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[sonda fredda come il ghiaccio, lenta, affilata e deliberata, centra il bersaglio]

[spasmo, agonia straziante]

SÌ. NON INGANNARMI, PICCOLA SERPE DI FUOCO ARGENTEO. NERGAL SPADRONEGGIAVA ALL’INFERNO QUANDO ATHALANTAR NON ERA ANCORA NATA.

[dolore dolore dolore]

[soddisfazione macabra, l’affermazione di Nergal che risuona nella mente distrutta di un mago mortale, che si contorce e sbava, e si solleva in Averno come un idiota sogghignante, disseminando ossa]

Un abishai apparve all’orizzonte, artigli protesi, sogghignante fra i numerosi denti, ali nere e morte certa…

Un fuoco color rosso purpureo fuoriuscì dalle fauci spalancate del nemico, e la sua testa esplose, imbrattando Elminster di sudiciume umido e rendendolo di nuovo consapevole di Averno. Il mago si alzò in piedi nella fenditura che aveva scelto come nascondiglio; il corpo senza testa dell’abishai s’accasciò sulle pietre davanti a lui, i muscoli che ancora si muovevano nel tentativo di volare. Più oltre, un enorme drago svolazzò nel cielo, nero e terribile. La belva azzannò rapida alcuni spinagon in fuga, come uno squalo che nuota in mezzo a un branco di pinnedargento. Una colonna di fuoco s’innalzò dal fianco di una rupe nera alla sua sinistra…

UN ABISHAI IN MENO CHE PUÒ ROVINARE IL MIO GIOCATTOLO. SII RICONOSCENTE, MAGO. NON TI HO ANCORA UCCISO.

Non ti ho sferrato alcun attacco. Quando t’impossessi dei miei ricordi, essi sono quello che sono: non posso cambiarli. Senti ciò che sentii io allora.

DAVVERO STUPEFACENTE! NON MI MERAVIGLIO CHE TU SIA ANCORA QUI A SFIDARMI.

Elminster rimase cautamente immobile e silenzioso nella fessura e nella sua mente.

UN’UNIONE DI MENTI, E DI RICORDI DELIBERATAMENTE CONDIVISI. CIÒ RINNOVA LA TUA LEALTÀ E TI FA CONOSCERE L’ESTASI, FINCHÉ NON SVILUPPI ASSUEFAZIONE PER IL TOCCO DIVINO: ALLORA FARESTI QUALSIASI COSA PER SPERIMENTARLO ANCORA.

Elminster chinò la testa. Sì, è un’interpretazione possibile.

[ghigno torvo] NON PUOI SEMPLICEMENTE DIRE CHE HO RAGIONE, UMANO?

Mystra la vedrebbe diversamente, replicò El mostrando quanta più dignità mentale possibile. [immagine di braccia conserte, busto eretto, mento sollevato]

SICURAMENTE TI HA INCULCATO IL SENSO DELLA SFIDA, O TI HA SCELTO PER TALE QUALITÀ. IL CHE VI RENDE ENTRAMBI DEGLI STOLTI.

[improvvisa sonda mentale]

[sussulto]

[immagine brillante, dopo immagine, dopo immagine]

DUNQUE, NIENTE UNIONI CON COLEI CHE ORA È MYSTRA.

Pensiero condiviso: il che significa che non rimane alcun legame che possa permettere a Mystra di raggiungere il suo Eletto e causare danni all’Inferno.

[sollievo] DUNQUE, PICCOLO UOMO, TORNIAMO A QUEL FUOCO ARGENTEO.

Dolore lancinante, seguito da un senso di torpore. Elminster vacillò nella fessura. Una larva più grande di lui si era impennata e aveva affondato i denti nella sua spalla sinistra. Il suo corpo lucente ondeggiò sul suo torace e iniziò a farsi strada dentro di lui…

Contorcendosi dal dolore, El cercò di scacciarla, ma la risata di Nergal lo fece sussultare.

TORMENTATO DALLE LARVE! TI SI ADDICE, INFIDO MORTALE! ORA, ESCI DA QUELLA FESSURA E STRISCIA! SÌ, COSÌ!

Barcollante, El si ritrovò a camminare nuovamente fra le rocce frastagliate, mentre il peso della larva, che ora era avvolta intorno al suo corpo e stava cercando, avida, di aprirsi un varco dentro di lui, lo costringeva a sbandare e a ondeggiare.

LA MIA MAGIA TI TERRÀ IN VITA, MIO ONORATO OSPITE. TUTTAVIA, MI SPIACE ANNUNCIARTI CHE SOFFRIRAI. [scoppio di risa]

L’AVVENTURA, PICCOLO UOMO, È QUEL CHE CI VUOLE. LA MIA SI SVOLGERÀ NELLA TUA MENTE, IN MANIERA PIÙ CAUTA DI PRIMA. LA TUA SARÀ UNA PASSEGGIATA PER L’INFERNO.

