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L’arcidemone si arrestò accanto al prigioniero accasciato e lo sovrastò con la sua mole imponente e scura. Punte ricurve e artigli gli spuntarono dalla carne come pinne di pescecani in perlustrazione e discesero fameliche lungo i tentacoli. I denti, ora sufficientemente lunghi da poter essere chiamati zanne, scintillarono in un sorriso tutt’altro che rassicurante.

«Uomini e demoni non sono poi tanto differenti perché tu non possa sapere a che cosa miriamo noi reietti: al potere. Lo cerchiamo continuamente, armati della nostra magia. I demoni dotati di mente propria possono comprendere ed elaborare incantesimi con la stessa facilità con cui gli uomini respirano. Noi abbiamo un’altra arma che i Signori dei Nove non possederanno mai: una quantità infinita di tempo a disposizione. Col mio tempo e la mia magia io osservo la tua Toril ricca di potere magico.»

Nergal incrociò le braccia brulicanti di piccoli occhi scintillanti, dall’aspetto umano, e inclinò i molteplici sguardi su Elminster.

«Gli individui di potere m’interessano, dai deboli maestri delle vostre cospirazioni di ladri ai draghi e ai signori spettri di Faerûn, che esercitano quasi un decimo della potenza magica che pensano di controllare.» Con un ghigno che sarebbe stato troppo ampio per una mascella umana, l’arcidemone ricominciò a misurare il terreno. «Perciò uso i miei incantesimi per spiare i faerûniani di potere che potrebbero rivelarsi utili. Ti sto osservando da molto tempo, Elminster Aumar. Tu sei la chiave, ci ho riflettuto a lungo. Non perché sei potente la metà di quello che credi di essere, né un avversario di rispetto per uno spinagon in una battaglia leale, ma perché rappresenti la mia via per ottenere il potere di Mystra sulla magia. Ha lavorato molto attraverso di te, e quello che possiede, se modificato a dovere, potrebbe riecheggiare altrettanto forte all’Inferno… dandomi controllo su tutta la magia, e in certo qual modo su quelli che la operano!»

Nergal scoppiò a ridere. «Quel tumulto sopra Shade ha catturato la mia attenzione, proprio al momento giusto, e ti ha condotto a me. Ora, tutto ciò che devo fare, per ottenere i poteri della signora che servi, o perlomeno per evocarli e controllarli, è possedere la tua mente.»

Alcuni tentacoli sollevarono Elminster dalle rocce e lo sostennero quasi con tenerezza. Un altro lo colpì con forza, facendo esplodere l’occhio sinistro del Vecchio Mago come un uovo crudo. Dopo un momento di confusione e di bagliore accecante, Elminster poté vedere nuovamente, seppure in maniera offuscata, attraverso un velo rosso sangue.

«Visto? Non puoi nemmeno morire», sussurrò Nergal all’orecchio di Elminster, dolce come un amante. «Comprendere le tue facoltà mentali mi consentirà di controllare il fuoco argenteo, tutti i tuoi piccoli poteri e i tuoi incantesimi preferiti, nonché il tuo bagaglio di ricordi. Quest’ultimo è la chiave per governare Toril con la magia e farne un regno tutto mio. Un Inferno lontano dall’Inferno, per così dire.»

Dita bollenti come ferri infuocati afferrarono le guance di El. La lingua biforcuta dell’arcidemone sibilò avidamente mentre egli chinava la testa per baciare il mago impotente e, d’un tratto, i suoi tentacoli si trasformavano in catene che lo immobilizzarono.

Le labbra di Nergal erano come di ghiaccio, d’un freddo tagliente che infierì nella bocca e nel naso devastati di Elminster. Questi tentò di mormorare, cercò di divincolarsi, ma non riuscì a far nulla finché l’arcidemone non lo lasciò con un sorriso soddisfatto.

«Assaggia la mia magia del verme mentale. Un incantesimo di mia invenzione, ideato per sottrarti i ricordi, per imparare il modo in cui evochi e controlli il potere di Mystra e tutto ciò che sai sulle cose e sugli esseri di potere di Faerûn e che posso carpirti e usare ai miei fini. Naturalmente, ogni ricordo che otterrò sarà cancellato dalla mente del saggio Elminster. Alla fine non rimarrà nulla di te, se non un vecchio scemo, bavoso e barcollante, che ricorda solo di essere stato potente un tempo, prima di incontrare Nergal.»

