Выбрать главу

«Trasforma la tua preghiera in un addio e in un ringraziamento alla Signora, Taern», mormorò Alustriel. «Poiché se n’è andata per sempre.»

Taern sollevò lo sguardo, inebetito, e vide il volto della regina di Silverymoon rigato di lacrime incontrollate. Un’aura di colore bianco e blu circondava i suoi lunghi capelli e si riversava fuori dagli occhi colmi di lacrime.

«Signora?» esclamò Taern, tendendole le mani. «Che cosa intendete?»

Alustriel prese le mani dell’uomo fra le sue. Possedeva un’Arte immensa, più di quanta ne avesse mai percepita prima.

«L’incantesimo non è fallito per colpa tua. È andato perduto, con tutta l’Arte operata in Faerûn in quell’istante, nel momento della morte di Mystra.»

«Mystra è… morta! Distrutta?»

«Distrutta, sì.» Alustriel s’inginocchiò sulla pietra accanto a lui, la lunga tunica frusciante. «Mentre sei qui, Magiadituono, potresti unirti alla mia preghiera ad Azuth, affinché guidi i viventi.»

«I maghi viventi! Come io e te?» Taern era impallidito; il buco nero era tutt’intorno a lui, e solo le mani della donna gli impedivano di tremare. Mani che emanavano un bagliore di colore bianco e blu.

Alustriel sorrise fra le lacrime, e mormorò: «Per un mago, sì. Per colui che ora detiene il potere di Mystra. Esso arde in lui e tutti noi dobbiamo sperare che non si pieghi alla tentazione di usarlo. E per chi verrà dopo di lui, per chi dovrà ergersi per prendere il posto e il potere di Mystra. Hanno bisogno delle nostre preghiere, e di qualsiasi aiuto saremo in grado di dar loro nei giorni a venire».

Taern avrebbe voluto non sentirsi tanto vecchio e stanco, i tempi del suo grande potere ormai svaniti. Nessuno dei suoi apprendisti era ancora pronto. Nessuno gli sarebbe stato utile in eventuali battaglie future.

Alustriel lo abbracciò e lo baciò sulla fronte. «Datti pace, Taern. Il potere della Signora mi ha toccato, e finché permane, ho la facoltà di leggerti la mente. Hai fatto grandi cose e, nei giorni a venire, sarà necessaria la tua saggezza più che il potere dell’arte.»

Dal punto in cui la donna l’aveva baciata Taern sentì il potere fluirgli nel corpo, lenitivo e corroborante nel medesimo tempo. Il mago fissò la sua regina pieno di stupore e di meraviglia: di nuovo pensò che avrebbe voluto non essere tanto vecchio.

Alustriel lo fissò con sguardo amorevole.

Taern arrossì all’improvviso e si portò entrambe le mani alle guance brucianti. Se poteva leggergli il pensiero… Taern le fu molto grato, poiché la donna gli prese una mano e se la portò alle labbra, senza ridere di lui.

ANCORA L’AMORE. VOI UMANI NON FATE NIENT’ALTRO?

Sì. Complottiamo, litighiamo e tradiamo quasi con la stessa solerzia degli arcidemoni.

NON PRENDERMI IN GIRO, ELMINSTER AUMAR. SEI IN MIO POTERE. MI BASTA CHIUDERE UNA MANO SU DI TE PER FARTI CESSARE DI ESISTERE. PER SEMPRE.

Promesse, promesse.

NON T’ILLUDERE DI POTER SCAMBIARE DUE CHIACCHIERE CON ME ALLA PARI, UMANO. SAPPI CHE LA MIA PAZIENZA SI STA ESAURENDO. MOSTRAMI ALTRA MAGIA DIVINA… ORA!

Dolore! Dolore in Averno, causato da un tentacolo divenuto un artiglio e affondato nel petto di un uomo che striscia per terra, che s’irrigidisce e ansima in preda al dolore, mentre sangue fresco fluisce dal suo corpo… poi cade all’indietro, la bocca spalancata, quasi in estasi, mentre l’artiglio si ritrae e gli guarisce la ferita, lasciando che l’uomo nudo cada con la faccia all’ingiù, tremante di debolezza e di dolore…

Debolezza, dei, e magia…

SVELAMI I SEGRETI, OMUNCOLO!

Ah. Debolezza nella magia fra gli dei. Già, che ciò sia ricordato…

«Mi vergogno a dirlo», sussurrò Nouméa, a voce tanto bassa che due orecchie mortali non avrebbero udito nulla, «ma sono lieta che la Signora non abbia scelto me. L’avrei delusa… come avrei deluso tutti».

Era in piedi in una caverna scura, illuminata solo da un fascio alto, sottile e conico di luce color grigio argenteo. Questa le rispose mentalmente.

Per tale motivo non sei stata scelta. La Signora è… era… saggia. Tuttavia, non vergognarti, Figlia. Nature diverse stabiliscono destini diversi per ciascuno di noi.

«E ora, Signore!»

Il cono argenteo tremolò. Andiamo avanti come prima. Nessuno deve sapere che cos’è accaduto. Mi sembra la cosa più saggia.

