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Ed Greenwood

Elminster all’Inferno

Per Page e Mike

perché le avventure più gloriose sono quelle condivise.

Che la vostra sia lunga e meravigliosa.

Che si sappia: alla saggezza e al talento di Rob King si devono il

fascino e l’interesse particolari dell’opera.

La tradizione dei regni

Ad attendervi non c’è, dunque, un Inferno abbastanza temibile da non indurvi a cercarlo nei libri, negli incantesimi e nella frequentazione di maghi bizzarri?

Resaugiir Ravendarr, ricco mercante di Amn, che si rivolge alla figlia Daluthra nell’opera Cuori audaci infranti di Nargustarus Grithym (drammaturgo di Athkatla)

confutatis maledictus, flammis acribus addictus

etiam sanato vulnere cicatrix manet

Quanti studiano la storia dei Regni dovrebbero sapere che la presente narrazione dei tormenti di Elminster si svolse nel 1372 secondo il Calcolo di Dale, Anno della Magia Impazzita, e che i ricordi contenuti nelle pagine seguenti descrivono eventi verificatisi, per quanto sia dato sapere, nel seguente ordine:

• «Il giorno in cui morì la magia» (e i ricordi associati che lo precedono, nel Capitolo secondo, tranne che per il volo di Khelben sopra Waterdeep, avvenuto nel 1351 secondo il Calcolo di Dale) a metà Kythorn 1358 secondo il Calcolo di Dale, Anno delle Ombre.

• «La mano protesa» (il ricordo del Capitolo quarto) il 17 Marpenoth 1357 CdD, Anno del Principe.

• «A me i maghi» (il ricordo del Capitolo quinto) Alturiak 1365 CdD, Anno della Spada.

• «Una notte a Waterdeep» (il ricordo di Mirt nel Capitolo sesto) 6 di Eleint 1321 CdD, Anno delle Catene.

• «La notte scende su Tamaeril» (il primo ricordo del Capitolo settimo), «Anche Resengar» (il secondo ricordo del Capitolo settimo), e «Il dovere di una figlia» (il ricordo del Capitolo nono) primi giorni di Flamerule 1355 CdD, Anno dell’Arpa.

• «Una sorpresa per Laurlaethee» (la memoria a metà del Capitolo ottavo) pomeriggio del 4 Tarsakh 261 CdD, Anno delle Stelle Nascenti.

• «Un tocco di Cuore d’Acciaio» (ricordo del Capitolo undicesimo) principio di Mirtul 1369 CdD, Anno del Guanto.

• «L’Arpista senz’arpa», notte del 12 Uktal 778 CdC, Anno delle Ragnatele in attesa.

• «Quando le Sembiane si fermano per il tè» (ricordo del Capitolo tredicesimo) pomeriggio del 4 Elesias 1364 CdD, Anno dell’Onda (si noti che Nouméa Fairbright non è parente di Nouméa Drathchuld, che a quel tempo era Magister).

• «Un drago di piccola taglia» (ricordo del Capitolo quattordicesimo) 16 Ches 1356 CdD, Anno del Verme.

• «La ponderatezza dei nostri saggi» (ricordo del Capitolo quindicesimo) fine di Mirtul 1360 CdD, Anno della Torretta.

• «Non sedere solo sul freddo trono di Thalon» (le memorie di Laeral alla fine del Capitolo sedicesimo e all’inizio del diciassettesimo) metà di Kythorn 1357 CdD, Anno del Principe (si noti che si tratta di Laeral Rythkyn, detta da alcuni «Laeral di Loudwater», una maga Arpista, omonima, non parente, di Laeral Arunsun Silverhand delle Sette).

• «Le lacrime di una dea» (ricordo finale del Capitolo diciannovesimo) Eleint inoltrato del 1371 CdD, Anno dell’Arpa senza corde.

• «La Srinshee gioca col fuoco» (primo ricordo della Srinshee nel Capitolo ventesimo) mattina del 9 Nightal 241 CdD, Anno della follia di Hippogriff.

• «Baci e dannazioni» (secondo ricordo della Srinshee nel Capitolo ventesimo), tardo pomeriggio del 30 di Mezza estate 666 CdD, Anno del Giudizio severo.

• «Un folle se ne merita un altro» (terzo ricordo della Srinshee nel Capitolo ventesimo) 14 Hammer 907 CdD, Anno dell’Attesa.

• «La venuta dell’ombra» (ricordo alla fine del Capitolo ventunesimo) 6 Flamerule 1294 CdD, Anno della Luna profonda.

• «Stolti come i suoi difensori» (ricordo del Capitolo ventiduesimo) 21 Eleint 1264 CdD, Anno della lama bruciante.