L’arcidemone scoppiò in una risata fragorosa e i suoi tentacoli saettanti toccarono Elminster qua e là, scagliando incantesimi più piccoli sul suo corpo, finché l’uomo nudo ed esausto non riuscì nuovamente a reggersi in piedi. Con andatura strascicata e traballante, che lo faceva ansimare di dolore, El cercò d’allontanarsi. I tentacoli gli sferzarono la carne viva, incitandolo a muoversi.

Lasciando dietro di sé una traccia di sangue, Elminster si affrettò oltre la portata di quelle crudeli appendici.

VAI, esclamò la voce beffarda di Nergal nelle profondità della sua mente. LE GLORIE DI AVERNO TI ATTENDONO. IO VIAGGERÒ CON TE PER VEDERE CHE COSA FUGGE O SI NASCONDE DA ME… E SARÒ SEMPRE CON TE, UNA SORPRESA PER QUANTI TI VORRANNO FAR DEL MALE. PERCIÒ VA’ DOVE VUOI, POTENTE MAGO.

Elminster rabbrividì. Forse non aveva più il corpo a pezzi, ma il dolore di centinaia di ferite minori lo attanagliava ancora. Non poteva più usare la magia, né contattare Mystra o qualcun altro. Qualsiasi cosa avesse fatto sarebbe stata svelata al demone che leggeva la sua mente. Per lui sarebbe stata la fine non appena Nergal avesse terminato di spremere la sua memoria, e Toril sarebbe andata distrutta con lui. Era libero di trascinarsi per Averno in quel corpo senza valore, se quella poteva essere considerata una libertà. Aveva percepito i pensieri indagatori di Nergal abbastanza da capire che il demone che lo aveva violato si dilettava a rovinare le menti.

Incurante, s’allontanò incespicando su per una cresta di roccia nuda. Mentre avanzava il terreno sotto di lui si mise a tremare; una rapida fiammata si levò nel cielo, causando le urla di un abishai che sbatté freneticamente le ali e si alzò in volo.

Con i piedi doloranti per le pietre affilate, El raggiunse la cima della cresta e osservò il paesaggio roccioso e desolato. Laggiù, spinangon e abishai s’aggiravano di soppiatto e si ringhiavano a vicenda; più lontano s’ergeva una rupe alta, dove si riunivano i demoni.

UNA PATTUGLIA, ABBASSATI.

Elminster rimase immobile, sbirciando a destra e a sinistra. Era il momento giusto per valutare il controllo che Nergal esercitava su di lui.

Senza alcun preavviso il suo corpo ondeggiò in maniera nauseante, come se un’anguilla o un serpente si muovesse in lui, ed El s’accasciò con violenza sulla pietra dura, rimbalzando una volta per la forza dell’impatto.

OBBEDISCI, GRANDE MAGO. SAPPI CHE ESISTONO MODI PIÙ DOLOROSI PER DOMARTI.

Elminster rabbrividì. Nella caduta aveva cacciato la mano in un groviglio di spine; mentre lottava per estrarla, piangendo dal dolore, si domandò come in quel tetro regno di roccia potesse esserci vita. Che cosa mangiavano i demoni? Altri demoni, per esempio, ma come facevano a moltiplicarsi tanto in fretta da nutrire quelle schiere di…

I VORTICI MAGICI CI SOSTENGONO.

I che?

I PICCOLI SEGRETI DELL’INFERNO. SONO ERRANTI, NESSUNO LI CREA. CI SONO DA SEMPRE… PICCOLI GORGHI DI MAGIA, CHE RUBANO ACQUA, CREATURE E OGGETTI DA ALTRI PIANI, E LI INCANALANO NELLE SPACCATURE DELLA ROCCIA. IL CIBO, NONCHÉ I TESORI, CI ARRIVA SOTTO FORMA DI VORTICI MAGICI.

Elminster sospirò, scosse il capo e cercò di alzarsi in piedi. Riuscì a sollevarsi sulle mani e sulle ginocchia ma sentì nuovamente quella sensazione strisciante dentro di sé. Picchiò la faccia per terra, e raspò la roccia con dita sanguinanti.

STAI GIÙ E VAI DA QUESTA PARTE.

Alla faccia della libertà di movimento. El sospirò, ma gli uscì solo un gorgoglio rauco, poi iniziò a gattonare. Una sfera di fuoco attraversò rombando il cielo, e il terreno tremò ancora.

Era in piedi sulle merlature battute dal vento di un castello che non esisteva più, a osservare qualcosa nel giardino sottostante, ricoperto di neve, agitarsi e sollevarsi improvvisamente, liberandosi da uno spesso manto di ghiaccio, e protendere un artiglio squamoso…