Выбрать главу

«Forse», affermò Lord Uldreiyn, «essendo un uomo, apprende rapidamente».

Mentre Naeryndam Alastrarra gli lanciò un’occhiata disgustata, la Srinshee sorprese tutti: «Delmuth è stato ucciso dal suo stesso incantesimo. Io ho seguito la lotta nel mio cristallo; egli ha distolto Elminster dai suoi studi e ha cercato di uccidere l’umano, che ha elaborato una magia in grado di rimandare a Delmuth i suoi stessi attacchi. Sapendo ciò, Echorn ha fatto l’errore di fidarsi del suo mantello e ha continuato la sua offensiva. Elminster lo ha pregato più volte di fare pace, ma gli è stata rifiutata seccamente. Non vi è alcuna colpa da vendicare; Delmuth è morto a causa del suo stesso piano e del suo stesso incantesimo».

«Un uomo non avvisato? Ha sconfitto un erede di una delle casate più antiche del regno?» Uldreiyn Starym era evidentemente scioccato. Fissò la Srinshee incredulo, ma quando la maga si limitò a scrollare le spalle, l’elfo scosse il capo e aggiunse: «Una ragione in più per fermare immediatamente le intrusioni umane».

«Quale risposta devo comunicare a Casa Echorn?», domandò la giovane messaggera.

«Di’ loro che Delmuth è l’unico responsabile della propria morte», rispose il Coronal, «e che ciò è stato testimoniato da un arcimago del regno, ma che investigherò ulteriormente».

L’araldo si inginocchiò, evocò intorno a sé le fiamme turbinanti e uscì.

«Quando prenderete questo Elminster, il suo cervello si scioglierà come cera per il tanto scrutare che si farà nella sua mente», osservò Lord Uldreiyn.

«Se i nostri giovani intrepidi ce lo lasceranno intero per farne qualcosa», ribatté Naeryndam.

L’anziano elfo sorrise e scrollò le spalle. «Quando», domandò al Coronal, «avete reclutato un araldo donna? Pensavo fosse Mlartlar l’araldo di Cormanthor».

«Lo era», rispose truce il governatore, «finché non si credette uno spadaccino migliore del suo Coronal. La vostra casata non è l’unica che si oppone al progetto di Apertura, Lord Starym».

«Ma dove l’avete trovata?», chiese tranquillamente Uldreiyn. «Con tutto il rispetto, la carica di araldo è sempre stata prerogativa delle famiglie antiche del regno».

«L’araldo di Cormanthor», s’intromise la Srinshee, «dev’essere innanzitutto fedele al Coronaclass="underline" una qualità oggi impossibile da ottenere, a quanto sembra, nelle tre casate che si ritengono tali».

«Mi dispiace molto», affermò debolmente Lord Starym, impallidendo.

«Vennero interpellati tre candidati», ribatté fermamente la maga. «Due declinarono l’offerta, uno molto sgarbatamente. Il terzo – Glarald, della vostra casata, Signore – accettò, e venne messo alla prova. Ciò che scoprimmo nella sua mente è una questione fra noi e lui, ma quando egli seppe quello che avevamo appreso, tentò di colpire me e Lord Earynspieir con incantesimi».

«Glarald?», mormorò incredulo Uldreiyn Starym.

«Sì, Uldreiyn: Glarald dai facili sorrisi. Sapete in che modo sperava di sconfiggerci e ingannarci? Sottrasse uno degli incantesimi proibiti dalla tomba di Felaern Starym, e lo alterò per controllare non solo bacchette magiche e scettri da lontano – quali il vostro scettro della tempesta, che temo sia andato distrutto nel litigio – bensì anche le menti; le menti di due unicorni e di una giovane maga della Casata dei Dree».

Il viso di Lord Starym era diventato bianco come un lenzuolo. «Io – non riesco a credere – la sua amata, Alais?»

«Dubito che il suo affetto fosse tanto profondo», gli rispose seccamente la Srinshee, «ma amoreggiò con lei un tempo sufficientemente lungo per elaborare un incantesimo di sangue – altra magia proibita, naturalmente – e costringerla a sferrare incantesimi a suo comando. Lady Aubaudameira Dree, o “Alais”, come voi la conoscete, attaccò Lord Earynspieir nel bel mezzo della nostra indagine».

L’anziano signore degli Starym scosse il capo sbalordito. Il Coronal e Naeryndam confermarono con un cenno del capo le parole della maga.

