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I tentacoli scossero il mago, e gli occhi rossi del demone avvamparono. «Guardami, umano… e bada!» righiò Nergal. «Io sono la tua rovina, e anche peggio. Tu sarai l’artiglio che squarcerà Faerûn, una volta che ti avrò preparato a dovere. Ma prima ci sono altre cosucce da fare. Ti strapperò tutto tranne una ciocca di quella barba, perché mi rimanga qualcosa con cui trascinarti, e per privarti di ciò che ti rende uomo…»

El gridò più forte, impotente.

«Io sono Nergal, vecchio idiota, e legittimo Principe dell’Inferno. Perciò presta attenzione alle mie parole. Pochi dei miei visitatori sanno apprezzare un discorso solenne, perciò ora ascolterai ogni mia sillaba. I miei incantesimi ti manterranno cosciente, per quanto forte sia il dolore che ti assale… mi sono stancato dei tuoi lamenti più in fretta di quanto pensassi. Perciò resterai in silenzio.»

Elminster si ritrovò d’improvviso senza voce, nonostante la sua gola mormorasse ancora e il suo corpo tremasse nello sforzo straziante di sputare il sangue.

Nergal gli sorrise allegramente. «Così va meglio», mormorò l’arcidemone, come se si stesse rivolgendo al figlio prediletto. La creatura si drizzò, i tentacoli sopra la testa a mo’ di coda di pavone, e parlò col fare di un re, che declama fieramente dal trono:

«Scacciato ed esiliato quaggiù, sono purtuttavia il più potente, supero anche Tiamat dalle Molte Fauci, che chiama Averno la sua dimora. Troppo fiero e troppo abile per servire il Serpente Regnante, ma troppo potente da essere eliminato. Dispater non è più grande di me, e nemmeno Baalzebul, perciò io sono una creatura utile. Un giorno Asmodeus potrebbe aver bisogno di me».

I tentacoli sollevarono carezzevoli la preda dilaniata. La pelle del mago si staccò a brandelli mentre Nergal avvicinava a sé ciò che rimaneva di lui, in modo da poterlo guardare negli occhi da vicino.

«E quel giorno», aggiunse il demone reietto con tono faceto ma più pacato, «sarà un grande piacere sfidare il signore di Nessus nella sua ora del bisogno. Sfidarlo con potere sufficiente a distruggere il suo trono, e a portare guerra all’Inferno passando sopra le sue ossa stridenti. E tu, piccolo umano strisciante, mi aiuterai a impadronirmi di alcune armi di cui necessito».

I tentacoli strinsero ed El sputò involontariamente un po’ di sangue.

«Io… ugh! Uh! Aagh!» fu tutto ciò che riuscì a sussurrare, nel tentativo di respirare attraverso il sangue che lo soffocava. Poi il momento a lui concesso per borbottare terminò, e nella sua gola s’insinuò un gelo silenzioso.

«Sono lieto che tu abbia assentito con tanto entusiasmo», mormorò Nergal. «Ascolta e impara, mio piccolo strumento. Io sono solo uno di coloro che, grandi e miserabili, attendono nascosti fra le ombre di Averno il giorno che, sappiamo, arriverà. Gli arcidemoni possono essere uccisi, ma non è facile annientarci per sempre. Il signore di Nessus deve bruciare un po’ del suo potere per riuscire nell’intento. L’ha fatto, sì, ma solo come castigo per l’azione più letale che potesse essere perpetrata contro di lui: un arcidemone che giace con un arcidemone al fine di generare un figlio all’insaputa di Asmodeus, e portare all’Inferno una creatura che il Signore di Laggiù non conosce.»

Con violenza i tentacoli scagliarono Elminster contro uno spuntone di roccia che, affilata e dura, s’insinuò nella sua carne morbida. Fissando il cielo insanguinato, El s’inarcò e si contorse in silenziosa agonia. Un tentacolo gli sollevò premuroso la testa, in modo che potesse vedere il suo corpo e scorgere il pinnacolo di roccia emergente dall’ammasso lucente dei suoi organi. Il mago lo fissò, troppo tormentato dal dolore per aggrapparsi allo sbiadito ricordo del volto di Mystra.

Nergal si protese sopra il prigioniero e, quasi allegramente, come stesse narrando una favola a un bimbo che si rifiuta di dormire, spiegò: «Lucifer non era che un esserino piagnucoloso quando Asmodeus lo divorò… nel vero senso della parola, dopo aver trasformato i suoi denti in zanne allo scopo. Io vidi tutto».

