Выбрать главу

Elminster sospirò. «Sembra che tutto il mondo sia infestato dai maghi».

Broarn sorrise. «Pare che sia così, mio signore. Se vi dovete nascondere dai signori maghi, risalite il Torrente Unicorno, nel cuore della Grande Foresta. Temono che gli elfi possano insorgere contro di loro, e su ciò non si sbagliano… il popolo della foresta ha paura di perdere ancora parte della sua terra a opera delle asce di Athalantar, e lotterà per ogni singolo albero. Se dovete nascondervi solo dai soldati, la Foresta del Drago proprio dietro di noi farà al caso vostro… loro temono i draghi. I maghi dicono di aver ucciso l’ultimo drago qui nei dintorni, e preso il suo tesoro, una ventina di inverni fa, ma non riescono a far sì che la gente semplice ci creda».

Elminster sorrise. «E se invece voglio combattere? Come faccio ad avere la meglio su un mago?»

Broarn allargò le sue mani grandi e pelose. «Imparate, o lanciate una magia più forte».

El scosse il capo. «Come ci si può fidare di qualcuno più potente dei signori maghi? E se una volta uccisi si impossessasse lui stesso del trono?»

Il locandiere annuì in segno di assenso. «Avete ragione. Ebbene, l’altro modo è molto più lento e meno sicuro».

Elminster si sporse dallo sgabello, e gli fece cenno di proseguire. «Ditemi, dunque».

«Lavora da dentro, come un ratto che rosicchia la dispensa».

«Come fa un uomo a diventare un ratto?»

«Ruba. Diventate un ladro, frequentate le vie secondarie e le taverne dei bassi fondi e i mercati di Hastarl, rimanete attaccato alle vesti dei maghi e aspettate, osservate e imparate. I guerrieri devono stare eretti e agitare le spade… ed essere visti e uccisi da qualsiasi mago che punti una bacchetta contro di loro, e i fuorilegge devono uscire troppo spesso in cerca di cibo. Probabilmente avete visto abbastanza delle terre selvagge del regno per soddisfare la vostra curiosità. È ora che conosciate la città, e il ladrocinio. Si apprende a governare, come sostiene qualcuno». Sorrise per la sua battuta sollevando un angolo della bocca. «Inoltre, la via di un guerriero non è meno sicura di quella del ladro; qualsiasi uomo può essere sopraffatto se preso da solo – come avete imparato stanotte – e se aspettate abbastanza a lungo…»

El sogghignò come un lupo a un banchetto, si alzò e afferrò le gambe del mago. «Avete un badile?»

Broarn lo guardò. «Sì, e un bel cumulo di letame tiepido, Principe». Si afferrarono le braccia l’un l’altro, come tra guerrieri.

«Almeno mangiate ancora qualcosa, prima di partire», mugugnò Broarn, porgendogli un vassoio.

Elminster lo prese; la scodella che vi era appoggiata emanava vapore e un profumo delizioso. «No», esclamò, «dovrei essere…», poi il suo stomaco borbottò tanto rumorosamente che entrambi scoppiarono a ridere.

«Ricordate di prendere quel ciondolo quando ve ne andrete e di nasconderlo da qualche altra parte», affermò Broarn seriamente. «Non voglio che i maghi lo rintraccino qui, per poi interrogarmi gentilmente con i loro incantesimi».

«Lo porterò con me», promise Elminster. «Al momento si trova sotto a una pietra sulla strada, dove potrebbe averlo lasciato qualsiasi ladro».

«Va bene», esclamò Broarn, «allora io…» Si interruppe e allungò una mano per invitare Elminster a fare silenzio.

Poi inclinò la testa verso la porta sul retro della stalla, e rimase in ascolto. Poco dopo, allungò la mano oltre la porta laterale e afferrò nuovamente la vecchia ascia.

Elminster sguainò la Spada del Leone e sprofondò in mezzo al fieno, nonostante il fumo rivelatore salisse lentamente dal vassoio.

Lo sportello si aprì senza far rumore. Broarn era immobile e un sorriso illuminò il suo volto non appena una voce familiare esclamò: «Mi stavi aspettando, caro?»

