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El chiamò a raccolta il fuoco affinché gli desse forza, e finse un lamento pazzo e disperato mentre si alzava, scalciava e agitava ciò che rimaneva delle sue braccia. Il fuoco argenteo che fuoriuscì gocciolante fu sufficiente a far sibilare di dolore il demone e a farlo indietreggiare. In un attimo il mago infilò i monconi nelle ferite di Nergal, come un bambino che agita inutilmente un bastone in preda a una rabbia cieca.

Dopo un momento Nergal emise una risata aspra e gli assestò un colpo che lo scaraventò contro una roccia distante. Il dolore lo fece sussultare e gridare nuovamente. «Stupido mago.»

Stupido demone, pensò El, ho infilato le mie braccia rotte dentro di te e ho lasciato frammenti ossei. In profondità, sotto le parti che hai guarito. Non sarà come l’Anello di Sangue di Alassra, ma funzionerà. Vedrai. Poi lasciò che il fuoco si spegnesse… e fu quasi assordato dalla voce mentale di Nergal che irruppe nella sua testa.

TI COMPIACI DI NUOVO DELLA TUA INTELLIGENZA! MA ORA BASTA! QUESTO RICORDO, E QUESTO, E ANCHE QUEST’ALTRO, MOSTRAMI GLI INCANTESIMI PER TENERTI IN VITA… HAH! COSÌ!… ORA SO FARE QUESTO!

[tentacoli protesi che colpiscono un torso arcuato, e poi tirano con forza… carne che si lacera… sangue…]

[urla, agonia straziante No, demone no, agghh, dei per favore no!]

BENE COSÌ, SUPPLICA! AVANTI, CONTINUA! SUPPLICA, E IO TI IGNORERÒ! HAHAHAA!

[risata diabolica, ruggiti di rabbia e di gioia, tentacoli che sbrindellano e percuotono, spappolando quel poco che rimane]

Una creatura imponente, che ancora una volta aveva assunto le sembianze di un demone degli abissi, guardava torva, dall’alto in basso, i pezzi bruciacchiati, che si muovevano appena, di quello che un tempo era stato un uomo. Con un ringhio riluttante, Nergal allungò i tentacoli per radunare la carne tremolante e guarire Elminster, cucendolo pezzo per pezzo. Lentamente, rimise insieme un corpo devastato e flaccido.

VIVI, STUPIDO MAGO. TI HO QUASI UCCISO PER DAVVERO, MA SEI UN GIOCATTOLO CHE IO POSSIEDO, E ALTRI DEMONI NO. INOLTRE, SEI PERLOMENO… INTERESSANTE.

SO CHE COSA STAI FACENDO. PIÙ VOLTE MI HAI CONDOTTO ABILMENTE FRA LE OMBRE, RIVELANDOMI SOLO CIÒ CHE È POCO IMPORTANTE E NASCONDENDOMI CIÒ CHE CERCO.

ORA È FINITA. IRROMPERÒ NELLA TUA MENTE E LA DEVASTERÒ OGNI VOLTA CHE TENTERAI DI RIFARLO. ORA HO GRAN PARTE DEI TUOI INCANTESIMI, NON PUOI RESISTERMI. QUESTA VOLTA CERCO RICORDI DI ELMINSTER CHE USA POTERE SU INDIVIDUI IMPORTANTI DEI REGNI, NON MAGHI, BENSÌ GOVERNANTI, CHE QUANDO PARLANO VENGONO ASCOLTATI, [sbuffata] A DIFFERENZA MIA.

[verme mentale, che s’insinua in profondità, giù, giù, sempre più in basso…]

«Interessante», affermò la Srinshee dolcemente, sfiorandogli il mento con la punta delle dita. «Gran parte dei miei parenti cormanthoniani temono la derisione dei loro pari più di ogni altra cosa e, a seguire, la perdita della ricchezza e del potere magico. Tu temi di deludere i tuoi amici e di consegnarli alla morte. Sei più anziano, per saggezza, di molti elfi di questa città, e più tragico. Hai perduto più amici e parenti dei più giovani di Cormanthor; solo noi anziani abbiamo provato il fardello delle lacrime che ti porti appresso. Eppure c’è qualcos’altro in te… una spina dorsale di potere, sempre presente, che ti scalda di continuo durante le tempeste della vita».

La sua mano toccò il cavallo della tunica di filigrana lavorata che indossava, ed estrasse un pugnale minuscolo da un fodero nascosto. Lo sguardo fisso in quello del suo interlocutore, la donna mormorò: «Perdonami. Il mio non è un attacco, ma devo sapere». Scegliendo un punto sulla parte esterna dell’avambraccio, la Srinshee gli fece scorrere il pugnale scintillante lungo la pelle. Zampillò un po’ di sangue e poi… qualche scintilla.

La donna mormorò qualcosa e allungò un dito. Il bagliore argenteo che scaturì dal corpo dell’uomo la fece urlare e indietreggiare barcollante, avvolta dalle fiamme.

