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Geryon annuì e incrociò le possenti braccia sul petto. «È andata a cercare Nergal e il suo prigioniero umano, se l’intuito non m’inganna.»

Grimvold sospirò. «Dobbiamo armare un altro esercito?»

La Bestia Selvaggia sorrise con freddezza. «No. Lasciamo che Nergal, legittimo Principe dell’Inferno quale egli è, chiami a raccolta i suoi e assuma il comando. Averno accoglie tutti.»

Il demone dalle molte cicatrici sorrise lentamente all’udire il vecchio adagio. I due anziani stavano in piedi l’uno accanto all’altro sull’altura, quando una brezza sferzò loro il volto, portando con sé un sentore di morte. Entrambi respirarono profondamente, ricordando il sangue, le battaglie e il tormento dei bei tempi andati.

* * *

La Simbul era sola sopra un pinnacolo di roccia scura da qualche parte in Averno. I suoi lunghi capelli argentei sferzavano l’aria rosso sangue mentre lei riprendeva fiato. Era ancora molto debole per aver trasportato la cima di una montagna per mezzo Inferno e ucciso i suoi nemici, pochi istanti dopo aver riportato a Toril il povero Halaster, ormai impazzito. Tuttavia, anche l’uccisione di un migliaio di demoni anziché di poche centinaia, non significava nulla, se fra essi non c’era quello chiamato Nergal. In quel preciso istante le sue magie stavano sondando le gole e le creste tormentate di Averno in cerca di tracce di… laggiù!

Scagliò la saetta senza un attimo d’esitazione, inviando fuoco blu attraverso Averno. Salve, demone. Benvenuto in una vita di vero Inferno, portata fino a te dalla regina di Aglarond, in carne e ossa…

* * *

Il fuoco blu colpì il bersaglio con un boato. Nergal fu scaraventato in aria, il corpo in fiamme. Aarrgh! Che male! urlò, mentalmente e con la voce. Il demone elaborò frenetico una magia ancor prima di toccare terra.

L’incantesimo fece subito effetto e lui ed Elminster si ritrovarono all’improvviso da un’altra parte. In un luogo buio, segreto e gocciolante, una caverna lontana dal tumulto delle colline averniane.

[artigli che stringono crudelmente]

MAGO, MOSTRAMI RICORDI VIVIDI, SENZA OMETTERE NULLA. QUALSIASI COSA STESSE TENTANDO DI UCCIDERCI, QUI NON PUÒ RAGGIUNGERCI.

Oh? Saresti pronto a scommettere?

OVVIAMENTE, UMANO. SCOMMETTEREI LE NOSTRE VITE, CERTO.

[rispetto e rimprovero, in parti uguali, immagini fornite in silenzio]

Elminster sollevò lo sguardo dalle pagine che risplendevano di glifi di colore blu intenso e di sfumature ramate scintillanti. La sua espressione era gentile, ma il luccichio dello sguardo era metallico come quello dei simboli. «L’ora è tarda… le lampade sono basse. Le parole altrui diventano sgradevoli per le mie vecchie orecchie. Sgravati del tuo peso, ma fai in fretta.»

Torm annuì, sorrise dolcemente e, con un balzo, s’appollaiò sopra una pila precaria di pergamene. La polvere si sollevò e formò una sorta di manto intorno a lui. Con lo stesso sguardo di sopportazione di Elminster negli occhi, il mento appoggiato sulla mano, replicò con il medesimo tono usato dal Vecchio Mago. «Ho alcune cose da comunicarti, vecchio amico; parliamo un po’.»

DOVREI RIMANERNE STUPITO E IMPARARE LA LEZIONE? IN QUESTO RICORDO IO SAREI TE, E TU TI PRENDERESTI GIOCO DI ME COME FECE QUESTO TORM? BEH, LA TUA TATTICA HA FUNZIONATO, OMUNCOLO: SONO STUPITO.

TEMO PERÒ NON GRADIRAI IL RISULTATO.

HO INDIVIDUATO QUALCHE RICORDO, POCO FA, CHE MI HA RIVELATO CHE MYSTRA TI HA AFFIDATO IL COMPITO DI FORMARE LE SETTE SORELLE. HO INTENZIONE DI VEDERE QUEGLI INSEGNAMENTI, O CIÒ CHE ANCORA RICORDI DI ESSI, PER SAPERE COME APPRESERO I LORO POTERI ATTRAVERSO DI TE.

[immagini lucenti che fluttuano]

NO. NO, NON MOSTRARMELE. QUESTA VOLTA SCAVERÒ A FONDO E TROVERÒ QUELLO CHE TROVERÒ, NON VOGLIO CHE ME LE MOSTRI TU.

