva che stava per essergli fatta qualche rivelazione.
«Considera bene Arrakis» disse il Duca. «Fatta eccezione per le città e i villaggi di guarnigione, è un mondo terribile sotto ogni aspetto, come Salusa Secundus.»
Paul sbarrò gli occhi. «I Fremen!»
«Noi disponiamo laggiù di una forza potenziale, selvaggia e mortale quanto i Sardaukar. Ci vorrà molta pazienza per addestrarli segretamente, e molto denaro per equipaggiarli. Ma i Fremen sono là… e anche la spezia, con la sua ricchezza. Vedi adesso perché andiamo su Arrakis, pur sapendo la trappola che ci aspetta?»
«Ma gli Harkonnen non conoscono i Fremen?»
«Gli Harkonnen guardano ai Fremen con disprezzo, li cacciano come bestie, non si sono neppure preoccupati di censirli. Sappiamo bene la politica degli Harkonnen con le popolazioni planetarie: spendere il meno possibile.»
La trama metallica che gli componeva il simbolo del falco sul petto scintillò, quando il Duca cambiò posizione. «Capisci?»
«Stiamo già negoziando coi Fremen» disse Paul.
«Ho inviato una missione capeggiata da Duncan Idaho» confermò il Duca. «Duncan è un uomo orgoglioso e spietato, ma rispetta la verità. I Fremen lo ammireranno. Se avremo fortuna, ci giudicheranno prendendo lui a modello: Duncan, l’onesto.»
«Duncan l’onesto, e Gurney il coraggioso» aggiunse Paul.
«Li hai ben giudicati.»
E Paul pensò: La Reverenda Madre pensava a Gurney, quando ha parlato degli uomini che sostengono i mondi… i coraggiosi.
«Gurney mi ha detto che te la sei cavata molto bene con le armi, oggi» riprese il Duca.
«Non è quello che ha detto a me.»
Il Duca scoppiò a ridere. «Immagino che Gurney sia sempre avaro di lodi. Comunque, mi ha garantito (sono le sue precise parole) che distingui magnificamente la differenza tra la punta e il taglio di una spada.»
«Gurney dice che non c’è nulla di artistico nell’uccidere con la punta. Bisogna farlo con la lama.»
«Gurney è un romantico» grugnì il Duca. I discorsi del figlio sul modo migliore di uccidere lo turbavano. «Vorrei che tu non fossi mai costretto a uccidere… Ma se tu lo sarai, fallo come puoi, punta o taglio non ha importanza.» Alzò gli occhi al lucernario, sul quale la pioggia tamburellava.
Paul seguì lo sguardo di suo padre, e pensò al cielo grondante umidità, là fuori: uno spettacolo ignoto ad Arrakis. E immaginò lo spazio al di là del cielo. «Le navi della Gilda sono veramente così grandi?» chiese.
Il Duca lo guardò. «Questo è il tuo primo viaggio fuori del pianeta. Sì, sono molto grandi. Noi viaggeremo in un ’transatlantico’ spaziale, perché il viaggio è lungo. Un transatlantico è immenso: tutte le nostre fregate e le nostre navi da carico occuperanno un angolo della stiva. Saremo soltanto una piccola voce nella lista delle merci.»
«E non ci permetteranno di lasciare le fregate?»
«Fa parte dello scotto per godere della Tregua della Gilda. Ci potrebbero essere navi Harkonnen al nostro fianco, e non avremmo nulla da temere. Gli Harkonnen preferiscono non rischiare i propri privilegi di trasporto.»