Elminster si voltò, appoggiò una mano sulla ferita che gli aveva provocato e si scusò balbettando.

Debolmente, tra fili di fumo e brandelli di stoffa, la Srinshee rispose: «No, uomo, la colpa è mia. Ho pronunciato un incantesimo che tentava di rubarti il fuoco argenteo dalla ferita. Mystra è più presente in te di quanto non pensassi».

TUTTO QUI? CREDI DI CAVARTELA CON COSÌ POCO? CHE NE DICI SE TI SOTTRAGGO QUALCOSA DALLA MEMORIA, COSÌ? NO, NON URLARE. TE LO SEI VOLUTO! VEDIAMO CHE C’È QUI…

Elminster sollevò lo sguardo dal libro, accigliato. Che cosa succede…?

Un granello di luce comparve nell’aria…

Il mago balzò in piedi, gettò da parte il tomo e afferrò la bacchetta difensiva, nuova e potente.

La luce era diventata alta quasi quanto lui, d’un bagliore accecante. Era dorata e in qualche modo aveva eluso le sue difese! Che cosa poteva mai…

La luce proveniva da una spada. Sottile, magnifica, una spada elfa incantata, sostenuta da un esile braccio: la Srinshee!

«Auluua!» gridò Elminster, la bacchetta crepitante fra le mani, pronta in caso di necessità. «Sei tu?»

La minuscola donna elfa gli sorrise, nonostante apparisse triste e cupa in volto. «Solo tu mi chiami così, El. Ah, ma è bello risentire la tua voce!»

Lasciò cadere la spada e gli corse incontro, lasciando fluttuare l’arma dietro di lei. Un bagliore dorato si levò a spirale dalla sua punta.

El aggrottò la fronte e guardò la spada. «È la Spada del Dominio!»

Poi la donna gli si gettò fra le braccia, sollevò gli occhi lucidi di lacrime e il mago si dimenticò la spada e la magia. «Stringimi», mormorò lei, la voce tremolante, sull’orlo delle lacrime, «e… baciami! Baciami, che tu sia dannato, insieme a Mystra e a tutti i fieri elfi e rovina, rovina ovunque!».

La donna stava piangendo quando El si chinò e appoggiò le labbra sulle sue; la sollevò fra le braccia, la bocca elfa avida ed esigente, le mani sottili strette come artigli intorno alle braccia e alle spalle del mago. Le loro menti si toccarono, quella della Srinshee un mare scuro e tempestoso, piena di disperazione e di bisogno, quella di El sorpresa e calda, desiderosa di consolare…

Un po’ di sangue gli uscì dalla bocca, nel punto in cui la donna l’aveva morso. La Srinshee reclinò il capo, rabbrividendo, e sibilò: «Ascoltami. Ascoltami, poiché ho molta fretta e dei diversi dai tuoi m’incalzano. Una magia malvagia potrebbe colpirmi rapida alle spalle!».

El sogghignò. «Hai sempre condotto una vita interessante, di complotti e di segreti. Parla, ti ascolto!»

Con un ampio sorriso, la donna gli assestò uno schiaffo. Recuperato di buon umore, gli sussurrò all’orecchio: «Devo scomparire per un po’, forse per molto tempo. Probabilmente non ci vedremo più e non potrai più tenermi stretta. Sappi che Mystra mi ha concesso un favore. Potrò sempre parlare con te attraverso il fuoco argenteo. Ascoltalo quando canta, e chiamami: io sarò con te. Ora baciami ancora, maledetto! Potrebbe essere l’ultimo bacio che…».

[schiaffo]

[confusione d’immagini che sbiadiscono, s’infrangono come i vetri di uno specchio e svaniscono]

DUNQUE QUESTO È IL PICCOLO SEGRETO CHE MI STAVI NASCONDENDO? HAI PARLATO CON LEI PER TUTTO QUESTO TEMPO, NON È VERO? HAI CHIAMATO I TUOI AMICI ALL’INFERNO, CONTRO DI ME, ALCUNI HANNO SENZA DUBBIO ELABORATO PIANI ASTUTI, MENTRE I PIÙ PRECIPITOSI E STUPIDI TENTAVANO DI ATTRAVERSARE AVERNO PER DISTRUGGERMI! SONO AL LAVORO IN QUESTO MOMENTO, NON È VERO? VERME UMANO!

No, Lord Nergal! Ascoltami: non posso più parlare con la Srinshee!

[occhiata sospetta]

Guarda, qui. È la verità, vedi?

OH. È MORTA, EH?

Non lo so. Abbiamo parlato molte volte, quando uno dei due si sentiva molto solo, per anni, secoli. Fino alla Caduta degli Dei, quando Mystra mi affidò il suo potere. Allora, molte cose furono cancellate dentro di me, e questa è una di esse. A meno che la Srinshee non venga da me, e non operi qualche magia al di là delle mie capacità, non ho più modo di parlarle.