Alcuni tentacoli striscianti sollevarono il Vecchio Mago dalla roccia - dei, che dolore lancinante! - e lo tennero ancora una volta sospeso di fronte al volto di Nergal. Gli occhi dell’arcidemone erano diventati di colore rosso brillante.

«Egli punì Lucifer e Batna con il castigo estremo per aver generato quel bambino», aggiunse eccitata la creatura diabolica, «giustiziandoli mentre Baalzebul, il più acerrimo fra i nemici di Lucifer, stava a guardare. Strappò Baalzebul dal luogo in cui si trovava e lo trascinò attraverso gli Inferi, in suo potere, solo per mostrarci che era in grado di ridurre in polvere un principe e una principessa infernali mentre torturava un altro principe, nonostante la resistenza di tutti e tre. Consegnò Malbolge a Baalzebul solamente per tormentare Lucifer nei suoi ultimi istanti di vita e glielo sottrasse poco dopo, per elevare un altro alla grandezza che sarebbe dovuta essere mia

La voce di Nergal si tramutò in un ruggito, e i suoi tentacoli brutali scossero Elminster come un fantoccio. «Tutto ciò sarà mio, ma sarà solo una piccola parte di quello che avrò nel tempo a venire.» La voce dell’arcidemone si placò e aggiunse: «Molto prima di quanto m’aspettassi, ora che sei caduto nelle mie mani».

Dopodiché sfoderò un ampio sorriso e gli mostrò i numerosi denti. «Dovrei ringraziare Mystra. Per tutti gli anni in cui ha ficcato il naso nella tua vita, rendendoti a tua volta un ficcanaso, solo perché alla fine mi fossi utile. Vedi, vecchio Elminster, dopo tutto, sarai un uomo importante. Che ne dici?»

Con la voce impastata per il sangue, El riuscì a pronunciare poche tremanti parole: «La mia utilità diminuisce… quanto più… massacri il mio corpo».

Nergal gettò la testa all’indietro e scoppiò in una risata sguaiata, mentre alcuni tentacoli si trasformavano in agili dardi di carne viscida e avanzavano lentamente.

El strinse i denti e scosse il capo, nel vano tentativo di tenerli a bada. L’arcidemone li infilò senza sforzo nelle narici del mago e scese in profondità. Si udì uno strappo orribile e sordo, poi sgorgò altro sangue. La creatura infernale gettò via una massa sanguinolenta che era stata la lingua di Elminster, e con uno schiaffo gli fece girare la testa e, nel contempo, sputare il sangue che, soffocante, gli si stava raccogliendo in bocca.

«Massacrarlo? Perché, che bisogno hai della lingua se puoi conversare con la mente? Posso cavarti gli occhi e strapparti tutti gli organi… persino cenare col tuo fegato, diciamo, condito con sale e aceto… e poi ripristinarti con la mia magia. Pensi in modo limitato, uomo! Questo è l’Inferno, e qui gli arcidemoni possono fare qualsiasi cosa!»

El si sforzò, con successo, di sollevare incredulo un sopracciglio.

Gli occhi che lo stavano fissando avvamparono di rabbia e i tentacoli si sollevarono minacciosi. S’alzarono, si protesero e si riabbassarono.

Nergal annuì mesto e rivolse al prigioniero un sorriso gelido. «Beh, allora, diciamo “qualsiasi cosa che un altro arcidemone non riesce a impedire”, hmm?» I tentacoli deposero El contro una roccia affilata come il vetro. Il Vecchio Mago scivolò un po’, sussultando per altre fitte lancinanti, e s’arrestò in posizione seduta.

Il demone iniziò a camminare avanti e indietro, con passo felino e, nel contempo, serpentino. «I reietti sono dodici, di cui otto con sufficiente potere da sfidare, diciamo, Mammon, se la battaglia fosse a due, senza eserciti su cui fare affidamento. Non siamo amici, e Asmodeus sa che il rispetto che nutriamo gli uni per gli altri cela una grande crudeltà. Da rivali, rimaniamo in agguato nelle caverne e nelle gole montane di Averno, tramando ognuno complotti contro i demoni regnanti… ed evitando le pattuglie, poiché anche gli insetti pungenti hanno il potere d’indebolire e di dare fastidio.»