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NON EVOCARLA, ELMINSTER! ORA HO CAPITO IL TUO GIOCO. DEVI AVERE INCANTESIMI PRONTI E TENTI DI RISVEGLIARLI PRONUNCIANDO LE PAROLE CHE LI INNESCANO. PROVA TUTTO CIÒ CHE VUOI: FALLIRAI, CREDIMI, MA RICORDA UNA COSA: LA MIA PAZIENZA HA UN LIMITE.

[frustata mentale; dolore]

SÌ, RAMMENTALO, PICCOLO UOMO!

Più lunghi, i miei ricordi devono essere più lunghi… ma quando ne evoco uno, questo è perduto per sempre…

GIÀ, SVELAMELO E SARÀ CANCELLATO PER SEMPRE DALLA TUA MEMORIA! NON SIAMO PIÙ TANTO POTENTI ORA, EH?

[tuoni riecheggianti di risate diaboliche]

Sì, ho conosciuto giorni migliori... e notti, notti di gran lunga migliori.

4.

Amare una dea

L’odore era insopportabile. Ossa e sangue… sangue che sgorgava dal terreno e fluiva in rivoli sulle pietre affilate, mentre gas nauseabondi avvolgevano ogni cosa. Una figura si mosse in mezzo ai vapori infernali: un uomo nudo e solo si trascinava dolorante giù per un dirupo, simile a un granchio schiacciato che non sa dov’è diretto.

Le dita di Elminster erano monconi sanguinanti, lacerati da decine di rocce affilate come rasoi, ma le frustate mentali lo obbligavano a proseguire, tremante, senza meta. Una mosca dopo l’altra si posava sulla sua carne tremula e beveva avidamente il sangue prima di deporre le uova sotto la pelle del mago. Con un solo braccio su cui appoggiarsi, il Vecchio Mago non aveva modo di scacciarle. Non poteva far altro che grugnire e gettarsi sulla schiena. In quel modo riuscì a schiacciare una mosca ronzante e stridula, ma le altre volarono via… per poi posarsi sul ventre di El prima che questi potesse raddrizzarsi.

Davanti a lui si estendeva un paesaggio roccioso tormentato, fino a una gola dalla quale s’innalzavano minacciosi pennacchi di fumo bollente. Larve lunghe come tre uomini e sinuose come serpenti cadevano da alcune di quelle nubi in movimento, per nascondersi e scivolare tra le rocce. Gran parte di esse sembravano in grado di fiutare l’odore del sangue dov’era più intenso; strisciavano infatti verso un luogo in cui si muovevano masse amorfe e pallide. Lemuri dal manto lievemente luccicante si nutrivano in una piccola fossa colma di larve… ignari del fatto che altre larve frugavano nelle loro estremità posteriori.

Una vista corroborante… non che Elminster badasse molto a dove andasse in quella terra di morte e di crudeltà. Dappertutto vi erano pericoli nascosti, in agguato. Esplosioni di fuoco si verificavano dalle montagne distanti; di tanto in tanto spinagon e altre creature diaboliche si levavano con le loro ali battenti per attraversare il vuoto sopra la gola e guardare affamate le lotte sottostanti.

Più in basso, sul terreno, ondeggiava qualcosa che pareva una sorta di merletto, fatto di fauci, d’artigli e di occhi, uniti da funi di carne color malva. Una lancia uncinata si sollevò, pronta a infierire brutalmente su un demone caduto al suolo. La zuffa che seguì fu breve e la strana creatura volante si levò nuovamente nell’aria, più grande e pesante di prima.

Si levò nel cielo e virò in direzione di Elminster, scendendo in picchiata con le sue molte fauci dentate che ruotavano anteriormente. Si avvicinava sempre più, le bocche spalancate, consapevole che la preda non si sarebbe potuta nascondere.

Il Vecchio Mago lo osservò con aria truce. Nergal avrebbe manifestato il suo potere attraverso di lui, per difendere quel corpo che aveva tanto maltrattato, o avrebbe lasciato che il mostro lo squarciasse e lo divorasse… salvando solo la sua testa?

La creatura dalle molteplici fauci continuava la sua discesa, perdendo fili di bava verde. Decine di occhi neri e dorati incontrarono quelli di Elminster, luccicando in famelica attesa. Beh, la risposta non avrebbe tardato ad arrivare…

GUARDO E RIGUARDO, ELMINSTER, I RICORDI CHE MI MOSTRI A MO’ DI SCUDO, EPPURE NON TROVO NULLA DI CIÒ CHE CERCO.

