Come una belva in gabbia, pensò Paul.
«Discuterai con Hawat la possibilità che ci sia un traditore?» gli domandò Paul.
Il Duca si arrestò davanti al figlio e parlò, rivolto alle finestre buie: «Abbiamo discusso questa possibilità molte volte».
«La vecchia sembrava così sicura di sé» disse Paul, «e il messaggio che Mamma…»
«Abbiamo preso ogni precauzione» replicò il Duca. Si guardò intorno, e Paul gli vide la luce selvaggia dell’animale braccato negli occhi. «Tu resta qui. Ci sono alcune questioni a proposito dei posti di comando che voglio discutere con Thufir.» Si voltò e uscì a grandi passi dalla stanza, rispondendo con un rapido cenno al saluto delle guardie.
Paul fissò il punto dov’era suo padre fino a pochi istanti prima. Gli sembrò che quel punto fosse vuoto da lungo tempo, ancora prima che suo padre lasciasse la stanza. E ricordò l’avvertimento della vecchia: «… per il padre, no».
Il primo giorno che Muad’Dib percorse le vie di Arrakeen con la famiglia, alcuni di quelli che incontrò lungo la strada, ricordando la leggenda e la profezia, si azzardarono a gridare «Mahdi!». Ma le loro grida erano più una domanda che una affermazione, poiché essi potevano soltanto sperare che egli fosse colui che era stato annunciato come il Lisan al-Gaib, la Voce di un Altro Mondo. La loro attenzione era stata attirata anche dalla madre, perché avevano sentito dire che era una Bene Gesserit. ed era evidente ai loro occhi che anch’essa era un Lisan al-Gaib.
Il Duca trovò Thufir nella stanza d’angolo che gli aveva indicato la guardia. Si udiva il trambusto degli uomini che stavano sistemando gli apparecchi di comunicazione nella stanza accanto, ma c’era abbastanza silenzio. Il Duca si guardò attorno, mentre Hawat si alzava da una scrivania piena di carte. Era una stanza dalle pareti verdi, e oltre alla scrivania conteneva tre sedie a sospensione, con la «H» degli Harkonnen cancellata alla meno peggio da una mano di vernice.
«Sono sedie assolutamente sicure» disse Hawat. «Dov’è Paul, Signore?»
«L’ho lasciato nella sala delle conferenze. Voglio che si riposi un po’, senza che ci sia io a distrarlo.»
Hawat assentì, si diresse verso la porta della stanza accanto, la chiuse e interruppe così lo sfrigolio dei disturbi audio.
«Thufir» disse Leto, «le scorte imperiali di spezia e quelle degli Harkonnen hanno attirato la mia attenzione.»
«Mio Signore?»
Il Duca strinse le labbra. «Un magazzino può sempre venire distrutto» alzò una mano, obbligando Hawat al silenzio. «No, lasciamo stare le scorte dell’Imperatore. Ma anche lui sarebbe felice se gli Harkonnen si trovassero in imbarazzo. E il Barone, come potrebbe lamentarsi pubblicamente della distruzione di uno stock che ufficialmente non può possedere?»
Hawat scosse il capo. «I nostri uomini sono troppo pochi, signore.»
«Prendi alcuni degli uomini di Idaho. E forse qualcuno dei Fremen potrebbe gradire un viaggio lontano da questo pianeta. Un’incursione su Giedi Primo… Una simile diversione comporterebbe sicuri vantaggi tattici, Thufir.»
«Come voi desiderate, mio Signore.» Hawat distolse lo sguardo, ma il Duca percepì ugualmente il nervosismo del vecchio, e pensò: Forse sospetta che io non abbia fiducia in lui. Dev’essere al corrente che mi hanno informato della presenza di traditori. Bene, è meglio calmare subito le sue paure.
«Thufir» riprese il Duca, «dal momento che tu sei uno dei rari uomini nei quali io posso avere completamente fiducia, c’è un’altra questione da discutere. Sappiamo entrambi quanto si debba vigilare per impedire che i traditori s’infiltrino nelle nostre file… Ma ho ricevuto due nuovi rapporti.»
Hawat si voltò di scatto e lo fissò.
Il Duca gli ripeté il racconto di Paul.
