PER LA LINGUA DI ASMODEUS, UMANO! MI FAI QUASI VENIR VOGLIA DI…
Ricorda le sue labbra, la sua chioma argentea che frusta e poi accarezza…
SÌ. OHHH, SÌ.
Ricorda il suo abbraccio, le sue promesse mormorate, la sua…
SÌ. SÌ! È QUELLA CHE FA PER ME!
Già, riesamina quel ricordo, quando noi…
Veniamo scagliati di nuovo per aria, l’Inferno crolla e trema intorno a noi, quando gli scettri che la Simbul aveva affondato come pugnali nella sua stessa carne ribollono dell’ultimo potere e scompaiono, esauriti. Lei rabbrividisce e s’inginocchia fra le fiamme di corpi demoniaci sparpagliati e di roccaforti di pietra infrante, e noi desideriamo raggiungerla, stringerla a noi, rassicurarla, guarirla…
Uno sguardo si solleva e s’infiamma ancora una volta. «Tu!», il suo grugnito si trasforma in un grido che sputa potere puro e crepitante. Nergal assaggia il dolore.
AARGHHH! CHE NESSUS TI DISTRUGGA, PUTTANA! IO… IO…
Ti amo. Ti amo più di tutti i fuochi dell’Inferno.
SÌ! [fulmine assassino scagliato a vuoto] TU… NO! ACCIDENTI, UMANO, CHE COSA MI STAI FACENDO? ESCI DALLA MIA TESTA!
L’incantesimo successivo della Simbul crea una pioggia di pugnali infuocati, una cascata di morte sui muscoli possenti del demone. La maga gira su se stessa come una danzatrice per inviare la medesima furia nella gola dei demoni che ora convergono verso di lei attraverso le rocce devastate di Averno.
Carne rossa e nera si contrae spasmodicamente. Le urla si levano in un coro irregolare di sofferenza.
Nergal rabbrividisce e afferra un corno di roccia vicino per reggersi in piedi, mentre riprende fiato.
NON POSSO DISTRUGGERLA! È TANTO BRILLANTE, TANTO BELLA! DEVO AVERLA, DEVO… ALASSRA, SONO QUI! QUI!
Il futuro signore dell’inferno spicca un balzo in aria, i tentacoli diventano ali possenti, le braccia si aprono per accoglierla.
MIA REGINA, SONO QUI…
Il fulmine che scaturisce dalla Simbul è tanto intenso che la solleva da terra e la scaraventa all’indietro. Mentre cade, invia la sua volontà lungo la saetta, per penetrare nella mente del suo nemico proprio mentre la lancia scintillante di fuoco argenteo lo colpisce.
[in un breve scorcio di Averno, una femmina umana solitaria si leva nell’aria come un faro, i capelli un alone di fiamme intorno a lei. I demoni sussultano, ruggiscono e si fanno piccoli piccoli. Montagne distanti eruttano fumo e fiamme]
Il fuoco argenteo imperversa in un’oscurità calda, perlustra…
*El, sono venuta.*
Sono vivo, e ti amo. Sono dentro a questo demone, tutto il mio essere. Mystra, ma sei stupenda!
[sorriso] *Ma certo.*
Nergal ruggisce per il tormento del fuoco che brucia dentro di lui, mentre la Simbul, spietata nella sua devastazione, lo riduce a un guscio vuoto e bruciacchiato, e lo lascia vivere solo perché Elminster è intrappolato nella sua mente, per poi svanire, come il fuoco argenteo, e andare via…
No, non lasciarmi!
NO, NON LASCIARMI! NON SCOMPARIRE DALLA MIA… MA CHE STO DICENDO?
FUORI, VERME UMANO. FUORI DALLA MIA MENTE! M’INFETTI, TU… VATTENE VIA!
[Nergal chiama a raccolta tutto il suo potere, un’onda rossa e nera, scura e sufficientemente rapida da distruggere anche la furia della Simbul. Il demone spinge. Immagini turbinano in un caos impazzito, lucentezza di schegge di vetro infranto, ricordi, lacrime e risa, il tutto mescolato dentro di lui, all’interno della cava piena d’interiora. Un umano nudo vomita e si contorce mentre l’Inferno viene distrutto intorno a lui]
È GIUNTO IL TUO TURNO, PUTTANA!
