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AARGGH! COME HAI OSATO?

[frustata mentale dolore rosso agonia nera rovina purpurea]

SMETTI DI GRIDARE! PENSI D’ESSERE L’UNICO MORTALE PRESUNTUOSO A CUI ABBIA SPREMUTO LA MENTE?

[guarigione riluttante]

ECCO. ORA SMETTI DI GIOCARE, ALTRIMENTI ASSAGGERAI DI PEGGIO.

Non sto giocando. Volevi vedere il tocco mentale di Mystra, ed è ciò che ti ho mostrato. Il fuoco immortale.

LEI SI MANIFESTA SOLO IN SOGNO, E TU VEDI I RICORDI CHE LASCIA SOLO QUANDO SE N’È ANDATA? BAH! NON INGANNARMI! LI DEVE TRASMETTERE DIRETTAMENTE ALTRIMENTI TI LASCEREBBE PRIVO DI CONTROLLO.

Sì, lo fa, il più delle volte. Quando parliamo direttamente, io ho immagini del momento, non ricordi che valga la pena di condividere.

NULLA DI PIÙ? MAI?

[rapido sguardo]

AHA!

[immagini confuse, che passano rapide]

AHA! CHE COS’ERA QUELLO?

[giù, tormentato dal demone, verso la lucentezza… di Mystra, molto, molto tempo addietro, nella terra della giovinezza di Elminster…]

Occhi pieni di stelle, fissi nei suoi. Elminster lottò per respirare quando labbra di fuoco e, nel contempo, di ghiaccio, gli baciarono la gola, avanzarono lungo la spalla e lo morsero delicatamente. Fuoco argenteo fluì dalla ferita. Si mescolò alla fiamma bianca e blu che costituiva i suoi capelli, le sue mani e una tunica regale che fluiva, infinita, dal suo corpo.

Fluttuarono nell’aria, una stella bianca e blu sopra Athalantar; El intravide alcuni fuochi tremolanti di lanterna nell’oscurità sottostante, mentre si rotolavano insieme.

«La tua provocatoria tenerezza, El… aahh, potrei assaporarne all’infinito. Abbandonati, mio Eletto. Abbandonati a Mystra.»

«Volentieri», mormorò Elminster, giovane e docile, gli occhi scintillanti.

Mentre s’innalzavano nel fuoco ardente, ricordi che non gli appartenevano invasero la sua mente. Le immagini turbinavano, cozzavano, si rincorrevano in un tumulto di torri abbattute e di draghi impegnati in combattimenti all’ultimo sangue. La terra fu scossa. La roccia tremò e si levò a formare alti picchi. Maghi arroganti illuminarono il cielo d’incantesimi…

PERCIÒ I SUOI RICORDI PENETRANO IN TE QUANDO LE VOSTRE MENTI SONO UNITE? DEV’ESSERE SUA INTENZIONE CONDIVIDERLI, ALTRIMENTI SIGNIFICA CHE SERVI UNA DIVINITÀ DEBOLE…

[pianto, caduta dalla luce nell’oscurità, sconforto e solitudine]

OH, SMETTILA! POTRAI AVER AMATO UNA DEA ED ESSERE SOPRAVVISSUTO, MA SE SFIDI ME MORIRAI! MOSTRAMI ANCORA IL FUOCO ARGENTEO, CHE FLUISCE DENTRO DI TE! SÌ! SÌÌÌ!

[sonde mentali scagliate brutalmente, che trafiggono il vivido ricordo]

[pianto, lacrime scintillanti, resa]

Tenui stelle estive brillavano su Myth Drannor. Elminster fluttuava pensieroso nel cielo, guardando le spire scintillanti e maestose sotto di sé. Presto sarebbero crollate, se gli inganni, l’orgoglio smisurato e l’ingerenza pericolosa degli Starym fossero passati inosservati. Una tale bellezza perduta…

Come Netheril prima di essa, esclamò una voce vibrante nelle profondità della sua mente. Fuoco bianco e blu avvampò nell’aria intorno a lui. È il destino delle cose, mio caro Eletto.

«Sacra Mystra», sussurrò El. Il fuoco si fece più intenso e più scuro, fino a diventare una distesa blu-nera di innumerevoli e minuscole stelle… il sé più intimo della dea. «Sono molto felice di vederti. Mi sono sentito triste e solo.»

Anch’io. Quegli occhi in cui poteva cadere, per sempre, si aprirono nell’aria di fronte a lui, e lo trascinarono dentro. Confortiamoci a vicenda, nel corpo e nella mente.