DOVE SONO I SEGRETI DEL FUOCO ARGENTEO? DOVE SONO GLI INCANTESIMI, I LIBRI DI MAGIA E GLI ANELLI NASCOSTI, GLI SCETTRI E TUTTO IL RESTO, CHE RISPLENDONO DI POTERE CHE POSSO USARE? ALLORA?

L’arcidemone frugò ancora, esaminando un ricordo dopo l’altro con gli artigli. Impaziente, si faceva strada nelle buie caverne della memoria di El.

Una regina elfo in piedi su una scogliera, i brandelli della tunica lacerata da una spada e inzuppata di sangue, che si agitano nella brezza serale. Mentre guarda, torva, la terra sulla quale tramonta il sole, le sue braccia cingono le spalle larghe di un nano arcigno in armatura. Lui le prende la mano e piange sul suo ventre. La sua ascia insanguinata ciondola dalla cintura di guerra, appesa a un braccio irsuto, stanco…

AAHH! NELLA TUA MENTE VI SONO SECOLI E SECOLI DI CIARPAME! CHE COSA M’IMPORTA DI MORTALI ORMAI RIDOTTI IN POLVERE E DI REGNI DA TEMPO CADUTI?

Una giovane maga dagli occhi scintillanti si diletta a fare il suo primo grande incantesimo. Ha il viso radioso, pieno di luce. Fa compiere al cadavere ossuto e ingiallito del suo maestro un abbraccio passionale, e ricopre di baci le sue labbra devastate…

SEMPRE ATTENTO ALLA BELLEZZA, EH? PER ME È BELLA LA DEBOLEZZA… UNA FESSURA NELLA QUALE INSINUARSI, UNA BUONA PRESA DA USARSI SU UN NEMICO. SÌÌÌÌ…

Guerrieri dall’aria truce si appoggiano alle loro asce e ai loro spadoni. Una fredda espressione di minaccia riempie i loro sguardi mentre osservano i maghi avanzare. Elminster è fra loro. Uno spadaccino si agita troppo. Una figura incappucciata si volta di scatto e apre la mano. Un sigillo verde e luminoso si materializza proprio di fronte al guerriero nervoso, paralizzandolo. I maghi si allontanano e i guerrieri li guardano in cagnesco, silenziosi…

Nergal vagava di qua e di là, frugando nell’oscurità polverosa dove le piccole cose si rintanavano e quelle grandi dormivano. Il demone avanzava grugnendo. La consapevolezza nascosta di Elminster lo precedeva, acquattandosi qua e là dietro ombre mentali, ricordi che diventavano fitte ragnatele nella sua scia.

RISPONDIMI, UMANO! PENSI DI RIUSCIRE A NASCONDERTI NELLA TUA MENTE?

A un mondo di distanza, fauci e artigli si avventarono sulla preda. Il mago urlò, o tentò di farlo, accasciandosi quando un dolore rosso avvampò nelle volte buie della sua mente.

Nergal emise un verso spazientito e irritato, e linee di fuoco blu saettarono nell’oscurità. Si udirono rumori ed echi di quelli che sarebbero potuti essere ringhi o urla. Gli artigli e le fauci erano scomparsi.

El si rese vagamente conto d’essersi nuovamente accasciato sulle pietre affilate e indifferenti.

RISPONDIMI, ELMINSTER! ASCOLTA IL MIO RICHIAMO, MALEDETTO!

Lo sono già. Rannicchiato qui con i miei ricordi che fluiscono dal mio corpo come acqua, che scorrono fra le mie dita e scompaiono per sempre, per sempre…

PROPRIO COSÌ. PIANGI E LAMENTATI, MAGO! PIANGI E LAMENTATI.

[sonde mentali improvvise, che si serrano a mo’ di morsa]

MA PRIMA, MOSTRAMI LA TUA DEA CHE CONDIVIDE CON TE I SUOI RICORDI. COME FINISCONO NELLA TUA MENTE? IN CHE MODO? FAMMI VEDERE! ORA!

Occhi scuri nuotano nei sogni. Le visioni affluiscono copiose, svegliando di soprassalto un Vecchio Mago appisolato. Sorpreso, questi si mette a sedere sul letto, i suoi occhi emanano un fuoco di color bianco e blu. Le fiamme si riflettono negli occhi di colei che gli giace accanto… la sorridente Storm in un primo tempo, e più tardi la fiera Strega-Regina di Aglarond. I capelli della donna si agitano attorno alle spalle magre come lame argentee bramose di colpire il nemico, da quando…

SÌ, SÌ. DI DONNE NE HAI AVUTE DA VENDERE! LASCIAMI ENTRARE, MAGO! NON FARMI VEDERE LA TUA FACCIA DOPO CHE LEI TI HA TOCCATO LA MENTE! MOSTRAMI!

[fuoco bianco e blu accecante]