Ma invece di produrre in Hawat l’intensa concentrazione Mentat, questi rapporti servirono soltanto ad aumentare la sua agitazione.
Leto lo studiò, e dopo un po’ gli disse: «Vecchio, tu mi stai nascondendo qualcosa. Avrei dovuto sospettarlo quand’eri così nervoso alla riunione. Che cosa c’è, dunque, di così grave da aver paura di dirmelo davanti a tutti?»
Le labbra macchiate di Hawat si chiusero in una lunga linea sottile, circondata da rughe. Il suo viso restò rigido, mentre diceva: «Mio Signore, in verità, non so come riferirvelo».
«Ci siamo spartiti un bel po’ di cicatrici, io e te, Thufir» replicò il Duca. «Sai che puoi affrontare qualsiasi argomento con me.»
Hawat continuò a fissarlo, e pensò: È così che lo preferisco. Questo è l’uomo d’onore che invita a servirlo con la più grande lealtà. Perché mai debbo ferirlo?
«Ebbene?» disse il Duca.
Hawat scrollò le spalle: «È il frammento di un messaggio che abbiamo estorto a un corriere Harkonnen. Il messaggio era destinato a un agente di nome Pardee. Abbiamo buone ragioni di credere che Pardee fosse l’uomo più importante nell’organizzazione clandestina degli Harkonnen, quaggiù. Il frammento… è una cosa che potrebbe avere gravi conseguenze, o nessuna, a seconda dell’interpretazione».
«Che cosa c’è di tanto delicato in quel messaggio?»
«Frammento di messaggio, mio Signore. È incompleto. Era un minimicrofilm al quale era fissata, come il solito, una capsula distruttrice. Siamo riusciti a bloccare l’acido qualche istante prima che lo corrodesse del tutto. Ne è rimasto un frammento, ma molto indicativo.»
«Sì?»
Hawat s’inumidì le labbra: «Dice: ’ …eto non lo sospetterà mai, e quando il colpo gli sarà inferto da una mano amata, la sua stessa origine basterà a distruggerlo’. Il messaggio aveva il sigillo personale del Barone, e io l’ho autenticato».
«Il tuo sospetto è ovvio» disse il Duca. La sua voce era gelida.
«Avrei preferito tagliarmi il braccio piuttosto che ferirvi così, mio Signore, ma se io…»
«Lady Jessica» disse Leto. Il furore salì dentro di lui, consumandolo. «Non potevi strappare la verità a quel Pardee?»
«Sfortunatamente, Pardee non era più tra i vivi quando abbiamo intercettato il corriere. E questi, ne sono certo, non sapeva quello che portava.»
«Capisco.»
Leto scosse la testa, pensando: Che lurido affare! Non può esserci nulla di vero. Conosco la mia donna.
«Mio Signore, se…»
«No!» urlò il Duca. «C’è un errore in tutto questo, un…»
«Non possiamo ignorarlo, mio Signore.»
«È con me da sedici anni! Ha avuto innumerevoli possibilità per… Tu stesso hai svolto l’inchiesta alla Scuola!»
Hawat parlò con amarezza: «Certe cose possono essermi sfuggite».
«È impossibile, ti dico! Gli Harkonnen vogliono distruggere l’intera stirpe degli Atreides, e questo significa anche Paul. Hanno già tentato una volta. Potrebbe una donna cospirare contro il proprio figlio?»
«Forse non cospira contro suo figlio. E il tentativo di ieri potrebbe essere stato un astuto diversivo.»
«Non può essere stato un diversivo.»
«Signore, essa dovrebbe ignorare tutto dei suoi genitori, ma se invece…? Se fosse orfana, diciamo, a causa degli Atreides?»
«Avrebbe già agito molto tempo fa. Un veleno nel bicchiere… Un pugnale nella notte. Chi avrebbe avuto migliori occasioni?»
«Gli Harkonnen vogliono distruggervi, mio Signore. Le loro intenzioni non sono soltanto quelle di uccidere. C’è tutta una gamma di sottili sfumature nel kanly. Questo potrebbe essere il capolavoro delle vendette.»
Le spalle del Duca si curvarono. Chiuse gli occhi, e apparve vecchio e stanco. Non può essere, pensò. Lei mi ha aperto il cuore.