«La cosa più saggia!»

Non sono onnisciente, né tanto saggio, Lady Magister. Posso essere sicuro solo dopo aver toccato la mente di Elminster. Potrebbe essere necessario, se il potere che ha assunto comincia a dominarlo, che tu lo distrugga. Ora vieni con me, mentre parliamo mentalmente con il Vecchio Mago. Fonditi con me.

Lady Magister guardò il cono, perplessa. «Fondermi, Signor Azuth?»

Entra nello spazio che occupo io, e rimani all’interno della forma conica. È tutto ciò che mi rimane dopo la Caduta. Devo essere pronto a proteggerti, nel caso Elminster sia… cambiato.

Nouméa rabbrividì. Non sapeva che la voce di un dio potesse essere venata di paura… specialmente quella del suo saggio e imperturbabile maestro, il Signore della Magia in persona.

Rapida, avanzò e s’immerse, provando un brivido momentaneo, nel cono argenteo, tutto ciò che rimaneva dell’Altissimo. La sua mente si mise subito in viaggio, come un serpente che si srotola, e attraversò le immense distanze verso la torre di pietra, lievemente inclinata, di Shadowdale.

SEI PIENO DI TRUCCHI, O SBAGLIO? UN OTRE PIENO D’INGANNI. QUASI DIABOLICO QUANTO UNO DI NOI. SAI BENISSIMO CHE CERCO CIÒ CHE RICORDI DI MYSTRA. NON È VERO? RISPONDI! [fuoco bruciante]

[dolore] Sì. [dolore lancinante]

MOSTRAMI, ALLORA, QUALCOSA CHE HA LASCIATO NELLA TUA MENTE… ALTRIMENTI TI FACCIO IMPAZZIRE DAVVERO, SAGGIO E VECCHIO ELMINSTER!

Come tu comandi, Lord Nergal.

OSI PRENDERTI GIOCO DI ME? [lancio furioso di fiamme]

[dolore] Non io, Signore. Dei, non io!

Lacrime che scendevano dal cielo, dagli occhi attenti e scuri della Signora dei Misteri, in una notte precedente a quella in cui i suoi poteri vennero meno, e lei poté solo osservare ciò che accadeva mentre la magia declinava, in ogni angolo di Faerûn…

La giornata era calda e luminosa… ma c’era qualcosa di decisamente strano nei Regni.

A Chessenta, lo Sceptanar sbraitava di rabbia mentre tre dei suoi grandi maghi lottavano per controllare le folli trasformazioni che la loro Arte aveva inflitto ad alcune signore di corte. Era desiderio dello Sceptanar che le sue nobili consorti venissero alterate con la magia, che fosse loro tinta la pelle con sfumature esotiche, cambiata la statura e i lineamenti o dato loro qualcosa di diverso… squame, code serpentine, artigli, o persino ali di tessuto finissimo. Quella mattina gli incantesimi avevano fallito. Avevano apportato cambiamenti, sì, cambiamenti senza sosta, e trasformato le donne in creature mostruose che gridavano, abbaiavano o gorgogliavano per il dolore e lo stress causati dal loro mutare. I maghi più potenti dello Sceptanar si affannavano a elaborare incantesimi e, perplessi, lanciavano ogni sorta di magia. Ma nessun sortilegio riusciva ad arrestare quelle crudeli trasformazioni.

Inoltre, le voci degli dei che percorrevano i Regni diventavano sempre più specifiche col passare dei giorni. Lo Sceptanar iniziava ad avere molta paura.

* * *

«Signora?» La voce di Taern era roca per la preoccupazione, e il mago per poco non si alzò dallo sgabello sotto la lampada.

Nel mezzo della piscina, fra bagliori magici e oli profumati, versati da abili servitori, Alustriel si era irrigidita, la bocca spalancata. Si mise improvvisamente a sedere, increspando l’acqua, e si prese la testa fra le mani, come se qualcosa avesse preso fuoco al suo interno.

«Signora?» esclamò Taern a voce alta. «State bene?»

Alustriel sollevò una mano per zittirlo, poi gli chiese: «Taern, non ti sono venuti in mente dei ricordi in questo momento? Di noi due, magari, nella notte in cui l’Arte sembrò fallire?».

Taern scosse il capo, gli occhi spalancati e scuri. «La notte in cui sentii il potere di Mystra dentro di voi?» sussurrò, incurante dei servi in ascolto e del lieve mormorio d’eccitazione suscitato dalle sue parole. «Non dimenticherò mai quella notte, Signora. Tuttavia vi dirò la verità: mi è venuta in mente ora, perché ne avete parlato, ma non prima. Non stavo pensando che ai libri contabili e al denaro di cui stavamo discutendo.»

«Non stavi pensando ad Azuth, o a Lady Magister, o alla lontana Chessenta?»

Taern scosse il capo. «No, Signora», rispose con voce bassa e tono interrogativo. «Perché dovrei?»

«Già», gli fece eco la maga, immergendosi nella piscina fino a che le increspature non le lambirono il magnifico collo. «Perché dovrei?»