«Entra, Helm, mentre c’è ancora tepore nella stalla», borbottò il locandiere, facendo un passo indietro.

«Ho portato degli amici», affermò il cavaliere entrando nel locale, più sporco che mai. Aggrottò le ciglia quando vide spuntare El, paglia nei capelli e spada in mano.

«Solo fin qui sei arrivato? Ti pensavo già oltre il fiume», esclamò.

Elminster scrollò il capo, e il suo sorriso svanì improvvisamente. «Il mago che mi è sfuggito al campo è riuscito in qualche modo a trovarmi – probabilmente può rintracciare il libro di magia – e per poco non mi ammazzava. Broarn l’ha ucciso con quell’ascia».

Helm guardò il locandiere con meritato rispetto. «Un assassino di maghi, adesso». Girò intorno a Broarn come se stesse osservando una donna con un’audace veste lunga, poi fece un cenno d’approvazione. «È una fratellanza esclusiva, sai… oltre a me e al ragazzo qui presente, i suoi unici membri sono i morti e qualche mago vivo. Perché…?»

«Helm», lo interruppe bruscamente Broarn, «perché sei qui? Ho dei soldati in casa, dovresti saperlo».

Mentre parlavano, i cavalieri erano entrati uno per volta e si erano ammassati nelle stalle posteriori. Molti di essi portavano armature sottratte alle guardie di Athalantar, e ora sembrava che nella stalla vi fossero una decina di soldati trasandati.

«Abbiamo un piccolo problema», asserì Helm più seriamente. «Mauri sta tremando qui fuori su una slitta, con un’altra ventina di guerrieri coraggiosi».

«Hanno preso il Castello Senza Leggi?» chiese l’oste con aria scioccata. «No. Siamo scappati prima che potessero intrappolarci dentro. I maghi hanno mandato numerosi soldati da Sarn Torel, per proteggere una dozzina di maghi. Hanno ucciso venti o più briganti che conosciamo e ne hanno torturato uno con gli incantesimi… ormai sapranno dove si trova il castello, e vi si stanno recando».

«E così li hai portati qui. Ti ringrazio, Helm», esclamò Broarn amaramente, abbozzando un inchino di cortesia.

«Partiremo presto, adesso che tu e il ragazzo, qui, un contadino di nome Eladar, se non te l’avesse ancora detto…» i due uomini si scambiarono uno sguardo fugace «… sapete quanto è accaduto. Eladar aveva ragione, siamo stati troppo temerari nell’ammazzare i soldati e ora vogliono ucciderci tutti. I maghi non osano lasciarci impuniti o presto tutto il regno insorgerà. Dobbiamo fuggire. Hai qualche suggerimento, saggio locandiere?»

Broarn sbuffò. «Andate nel Calishar e fate in modo che Ilhundyl vi insegni a diventare maghi così potrete tornare e combattere quelli malvagi… convincete un mago amico a trasformarvi tutti in rane prima che i maghi vi trovino e ci pensino loro… andate nelle profondità dei regni elfi e fate in modo che vi nascondano… invocate un miracolo… Credo possa bastare».

«Esiste un altro luogo», affermò tranquillamente Elminster.

Helm e Broarn si guardarono stupiti, poi si voltarono simultaneamente a osservare il ragazzo dagli abiti sbrindellati, solo nel suo angolo, che nel frattempo aveva riposto la spada e stava mangiando il brodo di tacchino che il locandiere gli aveva portato. Mentre lo guardavano, ne bevve tranquillamente un cucchiaio, poi sorrise, riaffondò il cucchiaio nella scodella, lo sollevò e vi soffiò sopra.

«Ti ammazzo, ragazzo, se non la smetti di prenderci in giro», brontolò Helm facendo un passo verso di lui.

«È più o meno quello che mi ha detto il mago» ribatté tranquillamente Elminster, «e guarda che cosa gli è accaduto».

Helm non poté far altro che ridere, subito seguito da Broarn e dagli altri fuorilegge, mentre El, con aria innocente, si mise in bocca diversi cucchiai di brodo, temendo che più tardi le occasioni per farlo sarebbero state poche.