Il fuoco argenteo s’insinuò come un vortice nell’uomo fluttuante, sollevandosi con eccitazione frenetica per incontrare la fiamma più grande che lo aveva originato. Le stelle si unirono a formare braccia e labbra sottili, che si affievolirono in un bagliore cupo quando il flusso d’immagini cominciò. Le due menti s’incontrarono. Il fuoco argenteo si sollevò e balzò in avanti e all’indietro, sempre più veloce. Con un grido di contentezza simile a un fiero squillo di tromba Elminster Aumar urlò il proprio nome per tenersi aggrappato a se stesso… ecco, ecco che accade…

[fuoco, bianco e furioso, travolgente, s’innalza verso uno splendore glorioso, accecante]

D’un tratto il fuoco era scomparso, ed Elminster stava sussultando sulle rocce sotto un cielo tinto di rosso. Un grido muto e agghiacciante squarciò l’aria dell’Inferno dietro di lui.

Demoni minori turbinarono nel cielo, come pipistrelli che escono da una caverna al tramonto, e volarono verso quel verso agonico e straziante, impazienti di vedere la vittima capitolata.

Debole e nauseato, il vecchio con un braccio solo si rotolò in una fessura e si coprì con le ossa incenerite di un demone morto da tempo. Il cranio cornuto e grottesco gli sorrise col suo sguardo eterno. Se la fortuna o la grazia di Mystra l’avessero assistito, adesso non avrebbe avuto alcun Nergal a proteggerlo dagli artigli di baatezu di passaggio.

Già, era giunto a tanto… a rallegrarsi della possibilità di rimanere solo e indifeso in Averno.

Chiudendo gli occhi El si immerse in quel pensiero ironico e discese nuovamente nelle volte oscure della sua memoria, cercando Nergal. Il demone reietto si era già rivelato un bruto, dotato di un’intelligenza di poco superiore a un astuto mercenario di Faerûn. Se un semplice ricordo del tocco mentale di Mystra gli aveva causato tale dolore, forse era abbastanza debole perché un Eletto della dea… anche se debole ed esausto… riuscisse a liberarsi di lui.

Cauto e silenzioso, Elminster scivolò nella sua mente, cercando il luogo che era diventato una rovina purpurea… la parte perduta per sempre. La rovina si stava estendendo…

Laggiù, fra un bagliore rosso sangue e frammenti scheggiati di ricordi, trovò Nergal. Spalle imponenti, il corpo grigio screziato irto di barbigli, i tentacoli ancora irrigiditi dal dolore, le grandi mani artigliate che cercavano tentoni…

[Dolore… furia dei Nove Inferni, che dolore! Dunque ciò era quello che potevano fare le dee… e i maghi imbroglioni…]

Sempre cautamente, El s’inginocchiò. Poi evocò una piccola quantità di fuoco argenteo; con la punta di un dito tracciò una linea sulla pietra consumata e impolverata. La linea iniziò a fumare a mano a mano che il mago bruciava il percorso sul pavimento dei suoi ricordi, cedendo sempre più memorie in modo da tenersi lontano dal suo raccapricciante aguzzino. Intorno a quel pilastro di cose da dimenticare, e a quell’altro, di rimpianti, poi giù per quel sentiero oscuro, furtivo e rapido…

CHE SUCCEDE? MORTALE, CHE STAI FACENDO?

E ora oltre quella stanza, senza rispondere, e giù per le scale, in fretta, con le pareti che tremano a sinistra, dove l’arcidemone inizia ad agitarsi…

CHE COSA STAI FACENDO?

Non rispondere, ma affrettati ora, trascina il fuoco argenteo in una linea luminosa e lacerante, ancora qualche gradino e a sinistra, qui, fra i pilastri e nell’arcata oltrestante… esplosione, ma la stanza s’illumina, rosso e luce davanti a sé, e lui è in attesa…

Serra la mano sul fuoco argenteo, ordinagli di abbassarsi, sprofonda nelle rocce, diventa scuro e silenzioso, una statua in questa stanza di statue. Attenta, fredda e silenziosa. Sii pietra. Non esistere. Sii perduto e dimenticato.

Gli arcidemoni camminano e strisciano. Rumore di passi e un debole fruscio. Un incedere lento e pesante. Arriva. I passi si avvicinano. Sii pietra. Sta per arrivare. Lento e cauto. Siamo stanchi, non è vero, Onnipotente di Averno?

Passi. Artigli che raschiano la pietra.

ELMINSTER, ALZATI. SO CHE CI SEI.

Silenzio di tomba. Il dolore giungerà comunque, perciò sii pietra, e lascia che la rabbia lo accechi.