SE L’ESPLORAZIONE TI CAUSA DOLORE, RICORDA CHI DEVI RINGRAZIARE PER ESSA, PICCOLA CREATURA IMPETTITA E SFACCIATA.

Non è un’idea saggia, demone, ma credo che tu lo debba imparare a tue spese…

TI RINGRAZIO PER LA PREMURA, SCHIAVO MENTALE. ASSICURATI D’ESSERE SERVILE MENTRE PROCEDIAMO!

[fulmine mentale, sussulto e vacillamento, tentacoli che tamburellano impazienti mentre il demone avanza inesorabile…]

Mi rimane tanto poco. Non riesco a pensare… no, a ricordare. Sono svuotato, quasi svuotato, ho riversato tutto in questo demone. Sono… quasi una nullità. Fino all’ultimo incantesimo, ormai, tutto il mio sapere magico è passato a lui mentre io non noto più nulla, tutti gli anni di volti e di nomi, nemmeno le vergogne che nascondo a me stesso, per gran parte del tempo. Fino all’ultima cosa, da tempo sepolta e dimenticata. I miei ultimi piccoli segreti. Dei del cielo, tanti anni di fatiche, e ancora non sono pronto a lasciar andare tutto e ad abbandonarmi all’oscurità…

El, sei sempre stato un bastardo egoista.

Mystra, non abbandonarmi. Preservami. Per favore.

[immagini che avvampano]

La bocca di Elminster si seccò all’improvviso. «Dei, ma è magnifica», esclamò involontariamente.

La pietra indagatrice gli mostrò una donna alta e snella, vestita di pelle nera e seta purpurea, che avanzava a grandi passi lungo il sentiero. La lucida cascata di capelli neri come la notte scintillava alla luce del sole. La pelle era bianca e liscia, il volto… non aveva parole. La speranza lo infiammò lievemente ed egli lasciò che gli scaldasse il cuore. Era stato solo tanto a lungo.

Il sangue gli ribollì nelle vene. Amala, naturalmente, ma non perderti in essa. Lei ti tradirà.

La Srinshee gli parlava di rado in quei giorni, ed El aveva molto da dire, molto di cui discutere, ma…

Le mani di Elminster si strinsero intorno al bastone. «Davvero?» mormorò. «Allora perché non…?»

No. No, El. Devi darle un’opportunità. Mystra conta su di te, e a me sembra un’ottima idea. Amala, istruiscila, ma non perdere il tuo cuore per lei. Fa’ che ti ammiri, in modo da poterla tenere sotto controllo quando ti metterà da parte per intraprendere la propria strada nel mondo.

«Ma come sai tutto ciò?» sbottò Elminster. Batté forte il pugno sul bordo del tavolo lucidato. Il cranio cornuto appoggiato sopra rimbalzò rumorosamente e i cocci fluttuanti che un tempo erano una corona stridettero sinistramente.

Più tardi, El. La tua signora è arrivata.

«Io… per i Nove Inferni che Nergal desidera…»

HAH! HAI LETTO QUEI TUOI LIBRI, NON È VERO?

«… maledetti tutti i sedicenti apprendisti che hanno fretta d’imparare! lo…»

La donna dai capelli corvini spinse con calma la porta ed entrò, prima che El potesse cancellarne l’immagine dalla sfera di cristallo fluttuante. Lei la guardò di sbieco e sorridendo avanzò verso di lui. Incrociando le braccia al petto prosperoso, lo fissò con uno sguardo colmo di oscure promesse. «Mi hanno detto che cercate un apprendista», affermò con una voce somigliante alle fusa di un gatto.

Elminster si carezzò la barba e cercò di sembrare sorpreso. «Oh? E come vi viene in mente una tale assurdità?»

«Me l’ha detto Mystra», rispose semplicemente la magnifica donna. «Dall’altare davanti a cui mi sono inginocchiata la scorsa notte.»

Elminster abbozzò lentamente un sorriso. «Beh, allora dev’essere vero. Tuttavia pensavo più a un piccolo nano, burbero e molto mascolino, piuttosto che a…» Il mago sospirò. «Un’altra giovane e splendida umana, ma… suppongo… qual è il tuo nome, ragazza!»

«Symgharyl Maruel.» La donna esitò un istante, un po’ rossa in volto, poi reclinò la testa e annunciò fiera: «Alle fiere dei maghi mi faccio chiamare Ombretta. Ho visto la vostra corona di sfere di fuoco all’ultima mostra, Lord Elminster; molto impressionante».