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«Perché vivi ancora… fuori da quella torre?»

Farl tornò con lo sguardo nel passato, senza vedere le tombe davanti a lui. «I suoi uomini massacrarono un bambino… ma quello sbagliato; e qualche altro povero marmocchio. Venni portato via da una donna amica di mia madre… una signora della notte».

Elminster sollevò le sopracciglia. «E mi hai proposto di derubare quelle ragazze?»

Farl alzò le spalle. «Una di loro strangolò la mia madre adottiva per pochi soldi; non ho mai scoperto chi, ma quasi sicuramente una delle donne del Bacio – la sua voce assunse scherzosamente i toni pedanti di un saggio che racconta una storia di grande importanza – la notte in cui i due figli di maghi rivelarono il loro amore a tutta Hastarl».

«Oh, per tutti gli dei», esclamò tranquillamente El, «e io che mi compativo; Farl, tu…»

«Posso dirti di tacere e non dire le sciocchezze lacrimevoli che stavi per dire», lo interruppe serenamente Farl. «Quando la debolezza causata dal mio progressivo rammollimento richiederà il tuo compatimento, Eladar Assassino dei Maghi, te lo farò certamente sapere».

I suoi toni grandiosi fecero ridacchiare l’amico, che domandò: «Che cosa facciamo, ora?»

Farl sogghignò e con un agile movimento balzò in piedi. «Il tempo del riposo è scaduto, torniamo alla guerra. Allora, non mi permetterai di approfittare delle prostitute o della gente innocente… be’, non è un problema grave. Ad Hastarl di gente innocente non ce n’è poi molta, e abbiamo infierito già troppo sui maghi e sulle famiglie altolocate e potenti. E se ci appollaiamo troppo spesso sulla stessa pertica, troveremo ad aspettarci trappole, al posto delle monete. Ci rimangono due obiettivi: i templi…»

«No», esclamò fermamente Elminster. «Nessuna intromissione negli affari degli dei. Non vorrei mai trascorrere il resto di una vita breve e infelice con molti di Quelli Che Sentono Tutto in collera con me, per non parlare del clero».

Farl sogghignò. «Me lo aspettavo. Bene allora c’è solo una categoria che non abbiamo toccato: i ricchi mercanti».

Sollevò una mano per prevenire la protesta imminente di Elminster riguardo l’ingiustizia di derubare i bottegai laboriosi e aggiunse velocemente: «Intendo gli usurai che investono nelle stanze sul retro, dietro a porte di sicurezza, lavorando segretamente in gruppi per mantenere alti i prezzi e tramare incidenti per la concorrenza… hai mai notato quante poche compagnie possiedono le barche che attualmente approdano qui? E i depositi? Hmmm? Dobbiamo sapere come agiscono perché, se mai saremo costretti a smettere di rubare dalle tasche di gente che conta poco – e le dita non restano agili per sempre, questo lo sai – dovremo unirci a coloro che siedono pigramente e lasciano che i soldi lavorino per loro».

Elminster aggrottò la fronte, pensieroso. «Un mondo nascosto, mascherato da ciò che molti vedono nelle strade».

«Proprio come il nostro: il regno dei ladri», aggiunse Farl.

«Giusto», disse El con entusiasmo. «Quello sarà il nostro campo di battaglia allora. Che facciamo adesso? Come iniziamo?»

«Questa notte», suggerì Farl, «corrompendo abilmente un uomo che mi deve un vecchio favore, intendo partecipare a una cena a cui non sono mai stato invitato. Lui dovrebbe servire il vino ma lo farò io al suo posto e sentirò ciò che non dovrei sentire. Se ho ragione, udirò piani e accordi di tranquilli commerci dentro e fuori la città per il resto della stagione». Corrugando la fronte, aggiunse: «C’è un problema: tu non puoi venire; non esiste modo in cui tu possa avvicinarti abbastanza da ascoltare senza essere preso; questa gente ha guardie dappertutto. Inoltre, non ho alcuna scusa per farti entrare».

Elminster annuì. «Allora andrò da qualche altra parte. Una serata oziosa, o hai qualche consiglio?»

