Nell’ombra intorno al tavolo una testa dai capelli chiari si sollevò bruscamente, gli occhi in fiamme. «Mia cugina era con Lord Elminster. Stavano passeggiando insieme quando ci hanno lasciati!»
«Piano», aggiunse il Supremo Mago di Corte Earynspieir seduto accanto alla ragazza. «Avrebbero potuto essersi già separati quando sono iniziati i guai».
«Conosco Symma», ribatté la donna, rivolgendosi a lui, «e so che progettava di… di…» Divenne rossa in volto e abbassò lo sguardo, mordendosi le labbra.
«Di portarsi a letto l’umano, nella parte privata dei giardini Auglamyr?», domandò la Srinshee. Amaranthae si irrigidì, e la maga minuta aggiunse gentilmente: «Non disturbarti a mostrare quanto sei scandalizzata, ragazza: mezza Cormanthor conosce la sua carriera».
«Sappiamo anche qualcosa del potere della sua magia», esclamò pensieroso Naeryndam Alastrarra. «Probabilmente molto di più di quanto lei desideri farci sapere o sospettare. Se erano nel suo giardino, dubito che Elminster abbia poteri sufficienti per farle del male, con tutta la magia che ha a disposizione in quel luogo. Se la caccia all’uomo intrapresa da quelle teste di rapa li guiderà laggiù, loro potrebbero correre seri rischi».
Amaranthae voltò il capo per guardare il vecchio mago, la faccia e le labbra pallide. «Voi anziani sapete proprio tutto?»
«Abbastanza per intrattenerci», rispose seccamente la Srinshee, e Uldreiyn Starym annuì.
«È un errore comune dei giovani e dei vigorosi», affermò rivolto a tutti i presenti, «quello di credere che gli anziani si siano scordati di vedere, di pensare o di ricordare le cose, quando l’unica cosa che abbiamo scordato di fare è intimorire i giovani, spesso e seriamente, in modo che ci rispettino».
Lady Amaranthae emise un sospiro rumoroso che denotava tutta la sua ansia e disperazione. «Symma potrebbe essere morta», sussurrò, un attimo prima che Earynspieir la prendesse tra le braccia e la tranquillizzasse mormorando: «Andremo al giardino, a vedere di persona».
«Ma se non è in pericolo, si infurierà per la nostra intrusione», protestò la ragazza.
Il Coronal sollevò lo sguardo. «Ditele che il Coronal vi ha ordinato di accertarvi che sia incolume e lasciate che riversi la sua ira presso di me». L’anziano elfo sorrise e aggiunse tristemente: «Così probabilmente si perderà in una ridda di lamentele e di rimostranze».
Lord Earynspieir ringraziò silenziosamente il governatore, poi si alzò e condusse via la fanciulla turbata.
Lord Starym esordì severo: «Gli assassinii perpetrati tra noi da quell’uomo – o ritenuti opera sua da gran parte dei cittadini – minacciano il vostro progetto, Onorato Signore, di aprire la città ad altre razze. Soltanto voi sapete quanto profondamente avversasse quest’Apertura mia sorella Ildilyntra. Noi Starym ci opponiamo anche ora. Per amore di tutti gli dei, vi supplico, non costringeteci a farlo con la forza».
«Lord Uldreiyn, rispetto il vostro consiglio», rispose gentilmente il Coronal, «come ho sempre fatto. Voi siete l’arcimago più anziano della vostra casata, uno dei maghi più potenti di tutta Faerûn. Ma ciò vi rende abbastanza potente da resistere al vigore crescente degli uomini più avidi, la cui magia aumenta di anno in anno? Io sono ancora convinto – e desidero che anche voi ci riflettiate a lungo, per vedere se riuscite a giungere ad altre conclusioni – che dobbiamo trattare con l’umanità, in questo momento e alle nostre condizioni, oppure, tra qualche secolo, verremo sopraffatti e distrutti dagli uomini che si riverseranno a frotte nel nostro regno».
«Ci penserò», esclamò l’arcimago Starym, chinando il capo, «ancora una volta anche se ci ho già riflettuto, e non sono giunto alle vostre stesse conclusioni. Non può accadere che il Coronal si sbagli?»
«Naturalmente mi posso sbagliare», rispose Eltargrim con un sospiro. «Ho commesso molti errori in passato. Ma conosco il mondo oltre la foresta meglio di qualsiasi altro cittadino di Cormanthor, eccetto il giovane umano, naturalmente. Io vedo all’opera forze che a gran parte dei Cormyth anziani, nonché ai nostri giovani, sembrano pura fantasia. Quante volte nelle ultime lune ho udito voci a corte come “Oh, ma gli uomini non sarebbero mai in grado di fare ciò!” Che cosa credono che siano gli uomini, mucchi di pietre? Ogni tanto questi tengono una sorta di fiere della magia…»
«Vendono la magia? Come in una sorta di bazar?» L’arcimago increspò le labbra, incredulo e disgustato.
«Somiglia di più a un raduno familiare frequentato da molti maghi: umani, gnomi, mezzo sangue, e persino elfi di altre terre», gli spiegò il Coronal, «nonostante sia convinto che alcune pergamene e rari componenti magici vengano effettivamente venduti. Ma il ritornello della mia canzone è sempre il medesimo: all’ultima fiera che vidi, ai tempi in cui ero un guerriero errante, due maghi umani ingaggiarono un duello. Gli incantesimi che sferrarono erano di molto inferiori alla nostra Grande Magia, questo è vero, ma avrebbero comunque sbigottito e umiliato gran parte dei maghi di Cormanthor! È sempre un errore sottovalutare gli uomini».
«L’intera Casata Alastrarra credo sia d’accordo con ciò che affermate», si intromise Naeryndam. «Elminster ha portato la kiira più abilmente di quanto non sia ancora riuscito a fare il nostro erede. Non intendo denigrare Ornthalas, che sicuramente imparerà a comandarla tanto bene quanto Iymbryl prima di lui, ma devo ammettere che l’umano ha appreso più rapidamente».
«Troppo rapidamente, se queste notizie di morte sono vere», mormorò Uldreiyn. «Molto bene, continueremo a …»
Il tavolo si illuminò di un improvviso bagliore scintillante, accompagnato dalle note di un corno distante. Lord Starym assunse un’espressione sorpresa.
«La mia messaggera si avvicina», gli spiegò il Coronal. «Quando le barriere sono attive, il suo passaggio attiva tale avvertimento».
L’arcimago Starym si accigliò. «“La mia messaggera?”» domandò. «Ma…»
La porta della stanza si aprì da sola, lasciando entrare una nuvola di fiamme turbinanti color bianco e verde pallido. Questa si sollevò e si assottigliò sotto gli occhi di Lord Uldreiyn, oscillando rapidamente fino a dissolversi per rivelare nel suo centro una ragazza elfa, con un elmo e un mantello screziato di grigio. «Ave, grande Coronal», esclamò in saluto.
«Che notizie portate, mia Messaggera?»
«L’erede della Casata degli Echorn è stato trovato morto in cima alla Roccia di Druindar, ucciso in una battaglia d’incantesimi, si pensa», rispose l’araldo con tono grave. «Casa Echorn vi supplica di concederle vendetta».
Il Coronal assottigliò le labbra. «Su chi?»
«Vogliono vendicarsi dell’armathor umano Elminster di Athalantar, uccisore di Delmuth Echorn».
Eltargrim batté una mano sul tavolo. «È un uomo solo, non una forza della natura! Come potrebbe aver mietuto vittime nella foresta e negli Hallows contemporaneamente?»