Выбрать главу

«Maledetto! Maledetto! Maledetto!» bisbigliò.

«Quali sono i vostri ordini, Nobile Nata?»

La voce di una donna, sottile, simile a una corda tesa.

Jessica si voltò di scatto: vide una donna nodosa, dai capelli grigi, avvolta nell’informe abito a sacco indossato abitualmente dagli schiavi. La donna aveva l’identico aspetto rugoso e consunto della folla che li aveva accolti al mattino, lungo il cammino dal campo di atterraggio alla Residenza. Non c’era un solo nativo di quel pianeta, pensò Jessica, che non avesse quell’aspetto consunto e famelico. E tuttavia Leto aveva detto che erano forti e sani. E, naturalmente, gli occhi di un azzurro cupo come gli abissi del mare, senza bianco; occhi segreti e misteriosi. Jessica si sforzò di evitare il suo sguardo.

La donna chinò brevemente la testa e disse: «Mi chiamano la Shadout Mapes, Nobile Nata. Quali sono i vostri ordini?»

«Chiamami ’mia Signora’» replicò Jessica. «Non sono una Nobile Nata. Sono la concubina ufficiale del Duca Leto.»

Di nuovo quello strano cenno del capo. La donna alzò gli occhi su Jessica e le rivolse un’insidiosa domanda: «C’è una moglie, dunque?»

«Non c’è, e non c’è mai stata. Io sono l’unica… compagna del Duca, la madre dell’erede designato.»

Dicendo questo, Jessica rideva dentro di sé dell’orgoglio che traspariva da queste parole. Che cosa ha detto Sant’Agostino? disse tra sé. «La mente comanda il corpo, e il corpo obbedisce.» Ma quando la mente comanda a se stessa?… Sì, ultimamente incontro sempre più resistenza. Ah, se avessi un posto, dentro di me, dove ritirarmi tutta sola!1

Uno strano richiamo si alzò fuori, nella strada: «Soo-soo Sook! Soo-soo Sook!» E ancora: «Ikhut-eigh! Ikhut-eigh!» E di nuovo: «Soo-soo Sook!»

«Che cos’è?» chiese Jessica. «L’ho udito molte volte lungo la strada, questa mattina.»

«Solo un venditore d’acqua, mia Signora. Ma voi non dovete preoccuparvene. Le cisterne di questa dimora contengono cinquantamila litri, e sono sempre piene.» Piegò la testa e si guardò il vestito informe: «Pensate, mia Signora: qui non devo neppure indossare la tuta distillante…» scoppiò a ridere. «E non sono morta!»

Jessica esitò; voleva fare delle domande alla donna Fremen, aveva bisogno di una guida, ma la cosa più urgente era mettere ordine nella spaventosa confusione del castello. Tuttavia, trovò sconcertante l’idea che in quel luogo l’acqua fosse un segno di ricchezza.

«Il mio sposo mi ha detto il tuo titolo, Shadout» cominciò. «Ho riconosciuto la parola. È molto antica.»

«Voi sapete le antiche lingue, allora?» chiese Mapes, e la fissò attentamente, in attesa.

«Le lingue sono la prima cosa che impara una Bene Gesserit» disse Jessica. «Conosco il Bhotani-Jib e il Chakobsa, tutte le lingue dei cacciatori.»

Mapes annuì. «Proprio come dice la leggenda.»

E Jessica si chiese: Perché accetto questa commedia? Ma le vie del Bene Gesserit, mai chiare e semplici, si facevano rispettare.

«Conosco le Cose Oscure e le vie della Grande Madre» continuò Jessica. Nell’aspetto di Mapes, in ciascuno dei suoi gesti, aveva letto i segni rivelatori, i più chiari. «Miseces prejia» intonò, in Chakobsa. «Andral t’re pera! Trada cik buscakri miseces perakri…»

Mapes balzò indietro, pronta a fuggire.

«So molte cose» continuò Jessica. «So che hai generato figli e che hai perduto quelli che amavi, che ti sei nascosta per la paura e che hai commesso atti violenti, e che altri ne compirai. So molte cose.»

A bassa voce, Mapes replicò: «Non vengo con l’animo ostile, mia Signora».