NON TEMERE; TI TERRÒ IN VITA. DESIDERO QUEL FUOCO ARGENTEO.

[dolore, dolore che si abbatte bruscamente, dolore che si diffonde, la larva che lacera e si agita]

AVANTI, UMANO. ECCO… LA MAGIA È UNA COSA SPLENDIDA, NON È VERO? ORA ESAMINIAMO I PRIMI TEMPI DEL TUO SERVIZIO, CREATURA DI MYSTRA, E LE TUE AVVENTURE DI ALLORA. MOSTRAMI QUANDO LAVORAVI CON ALTRI, IN MODO CHE IO POSSA VEDERE LA MANO DELLA DEA IMPEGNATA A PLASMARTI.

[volti di amici, merli di castelli, una luna seminascosta, vicoli scuri e spade sguainate…]

ECCO! FAMMI VEDERE TUTTO, ELMINSTER!

[merlature diverse, volti differenti, uno fluttua in primo piano: un mago barbuto, grasso e accigliato, che avanza barcollando, pieno di sé…]

SÌ, QUELLO VA BENE! MOSTRAMI!

Ascoltami, Vangerdahast. Per amore della Signora che entrambi serviamo, ascoltami.

SMETTI DI BORBOTTARE MENTALMENTE, MAGO! VA’ AVANTI!

[immagini che vorticano luminose, si srotolano…]

«D-da questa p-parte, Signor Mago A-altissimo», tartagliò il Custode delle Volte, che tanto somigliava a un topo.

«Sì, si sì», rispose irritato Vangerdahast. Avendo, tempo addietro, svolto la sua parte nell’elaborazione di incantesimi protettivi della Stanza delle Pergamene e dei Registri, ed essendo l’unico funzionario di corte a consultare spesso tali documenti, il mago aveva una chiara idea di dove si trovasse quella stanza tanto grande e centrale. Come se, al momento, non avesse abbastanza preoccupazioni, ma che diavolo aveva quel…

Si fermò bruscamente, e ciò che vide lo lasciò a bocca aperta. Un istante più tardi si ricompose, ma era ormai troppo tardi perché gli occhi attenti del Custode non lo notassero. L’ometto non osò sorridere, ma non riuscì a celare il divertimento nello sguardo fattosi improvvisamente trionfante.

«Lasciaci soli», sbottò il Mago Reale, «e chiudi le porte quando esci».

Vangerdahast non si disturbò a guardare il cortigiano frettoloso, e non mosse un muscolo finché le doppie porte di bronzo, enormi e pesanti, non si richiusero alle sue spalle… lasciandolo solo con la cosa.

La cosa che non si sarebbe dovuta trovare in quel luogo.

I suoi predecessori, varie generazioni di Maghi della Guerra e pochi maghi in visita che meritavano una simile fiducia, avevano tessuto un incantesimo dopo l’altro sulle pareti, sui pavimenti e sul soffitto della stanza e dei locali che la circondavano. Magie difensive, designate a sventare qualsiasi nuova tecnica di spionaggio e di teletrasporto o altre vie d’accesso. Nei secoli esse avevano formato una ragnatela complicata che nessun uomo vivo conosceva o poteva dipanare senza mesi di lavoro e a rischio della vita.

Vangerdahast stesso aveva celato le magie esistenti con numerosi stratagemmi destinati a vanificare i tentativi di chiunque, tranne che dei più esperti operatori d’incantesimi di desiderio. Aveva, inoltre, elaborato magie meno raffinate, che avrebbero conferito agli incantesimi d’intrusione, a meno che non fossero preceduti da una chiave segreta, effetti paralizzanti e devastanti per la mente e il corpo di chi li avesse sferrati Ora, tuttavia, non osava inviare nemmeno un dardo magico alla cosa che fuoriusciva dal pavimento, per timore che si ritorcesse contro di lui.

Il Mago Reale si accorse di trattenere il fiato e respirò profondamente. Fece qualche cauto passo di lato e scrutò quell’enigma che era comparso nella sala.

Una mano maschile che si agitava… le dita lunghe, prive di anelli, che avevano lasciato strisce di pelle più chiara, con qualche pelo scuro sul dorso… protrudeva dal pavimento di marmo liscio. La lastra di dodici metri pesava numerose tonnellate. Sembrava che il proprietario della mano fosse sepolto sotto la lastra, poiché la mano non appariva recisa.

Vangerdahast ebbe l’istinto improvviso di sferrarle un bel calcio per verificare, ma i maghi reali di Cormyr non diventano vecchi e grassi compiendo azioni stupide. Perciò non fece nulla e si guardò intorno per assicurarsi che non mancasse niente e che tutto fosse al suo posto. Girò intorno alla mano, che non si era mossa di un millimetro e continuò a pensare.