«I suoi incantesimi erano formidabili», continuò Oluevaera. «Il nostro Supremo Mago di Corte deve la vita alla mia magia. Come pure Glarald, poiché Alais non fu affatto contenta di lui dopo che ruppi la sua schiavitù. Ci hanno pensato gli unicorni a punirlo; una volta indebolito dai miei incantesimi, non riuscì più a controllare la loro natura recalcitrante, e il suo intero sistema di contatti venne meno. E fu così che il Coronal ci guadagnò una messaggera».

«Quella era Alais?», chiese Lord Uldreiyn, scuotendo il capo e indicando la porta da cui era uscito l’araldo. «Ma era molto più…»

«Più procace?», terminò bruscamente la Srinshee al posto suo. «Infatti. Voi la vedeste quand’era già ridotta in schiavitù, ed era stata costretta a mutare il proprio corpo per soddisfare i gusti di Glarald».

Lord Starym chiuse gli occhi e scosse nuovamente la testa, come per scacciare quelle notizie spiacevoli. «Glarald è ancora vivo?», chiese lentamente.

«È ancora vivo», rispose grave il Coronal. «Sebbene sia profondamente ferito nello spirito. Gli unicorni non furono gentili, allora egli ricorse a uno degli scettri quando il suo controllo stava svanendo, e lo puntò contro di loro; essi, tuttavia, fecero in modo che il suo effetto si ritorcesse contro di lui. Ora si nasconde, e sta lottando contro la sua vergogna all’Albero di Thurdan, al confine meridionale del regno».

«Mi avete tenuto all’oscuro di tutto!», sbottò Lord Uldreiyn. «Perch…»

«Aspettate!», esclamò la Srinshee, con uguale rabbia, tanto che l’anziano elfo rimase a bocca aperta.

«Ne ho abbastanza, Lord!», continuò la maga con tono più controllato: «Le grandi casate del regno sbraitano per i loro diritti sull’inviolabilità della mente e degli affari individuali quando il Coronal o la Corte chiedono loro qualcosa in proposito, e poi si aspettano che violiamo tali diritti quando una questione li riguarda personalmente. Dunque noi non dobbiamo ficcare il naso nei vostri affari, mio signore, o in quelli dei vostri guerrieri o dei vostri cavalli o dei vostri gatti, ma dobbiamo rivelare a voi i fatti di un altro membro della vostra casata? Glarald non è vostro figlio né erede, e se sceglie di non confidarsi con voi, non sono – come voi stesso e i portavoce di Casa Echorn e Casa Waelvor hanno pungentemente ribadito in molte occasioni – affari vostri».

Uldreiyn la fissò, ammutolito.

«Da quando ci siamo incontrati stasera», continuò la Srinshee, «desiderate ardentemente chiedermi della scomparsa delle mie rughe, e vi state lambiccando il cervello per trovare un modo gentile d’introdurre la domanda nel discorso senza dover essere troppo diretto. Sapete infatti che non sono affari vostri. Voi rispettate la regola, e vi aspettate che noi facciamo altrettanto, finché però la nostra osservanza non vi disturba, allora ci chiedete di infrangerla. E tuttavia vi domandate perché la Corte consideri nemiche le tre casate più anziane, in particolare, e tutte quelle importanti, in generale».

Lord Starym socchiuse gli occhi, sospirò, e si appoggiò allo schienale della sedia. «Io non posso non dar credito alle vostre parole, né difendermi», affermò con tono grave. «In questo, siamo colpevoli».

«Per quanto riguarda i progetti di Glarald, in particolare il suo uso ambizioso, creativo e proibito della magia», continuò inesorabilmente Oluevaera, «questo è il genere di cose di cui sono capaci i nostri giovani, Mio Signor Uldreiyn, mentre voi e i vostri familiari non fate altro che screditare i nostri sogni d’Apertura, e vi aggrappate a false concezioni della purezza e della nobiltà d’animo della Gente».

«Preferite essere rovesciato dall’interno, grande Lord, o assalito dall’esterno?», domandò mite Naeryndam Alastrarra.

Lord Starym lo fissò, poi emise un sospiro e asserì: «Mi sono quasi convinto, ascoltando voi tre, che le casate antiche rappresentino per Cormanthor il pericolo maggiore. Quasi. Rimane il fatto, Onorato Signore, che voi tollerate la presenza di un uomo nel cuore del regno, e fin dal suo arrivo abbiamo assistito a una serie di uccisioni, a un’ondata di violenza inaudita che non si verificava da quando l’ultima orda di orchi fu tanto sciocca da oltrepassare i nostri confini. Che cosa avete intenzione di fare per impedire un ulteriore spargimento di sangue?»