[fulmini rossi e neri scaturiscono ululanti dal grande demone alato, fendendo il cielo rosso sangue come dita raschianti]
Fragore, vacillamento, la bellezza luminosa è ancora in piedi…
Labbra insanguinate s’increspano. «È tutto quello che sai fare, demone?» Le dita affusolate di lei si protendono, ne esce del fuoco, ora un po’ più lentamente…
Esplosione di fuoco bianco e blu, Nergal urla…
[lampo rosso frenetico, poi fuga]
LA COSA MI È SFUGGITA DI MANO! DOV’È ASMODEUS? DOVE SONO LE LEGIONI INFERNALI? QUELLA DONNA VERRÀ LASCIATA LIBERA DI UCCIDERCI TUTTI?
Fuochi degli abissi, può colpirmi attraverso di te!
[fulmine mentale, nero ed enorme, inviato per uccidere, ruggisce fra le volte…]
[… e poi torna indietro attraverso l’oscurità per colpire Nergal]
Tra singhiozzi e spasmi, il demone tentacolato rotola nell’oscurità, la sua catena si fonde.
«Mi spiace», affermò l’uomo nudo e sporco accanto a lui. Agitò i monconi che erano le sue braccia. «Ora siamo legati in maniera troppo stretta, demone, perché ciò che hai fatto funzioni.»
Con un movimento improvviso e furtivo, El sollevò un braccio per toccare ciò che era infilato nei suoi capelli, poi, con voce mentale fredda e crudele esclamò: Per volontà di Tanthul e per mia necessità, che i frammenti delle mie ossa si moltiplichino... ora.
Nergal ebbe appena il tempo di lanciare un’occhiataccia allo schiavo prima che i frammenti ossei dentro di lui crescessero a formare le ossa più grandi a cui erano appartenuti… al che il corpo dell’arcidemone esplose con un immenso boato.
[canto, musica selvaggia e urla, fuoco rosso e occhi diabolici spalancati, increduli, che si oscurano… oblio]
Solo e menomato in una caverna nelle profondità di Averno, Elminster cadde in ginocchio e singhiozzò amaramente. La mente che aveva dominato la sua per ciò che gli era sembrata un’eternità era ormai muta e scomparsa…
È strano perdere un essere che si conosce tanto bene.
[dolore rosso, straziante, ritorno lento dalla sofferenza, finalmente un po’ di luce…]
«Che il fuoco se li prenda tutti», borbottò Nergal, debole e nauseato come sempre quando ritornava allo stato solido da fumo ed essenza che era diventato. Si guardò intorno confuso nella caverna piena di frattaglie e lanciò un’occhiata alla pietra nera, tonda e piccola, che compariva sempre quando lui si beffava della morte.
«Per poco non ci rimanevo», sussurrò, non ancora sufficientemente forte per borbottare ad alta voce. «Non regnerò mai all’Inferno se continuo a sottovalutare gli umani.»
«Hai ragione», confermò una voce calda dietro le sue spalle.
Nergal, legittimo Principe dell’Inferno, si voltò con quanta velocità gli permisero le membra ancora intorpidite e si ritrovò a fissare il volto sorridente della Strega-Regina di Aglarond, che fluttuava a meno di un braccio di distanza da lui.
Il suo ampio sorriso somigliava a quello di un lupo e gli occhi erano due fiamme scure.
«Muori per sempre, demone», sibilò la donna e allargò le mani. Acqua sacra arsa da fiamme bianche e blu e color argento si riversò su di lui come un torrente impetuoso. L’ultima cosa che Nergal udì fu il ringhio della Simbuclass="underline" «Per ciò che hai fatto al mio amato, mi piacerebbe poterti uccidere più e più volte!».
Una mano scura e squamosa ripose un calice il cui contenuto verde fumava e ribolliva nell’oscurità. «Molto divertente», osservò sincero Asmodeus dal suo trono vivente di diavolesse intrecciate.
Il Signore di Nessus allungò, pigro, un braccio. La magia assassina crepitò e ringhiò sinistramente lungo di esso e cominciò a riempirgli il palmo della mano. Quando sarebbe stato colmo, Asmodeus avrebbe inclinato il polso e inviato l’incantesimo in Averno, dove avrebbe ucciso la maga umana esausta e singhiozzante la cui immagine fluttuava sopra di lui. In quel momento, in una caverna, la donna stava abbracciando il corpo devastato e senza braccia di un uomo, tutta la sua attenzione concentrata a riversare vitalità nel mago.