In principio

I ricordi sono una cosa meravigliosa.

Eppure, possono bruciare come il fuoco più ardente, infuriare e consumare chi li possiede, o tagliare come spade crudeli. Posso includere un ricordo in una gemma, stringerlo nella mano, consegnarlo a un altro e, purtuttavia, serbarlo nella mia mente, dove sbiadirà a poco a poco, come i sentieri che conducono nei luoghi più amati, coperti dalla vegetazione e perduti per sempre.

Che cos’altro è un essere umano, se non un mucchio di ricordi?

Quale migliore tesoro possono conservare i vecchi per riscaldarsi e deliziarsi ogniqualvolta frugano nel sacco delle proprie memorie?

E quale più orrendo crimine può esistere se non quello di derubare un uomo dei suoi ricordi?

Solo i miei baci dovrebbero fargli ciò… e solo quando Mystra lo ritenga necessario. Tuttavia una creatura chiamata Nergal osò giocare un tale scherzo al mio uomo. Io, Alassra, feci pagare a Nergal un prezzo adeguato e fui dannata nella mia vendetta, ma non m’importa, e lo rifarei se necessario.

Non temo nulla e morirò da temeraria. Gli Stolti di Thay e di altri luoghi mi conoscono per i miei incantesimi di morte e per la mia furia. Spesso mi domina, e gli uomini mi chiamano «pazza», quando invece dovrebbero usare parole come «avventata» o «accecata dalla brama di sangue». Mi piace distruggere, lo ammetto, ma so anche proteggere e difendere, e trattare con gentilezza.

Qui ho fatto entrambe le cose e spiego a tutti coloro che leggono delle gentilezze che tanto amo la ragione per cui sarei pronta a sacrificare la mia vita, nonché il mio corpo, per quest’uomo di nome Elminster, anche se non possedesse più magia d’un contadino analfabeta. Alcuni obietteranno che ho messo per iscritto segreti che gli occhi mortali non avrebbero mai dovuto conoscere, e a costoro io rispondo due cose: «L’ho fatto davvero?» e «Non m’importa!». Altri sostengono che la sacra Mystra e altre emanazioni della volontà divina mi castigheranno per averlo fatto… eppure io sono ancora qui, impenitente.

Perciò venite, e leggete i segreti. Prestate attenzione alla storia che narro e imparate, oppure ignoratela e voltatevi, proseguendo inermi per il resto del vostro cammino, che sarà indubbiamente breve. Scegliete in totale libertà.

Io sono la Regina delle Tempeste, e non minaccio mai. Prometto.

1.

Rocce e un luogo caldo

Non esiste bestemmia più grande di questa.

È cosa proibita, per dei e uomini, per ogni essere vivente di questo o d’ogni altro mondo, fare a pezzi la sostanza della quale siamo fatti, lasciando a Toril squarci attraverso cui penetra strisciando il nulla. Ferite irritanti e gocciolanti, da cui si riversano tutti i Regni e in cui s’insinua il vuoto freddo e corrosivo…

Con tutti gli stolti egoisti, caparbi e sventati che hanno scagliato incantesimi in questi secoli è stato un miracolo che non sia accaduto più spesso. Ma tale pensiero è stato di ben poca consolazione.

I mondi tuonarono. Incandescenti e divoratori, i torrenti di forza emananti dalla Tela rombarono tutt’intorno all’uomo ruzzolante, strattonandone le vesti, le membra vecchie e anche la barba, mentre questi vorticava in un fragoroso turbine d’aria. Quelli che un tempo erano stati i verdi alberi di Shadowdale gli vorticarono impazziti sopra la testa. Sotto i suoi stivali… o forse sopra?… si estendeva un cielo rosso sangue, senza sole. L’aveva già visto un paio di volte prima di allora e non desiderava rivederlo ancora.

Pennacchi di gas venefici screziavano quella volta color cremisi come orrende nubi. Si unirono in un gorgo a formare ciò che somigliava a un paio d’occhi giganteschi puntati verso il basso, occhi che si dissiparono prima ancora di mettersi a fuoco, per poi formarsi di nuovo, all’infinito. Sotto il bagliore vermiglio si stendeva un paesaggio scuro, da incubo, di roccia nuda e di gole percorse da fiamme scintillanti e borbottanti, dove creature strane strisciavano e s’agitavano seminascoste nell’ombra. Le montagne parevano artigliare il cielo rosso. Una volta Azuth l’aveva chiamata, a ragione, La Terra dei Denti, vista la distesa sconfinata di rocce frastagliate. Quello era il Greeting Ground, il regno dell’orrore che aveva reclamato le vite di innumerevoli mortali. L’uomo stava turbinando sopra Averno, il più alto dei Nove Inferni.