«Tu parli della leggenda e cerchi le risposte. Guardati dalle risposte che potrai trovare. So che sei venuta qui pronta alla violenza, e con un’arma nel corsetto.»

«Mia Signora, io…»

«C’è una vaga possibilità che tu riesca a spillare il sangue della mia vita» disse Jessica, «ma così facendo causeresti più rovine di quante tu possa immaginare nella tua più folle paura. Vi sono cose peggiori della morte, sai?… anche per tutto un popolo.»

«Mia Signora!» implorò Mapes. Sembrò sul punto di cadere in ginocchio. «Quest’arma è un dono per voi, se potrete provare di essere l’Unica.»

«E lo strumento della mia morte, se io non lo potrò» concluse Jessica, e attese, nella calma apparente che rendeva più terribili le Bene Gesserit nei momenti di crisi.

Ora vedremo cosa succederà, pensò.

Lentamente, Mapes infilò la mano nel vestito, all’altezza del collo, e ne estrasse un fodero scuro. Un’impugnatura nera ne sporgeva, profondamente scavata per una presa sicura. Afferrò il fodero con una mano e l’impugnatura con l’altra, e con rapido gesto ne estrasse una lama bianco latte. La brandì, alta sulla propria testa, e la lama sembrò lampeggiare di luce propria. Era un’arma a doppio taglio, come un kindjal, e la lama era lunga quasi venti centimetri.

«Lo conoscete, mia Signora?»

Non poteva che trattarsi di una cosa: il famoso cryss di Arrakis. La lama che non era mai uscita dal pianeta, e che negli altri mondi era un mistero.

«È un cryss» disse Jessica.

«Non pronunciate mai il suo nome con leggerezza» ribatté Mapes. «Sapete il suo significato?»

Jessica pensò: La tensione cresce. Ecco la ragione per cui questa Fremen ha preso servizio da me: doveva pormi proprio questa domanda. La mia risposta può scatenare la sua violenza o… che cosa? Esige una risposta: che cosa significa il coltello. La chiamano Shadout nella lingua Chakobsa. In Chakobsa, il coltello è il «Creatore di Morte». È sempre più impaziente. Ora devo rispondere. Ritardare può essere pericoloso quanto sbagliare.

Jessica disse: «È un Creatore…»

«Ah…!» gemette Mapes, dolore ed esultanza insieme. Tremava così violentemente che il riflesso del coltello guizzava in tutta la sala.

Jessica attese, pronta a scattare. Era stata sul punto di dire che il coltello era un «Creatore di Morte», aggiungendo la seconda antica parola, ma ora tutti i suoi sensi l’avvertivano, con l’acutezza di un addestramento capace di rivelare il significato del più piccolo fremito muscolare.

La parola chiave era… Creatore.

Creatore? Creatore.

E Mapes impugnava ancora il coltello come se fosse pronta a usarlo.

Jessica aggiunse: «Come hai potuto pensare che io, che conosco i misteri della Grande Madre, ignorassi il Creatore?»

Mapes abbassò il coltello. «Mia Signora, quando si è vissuti così a lungo con una profezia, il momento della rivelazione è una scossa terribile.»

Jessica pensò alla profezia… Lo Shari-a e tutto il panoplia propheticus. Una Bene Gesserit della Missionaria Protectiva era stata inviata su Arrakis molti secoli prima. Era morta da lungo tempo, senza dubbio, ma la sua missione era compiuta: leggende protettrici solidamente impiantate fra queste genti, nel caso che, un giorno, un’altra Bene Gesserit ne avesse bisogno.

Ecco: quel giorno era venuto.

Mapes infilò nuovamente il coltello nel fodero, e disse: «Questa è una lama instabile, mia Signora. Tenetela sempre su di voi. Se rimane più di una settimana lontana dalla carne, comincia a disintegrarsi. Per tutta la vita resterà su di voi questo dente di shai-hulud».

Jessica tese la mano destra, e osò: «Mapes, hai infilato la lama nel fodero senza segnarla col sangue!»

Con un’esclamazione strozzata, Mapes lasciò cadere il coltello inguainato nelle mani di Jessica. Si slacciò il corsetto, e con un gemito, disse: «Prendete l’acqua della mia vita!»