Farl annuì lentamente col capo. «Sì, ma è molto pericoloso. C’è una certa casa, che tengo sott’occhio da ormai quattro estati; è la casa di tre mercanti spendaccioni che si occupano di scambiare merci e di prestare denaro, ma non sembrano mai alzare un dito per svolgere un vero lavoro. Probabilmente fanno parte di questa catena di investitori. Riesci a fare un sopralluogo senza farti vedere? Dobbiamo sapere dove sono le porte, le vie d’accesso, le stanze importanti e simili… e chissà, magari sentirai per caso qualcosa d’interessante mentre mangiano…»

Elminster annuì. «Conducimi sul posto, ma solo se non ti aspetti grandi notizie quando ci incontreremo l’indomani. Penso che accada solo nei racconti dei menestrelli che le persone si siedano intorno a un tavolo spiegando ciò che già conoscono affinché i ficcanaso capiscano».

Farl annuì. «Intrufolati, guarda dove sono le cose, cerca di scoprire se sta accadendo qualcosa di importante, e poi vattene. Non voglio perderti mentre fai l’eroe, è troppo difficile trovare dei soci degni di fiducia».

«Preferisci un codardo vivo, eh?», domandò Elminster mentre scendevano abilmente dalla tomba e si incamminavano fra le macerie e le piante aggrovigliate verso il ramo su cui si erano arrampicati per entrare.

Farl lo fermò. «Seriamente, El… non ho mai trovato in altri un tale coraggio e una tale onestà. Per di più, in una persona che possiede anche resistenza e destrezza… Ho solo un rimpianto!»

«E cioè?» il volto di El divenne paonazzo.

«Non sei una bella donna».

Elminster rispose con un verso maleducato, poi risero entrambi e si arrampicarono sull’albero per uscire.

«Mi preoccupa solo una faccenda», aggiunse Farl. «Hastarl sta diventando ricca sotto il controllo dei maghi e i ladri giungono numerosi. Stanno sorgendo delle bande, che si allargano sempre di più; tu e io dovremo entrare a farne parte o formarne una per conto nostro se vogliamo sopravvivere. Inoltre, avremo bisogno di più mani di queste quattro, se dobbiamo colpire i mercanti imbroglioni».

«E la tua preoccupazione?»

«Il tradimento».

Quella parola rimase sospesa in un cupo silenzio, mentre saltavano giù dal muro sgretolato in un vicolo pieno di spazzatura, seminando il panico fra i topi. Elminster affermò piano: «Anch’io ho trovato qualcosa di prezioso in te, Farl».

«Un amico più bello di te?»

«Un amico, sì. Lealtà e fiducia… di gran lunga più preziose di tutto l’oro che abbiamo rubato insieme».

«Bel discorso. Mi sono ricordato di avere anche un altro rimpianto», aggiunse gravemente Farl. «Di non aver potuto assistere al momento in cui Shandathe e il vecchio Hannibur si sono svegliati in quella stanza!»

I due furono presi da un riso convulso. «Ho notato», affermò Elminster dopo aver ripreso fiato, «che in città non è corsa voce di quell’incontro».

«Un peccato, sicuramente», rispose Farl. Le braccia dell’uno attorno alle spalle dell’altro, si incamminarono a grandi passi per i vicoli scivolosi, alla conquista di Hastarl.

5.

Un mago in catene

Incatenare un mago? Ma come, la promessa del potere e la conoscenza dei segreti (la «magia» se volete), l’avidità, e l’amore – ciò che incatena tutti gli uomini… nonché alcune delle donne più sciocche.

Athaeal di Evermeet Riflessioni di una regina-maga in esilio.
Anno della Fiamma Nera

Il profumo che saliva dalle alte finestre era delizioso, e lo stomaco di Elminster cominciò a brontolare. Si abbarbicò sulla pietra, immobile, in una posizione scomoda a testa in giù, e sperò che nessuno udisse.

Sotto di lui si svolgeva una festa allegra; i bicchieri tintinnavano e gli uomini ridevano e scherzavano tra un discorso serio e l’altro. Era troppo distante per poter udire di che cosa stessero parlando. El terminò il nodo e lo saggiò con uno strattone: teneva. Da quel momento in poi sarebbe stato nelle mani degli dei…